L’atmosfera superiore è già pericolosamente piena di detriti spaziali e, come se non bastasse, si pensava già a come smaltire i rifiuti prodotti sulla Terra: le scorie nucleari.
Un’enorme follia che ora si sta estendendo allo spazio. Quello che si nota sempre è che non si tiene conto delle conseguenze, perché l’élite scientifico-militare-politica agisce senza conoscere le complesse interrelazioni. Il danno creato è una scusa per continuare a lavorare a uno sviluppo che ha un solo obiettivo: il controllo totale e la guerra contro tutto e tutti.

Il principio del controllo e del dominio è una logica di morte. Il grande passo nello sviluppo umano è abbandonare questo principio e sostituirlo con un principio favorevole alla vita, che nutre e rispetta anziché distruggere. In tutti gli sviluppi, si suggerisce che questo è proprio ciò che si vuole, ma è qui che si trova la più grave inganno, al fine di guidare l’umanità credulona.

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L’industria aerospaziale inquina l’atmosfera

Un’immane follia che ora si sta diffondendo nello spazio. Mentre si esplorano le infinite profondità dell’Universo in cui fluttuiamo come un minuscolo granello di sabbia (pieno di sé, ma pur sempre un granello di sabbia), mentre si lanciano nuove sonde, navicelle, satelliti e altre ingegneristiche macchine sofisticate pronte a scandagliare lo spazio extraterrestre, la stratosfera del nostro Pianeta si riempie di materia non proprio confortante. Di cosa esattamente? Di residui dell’industria aerospaziale, individuati attraverso un mezzo di ricerca da un gruppo di esperti che mettono in guardia per il futuro: il problema potrebbe peggiorare drasticamente generando una pioggia metallurgica le cui conseguenze non sono ancora chiare. 

Che il cielo fosse pieno di spazzatura, in particolare microplastiche, purtroppo, lo sapevamo. Ma una nuova indagine aggiunge elementi preoccupanti a questo scenario: un livello di contaminazione inaspettato che con ogni probabilità è destinato ad aumentare drasticamente nelle prossime decadi e che potrebbe modificare in maniera irreversibile le caratteristiche della nostra atmosfera.

Lo studio che ne delinea gli estremi è stato pubblicato sulla rivista scientifica PNAS come parte di una missione che monitora i livelli di aerosol (minuscole particelle sospese nell’aria) in atmosfera. Con l’aiuto di un aereo da ricerca attrezzato con una sorta di “naso” che individua, cattura e analizza campioni di aerosol nella stratosfera terrestre (il secondo strato dell’atmosfera, tra i 12 e i 50 km dalla superficie della terra), lo studio intendeva verificare la presenza di sostanze liberate dall’esplosione di rocce provenienti dallo spazio che esplodono al contatto con l’atmosfera. E invece cos’hanno trovato i ricercatori? Che quelle molecole fluttuanti sono contaminate da alti livelli di elementi metallici, nessuno dei quali spiegabile con le meteore o altri processi naturali. 

Due sono stati gli elementi più sorprendenti: il niobio e l’afnio, rare tipologie di metalli entrambe utilizzate nella produzione di componenti tecnologiche come le batterie. Ma ci sono anche alluminio, rame e litio in quantità decisamente elevate, che di certo gli scienziati non si aspettavano di trovare nella stratosfera. Daniel Murphy, chimico atmosferico del laboratorio di Scienze Chimiche NOAA (Colorado) e primo autore dello studio, ha dichiarato che “la combinazione di alluminio e rame con il nobio e l’afnio è utilizzata in leghe fortemente resistenti al calore e che garantiscono performance molto elevate nel campo dell’industria aerospaziale”. In totale sono stati identificati 20 diversi elementi che non sono naturalmente presenti nell’atmosfera terrestre, inclusi argento, ferro, magnesio, titanio, berillio, cromo, nickel e zinco. 

E questo porta inevitabilmente a puntare il dito alle conseguenze delle attività umane nel settore, in particolare dei propulsori dei razzi che vengono espulsi poco dopo il lancio, ricadendo verso la terra. Un problema che riguarda soprattutto Cina, Russia e Stati Uniti, le grandi potenze che si contendono l’esplorazione dei cieli oltre la terra.

Di fatto però è una questione che riguarda tutti noi che stiamo sotto questo cielo: nell’inquinamento atmosferico ci sono elementi derivanti dall’abbandono di satelliti nello spazio, dal loro finire fuori orbita a causa delle tempeste solari o da un programmato schianto di ritorno sulla terra, tutti casi in cui vengono rilasciate enormi quantità di metalli inquinanti, destinati ad aumentare vertiginosamente con l’immissione crescente di satelliti commerciali (a fine 2023 intorno alla terra ne orbitavano circa 9000, tutti destinati a schiantarsi qui, alla fine delle loro vite/missioni).

Purtroppo è troppo presto per poter predire gli effetti a lungo termine che avranno sul nostro Pianeta, ma se pensiamo a esperienze passate (p.es. i clorofluorocarburi che hanno contribuito ai buchi nell’ozono) il futuro non è scevro da interrogativi e preoccupazioni, compresa quella che questi metalli riflettono la luce solare nello spazio, mitigando gli effetti del cambiamento climatico. Capire le implicazioni di questa fotografia spaziale è una delle tante sfide che si aggiungono alla nostra effimera permanenza sulla Terra.

Anna Molinari

FONTE https://www.unimondo.org/Notizie/L-industria-aerospaziale-inquina-l-atmosfera-255175

La NASA ha un piano per rimuovere i rifiuti spaziali. Ma è già troppo tardi per agire?

Phys.org riporta che un team di ingegneri aerospaziali, guidati dal professor Hanspeter Schaub, sta lavorando a fasci di elettroni che utilizzano la forza elettrostatica, attrattiva o repulsiva, per rimuovere i detriti spaziali dall’orbita. Presumibilmente, se il team riuscisse a creare questi fasci, potremmo evitare che la sindrome di Kessler diventi una realtà. La sindrome di Kessler è un fenomeno, descritto dallo scienziato della NASA Donald Kessler, in cui i detriti spaziali nell’orbita terrestre diventano così importanti da ostacolare la nostra capacità di lanciare in orbita satelliti, veicoli spaziali, stazioni orbitali e qualsiasi altra cosa. È un problema grave che potrebbe facilmente diventare lo stato della nostra orbita se non si prendono misure per prevenirlo. Il problema principale dei detriti spaziali è che non è facile eliminarli, poiché gli oggetti nello spazio si muovono rapidamente e in modo imprevedibile. I raggi traenti permetterebbero di spostare detriti e altri oggetti senza doverli toccare direttamente.

Un’arma per spostare un problema, ma indiscutibilmente anche e sopratutto un’arma per altri scopi.

In tutto questo, c’è la questione non trascurabile del perché si vuole arricchire la stratosfera di particelle per proteggere il pianeta. 

 

ALLARME SUI SATELLITI CHE POTREBBERO ALLARGARE I BUCHI NELL’ATMOSFERA TERRESTRE

 

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