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L’UE approva il terzo round di progetti PESCO

Il Consiglio degli Affari Esteri (Difesa) dell’Unione Europea ha formalmente approvato lo scorso 12 novembre l’aumento a 47 dei progetti di capacità nell’ambito della Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO) in materia di sicurezza e difesa. Quest’ultima, istituita ufficialmente nel dicembre 2017 e comprendente 25 dei 28 degli Stati membri dell’UE, ha come finalità primaria lo sviluppo congiunto di capacità per la Difesa da mettere a disposizione delle operazioni militari dell’UE, rafforzando in tale modo la capacità dell’Unione quale attore internazionale per la sicurezza, e contribuendo al contempo a proteggere i cittadini dell’EU, unitamente alla massimizzazione dell’efficacia della spesa per la Difesa. Lo scorso 12 novembre, il Consiglio dell’UE ha aggiunto 13 nuovi progetti alla serie iniziale di 17 progetti approvati il 6 marzo 2018 ed alla seconda 17 progetti approvati il 20 novembre 2018.

 

Nei prossimi mesi l’attenzione si concentrerà innanzitutto sull’attuazione, assicurandosi che questi progetti realizzino il loro scopo e, ovviamente, anche guardando a come andare avanti nei prossimi anni. Ma questo, ancora una volta, sarà un problema per il Consiglio nei prossimi mesi e anni”, ha dichiarato Federica Mogherini, il Capo (dimissionario) della Politica Estera e di Difesa dell’UE ai media, dopo che si è conclusa la riunione dei Ministri della Difesa dell’UE a Bruxelles. Rispondendo alle domande dei media, la Mogherini ha dichiarato che in occasione della riunione, “molta enfasi è stata posta sull’attuazione e sulla fruibilità (di tali capacità). A partire dal prossimo anno, ci sarà una pausa sull’adozione di nuovi progetti”, rimarcando che i progetti rimarranno 47 per ora. “Tra due anni, gli Stati membri partecipanti torneranno a possibili decisioni su nuovi progetti.

Ma questi prossimi due anni saranno dedicati a lavorare a pieno ritmo sulla loro attuazione, perché sappiamo che la valutazione sarà sulla fruibilità e l’implementazione”. Come ha ricordato la Mogherini, “alcuni di loro sono già in fase di implementazione. Oggi abbiamo insistito molto sul fatto che la valutazione si baserà sul livello di coerenza che gli Stati membri metteranno nell’attuazione dei propri progetti”.

Per quanto riguarda la partecipazione dei paesi terzi ai progetti PESCO”, rispondendo ad una domanda dei media, la Mogherini ha dichiarato che, “è stato svolto molto lavoro”. Il Capo della Politica Estera e della Difesa dell’EU si riferiva “all’enorme mole di lavoro” che in questi mesi è stato svolto “per cercare di raggiungere un consenso su questo regolamento e su questi requisiti che devono essere concordati. Ne abbiamo discusso anche con i Ministri oggi. Siamo più vicini che mai a trovare un accordo sui criteri e sui principi per i paesi terzi e le entità per partecipare ai progetti PESCO. L’accordo non è ancora arrivato.

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Oggi non spetta ai Ministri decidere. Il lavoro continuerà nei prossimi mesi. Tutti abbiamo espresso il desiderio di trovare un accordo prima o poi. Ma io e tutti siamo tutti consapevoli del fatto che questo è estremamente importante per alcuni progetti PESCO in particolare”. Il forte impegno dell’EU in materia di difesa e sicurezza con lo stanziamento di importanti fondi per i prossimi anni è stato questionato dagli USA sia perché drena risorse al contributo dei Paesi europei dell’Alleanza sia perché secondo l’Amministrazione americana lascerebbe fuori le società americane, mentre la Brexit apre il capitolo Regno Unito. L’EU ha fortemente contestato tale asserzione, rimarcando come i Paesi europei continuino a comprare armamenti negli USA mentre l’industria europea non riesca ad ottenere importanti sbocchi sul mercato americano.

Consentitemi anche di dire che PESCO è uno strumento per un coordinamento e una cooperazione rafforzati tra alcuni Stati membri”, ricordando che la PESCO comprende 25 dei 28 Stati dell’EU. “La partecipazione di paesi terzi e di terzi è eccezionale ed è eccezionale sulla base di l’identificazione del valore aggiunto che la partecipazione di paesi terzi può apportare a progetti gestiti da Stati membri specifici. Se fai parte della cerchia dei 28 Stati membri, il progetto PESCO rappresenta una cerchia (di paesi) ancora più piccola. Pertanto, esaminare come possono entrare entità esterne all’UE è un elemento importante, ma ancora una volta non è lo scopo del progetto PESCO.

