Continuano gli incendi che stanno devastando le foreste dell’Artico dalla Groenlandia, alla Siberia e all’Alaska. Nuova occasione per modellare le consequenze di scenari vari.
Studiare le mega-nubi degli incendi canadesi per modellare gli impatti di una guerra nucleare
Secondo uno studio pubblicato su Science da un team di ricercatori satudinitensi di Rutgers Universitu, università del Colorado, Boulder; National oceanic and atmospheric administration (Noaa), National center for atmospheric research e Naval research laboratory, i megaincendi scoppiati nella British Columbia, in Canada, nell’agosto 2017, hanno creato un’enorme nuvola che ha circondato l’intero emisfero settentrionale, emettendo così tanto fumo in atmosfera da rendere possibile agli scienziati a modellare gli impatti climatici della guerra nucleare.
Alla Rutgers spiegano che «La nuvola di piro cumulonembi (pyroCbs) – la più grande del suo genere mai osservata – venne soprannominata “la madre di tutti i pyroCbs”. Quando il fumo raggiunse la bassa stratosfera, venne riscaldato dalla luce solare ed entro 2 mesi fece un “auto-loft” da 7 a 14 miglia verso l’alto. L’ingrediente fondamentale era il black carbon (fuliggine), che assorbiva la radiazione solare, riscaldando l’aria e alimentando il rapido aumento del fumo. Il fumo è durato più di 8 mesi perché nella stratosfera non c’è pioggia per dilavarlo».
Uno degli autori dello studio, Alan Robock del Dipartimento di scienze ambientali della Rutgers, sottolinea che «Questo processo di iniezione di fuliggine nella stratosfera che la vede prolungare la sua vita con l’auto-loft, era stato precedentemente modellato come conseguenza dell’inverno nucleare nel caso di una guerra totale tra gli Stati Uniti e la Russia, nella quale il fumo delle città incendiate che bruciano cambierebbe il clima globale. Anche una guerra nucleare relativamente piccola tra India e Pakistan (che non è una possibilità remota, visto quel che sta succedendo in Kashmir, ndr) non potrebbe causare cambiamenti climatici senza precedenti nella storia umana finora registrata e per le crisi alimentari globali«
per modellare l’auto-loft e il movimento della colossale nuvola di fumo provocata dagli incendi in Canada, gli scienziati statunitensi hanno utilizzato un modello climatico all’avanguardia del National Center for Atmospher Research e spiegano ancora che «La modellazione ha preso in considerazione le caratteristiche del fumo come il rapporto tra fuliggine e altri ingredienti e la velocità con cui l’ozono nell’atmosfera superiore ha ridotto il fumo».
Robock fa notare che «La nuvola di fumo conteneva solo circa 0,3 milioni di tonnellate di fuliggine, mentre una guerra nucleare tra India e Pakistan ne potrebbe produrre 15 milioni di tonnellate e una guerra Usa contro Russia potrebbe produrne 150 milioni di tonnellate. Tuttavia, nucleare studiando l’incendio, gli scienziati hanno convalidato le loro precedenti teorie e il modello climatico che stanno utilizzando per la ricerca in corso sugli impatti di una guerra nucleare». Lo studio afferma che Il rapido aumento osservato del pennacchio di fumo, la sua diffusione e le reazioni fotochimiche nello strato di ozono forniscono nuove informazioni sui potenziali impatti climatici globali causati da una guerra nucleare».
Lo studio fa parte del Rutgers nuclear conflict climate modeling project e i prossimi passi saranno quelli di utilizzare raffinati scenari di guerra nucleare per determinare il potenziale impatto sul clima e sulla produzione di cibo sulla terra e nell’oceano, insieme al potenziale per una carestia globale. Alla Rutgers sono convinti che «Quello che gli scienziati hanno appreso dalla modellazione degli incendi renderà il loro nuovo lavoro più accurato e credibile». FONTE
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