La qualità video purtroppo lascia desiderare
VIDEOCONFERENZA
Laboratorio per l’Alternativa Politico-Culturale AlterLab
Dopocena domenica 20 Ottobre alle ore 21.00.
Dal titolo : ” Pianeta Terra Ultima Arma di Guerra”
Relazione di: Maria Heibel (Nogeoingegneria)
Sotto una breve spiegazione dell’iniziativa:
La Segreteria Nazionale ha deciso di avviare un’iniziativa permanente politico culturale per l’aggiornamento corale del laboratorio, rivolta a tutti i tesserati e simpatizzanti di AlterLab.
A cadenza mensile, una personalità della Segreteria o persona invitata per comprovate capacità dalla Segreteria stessa terrà un discorso su di uno dei punti focali della nostra epoca storica, volta per volta verranno trattati i temi che più ci coinvolgono e ci stanno a cuore. Tutti poi potranno interloquire ed esprimere dubbi, pareri, porre domande per meglio comprendere.
La nostra iniziativa ci appare doverosa, in quanto sappiamo che chi è iscritto o vicino ad AlterLab proviene da ambienti culturali e politici molto diversi fra loro, occorre che, tutti insieme con spirito di collaborazione e di mutuo aiuto, si giunga a parlare un linguaggio il più possibile comune e scevro da equivoci e fraintendimenti. LINK
RELAZIONE
Nella primavera dell’anno prossimo si terranno massicce esercitazioni militari con la sigla Defender Europe 2020 e sarà “il più grande dispiegamento di truppe americane in Europa da 25 anni”.
37.000 saranno i militari di 19 Stati membri della Nato, il Pentagono ne dispiegherà da solo circa 20.000 . Le manovre si concentreranno in Germania e in Polonia, ma gli addestramenti toccheranno 10 Paesi (Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Georgia, Germania, Italia, Lituania, Lettonia, Paesi Bassi e Polonia), otto dei quali metteranno a disposizione alcuni porti ed aeroporti per permettere l’afflusso dei materiali e degli uomini dagli Stati Uniti. FONTE
Suona un po’ da prova generale.
Le esercitazioni NATO possono riservare sorprese. Mi tornava in mente, appena letto la notizia, la grande esercitazione NATO del 2010: Ricorderete il clamoroso arresto dei voli nei cieli europei, fortemente criticato, giustificato con l’eruzione vulcanica in Islanda. La natura era pienamente collaboratrice con le esigenze dei militari, infatti l’eruzione apriva e chiudeva le esercitazioni. In questa circostanza abbiamo conosciuto un ente sovranazionale, l’Eurocontrol, che ha preso il comando dei cieli. L’improvviso ed ampio arresto dei voli aveva “regalato” uno scenario reale di caos all’esercitazione militare Brilliant Ardent, uno scenario previsto nei programmi, ma in forma virtuale. Mentre gli aerei civili venivano tenuti a terra, quelli militari volavano regolarmente. FONTE
Perché cito questo evento?
Le esercitazioni servono a sperimentare armi nuovi, scenari nuovi e, appunto, servono a perfezionare piani strategici. Che tipo di scenario si vorrà simulare e testare il prossimo anno è tutto da vedere.
Umberto Rapetto e Roberto di Nunzio publicarano nel 2001 un libro (ora introvabile) molto interessante, con il titolo “Le Nuove Guerre” . I due autori parlavano di guerre batteriologiche, chimiche, biologiche, economiche, informatiche, cybernetiche, ambientali, ‘weather warfare’, guerre climatiche, attacchi alla mente… L’ arsenale è oggi complesso e le varie aree sono interconnesse.
A riguardo espongo una carrelata di dati che focalizzano un tipo di guerra poco noto: la guerra ambientale, usare cioè le forze della natura come arma e far sembrare naturali certi eventi mentre in realtà vengono creati dall’ uomo. Questa guerra ambientale è un tipo di guerra diventato realtà da tempo. Ma non se ne parla.
Umberto Rapetto ne ha parlato più volte, e in forma esplicita, nel libro sopraindicato.
Rapetto vanta un curriculum di tutto rispetto: proviene dalla Accademia Militare della Nunziatella; ha frequentato corsi alla Scuola di Guerra di Civitavecchia, all’Accademia Militare Americana di West Point, al Pentagono, al Quartier Generale Regionale delle Forze Alleate del Sud Europa della NATO a Napoli, al Centro Studi Europei della Gendarmerie Nazionale di Strasburgo; era presente ad incontri ristretti di alto livello al Pentagono.