Lo scopo dei progetti PESCO è rafforzare la cooperazione tra un numero minore di Stati membri dell’Unione Europea. La cooperazione e il partenariato con altri sono importanti – in alcuni casi è estremamente importante in termini tecnici, ma non è lo scopo principale dello strumento. Lo scopo principale dello strumento è incentivare una più stretta cooperazione tra alcuni Stati membri che stanno mettendo insieme risorse e piani per attuare alcuni progetti specifici. PESCO non è lo strumento per le partnership. Abbiamo altri strumenti per questo”, ha specificato la Mogherini.

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Sette dei nuovi progetti PESCO approvati lo scorso 12 novembre, sono focalizzati sulla formazione o sulla cooperazione operativa/tecnica che coprono aree come la formazione nel settore della cyberwarfare, subacquea, medico e difesa chimica, biologica, radiologica e nucleare (CBRND), in aggiunta alla simulazione distribuita. I restanti progetti si concentrano sul potenziamento delle azioni di collaborazione dell’UE e sullo sviluppo delle capacità nel contesto navale, aereo e spaziale. Nei diversi progetti, vi è un paese coordinatore ed altri partecipanti, ma il concorso è aperta ad altri Paesi secondo lo scopo ultimo della PESCO, fra cui alcuni osservatori secondo quanto risulta ad AD, che non sono stati citati ufficialmente ma il cui status potrebbe mutare in futuro.

TWISTER

Tra i sei progetti rivolti alla progettazione e allo sviluppo di nuovi sistemi e capacità avanzate, nel settore aerospaziale il Consiglio degli Affari Esteri (Difesa) dell’UE ha approvato il programma internazionale destinato a sviluppare, grazie anche al supporto del Fondo per la Difesa Europea (European Defence Fund), un sistema di sorveglianza ed intercettazione capace di affrontare le minacce emergenti e destinato ad entrare in linea nel 2030.

Il programma di allarme tempestivo ed intercettazione con sistema di sorveglianza di teatro basato nello spazio(Timely Warning and Interception with Space-based TheatER surveillance, TWISTER) vedrà il coordinamento da parte della Francia ed il coinvolgimento della Finlandia, Italia, Paesi Bassi e Spagna.

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Istituito per contrastare minacce aeree complesse ed in evoluzione, in particolare nel settore missilistico, il progetto mira a rafforzare la capacità di “rilevare, tracciare e meglio contrastare queste minacce attraverso una combinazione di capacità avanzate per l’allarme precoce basato sullo spazio e di intercettori endo-atmosferici”, afferma il documento che evidenzia le finalità e caratteristiche dei nuovi progetti PESCO, aggiungendo che lo stesso “promuove la capacità autonoma europea di contribuire alla difesa balistica-missilistica NATO (BMD)”.

Secondo quanto riferisce il gruppo MBDA nel proprio comunicato stampa successivo all’approvazione del nuovo round di programmi PESCO, “il nuovo intercettore multiruolo endo-atmosferico è destinato a contrastare una vasta gamma di minacce tra cui missili balistici di portata intermedia, missili da crociera ipersonici o supersonici, sistemi non-propulsi (o plananti meglio identificati internazionalmente come ‘glider’) ipersonici, missili antinave e bersagli più convenzionali come aerei da caccia di prossima generazione. Questo intercettore (multiruolo) integrerà i sistemi terrestri e navali esistenti e futuri”.

Sempre secondo MBDA, la ‘componente intercettore’ del progetto TWISTER diventerà un elemento chiave del contributo dato dai Paesi Europei alla missione di difesa territoriale, della popolazione e delle Forze Armate della NATO, soddisfacendo al contempo il livello di ambizione dell’Unione Europea nel campo della difesa missilistica. Razionalizzando e mettendo a fattore comune le capacità, gli Stati membri del PESCO beneficeranno di una capacità operativa unica nel suo genere, e garantiranno la loro autonomia strategica e libertà di azione.

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L’analisi e gli studi che hanno portato allo sviluppo del programma TWISTER, secondo quanto è stato possibile appurare, hanno evidenziato che accanto all’ormai più tradizionale minaccia missilistica balistica sono cresciute quelle ipersoniche ed altre di varia natura come sopra citate. MBDA ha quindi sviluppato studi e capacità che riguardano minacce non presenti dieci anni fa, le quali richiedono un approccio ed architetture caratterizzate da tecnologie dirompenti rispetto al passato.

