Scene dal film The Day After Tomorrow che mostra la Statua della Libertà coperta di ghiaccio. Nel film un rapido arresto della corrente chiamata Amoc fa precipitare le temperature durante la notte. In realtà il cambiamento sarà molto più lento, ma comunque drammatico. Fotografia: 20th Century Fox/Kobal/REX/Shutterstock
Il Golfo perde la sua corrente: l’Atlantico sarà uno stagno promette La Repubblica. Nell’Atlantico trovati segnali di una catastrofe globale scrive Sputnik Italia. Valanghe di articoli in tutto il mondo aprono uno scenario piuttosto raggelante.
Nuovi studi mostrano come la Corrente del Golfo è attualmente la più debole da 1.600 anni
La calda corrente atlantica legata ai cambiamenti bruschi e improvvisi del clima in passato è ora nel suo punto più debole da almeno 1.600 anni, questo viene mostrato da una nuova ricerca. I risultati, basati su molteplici linee di evidenza scientifica, mettono in dubbio le previsioni precedenti secondo le quali un crollo catastrofico della Corrente del Golfo richiederebbe secoli.
Un simile collasso vedrebbe l’Europa occidentale soffrire inverni molto più estremi, il livello del mare salirebbe velocemente sulla costa orientale degli Stati Uniti interrompendo le piogge tropicali. La nuova ricerca mostra che la corrente è ora del 15% più debole di circa 400 A.D. una deviazione eccezionalmente ampia, e che il riscaldamento globale causato dall’uomo è responsabile di almeno una parte significativa dell’indebolimento.
La corrente, conosciuta come Atlantic Meridional Overturning Circulation (Amoc), trasporta l’acqua calda verso nord, verso il polo nord. Lì si raffredda, diventa più densa e affonda ritornando verso sud. Ma il riscaldamento globale ostacola il raffreddamento dell’acqua, mentre lo scioglimento dei ghiacci nell’Artico, in particolare dalla Groenlandia, inonda la zona di acqua dolce meno densa, indebolendo la corrente dell’Amoc.
Gli scienziati sanno che l’Amoc ha iniziato il rallentamento dal 2004, quando gli strumenti furono dispiegati in mare per misurarla. Ma ora due nuovi studi hanno fornito prove oceaniche complete che l’indebolimento è senza precedenti da almeno 1.600 anni, arrivando fino a quando la nuova ricerca si estende.
“L’Amoc è una parte molto importante del sistema climatico della Terra e in passato ha svolto un ruolo importante nel cambiamento climatico improvviso”, ha affermato il Dr. David Thornalley, dell’Università dello Studio di Londra, che ha guidato uno dei nuovi studi. Egli afferma che gli attuali modelli climatici non replicano il rallentamento osservato, suggerendo che l’Amoc è meno stabile di quel che si pensava.
Durante l’ultima glaciazione, alcuni grandi cambiamenti nell’Amoc hanno portato le temperature invernali a variare di 5-10° C in meno in un breve periodo di 1-3 anni, con gravi conseguenze per il clima sulle masse terrestri che si affacciano sull’Atlantico. “Gli [attuali] modelli climatici non prevedono [un arresto dell’Amoc] accadere in futuro – il problema è quanto siamo certi che non accadrà? È uno di questi punti di svolta che è una probabilità relativamente bassa, ma di grande impatto.”
Lo studio di Thornalley e colleghi, pubblicato su Nature, ha utilizzato nuclei di sedimenti da un sito chiave di Cape Hatteras, nel North Carolina, per esaminare l’Amoc negli ultimi 1600 anni. I grani di sedimento più grandi riflettono le correnti dell’Amoc più veloci e viceversa.
Hanno anche utilizzato le conchiglie di minuscole creature marine da siti attraverso l’Atlantico per misurare un modello caratteristico di temperature che indicano la forza dell’Amoc. Quando si indebolisce, una vasta area dell’oceano intorno all’Islanda si raffredda, mentre l’acqua meno calda viene portata a nord e le acque al largo della costa orientale degli Stati Uniti si riscaldano.
Anche il secondo studio, pubblicato su Nature , ha utilizzato il modello caratteristico delle temperature, ma lo ha valutato utilizzando i dati delle temperature raccolte negli ultimi 120 anni circa.
Entrambi gli studi hanno scoperto che l’Amoc oggi è circa il 15% più debole di 1.600 anni fa, ma risultano anche differenze nelle loro conclusioni. Il primo studio ha rilevato un significativo indebolimento dell’Amoc dopo la fine della piccola era glaciale nel 1850, il risultato della variabilità climatica naturale, con ulteriore indebolimento causato in seguito dal riscaldamento globale.
