La Gladio dei carburanti attraversa l’ITALIA ed è della NATO
Articolo di Nogeoingegneria
“Non era un segreto di Stato, ma quasi. E ora il Ministero della Difesa, per la prima volta, conferma l’esistenza di un titanico oleodotto militare”. Lo scrisse Francesco Grignetti il 5 Febbraio 2007, introducendo il suo articolo “Un oleodotto segreto attraversa Italia. Grande Vecchio?” pubblicato da La Stampa.
Ogni giorno migliaia di viaggiatori prendono il volo dagli aeroporti d’Europa. I passeggeri di aerei civili NON SANNO di dipendere in gran parte dai rifornimenti di carburante della Nato.
Gli aeroporti civili serviti dall’oleodotto della NATO sono:
Aeroporto di Bruxelles (Belgio)
Bierset Airport a Liege (Belgio)
Koeln-Bonn (Germania)
Frankfurt am Main (Germania)
Schiphol Airport di Amsterdam (Olanda)
Findel Airport a Luxembourg.
A questa lista vanno aggiunti gli aeroporti militari aperti al traffico civile.
L’apertura degli aeroporti militari al traffico civile è avvenuta dal 2002 in poi ed ha visto una crescita strepitosa dei voli low-cost, anche grazie ad una condizione peculiare: questo settore è esentato da tasse e controlli delle emissioni che infatti non rientrano nelle statistiche.
Inoltre il traffico aereo low-cost è sovvenzionato da soldi pubblici.
Una rete di distribuzione di carburante di tale complessità ed importanza non può certamente restare segreta. Le persone coinvolte in costruzione e gestione sono molte e informate. Ma nonostante questo, nessuno -o quasi- sa di questa realtà. Un servizio di Euronews inquadra il NATO-POL (acronimo che sta per Petroleum Oil Lubrificant) parlando di strumento logistico unico, che si snoda in dieci sistemi militari (in Italia il NIPS).
VIDEO: Ceps, gli oleodotti europei della Nato
L’Adnkronos scrisse il 29 Gennaio 2007:
Un oleodotto per alimentare le basi Usa del Triveneto: Vicenza, Istrana (Treviso) ed Aviano (Pordenone), questi i tre poli statunitensi che sarebbero stato collegati l’un l’altro mediante un segretissimo condotto sotterraneo. La notizia è stata sottolineata dal sindaco di Susegana (Treviso) Gianni Montesel, che ha spiegato di averlo scoperto casualmente durante alcune operazioni di scavo in seguito alle opere di sminamento dovute al ritrovamento di un ordigno bellico risalente alla Grande Guerra lungo il fiume Piave.
Si tratterebbe di un’area militare, super-sorvegliata, il cui percorso non è per nulla noto, ha spiegato il primo cittadino, e che unirebbe appunto le tre basi trivenete consentendo il rifornimento costante di kerosene per i caccia. Per questa vicenda il condizionale è naturalmente d’obbligo perché, trattandosi di installazioni militari, tutto è top secret, neppure il primo cittadino di Susegana sa dove quel tubo vada a finire: “non sappiamo se questo tratto di oleodotto porti ad Aviano oppure ad Istrana (Treviso), noi sappiamo solo che in quella del nostro Comune zona vi è una struttura militare, vicino ad una vecchia caserma, dove passerebbe questo tubo altamente sorvegliato” (1).
Palazzo Chigi rispose il 1 Febbraio 2007:
In merito alle notizie riportate recentemente da organi di stampa, riguardo a lavorazioni definite di natura riservata relative ad un oleodotto NATO, su indicazioni del Ministro della Difesa l’Ufficio Stampa precisa che:
– il sistema NATO POL (Petroleum Oil e Lubricant), totalmente finanziato dalla NATO, è stato realizzato, sul finire degli anni sessanta, allo scopo di alimentare con carburante per aerei e mezzi terrestri alcuni aeroporti militari principali del nord-nord est. In particolare quelli di Ghedi (BS), Villafranca (VR), Istrana (TV), Aviano (PN), Rivolto (UD) e Cervia (RA). Si sottolinea che l’aeroporto “Dal Molin” di Vicenza non è alimentato da tale rete;
– fin dagli anni della sua realizzazione, il sistema è stato mantenuto in esercizio e subisce normali lavori di manutenzione secondo le normative di sicurezza vigenti;
– l’oleodotto attraversa 6 regioni, 17 province e 136 comuni, il suo tracciato è segnato in superficie da cartelli indicatori (uno ogni 200 metri) con la dicitura “Amministrazione dello Stato” e quindi non riveste carattere di segretezza;
– la responsabilità di gestione della rete è stata affidata, sin dall’inizio, a ditte civili specializzate, che provvedono anche, con le proprie maestranze, a presidiare il sistema;
– i lavori ai quali fanno riferimento le notizie di stampa sono relativi alla messa in sicurezza di un tratto subalveo del Piave che, per la sua particolare collocazione, subisce le evoluzioni naturali del letto del fiume;
– l’esecuzione dei lavori è stata autorizzata dalla Regione Veneto e l’Ufficio del Genio Civile di Treviso, a conoscenza dell’attività, ne ha dato comunicazione alla Difesa nel giugno del 2006. (2)
L’articolo su La STAMPA riassumeva la questione, poi ripresa su ll Foglio, fonte che permette di proporre il testo.