Queste nuove minacce richiedono sistemi per la loro neutralizzazione completamente diversi rispetto al passato, che vedono i sistemi extra-atmosferici non particolarmente performanti contro tali minacce. Con la conseguenza che MBDA ha sviluppato tecnologie dirompenti per concetti basati su intercettori multiruolo capaci di operare dentro l’atmosfera e d’ingaggiare sia missili balistici a portata intermedia o medio-raggio che minacce ipersoniche.

Secondo quanto risulta da AD, il programma TWISTER ha quali focus principali, l’armonizzazione di concetti, dottrine e requisiti per realizzare architetture di sistemi destinati all’allarme precoce dallo spazio e all’intercettazione endo-atmosferica. Il programma è destinato a sviluppare tecnologie per un futuro sistema di allarme precoce dallo spazio, come una costellazione di satelliti geostazionari capaci di assicurare la scoperta ed il tracciamento di missili balistici e lo sviluppo di un nuovo intercettore multiruolo endo-atmosferico capace di contrastare un’ampia gamma di presenti e future minacce complesse.

Non sono emersi elementi legati ai sistemi per la scoperta delle minacce ipersoniche, ma la stessa tipologia di minaccia particolarmente difficile da intercettare e tracciare e dichiarazioni dell’industria in ordine a sistemi per il lancio e radar necessari all’intercettazione di queste ultime, portano a propendere verso un complesso di sistemi di scoperta dallo spazio e dalla terra. Nell’ambito di tale attività, i dimostratori tecnologici costituirebbero un importante elemento per la verifica della fattibilità concettuale, tecnologica ed operativa degli elementi del sistema.

Airborne Electronic Attack

L’altro importante programma che il Consiglio degli Affari Esteri (Difesa) EU ha approvato è rappresentato dall’acquisizione della capacità d’attacco elettronico dall’aria o Airborne Electronic Attack (AEA). Coordinato dalla Spagna e comprende Francia e Svezia, secondo quanto dichiarato, il programma mira a consentire alle forze aeree europee e NATO di operare in sicurezza all’interno dei territori dell’UE, nonché la proiezione delle medesime forze in altre potenziali aree d’operazioni.

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Il sistema dovrà essere interoperabile con gli attuali e previsti assetti degli Stati membri della EU e in scenari operativi multi-dominio (aria-terra-mare). Il programma AEA copre la progettazione, lo sviluppo e il collaudo di una capacità di disturbo multi-missione (che comprende il jamming ‘stand-off’ o da lunghe distanze al di fuori delle difese aeree avversarie, ‘stand-in’ e lo ‘escort-jamming’), che si baserà su attuali sviluppi tecnologici all’avanguardia a livello industriale europeo. Il sistema, secondo quanto dichiarato dal documento di presentazione dei nuovi programmi, prevede anche l’implementazione delle tecnologie legate alle Cyber Electro Magnetic Activities (CEMA). Il sistema dovrebbe seguire un approccio di sviluppo modulare, in grado di essere installato internamente alla piattaforma o esternamente mediante pod, al fine di essere compatibile con diversi velivoli, con o senza equipaggio, che siano d’interesse per gli Stati membri dell’UE.

Lo scopo del programma è quello di sviluppare un sistema capace di abilitare una piattaforma allo svolgimento di missioni Airborne Electronic Attack (AEA), in grado di adattarsi alle più recenti esigenze EW. Fra queste la soppressione ‘non cinetica’ delle difese aeree nemiche, missioni di scorta elettronica, capacità d’attacco elettronico ‘non tradizionale’, autoprotezione/supporto a missioni d’attacco e capacità d’aggiornamento continuo.

Il particolare interesse da parte dell’EU per questa capacità è evidenziato dal fatto che nell’ambito del programma di sviluppo industriale per la Difesa Europea (EDIDP), creato per integrare, sfruttare e consolidare gli sforzi collaborativi delle aziende nello sviluppo di capacità di difesa per rispondere alle sfide della sicurezza, nonché promuovere la competitività, l’efficienza e l’innovazione capacitiva dell’industria della Difesa in tutta l’Unione Europea, quest’ultima ha lanciato un serie di programmi fra cui risulta anche l’AEA. L’EDIDP ha infatti emesso una gara con requisito rappresentato da un sistema integrato AEA con caratteristiche che dal testo d’introduzione e presentazione del sistema potrebbero essere state recepite nel programma PESCO.

