Prima che si desse maggior risalto agli aspetti meteorologici e li si sviluppasse come arma dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale (progetto Manhattan2), furono necessariamente compiuti passi importanti per lo studio del tempo atmosferico e delle sue dinamiche. Di particolare interesse era l’Artico, e questa non era una novità. E che sia ancora oggetto di interesse lo dimostrano le odierne basi militari https://www.osservatorioartico.it/basi-militari-artico/.
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Con guerra meteorologica si intende l’insieme delle operazioni aeree e navali su piccola scala portate avanti, tra il 1940 e il 1945, dalle forze armate della Germania nazista e dagli Alleati (principalmente Regno Unito e Stati Uniti d’America) nel teatro del Mar Glaciale Artico, durante i pi vasti eventi della seconda guerra mondiale. Scopo di queste operazioni militari era quello di effettuare rilevazioni meteorologiche nella regione dell’Artide, zona da cui era possibile ottenere dati per stilare corrette previsioni meteo per l’Europa centro-settentrionale e l’Atlantico del nord, un aspetto molto importante nella pianificazione delle operazioni belliche su questi teatri di guerra; conseguentemente, entrambi i contendenti inviarono nella zona aerei a lunga autonomia, navi meteorologiche e sommergibili appositamente attrezzati per effettuare le rilevazioni meteorologiche, tentando anche di ostacolare le analoghe iniziative portate avanti dall’avversario.
I tedeschi cercarono anche a più riprese di stabilire stazioni meteorologiche terrestri sulle coste della Groenlandia, delle Svalbard e altre isole della regione, scontrandosi con i reparti anglo-statunitensi che le presidiavano; questo genere di operazioni prosegu fino alla conclusione delle ostilit e anche oltre: la stazione meteo tedesca Haudegen insediata nelle Svalbard si arrese solo il 9 settembre 1945, quattro mesi dopo la capitolazione della Germania.
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Lo strano sbarco dei nazisti in America settentrionale
Nel 1943 un sottomarino tedesco raggiunse le coste del Labrador per installare una stazione meteorologica clandestina. L’operazione, venuta alla luce solo 36 anni più tardi, è l’unica incursione documentata dei nazisti in America settentrionale e ha rappresentato una svolta nella storia della meteorologia
Il 22 ottobre del 1943 il sottomarino delle forze armate tedesche U-537 raggiunse la baia di Martin, di fronte alle coste del Labrador, dove rimase per circa quarantotto ore. Il tempo necessario a sbarcare un equipaggio composto da una decina di militari, coordinati dal meteorologo Kurt Sommermeyer, e sette bidoni metallici che contenevano i componenti per il montaggio di una stazione meteorologica clandestina.
Quel piccolo gioiello tecnologico era in grado di raccogliere in modo automatico le misure di temperatura, umidità, pressione, direzione e velocità del vento, e di trasmetterle via radio in Germania, ed era alimentato da una batteria al nichel-cadmio che ne garantiva un’autonomia di circa tre mesi. A progettarlo era stata una grande impresa tedesca, la Siemens-Schuckertwerke, antenata dell’attuale gruppo Siemens.
Guerra meteorologica
Può sembrare strano che quella che è l’unica incursione documentata delle forze della Germania nazista in America settentrionale avesse come fine installare una stazione per raccogliere dati atmosferici. Ma in realtà già dalla Prima guerra mondialela meteorologia aveva acquisito un ruolo crescente nella pianificazione degli eventi bellici. L’aviazione, i bombardamenti aerei e gli attacchi con i gas richiedevano condizioni atmosferiche ideali, e quindi un livello inedito di precisione delle previsioni meteo. A metà degli anni trenta sia la Gran Bretagna sia la Germania fecero importanti investimenti per potenziare i rispettivi servizi meteorologici, il Met Office e il Wetterdienst.
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, però, la Germania si ritrovò in una posizione di partenza svantaggiata. Nell’emisfero nord infatti le perturbazioni tendono a spostarsi da ovest verso est e da nord verso sud, e dato che Stati Uniti e Gran Bretagna occupavano le postazioni più settentrionali e occidentali, potevano disporre di informazioni migliori per effettuare previsioni in due scenari chiave del conflitto: l’Europa centro-settentrionale e l’Atlantico del nord.
Per rimediare a questa situazione, i tedeschi tentarono di installare delle stazioni meteorologiche sulle coste della Groenlandia e delle isole Svalbard, e iniziarono a inviare nel mare del Nord e nella zona artica delle navi non militari con meteorologi a bordo, attrezzate per raccogliere dati. Gli alleati naturalmente cercavano in tutti i modi di limitare queste operazioni, affondando le imbarcazioni dei nemici e smantellandone le installazioni. Si era aperto quel nuovo fronte bellico che gli storici avrebbero definito “Guerra meteorologica”.