Il drastico raffreddamento del Nord Atlantico va oltre le peggiori paure, avvertono gli scienziati
Il film catastrofico del 2004, The Day After Tomorrow, prevedeva una rapida chiusura dell’Amoc e un congelamento devastante. Le basi della scienza sono state ritratte correttamente, ha detto Thornalley: “Ovviamente il film è stato esagerato – i cambiamenti sono avvenuti in pochi giorni o settimane ed erano molto più estremi. Ma è vero che in passato questo indebolimento dell’Amoc è avvenuto molto rapidamente e ha causato grossi cambiamenti”.
Si ringrazia Michel Margini per questo link: theguardian.com
Enzo
Attività Solare
COMMENTO INTERESSANTE DI GUIDO GUIDI
ANNOTAZIONI
Nel 1958 aveva promesso il futuro presidente americano Lyndon B. Johnson: «Dallo spazio riusciremo a controllare il clima sulla terra, a provocare alluvioni e carestie, a invertire la circolazione negli oceani e far crescere il livello dei mari, a cambiare la rotta della corrente del Golfo e rendere gelidi i climi temperati».
Nel 1966, Gordon J.F. MacDonald, allora direttore associato dell’Istituto di Geofisica e Fisica Planetaria della University of California di Los Angeles aveva scritto un libro “Unless Peace Comes” (1). Un capitolo della sua opera si intitola “Come distruggere l’ambiente”.
MacDonald scrive sulla possibilità di una
MODIFICAZIONE DEL CLIMA
Nel valutare se la modifica del clima sia possibile o meno, è utile esaminare le variazioni climatiche in condizioni naturali. Esistono solide prove geologiche di una lunga sequenza di ere glaciali, in un passato relativamente recente, che dimostrano che il clima mondiale è in uno stato di lenta evoluzione. Ci sono anche buone prove geologiche, archeologiche e storiche per un modello di più piccole e rapide fluttuazioni, sovrapposte al lento cambiamento evolutivo. …I rapidi cambiamenti del clima nel passato suggeriscono a molti che esistono instabilità che interessano l’equilibrio della radiazione solare. D’altronde, il clima è principalmente determinato dall’equilibrio tra l’irraggiamento delle onde corte in arrivo dal Sole (principalmente sotto forma di luce) e la perdita di radiazioni sotto forma di onde lunghe in uscita (principalmente calore). Tre fattori dominano l’equilibrio: l’energia del Sole, le caratteristiche della superficie delle varie regioni terrestri (acqua, ghiaccio, vegetazione, deserto, ecc.), e la trasparenza dell’atmosfera della Terra in relazione alle diverse forme di energia irradiata.
Riguardo all’ultimo fattore, l’effetto delle nuvole nel creare giornate fredde e notti relativamente calde è una cosa piuttosto familiare. Ma le nuvole sono piuttosto una manifestazione che un fattore scatenante del tempo e del clima; di fondamentale e maggior rilevanza è l’effetto dei gas nell’atmosfera, che assorbono gran parte dei raggi in transito dal Sole verso la Terra o dalla Terra verso lo spazio. Gli intensi raggi X e ultravioletti del Sole, entrambi con particelle atomiche ad alta energia, vengono trattenutii nella parte alta dell’atmosfera. Solo la stretta banda di luce nel visibile e qualche breve onda radio riescono ad attraversare l’atmosfera senza grandi interruzioni.
Ci sono state molte discussioni negli ultimi anni, in merito a supposti effetti complessivi sul clima mondiale dovuti ell’emissione di CO2 da parte di fornaci e motori che bruciano combustibili fossili, ed alcune sulle possibili influenze dei gas di scarico dei grandi razzi sulla trasparenza dell’alta atmosfera. L’anidride carbonica immessa nell’atmosfera dall’inizio della rivoluzione industriale ha prodotto un aumento di temperatura media nella bassa atmosfera di pochi decimi di grado Fahrenheit. Un aumento di temperatura simile potrebbe essere provocato dal vapore acqueo che potrebbe essere introdotto nella stratosfera dal trasporto supersonico.
In linea di principio sarebbe possibile introdurre materiale nell’alta atmosfera capace di assorbire sia la luce in entrata (raffreddando la superficie) che il calore in uscita (riscaldando la superficie).