Il testo della gara indetta dall’EDIDP parla della progettazione, sviluppo e test di un sistema AEA che possa consentire ai Paesi della EU di poter operare sul proprio territorio senza limitazioni, contrastando efficacemente le capacità di sistemi missilistici di difesa aerea avversari con portata fino a 400 km che possano creare delle situazioni operative di Anti-Access/Area Denial (A2/AD).  Sfruttando le più avanzate tecnologie, il sistema AEA dovrà essere in grado di assicurare la soppressione ‘non cinetica’ delle difese aeree nemiche, missioni di scorta elettronica, capacità d’attacco elettronico ‘non tradizionale’, autoprotezione/supporto a missioni d’attacco e capacità d’aggiornamento continuo.

Più in particolare, per soddisfare tali requisiti operativi, il sistema dovrà essere anche in grado di controllare, localizzare e disturbare le comunicazioni avversarie mentre si monitorizza un’ampia banda di frequenze. Un altro requisito fondamentale è la capacità di mantenere aperte le comunicazioni con le forze alleate durante il funzionamento del sistema.

I requisiti richiesti al sistema dovrebbero secondo una prima analisi, consentire alla EU di disporre di un sistema di sorveglianza e disturbo ad ampio spettro, che avrebbe come principali bersagli, i sistemi di sorveglianza, scoperta e direzione del tiro in radio-frequenza, sistemi per le comunicazioni ad ampio spettro che dovrebbero comprendere anche quelle dati, e nel dominio cyber. Sempre secondo quanto richiesto, il sistema AEA dovrà implementare un sistema di jamming basato su antenne a facce fisse altamente efficienti con tecnologia di nitruro di gallio (GaN) in grado di assicurare un disturbo potente su ampia banda. Sfruttando le differenti capacità di jamming stand-off, stand-in jamming ed escort-jamming, il sistema dovrà essere in grado di assicurare la protezione elettronica delle diverse missioni aeree EU.

Andando più nel particolare, il sistema dovrà essere in grado di disturbare ed accecare i sistemi radar di sorveglianza a lunga portata, specialmente quelle maggiormente utilizzati in banda “S” dai sistemi missilistici terra-aria (SAM) e in altri sistemi Anti-Access/Area Denial (A2/AD). Inoltre, fra i requisiti evidenziati, si parla della necessità di contrastare minacce nella gamma di banda da UHF (Ultra-High-Frequency) a X.
Il bando AEA a valere sui fondi EDIDP è oggi in fase di valutazione, dopo che la fase di presentazione delle offerte da parte delle industrie coinvolte è stata chiusa lo scorso settembre. Non è noto chi abbia risposto a tale gara ma secondo quanto risulta a AD risultano coinvolti i principali player europei, nonostante non vi stata comunicazione ufficiale al riguardo.

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Il forte interesse verso i programmi AEA è emerso in tutta la sua importanza nel corso dell’International Fighter Conference 2019 del gruppo IPQC tenutasi a Berlino fra il 12 ed il 14 novembre, dove i principali player industriali hanno presentato soluzioni legate a tale capacità.

In particolare, si evidenzia come Airbus insieme ad un gruppo d’industrie e centri di ricerca tedeschi che comprende la società Hensoldt, abbiano presentato una proposta che comprende una versione ECR dell’Eurofighter Typhoon con sistema podizzato AEA per soddisfare i requisiti del Ministero della Difesa tedesco per un programma a più ampio respiro che comprende piattaforme e soluzioni per lo stand-off jamming, escort-jamming e stand-in jamming. Dalle presentazioni che sono state offerte nel corso della medesima conferenza, risulta evidente che per svolgere tali missioni siano necessarie piattaforme diverse e anche la versione ad hoc del velivolo Typhoon richieda importanti modifiche alla piattaforma ed ai sistemi di missione per assolvere a tali compiti. Il forte interesse dell’EU e della NATO verso la capacità AEA e la risposta industriale da parte dei principali player nonché un importante potenziale mercato internazionale al riguardo per il futuro, portano ad auspicare che l’Italia valuti la propria partecipazione attiva al programma AEA, come per altri progetti PESCO.

Global RPAS

Coinvolgendo l’Italia come coordinatore, Francia e Romania, il programma europeo ‘Global RPAS (Remotely-Piloted Air Systems) Insertion Architecture System’ è destinato a sviluppare con un approccio incrementale, un’architettura solida e persistente di modellazione e simulazione (M&S) per analizzare, valutare e definire procedure innovative legate ai sistemi aerei a pilotaggio remoto o RPAS, compreso l’inserimento e l’integrazione nel Sistema del Cielo Unico Europeo (Single European Sky, SES).

