Gli scienziati si stanno impegnando a fondo per salvare il ghiaccio marino artico; un progetto li vedrà pompare acqua di mare nell’oceano ghiacciato per ispessire il ghiaccio marino.  I ricercatori hanno testato la loro ipotesi a Cambridge Bay, un piccolo villaggio canadese nel Circolo Polare Artico, praticando un foro nel ghiaccio marino che si forma naturalmente in inverno e pompando circa 1.000 litri di acqua marina al minuto sulla superficie. Cosa sta succedendo davvero, o meglio cosa è successo nei decenni passati. In passato la volontà di sciogliere i ghiacci artici era abbastanza chiara,

L’atteso sdogonamento  della geoingegneria a Nairobi non è avvenuto, ma sta avvenendo in altri modi, il mainstream pullula di articoli sulla necessità di hackerare il clima operando a diversi livelli, e i “piccoli” esperimenti che vengono effettuati e che non sono autorizzati dai governi sono il segno di una nuova normalità che da più di 20 anni è stata di gran lunga sorpassata dagli sviluppi reali, ma di cui i politici, gli scienziati e l’opinione pubblica non hanno preso atto.

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Alterare l’ambiente per raffreddare il pianeta. L’idea di alcuni scienziati è un’incognita che presenta tanti rischi

di Linda Varlese

Scaricare sostanze chimiche nell’oceano? Spruzzare acqua salata sulle nuvole? Iniettare particelle riflettenti nel cielo? Gli scienziati stanno ricorrendo a tecniche un tempo impensabili per sperimentare nuove soluzioni. Il Professor Giovanni Ferri ad HuffPost: “Il rischio è che per risolvere un guaio se ne causa un altro”… 

Come riportato in un articolo dedicato sul Wall Street Journal, gli esperimenti in corso nel mondo sono essenzialmente tre: in Australia, vicino alle Isole Whitsunday, dove i ricercatori a bordo di una nave stanno spruzzando nell’aria “una miscela salata attraverso ugelli ad alta pressione, nel tentativo di illuminare le nuvole a bassa quota che si formano sull’oceano. Gli scienziati sperano che nuvole più grandi e luminose riflettano la luce solare lontano dalla Terra, ombreggino la superficie dell’oceano e raffreddino le acque attorno alla Grande Barriera Corallina, dove il riscaldamento delle temperature oceaniche ha contribuito a massicce morie di coralli”. Il progetto di ricerca, noto come Marine Cloud Brightening, è condotto dalla Southern Cross University, finanziato dalla partnership tra il Reef Trust del governo australiano e la Great Barrier Reef Foundation e comprende organizzazioni ambientaliste e diverse istituzioni accademiche.

Il secondo esperimento è quello condotto in Israele dove una startup chiamata Stardust Solutions ha iniziato a testare un sistema per disperdere una nuvola di minuscole particelle riflettenti a circa 60.000 piedi di altitudine, riflettendo la luce solare lontano dalla Terra per raffreddare l’atmosfera in un concetto noto come gestione della radiazione solare, o SRM. “Stardust ha raccolto 15 milioni di dollari da due investitori e ha condotto test aerei a basso livello utilizzando fumo bianco per simulare il percorso delle particelle nell’atmosfera”, si legge su Wsj.

L’ultimo esperimento è quello condotto in Massachusetts, dove i ricercatori della Woods Hole Oceanographic Institution intendono versare quest’estate 6.000 galloni di una soluzione liquida di idrossido di sodio nell’oceano a 10 miglia a sud di Martha’s Vineyard. “Sperano che la base chimica abbassi l’acidità di una zona d’acqua superficiale, assorbendo 20 tonnellate di anidride carbonica dall’atmosfera, immagazzinandola in modo sicuro nell’oceano. Il progetto da 10 milioni di dollari, noto come miglioramento dell’alcalinità degli oceani, è finanziato dalla National Oceanic and Atmospheric Administration, da due enti filantropici e da diversi donatori privati, ha affermato Subhas. Il rilascio di idrossido di sodio, che richiederà l’approvazione dell’Environmental Protection Agency degli Stati Uniti, è previsto per agosto”….

L’ipotesi di tradurre questi esperimenti in operazioni su larga scala che coinvolgano l’intero pianeta, oltre ad essere complicata dal punto di vista della salute ambientale, non è semplice neanche dal punto di vista della fattibilità economica. “L’operazione è molto difficile, in particolare perché il fenomeno che si dovrebbe risolvere avviene proprio in una situazione di “fallimento del mercato” in quanto i prezzi non incorporavano la CO2 che veniva prodotta dalle imprese”, conclude il Professor Ferri.  “La valutazione del beneficio di ridurre la CO2 è oggi meno incerta proprio perché abbiamo i certificati che permettono di compensare la creazione di CO2: questi certificati (nati come effetto del Protocollo di Kyoto del 1997, mai ratificato dagli USA) forniscono una valutazione monetaria del danno connesso con le emissioni di CO2.  Perciò i benefici potrebbero in qualche modo essere approssimati. Invece pare molto più arduo calcolare i costi perché non sappiamo quali tecnologie potrebbero funzionare e quanto si dovrà spendere per esplorare quali delle tecnologie funzionano veramente e quali no”.

ARTICOLO INTEGRALE

https://www.huffingtonpost.it/life/2024/02/18/news/gli_scienziati_ricorrono_a_soluzioni_un_tempo_impensabili_per_raffreddare_il_pianeta-15155860/

VEDI ANCHE

https://www.barrierreef.org/news/explainers/what-is-cloud-brightening

Un’idea non brillante: Perché raffreddare la Terra bloccando la luce solare potrebbe essere disastroso

da The Conversation

Questa settimana l’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente ha esaminato una risoluzione sulla modifica della radiazione solare, che si riferisce a tecnologie controverse volte a mascherare l’effetto di riscaldamento dei gas serra riflettendo parte della luce solare nello spazio. I sostenitori sostengono che queste tecnologie limiteranno gli effetti del cambiamento climatico. In realtà, questo tipo di “geoingegneria” rischia di destabilizzare ulteriormente un sistema climatico già profondamente disturbato. Inoltre, i suoi impatti completi non potranno essere conosciuti fino a quando non saranno stati implementati.

https://studyfinds.org/cooling-earth-blocking-sunlight/

NORMALIZZAZIONE: GLI “HACKERAGGI CLIMATICI” DIVENTANO UN ARGOMENTO SEMPRE PIÙ DIFFUSO NEI MEDIA

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