Il co-autore Di Nunzio era project-manager delle strategie di comunicazione dello Stato Maggiore dell’Esercito; è stato docente – fra l’altro – di Tecniche sociali dell’informazioni presso la Scuola di Guerra e presso il CASD (Centro Alti Studi della Difesa). Per le mie ricerche, ho preso spunto anche da questo libro .
La devastazione dell’ ambiente come strumento di guerra non è una novità.
Nel 1938, durante la seconda guerra sino-giapponese, le truppe nazionaliste cinesi scelsero un disastro “naturale” come strategia , con lo scopo di fermare le truppe giapponesi. Fu un disastrato immenso. Duemila villaggi sommersi, con centinaia di migliaia di cinesi travolti e uccisi dalle acque per la rottura provocata delle dighe del Fiume giallo.
Da circa 100 anni possiamo osservare un ‘salto di qualità’ nel progettare guerre (manipolazioni) ambientali in diverse direzioni; si inizava a mettere le mani sul pianeta intero. Un progetto soprendente illustrava questo passaggio: Hermann Oberth, tedesco-ungherese fisico e ingegnere, progettò già nel 1929 una gigantesca lente geostazionaria capace di concentrare la luce solare e far bollire un oceano o sciogliere ghiacci: questo ‘canone solare’ era allo studio nei laboratori del Terzo Reich.
Negli anni quaranta avvenne la vera svolta epocale, l’era atomica che trasformò la relazione tra l’uomo e il pianeta. In quegli anni, fisici di tutto il mondo ne diventarono protagonisti con il progetto segreto Manhatten. Il significato delle loro ricerche fu rivelato nell’ agosto del 1945 quando furono sganciate le prime bombe atomiche su due città giapponesi.
Da 60 anni si commemorano, anno dopo anno, quei due attacchi che , secondo la versione ufficiale, erano necessari per terminare la seconda guerra mondiale. C’è da dire: L’incenerimento di Hiroshima e Nagasaki con gli ordigni ‘Fat Boy” e “Little Man” erano prima di tutto due test senza precedenti. Anzi erano il secondo e terzo test atomico, il primo fu nel deserto del Nevada. Le due città erano state scelte con molta cura e i risultati mostrarono esperimenti ‘perfettamente riusciti’ . L ‘attacco doveva mostrare al mondo uno strumento di potenza distruttiva fino a quel momento non conosciuta e, sotto questo aspetto, fu un successo: con una sola bomba furono sterminati e distrutti uomini, donne, bambini, animali, piante, case, fabbriche, di una città intera. Rimaneva un ‘Ground Zero’, termine usato per la prima volta. L’effetto distruttivo fu pianificato con accurati calcoli per tenere conto della grandezza della città in relazione alle potenze delle bombe ( mi impressiona la freddezza di questi calcoli), ed avere così un risultato molto convincente anche sul piano psicologico: la distruzione totale (se fossero cadute a Tokyo parte della città sarebbe rimasta in piedi).
La bomba di Hiroshima era prodotta con uranio, la bomba di Nagasaki invece era stata realizzata con il plutonio.
Non fu un atto di difesa. Non erano bombardamenti necessari per finire la guerra. La guerra era praticamente già finita e secondo alcuni, voci da verificare, l’imperatore giapponese si era già arreso. In ogni caso fu un crimine contro l’umanità.
Ma non fu la fine della guerra.
Una altra guerra inziò e dura tuttora, la guerra contro il pianeta stesso.
Una guerra nucleare non era possibile, ed era ben chiaro da subito, perchè non poteva essere vinta da nessuno. L’attenzione negli usi futuri della bomba atomica si focalizzò allora sull’esplorazione e sulla modificazione delle condizioni del pianeta. La manipolazione meteorologica e climatica era ben integrata da subito in queste aspirazione di controllo delle vite, della natura, del pianeta stesso.
La bomba serviva per esplorare in alto e in basso. Si immaginava di aprire canali, sciogliere ghiacci, cambiare il clima locale e perfino globale. Queste fantasie oggi si sono estese su Marte (proposta Musk).
In parallelo all’operazione Manhattan, diciamo 1, nacque un progetto che possiamo definire Manhattan 2, praticamente con gli stessi protagonisti, stessa arroganza e megalomania, stesse menti criminali. Premesso che le due operazioni sono connesse, Manhattan 2 riguarda la manipolazione ed il controllo di meteo e clima.
Nel 1946 si assiste ai primi 66 test con bombe nucleari nel Pacifico. Nel 1958 fu lanciato il primo satellite da parte dei sovietici e sempre in quest’anno iniziarono le misurazioni della CO2 in atmosfera).
