È ormai uno slogan costante che dice: mobilitiamoci tutti per il clima, salviamo il pianeta, mentre allo stesso tempo ci si mobilita per la guerra a tutti i livelli e si scatena una guerra massiccia contro il pianeta stesso. Pochi si preoccupano di questo paradosso, secondo il quale i “benefattori” che proclamano misure per salvare il clima, allo stesso tempo si incitano e invitano alla distruzione. L’autore, di cui riporto in parte l’articolo, ricorda Rosalie Bertell, che ha visto e analizzato molto bene queste contraddizioni. L’importante libro della Bertell, pubblicato in italiano nel 2018, è stato ignorato anche nella scena alternativa, e quindi è raramente menzionato. L‘inquinamento militare è un fenomeno mondiale. Le forze armate di tutto il mondo sono state responsabili dell’emissione della maggior parte di clorofluorocarburi (CFC) che erano stati vietati dal Protocollo di Montréal del 1987 per aver causato danni allo strato di ozono, per citare un fattore solo. La guerra e la sua preparazione equivalgono ad avvelenamento e distruzione. 

Se volete essere aggiornati sulle ultime novità, iscrivetevi al CANALE TELEGRAM https://t.me/NogeoingegneriaNews 

 

Rosalie Bertell era una scienziata, autrice, attivista ambientale, epidemiologa e suora cattolica americana; pungolo a difesa dei diritti dei più indifesi, viaggiatrice instancabile che stava sempre dalla parte delle popolazioni vittime dell’inquinamento di origine civile o militare. Nel 1996, Bertell aiutò i filippini a risolvere il problema dei rifiuti tossici lasciati dalle basi smantellate della Marina e dell’Aviazione Usa. Bertell era una sorella delle Monache Grigie del Sacro Cuore, meglio conosciuta per il suo lavoro nel campo delle radiazioni ionizzanti. Durante il bombardamento Nato in Jugoslavia parlò chiaramente delle possibili conseguenze dell’impiego di armi all’uranio impoverito sulla popolazione, di cui poi molto si è scritto successivamente. Nove lauree ad honorem e numerosi riconoscimenti, tra cui il Nobel alternativo (Right Livelihood Award) che viene assegnato ogni anno a Stoccolma qualche giorno prima del Nobel, Rosalie Bertell si è battuta per far ottenere cure mediche alle vittime di Bhopal e a quelle di Chernobyl, promuovendo in entrambi i casi una Commissione medica internazionale. Del disastro ambientale di Bhopal avvenuto il 3 dicembre 1984 in uno stabilimento chimico di proprietà della multinazionale Union Carbide abbiamo scritto tantissimo su Conquiste, anche con reportages dall’India. Oltre duemila persone morirono la notte stessa del disastro, per non parlare delle decine di migliaia di vittime decedute per gli effetti dell’avvelenamento nel corso dei mesi e degli anni successivi.

Il 6 di dicembre del 2011 Rosalie Bertell spedì una lettera a Ahmed Djoghlaf, segretario esecutivo della Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità a Durban, lettera in cui allertava sulle conseguenze della geoingegneria climatica. Il suo appello non ha ricevuto una risposta. Morì pochi mesi dopo. “Alla conversione – scrisse Rosalie – della nostra dipendenza da combustibili fossili nello sviluppo di tecnologie energetiche più benigne, si collegano meno incognite e / o conseguenze pericolose, di quante ne comporti la manipolazione di un sistema terrestre in delicato equilibro, con un potenziale di conseguenze pericolose estese e irreversibili dovute all’interruzione dell’interazione naturale tra gli oceani e il Sole, la ionosfera e la magnetosfera! Abbiamo già una vasta esperienza, a cominciare dai tentativi di controllo del tempo meteorologico mediante cloud seeding (inseminazione delle nuvole) negli anni 1950, e 5 decenni di esperimenti militari progettati per garantire un “full spectrum dominance” (“predominio a spettro completo”) entro il 2020”. Bertell cita anche altre tappe che hanno segnato svolte epocali sul clima: nel 1962, a luglio gli Stati Uniti hanno revocato il divieto di test nucleari nell’atmosfera e hanno iniziato a testare le bombe nucleari nella ionosfera; sempre nel 1962, l’Unione Sovietica intraprese esperimenti simili. “Da quel momento i flussi di elettroni nelle fasce di Van Allen sono cambiati in modo marcato e non sono più tornati al loro stato precedente. Gli scienziati specialisti del settore stimano che ci vorranno all’incirca un centinaio d’anni prima che tornino normali (se mai lo faranno)”. Negli anni ‘70 abbiamo appreso che lo strato di ozono si era impoverito di circa il 4% a causa delle esplosioni nucleari da 300 megatoni eseguite tra il 1945 e il 1963. Nel 1983, il lancio del razzo Saturno 5 ha funzionato male, e il secondo booster è bruciato nell’atmosfera a un’altezza insolita, a 300 km (186 miglia). Durante gli anni 1980 vennero eseguiti da 500 a 600 lanci di razzi all’anno, con un culmine di 1.500 nel 1989. “Ogni volo ha iniettato circa 187 tonnellate di cloro che distrugge l’ozono, e 7 tonnellate di azoto nello strato di ozono, entrambe sostanze che notoriamente lo impoveriscono. Eppure la colpa di questa distruzione è stata attribuita a deodoranti e frigoriferi! I civili sono stati costretti a far fronte a tassi più elevati di cancro della pelle, mentre nessuna preoccupazione per gli effetti su flora e fauna, agricoltura o stabilità del clima ha raggiunto la coscienza civile!”. Tra il 1978 e il 1990, lo strato di ozono nell’emisfero settentrionale è diminuito di un ulteriore 4 – 8%.

Nel 1995 gli Stati Uniti iniziarono a utilizzare il gigantesco riscaldatore ionosferico Haarp, che avrebbe potuto modificare più facilmente la densità della ionosfera. Questi esperimenti militari proseguono nel 21° secolo, in particolare con la ricerca della Marina allo scopo di costruire nuvole artificiali in alta quota. “Sono rimasta sbalordita dal fatto che tutta questa ricerca non abbia trovato spazio nel lungo Rapporto sulla Biodiversità! Tutto questo è un segreto per la sicurezza militare? Non possiamo imparare dai gravi problemi già sperimentati dal pianeta Terra a causa dei razzi nucleari e spaziali? Siamo tutti seduti sul ramo che gli scienziati ora vogliono segare!”

La guerra ha le sue responsabilità. Ad oggi risulta difficile comprendere la portata di quello che sta succedendo in Ucraina, le conseguenze ambientali e sanitarie del conflitto. Quello che sappiamo è che i costi dei danni ambientali derivanti dalla guerra in atto sono importanti e non conoscono confini. E tuttavia questo non dovrebbe farci prescindere dai comportamenti individuali. Non dobbiamo essere ipocriti: un jet civile non consuma molto meno di un aereo militare. La guerra è senza dubbio dannosa, provoca morti ed è una inutile distruzione. Ma anche le abitudini che abbiamo dovranno cambiare radicalmente e sollecitare la nostra responsabilità verso il pianeta.


Raffaella Vitulano

( 8 novembre 2022 )

FONTE http://www.conquistedellavoro.it/global/quanto-inquinano-le-guerre-quelle-intuizioni-di-rosalie-bertell-1.3029738

PIANETA TERRA L’ULTIMA ARMA DI GUERRA

IL GRANDE COSTO AMBIENTALE DELLA GUERRA IN UCRAINA

LA GEOGUERRA E L’ARMA DEL CLIMA

IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.