L’iniezione stratosferica di aerosol prevede il rilascio di particelle

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Qui la giornalista ha avuto il coraggio di illustrare cosa si intende per “trattamento” dell’atmosfera. Naturalmente, non si tratta del cielo che già pensiamo di vedere, ma di quello che è previsto per il futuro. Non dobbiamo confondere finzione e realtà.

Insomma, l’autrice non solo promuove la dissonanza cognitiva attraverso la scelta dell’ immagine, ma confonde anche il lettore con la sua definizione di tempo e clima. È lei stessa molto confusa o vuole creare confusione?

Diventa chiaro a tutti in quale direzione sta andando il viaggio: abbiamo bisogno di una governance globale per il cielo inseminato. Gli eventi estremi creeranno urgenze, come aveva previsto Pat Mooney, saranno le “emergenze climatiche” a far dire a chi ha il potere: “DEVE ESSERE FATTO!!!”. E la gente spaventata annuirà.

La giostra continua a girare

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Nella comunicazione della Commissione sul nesso tra climate change e sicurezza compare una proposta sulla geoingegneria, che introduce “nuovi rischi alle persone e agli ecosistemi”

L’Ipcc valuta dal 2013 l’ipotesi di ricorrere a soluzioni di geoingegneria per cambiare il clima

(Rinnovabili.it) – La crisi climatica innesca o aggrava conflitti, crisi umanitarie e movimenti migratori. Influenza pesantemente la politica estera e di vicinato dell’UE. Aumenta l’instabilità e fomenta le tensioni sociali. E per questo è un “rischio crescente per la pace internazionale e la sicurezza”. Per affrontare il nesso tra climate change e sicurezza, Bruxelles mette in campo una strategia in 30 azioni, suddivise in 4 pilastri tematici. E tra le molte dedicate alle forze armate e alla politica di sicurezza in senso proprio, spunta anche una proposta sulla geoingegneria.

Più integrazione tra crisi del clima e politica di sicurezza

Questo nuovo documento strategico non aggiunge molto in termini sostanziali al modo in cui l’UE affronta la crisi climatica dall’angolo della sicurezza. La definizione cardine di climate change come “moltiplicatore della minaccia” risale al 2008, è condiviso con tutti i documenti Nato, e resta invariata anche in quest’ultima Joint Communication. A cambiare è il modo in cui il fattore clima viene integrato a tutti i livelli di pianificazione e di policy.

Il succo della comunicazione sul nesso tra climate change e sicurezza e delle 30 azioni, infatti, è assicurare che la crisi climatica, il degrado ambientale, l’inquinamento e i loro impatti principali e derivati siano tenuti in considerazione in ogni passaggio dell’elaborazione della politica di sicurezza europea. La maggior parte delle iniziative annunciate oggi ha proprio l’integrazione e la condivisione dei dati come stella polare: la creazione di un polo di dati e analisi sulla sicurezza climatica e ambientale all’interno del Centro satellitare dell’UE, l’impiego di consulenti ambientali nelle missioni e nelle operazioni della Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) dell’UE, la creazione di piattaforme di formazione a livello nazionale e dell’UE, come la Piattaforma di formazione dell’UE sul clima, la sicurezza e la difesa. E ancora, lo sviluppo di analisi e studi approfonditi sulle politiche e le azioni correlate, soprattutto in aree geografiche vulnerabili come il Sahel o l’Artico.

La proposta UE sulla geoingegneria

Tra le pieghe del documento spunta però un’iniziativa dai contorni nuovi. La comunicazione tocca il tema della geoingegneria, cioè l’uso di tecniche particolari per manipolare alcuni aspetti del sistema climatico terrestre, dalla schermatura di parte della radiazione solare all’alcalinizzazione degli oceani. Bruxelles prende chiaramente posizione: la geoingegneria è troppo rischiosa, non esistono studi sufficienti sui suoi effetti collaterali, ma è anche un settore deregolamentato. È quindi bene affrontare a livello internazionale il dossier e mettere dei limiti prima che qualcuno decida di fare una fuga in avanti.

Gli interventi deliberati su larga scala nei sistemi naturali della Terra (definiti “geoingegneria”), come la modifica della radiazione solare” sono sempre più sotto i riflettori, riconosce il documento. L’Ipcc se ne occupa dal 2013 mentre altre agenzie Onu, come l’Unep, hanno toccato il tema più di recente“Tuttavia, i rischi, gli impatti e le conseguenze indesiderate che queste tecnologie comportano sono poco conosciuti e non sono state sviluppate le norme, le procedure e le istituzioni necessarie”, continua il testo. Che elenca i rischi“Queste tecnologie introducono nuovi rischi per le persone e gli ecosistemi, mentre potrebbero anche aumentare gli squilibri di potere tra le nazioni, innescare conflitti e sollevare una miriade di questioni etiche, legali, di governance e politiche”.

Per queste ragioni, “guidata dal principio di precauzione, l’UE vuole più ricerca e la creazione di una governance globale della geoingegneria. Bruxelles infatti “sosterrà gli sforzi internazionali per valutare in modo esaustivo i rischi e le incertezze degli interventi sul clima, compresa la modifica della radiazione solare, e promuoverà le discussioni su un potenziale quadro internazionale per la sua governance, compresi gli aspetti legati alla ricerca”.

FONTE https://www.rinnovabili.it/ambiente/politiche-ambientali/geoingegneria-ue-sicurezza/

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