Dal 1945 al 2018 sono stati effettuati. 2.085 test nucleari. Di questi, oltre 1.000 furono eseguiti negli stessi Stati Uniti, principalmente nel sito di test del Nevada. Il picco maggiore si raggiunse nel 1962. Non furono mai discussi i rischi associati a questi test, nè tantomeno ne furono resi noti gli effetti.
Il Trattato sulla non-proliferazione nucleare del 1970, sottoscritto da 190 paesi, frenò i test. C’è da chiedersi, visto l’attualità del tema: LE CONSEGUENZE SUL CLIMA DEI TEST NUCLEARI: PERCHÉ NON SONO STATE INDAGATE?
Le sperimentazioni con le armi nucleari misero in grave pericolo la Terra e la vita su di essa. I danni creati sono difficili da valutare. Rosalie Bertell – scienzata altamente qualificata su queste tematiche, ( è citata e apprezzata ampiamente da Rapetto e di Nunzio) – ha indagato sugli effetti delle radiazioni nucleari in ambiti poco trasparenti, poco accessibili, non riconoscibile negli intenti, più delle volte segreti. Il suo libro ‘Prognosi per una terra radioattiva’ è stato premiato con il Nobel alternativo, in Italia purtroppo mai tradotto.
Le bombe scoppiavano a spese dell’intero genere umano, sul quale piovevano le scorie radioattive. Ci furono finanziamenti statali enormi, budget enormi che servirono anche per la propaganda martellante che doveva smantellare le resistenze delle popolazioni e consentire – adoperando la vergognosa menzogna dell’atomo di pace – la costruzione di centrali nucleari in tutto il mondo.
L’uso “civile” del nucleare contribuì, indirettamente, a finanziare lo sviluppo dell’industria nucleare militare e a sponsorizzazione di altri possibili usi civili. La lista di utilizzi è lunga: medicina nucleare, l’irradiazione del cibo (link), applicazioni mediche, agrobiologiche (antiparassitarie e di sterilizzazione), applicazioni industriali, ambientali, atmosferici (i traccianti radioattivi che consentono di monitorare l’atmosfera e altro (link), applicazioni per la geologia, per la prospezione mineraria fino al controllo dei bagagli dando in questo modo ulteriormente giustificazioni all’industria nucleare.
Nel 1958, con il Progetto Argus, la Marina Militare USA fece esplodere tre bombe nucleari a fissione a 480 km di altezza sull’Atlantico del Sud, nella fascia più bassa delle cinture di Van Allen. L’agenzia USA per l’energia atomica lo definì “il più grande esperimento scientifico mai intrapreso dall’uomo”. Tale “esperimento”, in realtà era un aggressione senza precedenti al biosistema della Terra e causava conseguenze in tutto il mondo. Gli effetti a lungo termine di questo incredibile attacco , avvenuto prima ancora di poter comprendere cosa fossero realmente le fasce di Van Allen e quali fossero le sue funzioni per il pianeta, non sono mai stati resi pubblici, come spiega la Bertell.
L’esperimento fu progettato e condotto da James Van Allen nello stesso anno in cui aveva annunciato la scoperta delle emissioni magnetiche naturali della Terra, denominate appunto Fasce di Van Allen, che avvolgono il pianeta come un manto protettivo. Questo esempio testimonia in maniera eclatante l’ irresponsabilità e l’arroganza degli scienziati coinvolti!
Il ‘grande’ esperimento fu ripetuto una seconda volta sull’Oceano Pacifico nel 1962 col progetto Starfish.
Poco dopo anche l’URSS intraprese simili esperimenti, Il più noto test fu quello con la bomba Zar (link) , a circa 4 km di quota nella bassa atmosfera, sopra l’isola della Nuova Zemlya. Era la più potente bomba mai fatta esplodere, una palla di fuoco a temperatura di milioni di gradi °C, che originò una colonna ascendente di aria calda fino a circa 70-80 km di quota, nell’alta mesosfera.
Secondo la Bertell, i flussi di elettroni nelle fasce di Van Allen da allora non sono più tornati nel loro stato precedente.
Durante questo intenso periodo di test nucleari,furono eseguite esplosioni a vari livelli, sopra e sotto la superficie della Terra. Alcune delle descrizioni dell’ atmosfera della Terra, come anche l’esistenza delle fasce di Van Allen, sono basate su informazioni ottenute attraverso la sperimentazione stratosferica e della ionosfera di quei tempi.