“Un oleodotto segreto attraversa Italia. Grande Vecchio?”
La Stampa lunedì, 5 Febbraio 2007
Non era un segreto di Stato, ma quasi. E ora il ministero della Difesa, per la prima volta, conferma l’esistenza di un titanico oleodotto militare, costruito in piena guerra fredda dalla Nato, che attraversa sei regioni italiane e collega diversi aeroporti mili-tari del Nord-Est. Una eredità della guerra fredda degna di un film. Si chiama Nato-Pol (acronimo che sta per Petroleum Oil Lubricant) ed è un sistema completo di stoccaggi e oleodotti che va dal mare fino al cuore dell’Europa. Peraltro l’oleodotto Nato-Pol non è soltanto italiano. L’oledotto attraversa i confini. Un braccio arriva fino in Germania, passando per l’Austria. Ma un capo si trova a Lisbona, nel porto della capitale portoghese, dove c’è un molo dedicato al sistema Nato-Pol. Altri depositi sono in Gran Bretagna. Ma anche nei porti militari italiani: Augusta, Taranto e La Spezia. C’è da so-spettare insomma che l’oleodotto militare costruito dagli ingegneri della Nato sia una sorta di ragnatela che attraversa tutta l’Europa occidentale.Dell’esistenza del Nato-Pol ha cominciato a parlare qualche giorno fa il primo cittadino di Susegana, un piccolo Comune in provincia di Treviso. «L’ho scoperto casualmente – ha detto il sindaco Gianni Montesel- seguendo i lavori di sminamento di un vecchio ordigno bellico lungo il Piave». Montesel, che di mestiere fa l’architetto, ipotizzava che si trattasse di una condotta sotterranea e segreta degli americani per congiungere le tre basi aeree di Aviano, Istrana e Vicenza. L’hanno trovato otto metri sotto il livello del suolo. E subito è partito il tam-tam che gli americani, zitti zitti, lo stavano allargando perché gli serviva per la nuova base di Vicenza. Ahi, Vicenza.
Al solo parlare di basi militari americane, da quelle parti, si accendono nuove tensioni. S’è incuriosito immediatamente Severino Galante, senatore dei Comunisti Italiani, che ha immaginato subito il peggio e denunciato «lavori per l’ampliamento di questo oleodotto, che sembrano sottoposti al segreto militare», ovviamente «autorizzati alla Nato» e realizzati «per trasportare il cherosene additivato finora usato per far decollare gli aerei dall’avamposto friulano, Aviano, a Vicenza». È partita l’interrogazione parlamentare. Ma il mondo pacifista ha drizzato le orecchie soprattutto alle ultime righe dell’interrogazione del senatore Galante: «Sarebbe un’ inequivocabile conferma dell’intenzione statunitense di utilizzare l’aeroporto “Dal Molin” come avamposto logistico da cui far decollare aerei militari verso obiettivi strategici per l’amministrazione Bush in Medio Oriente». D’altra parte Galante, che si sta battendo come un leone contro la base americana, è arciconvinto che ai marines di Vicenza servirà molto cherosene prossimamente. «Non ci si racconti – sostiene – la favola della “non invasività” dei voli dalla nuova base militare: cosa crede che se ne faccia l’amministrazione statunitense di una base dalla quale non far partire o non guidare caccia bombardieri verso obiettivi strategici per gli interessi degli Stati Uniti?». E infatti il ministero della Difesa s’è affrettato a precisare: «No, Vicenza non c’entra». Con il che, però, il ministro Parisi è stato costretto a scoprire le carte. E ha rivelato che la pipeline serve molti altri aeroporti militari concentrati nel Nord-Est. L’oleodotto della Nato attraversa infatti sei regioni, taglia i territori di 17 province, lambisce 136 Comuni. Serve ad alimentare di carburante le basi di Ghedi (Brescia), Villafranca (Verona), Istrana (Treviso), Aviano (Pordenone),Rivolto (Udine) e Cervia (Ravenna), più diverse altre basi minori.