Scopo del programma è anche quello di istituire un centro di competenza multinazionale in grado di garantire lo sviluppo di concetti, dottrine e standardizzazione per l’uso di Unmanned Aircraft System (UAS) e sistemi di contrasto dei medesimi o Counter-UAS, nonché una formazione di base e avanzata su RPAS selezionati. Secondo quanto reperito da AD, il progetto nasce da oltre 15 anni d’attività operativa nella gestione di RPAS da parte dell’Aeronautica Militare italiana in termini di regolamentazione, inserimento nello spazio aereo e sicurezza di volo.

Secondo quanto risulta ad Analisi Difesa, il programma mira allo sviluppo comune di un sistema di simulazione modellistica in grado di valutare e mitigare le problematiche di sicurezza connesse inizialmente, all’integrazione di RPAS nel futuro spazio aereo congestionato (a breve e medio termine) secondo una prospettiva militare e di difesa aerea. A tale proposito, il progetto espande le capacità attraverso uno strumento di riduzione del rischio basato su di un network che collega gli stakeholder di pianificazione ed esecuzione del commando e controllo aereo (Air C2), della gestione del traffico aereo (Air Traffic Management), della difesa aerea (Air Defense) e dei velivoli senza pilota (RPAS). Inoltre, il progetto intende sviluppare una capacità di formazione di base e avanzata comune per gli Stati membri dell’UE, basata su RPAS strategici selezionati (come ad es. Predator, EU-MALE ecc.) e sistemi C-UAS.

Maritime Unmanned Anti-Submarine System

Il programmaMaritime Unmanned Anti-Submarine System(MUSAS) che vede il coordinamento del Portogallo e la partecipazione di Francia, Spagna e Svezia, ha quale scopo lo sviluppo e la realizzazione di un’architettura di sistema avanzata di comando, controllo e comunicazione (C3) di mezzi autonomi per la lotta antisom (ASW), che sfrutti le più avanzate tecnologie e l’intelligenza artificiale. Il sistema è destinato a migliorare la protezione delle infrastrutture sottomarine di elevata importanza come i cavi, le condotte e l’impiantistica dei giacimenti energetici, fornendo una pronta risposta con adeguati livelli di forza alle intrusioni o alle minacce alle linee di comunicazione marittime.

Il programma MUSAS mira a sviluppare e fornire un’architettura di sistema avanzata di comando, controllo e comunicazione (C3) di differenti sistemi senza pilota operanti nel contesto marittimo, integrando assetti e sensori multipli nell’ambito di un network distribuito che possa offrire una ‘superiorità informativa’ per la lotta contro minacce subacquee a forze navali, infrastrutture e traffico commerciale.

Il programma è indirizzato a realizzare un nuovo concetto di sistema ad architettura cosiddetta aperta, che permetta lo scambio del comando, controllo e gestione dei sistemi senza pilota fra gli utilizzatori della medesima rete, sfruttando nuovi moduli che abbiano le seguenti caratteristiche e funzionalità: la capacità di trasferimento del comando, controllo e comunicazioni dei mezzi non pilotati fra i diversi utilizzatori che operano sul medesimo network, lo sfruttamento delle capacità dei diversi sensori installati a bordo dei vari mezzi non pilotati da parte degli utilizzatori del network, il tutto gestito attraverso un’unica interfaccia.

European Patrol Corvette

Il programma European Patrol Corvette (EPC), coordinato dall’Italia e che vede la partecipazione della Francia, è destinato allo sviluppo del prototipo di una nuova classe di piattaforme militari che consenta di ospitare diversi sistemi e carichi utili, al fine di realizzare, con un approccio modulare e flessibile, un gran numero di compiti e missioni. Secondo le informazioni reperite da AD, l’EPC è concepita come una piattaforma comune che verrà utilizzata da diversi Paesi europei sulla base di un progetto comune che può essere adattato alle esigenze dei diversi Stati membri.

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Sulla base della cooperazione PESCO, la maggior parte delle caratteristiche della nave vanno a definire una piattaforma comune su cui applicare requisiti specifici nazionali. In particolare, la nuova piattaforma è basata su un concetto monoscafo, che consente di ospitare i diversi sistemi d’arma e il diverso carico utile compatibile con le missioni assegnate.

Il dislocamento dovrebbe aggirarsi intorno alle 3.000 tonnellate, e l’unità dovrà essere in grado di operare da infrastrutture portuali minori grazie ad un pescaggio inferiore a 5,5 mt. La lunghezza di ciascuna unità dovrebbe essere di circa 110 metri e l’impianto propulsivo sarà incentrato su motori diesel e/o elettrici, personalizzabile in base ai requisiti di base. Sia la Francia che l’Italia hanno la futura necessità di rimpiazzare rispettivamente gli OPV e le fregate classe ‘Floreal’ nonché le piattaforme tipo ‘Aviso’ e le corvette con unità di nuova concezione, programma che potrebbe diventare il primo per nuove costruzioni gestito dalla nuova joint-venture Naviris fra Fincantieri e Naval Group.