Bertell vede in questa fase massacrante per il pianeta lo stadio preliminare per lo sviluppo della struttura HAARP. HAARP è un impianto di “riscaldamento della ionosfera” ed è situato in Alaska. Il sistema HAARP ( e Woodpecker in Russia) fa parte di una lunga storia di ricerca spaziale. Oggi troviamo diversi di questi impianti sparsi per il mondo.
Sul sito trovate: HAARP – UNA STORIA LUNGA 60 ANNI
La corsa verso lo spazio e il controllo della Terra dallo Spazio era iniziata.
Lyndon B. Johnson manifestò entusiasmo per questi strumenti di controllo, e puntò su queste nuove armi di dominio. Già nel 1958 aveva promesso: «Dallo spazio riusciremo a controllare il clima sulla Terra, a provocare alluvioni e carestie, a invertire la circolazione negli oceani e far crescere il livello dei mari, a cambiare la rotta della corrente del Golfo e rendere gelidi i climi temperati.».
Nel 1960 nacque un gruppo in sede NATO – il Karman Group – con il compito di studiare le ‘guerre ambientali’ come potenziale arma; alla guida del gruppo fu messo von Karman e più tardi Edward Teller. L’arma da studiare si chiamava «environmental warfare», una guerra condotta provocando intenzionalmente disastri ambientali, trasformando la natura in una vera arma capace di generare eventi catastrofici, di devastare l’agricoltura e le infrastrutture, di sciogliere i ghiacci per affogare città portuali avversarie, di deviare correnti marine e correnti atmosferiche, inoltre facendo esplodere ordigni nucleari finalizzati a provocare tempeste radioattive e incendi su enormi spazi abitati. Tutto questo e altro ancora era scienza militare durante la Guerra Fredda. (Link )
Nel 1960 la CIA scrisse un Memorandum con il titolo “Climate control” firmato dal Generale Charles P. Cabell (cacciato da J.F.Kennedy per motivi non conosciuti) il quale descriveva lo sviluppo del controllo climatico e della meteorologia come arma da guerra, non solo per la difesa ma per il dominio territoriale ed anche globale. Il documento parlava di controllo di clima, acqua, cibo, sottolineando l’importanza dell’energia nucleare per mettere in pratica le manipolazioni atmosferiche. Molti degli scienziati-militari impegnati nel settore della manipolazione climatica venivano dal settore nucleare, basti pensare ad Edward Teller.
Ancora nomi e dati
Zbigniew Brzezinski, consigliere degli affari esteri dei presidenti J.F. Kennedy e Johnson durante la guerra del Vietnam, propose di usare lampi artificiali come armi d’offesa nel progetto ‘Skyfire‘ e, per modificare gli uragani, nel progetto ‘Stormfury’.
Secondo Lowell Ponte, autore del libro ‘The Cooling’, i militari esplorarono anche la possibilità di distruggere lo strato di ozono sopra il Nord Vietnam con laser o elementi chimici, per causare danni ai raccolti e alle popolazioni.
Furono le rivelazioni dei ‘Pentagon Paper’ a far conoscere al grande pubblico la dimensione della guerra ambientale e delle manipolazioni meteorologiche come strumento durante la guerra nel Vietnam e diede senza dubbio l’input principale alla ‘Convenzione Internazionale ENMOD del 1977′ sul divieto di utilizzo di tecniche di modificazione ambientale per fini militari e altri ‘scopi ostili’. La Convenzione vieta ‘l’induzione artificiale di terremoti e tsunami, la modifica artificiale del tempo, del clima, di correnti oceaniche, dello strato di ozono e della ionosfera’.
Con i vincoli della Convenzione ENMOD, diventò indispensabile connotare tali progetti e operazioni con nomi ed argomentazioni di fantasia . In ambito militare l’operazione di camouflage va bene e si fa, ma se non si trova il vestito giusto si fa anche senza. I militari se vogliono fare qualcosa lo fanno e non chiedono permessi a nessuno, ci ricordava il generale Fabio Mini.
Basti pensare alla trasformazione dei cieli degli ultimi anni; Nubi nuove, mai viste in passato diventano ‘nuvole speciali’, definite poi dal mainstream ‘rare e meravigliose’, Queste nuove creature, ricevono nomi – cataractagenitus, flammagenitus, homogenitus, silvagenitus and homomutatus – e una volta catalogate nel ‘Cloudatlas’ del WMO ( Organizzazione meteorologica mondiale) diventano normali.
homomutatus
Rosalie Bertell aveva presso atto di questi ‘nuovi cieli, (come anche il generale Fabio Mini).
