La niña è una esaltazione delle normali condizioni del Pacifico. Laddove le acque sono più calde diventano ancora più calde, mentre dove sono più fredde, nel Pacifico centrale e orientale, si raffreddano ulteriormente. VEDI https://oggiscienza.it/2016/08/16/nina-clima-temperature/

L’attuale fenomeno La Niña è iniziato intorno a settembre 2020 e da allora è stato da lieve a moderato per la maggior parte del tempo. Ad aprile 2022 si è intensificato, provocando un’ondata di freddo sull’Oceano Pacifico equatoriale orientale che non si registrava in quel periodo dell’anno dal 1950. Dal 1950, il periodo più lungo di La Niña è stato di 37 mesi, dalla primavera del 1973 alla primavera del 1976. Nel frattempo, il più lungo El Niño è stato di 18 mesi, dall’estate del 1986 all’inizio della primavera del 1988. La cosa strana sembra, che questo fenomeno climatico La Niña prolungato, a differenza dei precedenti tripli eventi, non è arrivato dopo un forte El Niño.

Anomalie del tempo erroneamente collegate al cambiamento climatico: siamo in un anno della Niña, stranamente prolungata

L’ascesa di El Niño e La Niña – La Macchina del Tempo

La WMO comunica che c’è un’alta probabilità che l’evento La Niña, ormai estremamente duratura, e che ha influenzato l’andamento della temperatura e delle precipitazioni, che ha aggravato siccità e inondazioni in diverse parti del Mondo, ma anche ondate di caldo e siccità, si protragga almeno fino ad agosto e probabilmente l’autunno e inizio inverno nell’emisfero settentrionale.

Alcune previsioni climatiche prospettano che potrebbe persistere nel 2023 , sempre secondo la WMO. CONTINUA 

Il clima impazzito della Niña

di Alfredo Luís Somoza

Verso la fine dello scorso anno si è verificato un raffreddamento anomalo della fascia centrale dell’oceano Pacifico: effetti sono la siccità e le alte temperature nell’emisfero settentrionale, piogge torrenziali e monsoni rinforzati su buona parte dell’emisfero meridionale

Le marcate anomalie climatiche di questi ultimi mesi, con temperature roventi e forte siccità, sono state erroneamente collegate da molti media al cambiamento climatico. In realtà vanno lette in modo diverso e più specifico: siamo in un anno della Niña. Significa che, verso la fine dello scorso anno, si è verificato un raffreddamento anomalo della fascia centrale dell’oceano Pacifico. Ciò determina una variazione nella circolazione dei venti (e dunque anche delle precipitazioni) che si traduce in siccità e alte temperature nell’emisfero settentrionale, mentre su buona parte dell’emisfero meridionale si scatenano piogge torrenziali e monsoni rinforzati.

La Niña è un fenomeno speculare rispetto al più noto Niño, che prende nome dal fatto che i pescatori peruviani registravano anomalie nella temperatura dell’oceano nel periodo vicino al Natale: el Niño, “il Bambino”, si riferisce dunque al Bambin Gesù. Nessuno è mai riuscito a collegare in modo certo il riscaldamento e il raffreddamento anomali del Pacifico, situazioni che si verificano ogni 2-5 anni, al cambiamento climatico. Anche perché le prime testimonianze risalgono al 1891, quando un pescatore peruviano scriveva una lettera nella quale raccontava che si stava vivendo un anno di abbondanza perché i deserti erano diventati verdi e la pesca era stata abbondante e ricca. Le prime conseguenze delle alterazioni della temperatura delle acque sono gli insoliti comportamenti stagionali dei pesci e le anomale precipitazioni sulla costa peruviana. Ma l’intensificarsi di queste oscillazioni porta disastri su vasta scala: è accaduto ad esempio nel 1982, quando il Niño produsse devastazione e morte in America Latina per via delle alluvioni e degli uragani, in Indonesia e Oceania a causa della siccità.

Soltanto dagli anni ’70 si cominciò a studiare davvero il fenomeno, comprendendone via via le conseguenze globali. I climatologi collegarono le anomale temperature registrate nelle acque al largo del Perù a quanto accadeva negli stessi anni in Nord America. Si comprese che la Niña, in particolare, rende miti e poco nevosi gli inverni canadesi, aumenta la potenza degli uragani nell’Atlantico occidentale e nel mar dei Caraibi, genera siccità e alte temperature negli Stati Uniti meridionali e alluvioni in quelli nord-occidentali, così come sulla costa pacifica del Sud America e sulle Ande.

La fascia oceanica in cui si sviluppa il fenomeno viene chiamata dagli scienziati “piscina d’acqua calda”: va dal Perù fino alle coste orientali dell’Australia. In questa “vasca” l’acqua si scalda o si raffredda all’improvviso, e l’anomalia della temperatura, più bassa o più alta che sia, si manifesta verso dicembre. Accade ogni 3-4 anni: e allora si può stare certi che si verificherà un Niño o una Niña. Di questi fenomeni ormai conosciamo tutto, tranne l’origine, “mistero” che si aggiunge alle molte lacune della nostra conoscenza degli abissi oceanici e della biodiversità terrestre, classificata per meno di un decimo di quanto si stima sia la sua consistenza. Per esempio sui batteri, fondamentali per la vita, la nostra conoscenza si ferma all’1% dell’esistente.

Conosciamo bene, invece, le origini del cambiamento climatico: non ci sono dubbi sulle responsabilità dell’uomo. Sappiamo che esso continua a eliminare biodiversità, modificare gli habitat animali e umani, mettere a rischio la sicurezza alimentare sulla Terra. Questo è lo stato dell’arte. Non riusciamo ancora a capire fenomeni così importanti come el Niño; non vogliamo affrontare fenomeni chiarissimi, perfino banali nella loro dinamica, come il cambiamento climatico. Entrambi i fenomeni hanno ricadute drammatiche: perciò quello dell’ambiente oggi non dovrebbe più essere considerato un tema divisivo, bensì come la più grande, e forse vitale, impresa che l’umanità dovrebbe affrontare con determinazione. Se solo si riuscisse a capire che è questa la vera emergenza globale, quella che rischia di porre il punto finale alla lunga storia del nostro genere.

https://www.huffingtonpost.it/blog/2022/06/21/news/il_clima_impazzito_della_nin_a-9653554/

Record-breaking La Niña events – Bureau of Meteorology

http://www.bom.gov.au/climate/enso/history/La-Nina-2010-12.pdf

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