Cyber and Information Domain Coordination Center

L’obiettivo del programma Cyber and Information Domain Coordination Center (CIDCC) guidato dalla Germania e che coinvolge la Repubblica Ceca, l’Ungheria, i Paesi Bassi e la Spagna, è quello di sviluppare, istituire e gestire un centro di coordinamento multinazionale dei domini informatici e cyber (CIDCC), quale struttura militare multinazionale permanente, in cui – in linea con la Risoluzione Europea sulla Difesa Informatica del 13 giugno 2018 – gli Stati membri partecipanti contribuiscono con proprio personale, ma decidono di agire in modo sovrano e caso per caso, in base alla minaccia, incidente ed operazione, fornendo mezzi o informazioni.

Gli obiettivi di una capacità operativa iniziale del CIDCC sono la scoperta, l’allarme ed il mantenimento della liberta di manovra, il coordinamento degli effetti e la contribuzione alle attività di difesa cyber. Secondo quanto risulta ad AD da quanto dichiarato da parte tedesca, il CIDCC non opererebbe soltanto nel dominio cyber ma anche in quello elettromagnetico e cognitivo, comprendendo quindi le aree di responsabilità J2 e J6.

ECoWAR, la ”guerra collaborativa” della Ue

Il Consiglio ha inoltre approvato il programma UE Collaborative Warfare Capabilities (ECoWAR) (coordinato da Francia e comprendente Belgio, Ungheria, Romania, Spagna e Svezia) “per affrontare collettivamente ed efficacemente le minacce imminenti che sono sempre più diffuse, rapide e difficili da affrontare individuare e neutralizzare”. Gli obiettivi prefissati da questo progetto consentiranno alle forze armate all’interno dell’UE di impegnarsi in azioni che richiedono strette interazioni e interconnessioni tra diverse piattaforme di guerra attuali e future, dai sensori agli ‘effector’, “al fine di promuoverne l’efficienza, l’interoperabilità, la complementarità, la loro reattività e la loro capacità di recupero”.

Secondo le informazioni raccolte da AD, il concetto di ‘guerra collaborativa’ mira a ottenere scambi ottimizzati e duraturi di informazioni aggregate e arricchite sulla base di dati raccolti attraverso più sensori. Ciò garantisce una migliorata ‘consapevolezza situazionale’ in tempo reale, che porterà ad una reattività notevolmente migliorata contro aggressioni di elevato livello, una riduzione del rischio da danni fratricidi, una protezione potenziata e una maggiore sopravvivenza delle forze impegnate.

MAterials and Components for technological EU competitiveness

L’obiettivo del  progetto MAterials and Components for technological EU competitiveness (MAC-EU) che vede il coordinamento da parte della Francia e la partecipazione di Portogallo, Romania e Spagna, è quello di sviluppare la Base Industriale e Tecnologica della Difesa Europea (European Defence Technological and Industrial Base, EDTIB) nell’area delle tecnologie dei materiali e dei componenti, in particolare quelli per i quali la sicurezza dell’approvvigionamento e la libertà d’uso possono essere limitate.

Secondo quanto richiesto dal programma, Gli Stati membri partecipanti dovranno definire congiuntamente le priorità per lo sviluppo di tecnologie per materiali e componenti e definire un cronoprogramma articolato che tenga conto del finanziamento che gli Stati membri partecipanti possono fornire per sostenere le attività di sviluppo, definizione dei requisiti comuni ed avviare attività di ricerca e sviluppo secondo quanto stabilito con il medesimo cronoprogramma. Materiali e componenti potrebbero includere ad esempio componenti elettronici per radar, sensori, sistemi di navigazione o intelligenza integrata, materiali strutturali ad alte prestazioni, materiali invisibili e materiali per protezioni balistiche.

Nelle aree della formazione ed addestramento, i nuovi programmi comprendono la creazione di un centro integrato di simulazione ed addestramento congiunto, una cyber accademia e centro di innovazione cyber, un centro di formazione medica per forze speciali, un poligono per l’addestramento nel settore della difesa chimico, biologica, radiologica e nucleare o CBRND, una rete europea di centri di immersione. La formazione e l’addestramento rappresentano una capacità sempre più importante delle attività di Difesa e sicurezza dell’EU, a fronte dei molteplici scopi difensivi e protettivi delle infrastrutture e della popolazione dei Paesi EU contro minacce esterne e gli impegni internazionali a fianco d’organizzazioni internazionali ed in teatri operativi sempre più complessi.