La dispersione di particolato in quota, responsabile anche di coperture nuvolose artificiali, avveniva e avviene con vari strumenti (palloni , razzi, aerei, satelliti, oggi anche droni) e con diverse finalità: tracciare e modificare le condizioni ambientali negli strati altri e bassi.
Il punto più sconcertante tra i dati riportati di Rosalie Bertell nel suo libro PIANETA TERRA L’ULTIMA ARMA DI GUERRA, pubblicato in versione italiana nel 2018, riguarda gli artici e lo scioglimento dei ghiacciai, causato secondo le voci ufficali dal ‘riscaldamento climatico’.
Secondo Bertell, i ghiacci dell’Artico non si starebbero sciogliendo a causa del Gobal Warming ( Bertell non nega l’AGW). A tale riguardo la scienziata cita un ‘accordo tra USA e URSS del 1974′. “Nell’ambito degli Accordi di Vladivostock, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica presero la decisione congiunta di sciogliere la calotta polare artica. Non si trattava di un accordo bilaterale registrato dell’ONU, perciò non divenne mai accessibile a coloro i quali – più tardi – furono messi in allarme dal rapido scioglimento dei ghiacci e delle nevi polari… Per il pubblico, lo scioglimento della calotta polare artica è diventato un segnale forte e inquietante del cambiamento climatico…! A causa del segreto militare la gente è stata indotta a pensare che il controllo industriale delle emissioni di CO2 riporterebbe tutto a posto nell’Artico!”
Questi accordi del ‘Vladivostock Agreement’ dovrebbero essere contenuti nel ‘Joint US-Soviet Statement of 24 November 1974′ il quale così spiega: “The two Sides emphasized the special importance accorded by them to the development on a long-term basis of commercial and economic cooperation, including mutually beneficial large-scale projects.”( Le due parti sottolineano la particolare importanza, da loro accordata, dello sviluppo a lungo termine della cooperazione commerciale ed economica, compresi i progetti su larga scala reciprocamente vantaggiosi). Durante il meeting fu discusso il divieto dell’ ‘environmental warfare’ .
L’accord fu fatto ( dando credito a Bertell) in un clima diverso rispetto al clima attuale: Le condizioni del clima mondiale in quegli anni facevano temere l’arrivo di un’era glaciale, mentre la CO2 stava salendo. Ciò è quanto facevano credere le grandi testate di tutto il mondo (molti articoli a riguardo sono trovabili in rete).
Scriveva Alessio Grossi: “A cavallo degli anni ’70 si verificò sulla Terra, specie nell’emisfero boreale, un importante calo della temperatura, che fece pensare ad una nuova imminente era glaciale, favorita dall’accumulo di anidride carbonica nell’aria a causa della forzante antropica.” .
Non c’è dubbio che l’ Artico ha un ruolo cruciale per meteo e clima. Non c’è dubbio nemmeno sul fatto che parte dell’ Artico si stia sciogliendo e che questa realtà possa rappresentare un incubo per il futuro. C’è da dire però, che quello che oggi è proclamato come incubo, in passato per qualcuno era un sogno ed è durato cento anni. Molti progetti e interessi – geopolitici e militari – sono collegati a quelle terre. C’è chi vede nascere nell’ Artico il ‘nuovo Medio Oriente’. Le risorse nascoste sotto la superficie sono ben note.
Cosa si poteva fare per sciogliere i ghiacci? Che tipo di progetti c’erano? E’ una fantasia assurda o ha qualche fondamento?
Dopo la Seconda Guerra Mondiale furono avanzate proposte di fusione delle calotte polari da figure ben note, come il primo direttore generale dell’UNESCO Julian Huxley nel 1946 (bomba nucleare) oppure un alto funzionario presso il US Weather Bureau, l’ingegnere petrolifero russo Petr Mikhailovich Borisov. La sua proposta per scioglierli fu quella di spargere sulla superficie polvere di carbone. I ghiacciai neri della Groenlandia e dell’ Himalaia non possono che suscitare un certa perplessità. Borisov non era considerato uno scienziato pazzo. Il suo lavoro era di grande interesse per il governo sovietico, che stava già finanziando una vasta gamma di ricerche con l’intento di riscaldare l’Artico e tutto questo per il semplice motivo che la Russia ha larghe aree molto fredde. Circa il 63 per cento della Russia è coperta da permafrost, considerato un ostacolo significativo per lo sviluppo della Siberia.