In pratica, nell’alta atmosfera rarefatta e ventosa, il materiale si disperderebbe piuttosto rapidamente, in questo modo l’uso militare di questa tecnica potrebbe contare su effetti globali piuttosto che locali. Inoltre, il materiale molecolare tende a decomporsi, e anche materiali elementari possono andare dispersi per effetto della diffusione nello spazio o delle precipitazioni sulla superficie terrestre.
A livelli intermedi, nella stratosfera, i materiali potrebbero tendere ad accumularsi sebbene il tempo di miscelazione in questa parte di atmosfera sia certamente meno di dieci anni e può essere anche di pochi mesi. Se i meteorologi di una nazione calcolassero che un generale riscaldamento o raffreddamento della Terra fosse nel loro interesse nazionale, migliorando il loro clima, e peggiorando quello degli altri, la tentazione di rilasciare materiali con razzi ad alta quota potrebbe esistere. Però al momento conosciamo troppo poco riguardo agli effetti paradossali del riscaldamento e del raffreddamento, per dire quale potrebbe essere il risultato. Sarebbero prevedibili effetti più improvvisi, forse molto più brevi ma comunque 6 disastrosi, se i mezzi chimici o fisici fossero sviluppati per attaccare uno dei costituenti naturali dell’ozono nell’atmosfera. Una bassa concentrazione di ozono (03, una rara forma molecolare dell’ossigeno) in uno strato tra 15 e 50 chilometri di altezza ha la massima importanza per la vita sulla terra. Esso è responsabile dell’assorbimento della maggior parte dei raggi ultravioletti provenienti dal Sole. In dosi lievi, questi raggi provocano scottature, ma se l’intera forza si manifestasse in superficie, sarebbe fatale per tutta la vita – comprese le colture agricole e gli allevamenti – che non potrebbero essere protetti. L’ozono viene rifornito ogni giorno, ma un ‘buco’ temporaneo nello strato di ozono sopra un’area bersaglio potrebbe essere creato da un’azione fisica o chimica. Per esempio, i raggi UV con lunghezza d’onda di 250 millimicron decompongono le molecole di ozono, e l’ozono reagisce facilmente con una vasta gamma di materiali. Al momento, possiamo solo provvisoriamente speculare sulla modifica dell’emissione di onde corte dalla sua sorgente, il Sole. Abbiamo scoperto instabilità importanti sulla superficie del Sole, che potrebbero essere manipolate da qui a molti anni….
I piani usuali per la modifica del clima comportano la manipolazione di grandi superfici di ghiaccio. La persistenza di questi grandi distese di ghiaccio è dovuta agli effetti del raffreddamento del ghiaccio stesso, sia nel riflettere (piuttosto che assorbire) i raggi ad onde corte in entrata sia nell’emanare calore ad una velocità più alta rispetto alla superficie terrestre (non coperta di ghiaccio). Un mezzo comunemente proposto di modificazione del clima comporta lo spargimento di strati sottili di materiale colorato su una superficie ghiacciata, tali da inibire i processi sia di emanazione che di reazione, sciogliendo il ghiaccio e modificando così il clima.
Tale procedura presenta evidenti difficoltà tecniche e logistiche. Per esempio, se si volesse creare un rivestimento superficiale di non più di un micron di spessore per coprire 1000 km2 , il materiale impiegato per la copertura, pur estremamente sottile, peserebbe comunque un milione di tonnellate o più, a seconda della sua densità. Quindi le proposte di ricoprire con della polvere, diffusa nell’aria, alcune delle immense calotte di ghiaccio del pianeta, non sono realistiche e sono tipiche di un’approccio di forza bruta, e non comportano alcun vantaggio nello sfruttamento delle instabilità presenti nell’ambiente.
Mentre può essere tecnologicamente difficile cambiare la natura della superficie di una calotta di ghiaccio, e quindi le sue proprietà termiche, può essere possibile spostare il ghiaccio, tenendo conto dell’instabilità gravitazionale delle calotte. Il potenziale gravitazionale di energia dell’acqua allo stato solido, come in una spessa calotta di ghiaccio è molto maggiore di quello che si trova a livello del mare. Questo fatto rende possibile, almeno in linea di principio, prevedere piani di ridistribuzione del ghiaccio. Infatti, A.T. Wilson ha proposto una teoria ciclica per le ere glaciali basata su questa instabilità.