EUROSIM

Il programma Integrated EUropean Joint Training and SIMulation Centre (EUROSIM), coordinato dall’Ungheria e con la partecipazione di Francia, Germania, Polonia e Slovenia, è destinato alla creazione di un hub addestrativo e di simulazione tattica che, attraverso una governance decentralizzata, coinvolgendo capacità di addestramento multinazionali, dovrebbe integrare i siti addestrativi e di simulazione tattici in Europa in un sistema collegato in rete in tempo reale.

In connessione con la proposta EDIDP “EU Battle Lab”, il concetto EUROSIM intende raggiungere gli obiettivi fissati fornendo capacità mancanti nel campo della formazione multinazionale congiunta e delle esercitazioni militari. il progetto EUROSIM è destinato a creare il quadro “architettonico” e delineare gli obiettivi della proposta EDIDP “EU Battle Lab”. Contribuirà a un addestramento a livello di battaglione e oltre, nonché a innalzare il livello generale di tali esercitazioni sfruttando e integrando i siti di addestramento esistenti ma geograficamente diffusi in un sistema di addestramento in rete. Quest’ultimo garantirà una formazione concertata e armonizzata delle forze degli Stati membri dell’UE.

EU Cyber Academia and Innovation Hub

Coordinato dal Portogallo con la partecipazione della Spagna, il programma EU Cyber Academia and Innovation Hub (EU CAIH) ha lo scopo di stimolare l’istruzione, la formazione e la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo del settore cyber al fine di fornire all’UE e agli Stati membri le competenze necessarie per soddisfare le esigenze di una nuova generazione di operatori del settore. Secondo quanto è stato evidenziato, ci sarà bisogno di un elevato numero di nuovi operatori del settore per colmare il gap di personale con competenze informatiche in Europa entro il prossimo quinquennio. L’EU CAIH stabilirà un quadro cooperativo con il mondo accademico, industriale e altri progetti nazionali e multinazionali, svolgendo un ruolo centrale in una “rete di conoscenze”, che offre opportunità per migliorare la cyberdefence, l’istruzione e la formazione sulla sicurezza informatica, al fine di migliorare l’interoperabilità e funzionalità. Le attività principali del CAIH saranno l’istruzione, formazione ed esercitazioni specifiche, ricerca, sviluppo, innovazione e valutazione a cui s’aggiungerà lo sviluppo a livello industriale.

Special Operations Forces Medical Training Centre

Il programma Special Operations Forces Medical Training Centre (SMTC) di cui la Polonia è coordinatore ed a cui partecipa l’Ungheria, è destinato a creare un centro di formazione medica d’eccellenza incentrato sul supporto medico per operazioni speciali. L’obiettivo generale, secondo quanto dichiarato, sarebbe quello di migliorare le capacità mediche a supporto delle missioni e operazioni SOF, in termini di formazione, procedure e interoperabilità. L’intento del progetto è ‘quello di espandere le capacità del centro di addestramento medico militare polacco di Łódź (che ha lo status certificato di centro di formazione nazionale di medicina d’emergenza, NAEMT) in SMTC per aumentare il coordinamento del supporto medico per le operazioni SOF, rafforzare la cooperazione professionale in quel campo, migliorare la prontezza e capacità di gestione delle risorse umane per quanto riguarda il personale e il materiale, e intensificare l’armonizzazione nella materia’. Second quanto risulta ad AD, il programma avrebbe obiettivi di breve, medio e lungo termine.

I primi comprenderebbero la fornitura di un’istruzione medica comune e una formazione certificata per operatori e personale medico a supporto delle operazioni SOF, in conformità con gli standard concordati e tenendo conto degli standard NATO e l’istruzione di un corso di formazione medica SOF UE. I secondi sarebbero destinati a facilitare la formazione medica per i SOF a livello dell’UE conducendo attività di ricerca sulla difesa e di sviluppo delle capacità, in particolare lo sviluppo di attrezzature mediche militari, che potrebbero essere parzialmente finanziate dall’EDIDP/EDF, a cui s’aggiunge il miglioramento ulteriore della dottrina esistente nell’area del supporto medico. Gli obiettivi a lungo termine vedrebbero invece la preparazione di personale interoperabile (medico e non medico) altamente istruito e congiuntamente formato, pronto a supportare una gamma completa di missioni SOF, anche nell’ambito delle operazioni in ambito PSDC. Infine, contribuire agli sforzi nazionali e dell’UE nel supporto medico per le missioni e le operazioni SOF, senza duplicare strutture e formati esistenti.