Altro nome di spicco in questo contesto era Harry Wexler, considerato il padre del mondo satellitare, nominato dall’amministrazione Kennedy capo negoziatore statunitense per discutere l’utilizzo congiunto di satelliti meteorologici con l’unica altra potenza spaziale del tempo, l’Unione Sovietica. Il ‘genio Wexler’ della NASA fece delle proposte ben precise su come influenzare clima e meteo. Nel bel mezzo della Guerra Fredda, lui e il meteorologo russo Viktor A. Bugaev posero le basi per un sistema di monitoraggio meteorologico globale.
Le Proposte di Wexler erano le seguenti :
– AUMENTARE LA TEMPERATURA DELLA TERRA DI 1,7°C iniettando una nube di cristalli di ghiaccio nell’atmosfera polare e facendo esplodere 10 BOMBE NUCLEARI NELL’OCEANO ARTICO;
– DIMINUIRE LA TEMPERATURA DELLA TERRA DI 1,2° C, “lanciando un anello di particelle di polvere intorno all’orbita equatoriale”;
– DISTRUGGERE LO STRATO DI OZONO e di conseguenza aumentare nettamente la temperatura superficiale del pianeta, irrorando diverse centinaia di migliaia di tonnellate di cloro e bromo con aerei stratosferici.
Harry Wexler era più che qualificato per poter parlare autorevolmente di clima, di cambiamento climatico e di climatizzazione e lui non era tanto preoccupato della travagliata storia delle modificazioni delle nubi (cloud seeding) che influenzavano piogge, grandine, nevi e nebbie, tempeste etc a livello locale, ma della manipolazione planetaria (pacifica o ostile è secondario) e degli effetti.
Nei suoi discorsi pubblici sul controllo del clima, sottolineò il ruolo crescente dell’inquinamento e dell’uso di razzi sonda ( per la diffusione di sostanze) con effetti deleteri. Wexler aveva iniziato a mettere in guardia, ma morì all’ improvviso.
Stratega geopolitico e geofisico importante in quei anni era Gordon MacDonald. MacDonald, membro dell’Organo di Consulenza Presidenziale tracciò possibili scenari futuri nel suo saggio ‘Come devastare l’ambiente” ( dal libro ‘ Unless Peace Comes’ del 1968), scaricabile in rete e tradotto da noi.
In quegli anni la bomba nucleare veniva considerata efficace per molti usi, tra questi la modifica del clima e della geofisica della terra. Uno degli usi immaginati era la detonazione sotto le calotte dell’ artico, per fare staccare montagne di ghiaccio.
MacDonald includeva, nel suo abbozzo di futuri strumenti di manipolazione, l’uso distruttivo delle onde dell’oceano (tsunami), la fusione o destabilizzazione delle calotte polari (manipolazioni, spostamenti, fusione di enormi superfici di ghiaccio), uragani controllati, la riduzione intenzionale dell’ozono, il raffreddamento e il riscaldamento del pianeta (raffreddare introducendo materiali nell’alta atmosfera capaci di assorbire i raggi in entrata o riscaldare trattenendo il calore in uscita) .. Aveva scritto nel suo saggio: “un meccanismo esiste per modificare catastroficamente il clima della Terra. Il rilascio di energia termica, forse attraverso esplosioni nucleari lungo la base di uno strato di ghiaccio, potrebbe avviare uno scorrimento verso l’esterno della coltre di ghiaccio che sarebbe poi sostenuta dall’energia gravitazionale…”
Nella regione artica ebbero luogo numerose esplosioni nucleari. Uno dei più grandi impianti militari per test nucleari era sull’isola di Novaja Zemlja, dove dal 1955 al 1990 l’Unione Sovietica fece esplodere 88 bombe in atmosfera, 29 sottoterra, e 3 sott’acqua. Nell’Artico russo , dove le bombe nucleari vennero utilizzate alla fine del 1980 per studi sismici, minerali, e nel tentativo di spegnere incendi di qualche giacimento di petrolio, vi furono decine di esplosioni nucleari. (Fonte).
Scrivevano Rapetto-di Nunzio: “Oleg Kalugin, alto funzionario del Kgb, nel 1994 racconta a un quotidiano londinese che l’ex Unione Sovietica stava approfondendo la possibilità di realizzare ordigni geofisici in grado di provocare terremoti e onde anomale oceaniche allo scopo di devastare il territorio statunitense. Mitologia di una Guerra fredda che non vuole esser dimenticata? Leggende metropolitane da abbinarsi a quelle dei mangiatori di bambini? E allora che dire delle attività sismiche anomale – rilevate addirittura in Iran – al verificarsi delle esplosioni sperimentali nei test nucleari sotterranei sovietici nel poligono di Semipalatinsk in Kazakhistan?”