Evidente la logica dell’oleodotto sotto i prati: aerei e carri armati, in caso di guerra contro i sovietici, non potevano mica essere alimentati con le autobotti su strada. Sarebbero state troppe e troppo esposte. Si rischiava di fare la fine di Rommel che dovette fermarsi nel deserto perché non aveva più benzina. Di qui l’idea di un sistema nascosto. Al sicuro dai bombardamenti. Ma è da ritenere che ci siano nelle profondità della terra anche enormi depositi di carburante. Con tante bocche per l’alimentazione nei porti italiani. Un’infrastruttura segreta, ma all’italiana. Per evitare domande indiscrete, ma allo stesso tempo non potendo negare l’evidenza, e per rispetto delle normative che impongono di segnalare l’esistenza di una condotta sotterranea, l’intera rete della pipeline militare era stata punteggiata ogni 200 metri con un paletto e un cartello. «Amministrazione dello Stato», la dicitura. Abbastanza anodina per dire tutto e niente. E comunque il ministero conferma che dal punto di vista legale l’opera Nato-Pol «non riveste carattere di segretezza».Per manutenzione e «responsabilità digestione della rete» la Nato e la Difesa da sempre si affidano a ditte civili specializzate. Le quali ditte «provvedono anche a presidiare il sistema con le proprie maestranze». Una specie di “Gladio” dei carburanti. Civili affidabili al punto giusto, se in tanti anni non se n’è mai saputo nulla. Uno strumento della guerra fredda, dunque. Che come quasi tutti i segreti di quella stagione non era passato indenne all’attenzione dell’avversario. Manco a dirlo, infatti, i sovietici sapevano tutto di Nato-Pol. Quanto conoscessero bene l’infrastruttura che in teoria era nata per metterli in ginocchio, s’è scoperto grazie al famoso colonnello Mitrokhin. Tra i suoi mille foglietti, con cui ha divulgato i segreti del Kgb, c’era anche l’operazione speciale “Zveno” per sabotare l’oleodotto dell’Alleanza atlantica. A leggere le schede preparate dal Kgb è evidente che a Mosca sapevano già tutto. Linea Italia-Germania, lunghezza 650 chilometri. Portata, dieci milioni di tonnellate di carburanti all’anno. Punto debole, il passaggio attraverso il canale Nuovo Reno, nell’Austria settentrionale. Nel 1968, «per distrarre l’opinione pubblica da ciò che accadeva in Cecoslovacchia», i vertici del Kgb decisero che il sabotaggio previsto in caso di guerra (e già erano stati predisposti due depositi con gli esplosivi lungo la linea) si sarebbe anticipato. «L’operazione avrebbe causato inquinamento da petrolio nel Bodensee (il lago di Costanza, ndr), e questa era la sola fonte di acqua potabile sulla frontiera austro-tedesca». Una catastrofe ecologica da addebitare a presunti estremisti italiani di destra, ma in ultima analisi addebitabile agli americani, per distrarre l’opinione pubblica dall’invasione di Praga: il piano era machiavellico. Per fortuna non se ne fece niente.
Francesco Grignetti (3)
Commentò il PMLI di Firenze
La scoperta dell’oleodotto Nato ripropone con urgenza la rivendicazione di desecretare tutti gli accordi e i documenti coperti da segreto di Stato che legano a doppio filo il nostro Paese agli Usa e alla Nato, perché le masse italiane non devono più sopportare il peso della macchina da guerra imperialista americana né tollerare che la penisola sia trasformata in una gigantesca portaerei nel Mediterraneo.
Chiese di scendere in piazza contro le basi Usa e Nato esistenti in Italia (4).
Ovunque in Italia aumentano le richieste di fuoriuscita dalla NATO. Il ruolo crescente dell’Alleanza Atlantica è evidenziato nel progetto del nuovo headquarter a Bruxelles.
Tempi di austerità, ma non per la NATO. “Mentre il costo della nuova sede della NATO a Bruxelles era stato stimato in 750 milioni di euro, il portavoce dell’Alleanza a primavera di quest’anno ha annunciato che aumenterà a un miliardo di euro.
Il costo sarà distribuito tra i 28 Stati membri.
S’ignorano i motivi che hanno indotto il consorzio edile belga-olandese BAM-Alliance a chiedere un tale incremento del bilancio. In ogni caso, il nuovo ufficio non sarà consegnato a metà 2016, ma nei primi mesi del 2017″ (5).
Il carburante abbondantemente rilasciato nei nostri cieli sotto forma di gas di scarico proviene quindi in buona parte dai depositi-oleodotti della NATO.
Questa realtà, sconosciuta ai più, dovrebbe far riflettere sulle conseguenze che potrebbe avere nella nostra vita, come la possibilità di chiudere i rubinetti, di addizionare i carburanti con altre sostanze….
(2) http://www.palazzochigi.it/Notizie/Palazzo%20Chigi/dettaglio.asp?d=33973
(3) https://www.scribd.com/doc/241056527/036-LUN-12-02-07
(4) http://www.pmli.it/megaoleodottosegretonato.htm
(5) http://www.voltairenet.org/article182025.html
Approfondimenti:
LE BASI MILITARI USA E NATO IN ITALIA
AEREI E NAVI EMETTONO DI TUTTO – MA TUTTI A FAR FINTA DI NIENTE
http://www.nato.int/cps/en/natohq/topics_56600.htm
Central Europe Pipeline System (CEPS) Programme
>http://www.nspa.nato.int/en/organization/ceps/ceps.htm
A unique stewardship alliance among six NATO member nations helps ensure fuel flows economically and efficiently in Central Europe.
http://www.nspa.nato.int/PDF/CEPS/ES_article_Apr2011.pdf
WIKIPEDIA (solo voce italiana!)
http://it.wikipedia.org/wiki/Oleodotto_NATO_Petroleum,_Oil_and_Lubricant
IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.