Il primo e unico sbarco in Nord America
È in questo contesto che la Siemens-Schuckertwerke, su richiesta del Wetterdienst, sviluppò il modello di stazione meteorologica automatica (Wetter-Funkgerät Land, WFL), che fu ribattezzato Kröte (rospo). Ne furono installati alcuni esemplari in distinte isole del mare del Nord, ma senza troppo successo. Nel 1943 l’azienda tedesca creò una versione con alcuni miglioramenti che ampliavano la portata dell’antenna e la capacità di trasmissione dell’apparecchio, riducendone al contempo le dimensioni.
Una missione dimenticata
In un’epoca in cui non esistevano comunicazioni satellitari, sensori né pannelli solari, quell’installazione è da considerare un’impresa di grande audacia tecnologica. La stazione entrò correttamente in funzione al momento previsto, e fu in grado di registrare e inviare in modo autonomo i dati meteorologici per più di un mese, prima che le comunicazioni s’interrompessero per sempre.
Le cause del malfunzionamento non sono note, ma si può escludere in questo caso un’azione di sabotaggio da parte degli alleati. Uno degli aspetti più sorprendenti di tutta la faccenda, infatti, è che l’esistenza stessa della stazione rimase sconosciuta per i trentasei anni successivi. Nel 1977 fu notata da un geomorfologo canadese, che però la scambiò per una semplice installazione del servizio meteorologico locale. La rivelazione arrivò pochi anni dopo, quando un ex ingegnere della Siemens ormai in pensione, Franz Selinger, trovò alcune foto della missione mentre scriveva una storia della compagnia.
Selinger contattò W.A.B. Douglas, direttore del dipartimento di storia presso il ministero della difesa canadese, e gli trasmise i dati per localizzare l’apparecchio. Nel 1981 i due uomini s’imbarcarono su un rompighiaccio e raggiunsero il sito. La stazione Kurt (come fu ribattezzata, dal nome di Kurt Sommermeyer) era ancora lì, anche se non più in perfette condizioni (i suoi componenti erano sparpagliati al suolo). Oggi quei resti sono esposti al Canadian War Museum di Ottawa.
Fu così che nacque la missione del sottomarino U-537, che salpò dal porto di Kiel nel settembre del 1943. Dopo una sosta a Bergen, sulle coste norvegesi, il 22 ottobre l’U-537 raggiunse la punta nordorientale della penisola del Labrador, un sito ritenuto sufficientemente disabitato da garantire che l’installazione non sarebbe stata scoperta. I militari sbarcati lavorarono ventotto ore senza interruzioni per montare la stazione e verificarne il funzionamento.
Poi, con una trovata improbabile, dipinsero su uno dei bidoni la scritta Canadian Meteor Service – un nome inventato che non corrispondeva a nessun reale servizio meteorologico canadese, ma che forse nelle loro intenzioni doveva ricordare il Canadian Weather Service (anche se in realtà all’epoca il Labrador non era parte del Canada, ma del dominion britannico di Terranova). Quindi, per completare quell’inverosimile opera di depistaggio, disseminarono la zona di pacchetti di sigarette statunitensi mezzi vuoti, tornarono a bordo del sommergibile e ripartirono.
Kurt: un punto di svolta
Nonostante l’apparente fallimento, Kurt rappresentò un punto di svolta nella storia della meteorologia: l’incursione tedesca da un lato sanciva definitivamente l’importanza delle previsioni nel contesto bellico, e dall’altro inaugurava un nuovo tipo di stazione automatica, che poteva funzionare senza personale ed essere collocata negli angoli più remoti e disabitati del pianeta (e che in seguito sarebbe anche stata lanciata negli strati più alti dell’atmosfera). La meteorologia, insomma, ricevette un impulso straordinario dalle esigenze belliche della Seconda guerra mondiale, senza il quale non avrebbe probabilmente raggiunto l’alto livello di precisione cui siamo abituati oggi.
Per avere un’idea del ruolo determinante che ebbe nel conflitto, basti pensare che le previsioni del tempo risultarono decisive per la buona riuscita dello sbarco in Normandia del 6 giugno del 1944, a tutt’oggi una delle più grandi operazioni anfibie della storia. Perché la manovra andasse a buon fine, infatti, erano necessarie condizioni ideali di visibilità per le operazioni aeree, ma anche vento debole e mare calmo per l’attraversamento dello stretto della Manica e la fase di sbarco. Il presidente statunitense Dwight Eisenhower mise insieme un gruppo di meteorologi, con cui si riuniva un paio di volte al giorno, che aveva il compito di individuare il momento ideale per l’attacco.
Entrambi gli schieramenti sapevano che a inizio giugno sarebbe transitato sulle coste della Normandia un fronte temporalesco, ma gli scienziati alleati furono quelli che meglio determinarono la fine del maltempo, indicando la data del 5 giugno. I tedeschi si basarono invece su una previsione che ipotizzava il proseguimento delle condizioni meteorologiche avverse ancora per qualche giorno, un fattore che contribuì all’effetto sorpresa degli alleati. Nel 1945 il meteorologo britannico James Stagg, del Met Office, venne decorato ufficiale della Legion of Merit statunitense per il suo ruolo chiave nel determinare la data dello sbarco.
FONTE https://www.storicang.it/a/strano-sbarco-dei-nazisti-in-america-settentrionale_15367
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