La fantasia agli scienziati non mancava, specie a Edward Teller, padre della bomba termonucleare
.
Teller mostrò nel corso degli anni una sorprendente capacità di far rinascere un progetto a lui evidentemente molto caro. Molti ricordano il cosiddetto scudo stellare SDI (1983) passato alla storia come sistema di “guerre stellari” , poi bocciato. L’ SDI si trasformò in seguito in uno scudo per la difesa ambientale (1992) per poi presentarsi in versione attualizzata come scudo solare (SRM) in cerca di consensi. La proposta di controllo climatico nel memorandum della CIA nel 1960 venne ripresa in forma dettagliata da Teller e Wood nello scudo di ultima versione, e presentato al seminario annuale sulle emergenze planetarie al centro Majorana di Erice 1997. Il titolo era esplicito: “Effetto serra e glaciazioni. Prospettive per un meccanismo di regolazione dei cambiamenti globali su basi fisiche”.
Nel rapporto del seminario si leggeva, tra l’altro, quanto segue: “suggeriamo l’impiego di scatterers che rimandino indietro nello spazio circa l’uno per cento della radiazione solare che oggi arriva sulla Terra: tanto quanto basterebbe per scongiurare il surriscaldamento globale. D’altra parte quando, come ci si aspetta, arriverà una delle cicliche ere glaciali, un analogo tipo di scatterers potrebbe essere impiegato per impedire l’uscita di quel tre per cento della radiazione termica terrestre necessario per mantenere le nostre temperature medie ottimali e evitare che il nostro pianeta precipiti nel gelo delle glaciazioni….” Troppo freddo o troppo caldo, il rimedio è offerto.
E come funzionava?
La proposta era di 1) Rilasciare con razzi, palloni, aerei uno spray di ossidi di zolfo (SO2 o SO3) da disperdere in stratosfera emulando un’emissione simile a quella prodotta dal vulcano filippino Pinatubo; 2) particelle di alluminio allo stato cristallino (Al2O3) da immettere in stratosfera .
Cose grandiose di questo genere furono già fatte in passato. Irrorare il pianeta non era una proprosta nuova. Nel 1963, con il progetto WEST FORD, fu creato una ‘ciambella’ di particelle intorno al pianeta, un campo di trasmissione di radioonde artificiali generate da minuscoli dipoli irrorati nello spazio. L’Air Force lanciò un razzo mettendo in circolazione 480 milioni di minuscoli aghi di rame. Visto che le comunicazioni internazionali erano inviate attraverso cavi sottomarini, l’esercito degli Stati Uniti si mostrava preoccupato del fatto che i sovietici (o altri ) potessero tagliare i cavi, pertanto diventava necessario comunicare oltremare solo via ionosfera. Quindi nel mese di maggio 1963 la US Air Force lanciò questi aghi di rame di minuscola dimensione creando per breve tempo un anello che circondava l’intero globo.
60 anni dopo, la ciambella-anello intorno al globo è diventata un ombrellone e dovrebbe avvolgere il pianeta intero.
Un anno prima delle pubblicazione di Teller e Wood fu presentato nell’agosto del 1996 il documento “Owning the weather in 2025”, ovvero essere padroni del clima entro il 2025 (documento tradotto sul sito).
Il documento parla di applicazioni militari riguardanti modifiche del tempo atmosferico le quali possono creare “fenomeni atmosferici di piccola e media scala” utili a migliorare la posizione tattica delle proprie truppe degradando quella dell’avversario, utili ad innescare violenti temporali attraverso l’inseminazione delle nubi per via aerea, utili a consentire la generazione/dissipazione di nebbia con tecniche di energia diretta, e tanto altro ancora …Questo documento (tradotto) illuminante è ampiamente trattato anche da Umberto Rapetto e il generale Mini.
E per concludere:
Ho trovato recentemente uno studio del 1998 di Jay Michaelson con il titolo : “Geoengineering: A Climate Change Manhattan Project. Geoingegneria: un progetto Manhattan per il cambiamento climatico” pubblicato nello Stanford Environmental Law Journal, vol. 17, No. 73, 1998. Michaelson sosteneva in questo scritto corposo di 53 pagine la necessità urgente di avviare immediatamente progetti di geoingegneria e proponeva un progetto tanto vasto e segreto quanto lo era il progetto Manhattan.