I punti principali della teoria di Wilson sono i seguenti:
1. L’antartide è coperta da uno strato di ghiaccio spesso diversi chilometri. La pressione sul fondo del ghiaccio è sufficiente a mantenere il ghiaccio vicino al suo punto di fusione, l’acqua è un materiale insolito in quanto un aumento della pressione abbassa e non alza il punto di fusione. Un aumento dello spessore dello strato di ghiaccio potrebbe causare fusione in basso. La risultante miscela di acqua e ghiaccio lungo il letto del ghiacciaio consentirebbe un flusso da processo di congelamento e di fusione – un processo di portata molto più efficace di un ordinario flusso plastico.
2. Se tale instabilità si verificasse, la calotta fluirebbe fuori nel mare circostante e 7 una piattaforma di ghiaccio di grandi dimensioni si formerebbe tra l’antartide e l’oceano intorno ad essa. Come conseguenza, i raggi solari ad onda corta verrebbero riflessi e ci sarebbe un’aumentata perdita di calore per i raggi ad onda lunga, causando il raffreddamento e l’induzione della glaciazione in tutto il mondo.
3. Una volta che la piattaforma è nell’oceano, inizierà a sciogliersi e, infine, sarà rimossa. Il ghiaccio che rimarrà sulla superficie sarà molto più sottile rispetto a prima. Dato che la riflettività dell’emisfero sud diminuisce con lo scioglimento della calotta dell’ Antartide, la temperatura globale diventerà più calda di nuovo, come avviene all’inizio di un periodo interglaciale. La calotta di ghiaccio si formerà di nuovo, lentamente.
Commentando la teoria di Wilson, J.T. Hollin ha messo in evidenza la possibilità di un catastrofico brusco incremento o avanzamento della calotta di ghiaccio, come ad esempio è stato registrato su piccoli ghiacciai in numerose occasioni. Il più grande incremento riportato finora è probabilmente quello della calotta di ghiaccio in Spitsbergen che è avanzata alcune volte fino a 21 km su un fronte di 30 chilometri, tra il 1935 e il 1938. Ci sono anche dei resoconti che parlano di avanzamenti dei ghiacciai a velocità fino a 100 metri al giorno. Hollin ipotizza che, una volta che si raggiunga la fase di fusione sul fondo di una calotta di ghiaccio a gravità instabile, il ghiacciao si muoverà in fretta. In aggiunta al calore geotermico intrappolato che scioglie il ghiaccio sul fondo, ci sono anche contributi aggiuntivi di calore dovuti all’attrito, generato non appena il ghiacciaio inizia a sfregare lungo il terreno solido.
Se la teoria ipotizzata da Wilson è corretta (e ci sono molti indizi interessanti a tal proposito), allora un meccanismo esiste per modificare catastroficamente il clima della Terra. Il rilascio di energia termica, forse attraverso esplosioni nucleari lungo la base di uno strato di ghiaccio, potrebbe avviare uno scorrimento verso l’esterno della coltre di ghiaccio che sarebbe poi sostenuta dall’energia gravitazionale. Un megaton di energia è sufficiente per fondere circa 100 milioni di tonnellate di ghiaccio. 100 megatoni di energia convertirebbero 0,1 centimetri di ghiaccio in uno strato sottile di acqua esteso a tutta la calotta antartica. Quantità più trascurabili di energia opportunamente posizionate potrebbe indubbiamente avviare il flusso verso l’esterno del ghiaccio. Quali sarebbero le conseguenze di una simile operazione? Se la velocità di 100 metri al giorno fosse confermata, l’immediato effetto di questa grande quantità di ghiaccio riversata nell’acqua sarebbe quello di creare enormi tsunami (onde anomale), che distruggerebbero completamente le regioni costiere anche nell’emisfero settentrionale. Seguirebbero quindi cambiamenti climatici sostanziali indotti dal cambiamento improvviso della riflettività della Terra. Ad una velocità media di 100 metri al giorno, il centro della calotta polare raggiungerebbe i rilievi montuosi della terra in quaranta anni. Chi avrebbe da guadagnare da tale applicazione? Il logico candidato sarebbe un paese equatoriale senza sbocco sul mare. Un lungo periodo glaciale garantirebbe condizioni quasi artiche su gran parte delle zone temperate, ma il clima temperato con precipitazioni abbondanti sarebbe la regola nelle attuali regioni tropicali.
SCRITTO INTEGRALE
https://www.nogeoingegneria.com/wp-content/uploads/2013/02/Come_devastare_ambiente_G.MacDonald.pdf
VEDI ANCHE
LA TERRA COME TARGET & ARMA: “COME DISTRUGGERE L’AMBIENTE”
PIANETA TERRA – ARMA DI GUERRA
IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.