Chemical, Biological, Radiological, Nuclear Defense Training Range

Coordinato dalla Romania e con la partecipazione della Francia e dell’Italia, il programma Chemical, Biological, Radiological, Nuclear Defense Training Range (CBRNDTR) si rivolge alla formazione individuale e collettiva standardizzata nella difesa contro attacchi ed incidenti chimici, biologici, radiologici e nucleari, utilizzando le strutture e le infrastrutture esistenti su richiesta. Per questo è previsto, entro il completamento del progetto, lo sviluppo di una struttura che fornirà una gamma completa di capacità addestrative sul campo, che comprendono l’addestramento reale contro agenti chimici, per specialisti CBRND e unità minori, fino a livello di compagnia. Secondo quanto risulta ad AD, gli obiettivi a breve termine comprenderebbero l’aumento dell’uso delle infrastrutture e delle capacità esistenti per la formazione su richiesta, la creazione di una formazione collettiva e due specifici corsi di cui uno sulla decontaminazione RBC e l’altro sugli aspetti principali della difesa CBRN. Gli obiettivi a medio termine comprenderebbero lo sviluppo ulteriore delle strutture del poligono di formazione CBRND al fine di fornire addestramento reale ed il coinvolgimento dell’industria di settore per l’impiego delle strutture esistenti volto alla dimostrazione di nuove capacità.

A lungo termine si parla di uno specifico corso di formazione pratica per specialisti CBRND e piccole unità, compresa la formazione ‘live’ contro agenti chimici. La capacità operativa iniziale del Centro sarebbe stata fissata ma AD non ha conferma ufficiale per il 2021 mentre quella completa nel 2024.

European Union Network of Diving Centres

Il programma EUNDC (European Union Network of Diving Centres) per la creazione di una rete dei centri d’immersione dell’Unione Europea, coordinato dalla Romania e con la partecipazione della Bulgaria e della Francia, ha come scopo principale il coordinamento e miglioramento del funzionamento dei centri di immersione dell’UE al fine di sostenere meglio le missioni e le operazioni della PSDC, in particolare garantendo un’istruzione e una formazione regolamentata per i subacquei e soccorritori (compresi quelli per le operazioni sulle acque interne) degli Stati membri dell’UE.

Gli obiettivi a breve termine comprenderebbero il coordinamento e la conduzione di un’istruzione e una formazione comuni per una gamma completa di operazioni di difesa e di immersione subacquea, compresa la certificazione di navi e operatori subacquei di salvataggio, secondo gli standard concordati, tenendo conto degli standard NATO, a cui s’aggiunge l’istituzione di un corso di addestramento per le immersioni in miniera dell’UE.

Nell’ambito degli obiettivi a medio termine, il programma è destinato a facilitare la formazione dell’UE per lo smaltimento di ordigni esplosivi (EOD, compreso il C-IED marittimo), le forze di operazione speciali (SOF) e i gruppi d’assalto anfibi sfruttando iniziative di raggruppamento e condivisione, a sostegno della ricerca nel campo della difesa e dello sviluppo delle capacità, in particolare per lo sviluppo di equipaggiamenti per immersioni militari che possa essere parzialmente finanziato dal EDF e per migliorare ulteriormente la dottrina esistente nel campo delle immersioni. A lungo termine è previsto il supporto dell’organizzazione e del coordinamento delle operazioni di salvataggio marittimo (incluso un importante intervento SAR), operazioni EODsubacquee e protezione della forza marittima.

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Il livello di ambizione di questi nuovi programmi richiede finanziamenti significativi, sebbene in questa fase non siano state fornite indicazioni di bilancio. “Quando si tratta delle implicazioni di bilancio dei progetti PESCO, spetta agli Stati membri coinvolti nei progetti PESCO condividere le cifre. I progetti PESCO sono guidati dagli Stati membri. PESCO è un quadro cooperativo per gli Stati membri partecipanti per riunirsi e realizzare progetti da soli. Quindi le decisioni finali e la responsabilità finale sono nelle loro mani.

Non vedo alcun impedimento per loro di condividere le implicazioni di bilancio – sarei a favore, ma è nelle mani degli Stati membri”, ha affermato la Mogherini sottolineando che “saranno coinvolti fondi dell’UE. Questo è ovviamente parte della responsabilità della Commissione. Come sapete, la trasparenza è per noi un principio chiave. Pertanto, pur mantenendo le prerogative degli Stati membri partecipanti, dalla nostra parte la divulgazione sarà ed è già presente”. FONTE

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