Coincidenza: dal 1998 sono stati denunciati – prima in USA/ Canada in seguito in altri paesi del mondo, ormai su tutto il globo – cieli modificati.
Questo studio presentava la prima analisi giuridica, politica e scientifica della geoingegneria.
RIASSUMENDO – COSA FARE
Rosalie Bertell indica nel caos climatico e meteorologico, oggi definito con la sigla ‘cambiamento climatico’, la più grande minaccia del nostro secolo. Questo caos è determinato dalla manipolazione dei strati atmosferici a mezzo di agenti chimici e impulsi elettromagnetici .
Per oltre 50 anni gli esperimenti sulle modificazioni atmosferiche sono stati fatti o tramite l’aggiunta di reagenti chimici che causano reazioni che possono essere o non essere viste dalla Terra, come le aurore boreali , o campi d’onda che usano il calore o forze elettromagnetiche , o anche esplosioni nucleari nell’atmosfera. Quest’ultime interrompono o alterano il normale moto ondoso delle atmosfere più alte, spesso inducendo modificazioni climatiche nella troposfera.
Gli elementi chimici rilasciati nell’atmosfera comprendono bario clorato, bario nitrato, bario perclorato e bario perossido. Sono tutti infiammabili e distruttivi dello strato di ozono. …Sebbene questi esperimenti facciano chiaramente parte dell’ambizione militare di controllare il clima come arma, non si ha traccia di rapporti pubblici sulle conseguenze sul clima. Viene invece data la colpa dello svuotamento dell’ozono ai deodoranti per il corpo, all’acqua di colonia, agli spruzzatori e distributori di farmaceutici!
Bertell riassume molteplici aspetti della manipolazione.
“Appare oggi chiaro che si può ‘pilotare’ la corrente a getto, definendo la linea di demarcazione fra aria calda e aria fredda nelle regioni geografiche; o manipolare le grandi correnti di vapore che spostano la pioggia dai tropici alle zone temperate, causando siccità o inondazioni. Gli episodi naturali di instabilità come monsoni, uragani, tornado, ecc. nell’atmosfera possono essere accentuati aggiungendo energia. L’iniezione di petrolio nelle placche tettoniche, o la creazione di vibrazioni artificiali con impulsi elettromagnetici possono causare terremoti.“
Per Bertell non è la CO2 il problema principale nell’ estremizzazione del tempo atmosferico o del caos climatico, ma la guerra contro il pianeta e le guerre in generale. I più grandi devastatori del pianeta sono le forze militari, sono le guerre, la preparazione alle guerre e non per ultimo le guerre invisibili e nascoste.
Quindi cosa c’è da fare? La risposta è semplice. La via principale di uscita dalla devastazione del pianeta e la sua salvezza è di uscire dal Sistema Guerra. Stiamo di fronte a rischi inimmaginabili e a guerre ormai “finali” grazie agli strumenti a disposizione. Le guerre devono essere abolite! Devono essere dichiarate quello che sono: Crimini! Greta di queste cose non ne parla.
E’ una utopia?
Rosalie Bertell aiuta ad immaginare uno scenario nuovo, senza guerre, senza distruzione.
Ha coniato un nuovo compito per il mondo militare e nuovo concetto di sicurezza, che definisce con il termine di “sicurezza ecologica” un nuovo paradigma che pone in primo piano la cura del pianeta e dei suoi abitanti. Propone che il ruolo dell’esercito sia di protezione e la difesa dovrà essere vera difesa, assistenza in caso di crisi ecologiche (e non mancano), l’ impegno deve essere in vere missioni di pace attraverso la diplomazia e il dialogo. Occorrono forti investimenti di risorse finanziarie e umane in tale direzione. Per poter invertire la rotta è necessario sensibilizzare tutti, a tutti i livelli, a questa nuova visione. Penso che molti militari sarebbero ben contenti di operare in questa logica.
Questo significa una inversione totale di rotta, che mette al centro la Terra e la vita. Questo vuol dire diventare custodi e non più devastatori del pianeta che ci ospita. Vuol dire capovolgere una logica di morte. La nostra epoca richiede agli abitanti della Terra di evolversi moralmente e eticamente, unica via per affrontare le enormi conseguenze e minacce creati da menti immorali. E’ necessario un cambiamento epocale che richiede una nuova scienza con coscienza: a livello individuale e collettivo.
Deve nascere la consapevolezza di essere custodi e non padroni di una complessa, delicata e meravigliosa rete di relazioni che pervade ogni aspetto della Terra e oltre.
E’ richiesto un salto quantico e cambiamento di paradigma.
Maria Heibel
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