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Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

Atto a cui si riferisce:
C.5/09432 «La geoingegneria – detta anche ingegneria del clima – è un vasto insieme di metodi e tecnologie che mirano ad alterare deliberatamente il sistema climatico al fine di alleviare…

 

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-09432

presentato da

PELLEGRINO Serena

testo presentato

Giovedì 8 settembre 2016

modificato

Lunedì 12 settembre 2016, seduta n. 670

PELLEGRINO e ZARATTI. — Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
«La geoingegneria – detta anche ingegneria del clima – è un vasto insieme di metodi e tecnologie che mirano ad alterare deliberatamente il sistema climatico al fine di alleviare l’impatto dei cambiamenti climatici»;
il Panel Internazionale per il Riscaldamento Climatico (IPCC, 
Intergovernmental Panel on Climate Change) delle Nazioni Unite nel suo Quinto Rapporto (AR5) del settembre 2013, ha nominato per la prima volta la geoingegneria come tecnica in grado di controllare il riscaldamento globale senza dover ridurre le emissioni di gas ad effetto serra, richiamando SRM (acronimo che sta per Solar Radiation Management, cioè, in italiano, gestione – ovvero contenimento, ovvero mitigazione, riduzione, blocco, etc – della radiazione solare);
nel predetto rapporto (AR5) non sono stati chiariti gli effetti dell’applicazione delle tecniche di alterazione deliberata del sistema climatico SRM e CDR (
Carbon Dioxide Removal) sull’ecosistema;
pur tuttavia vi è evidenza pubblica nei lavori dell’IPCC (WG I) del riferimento già nel titolo (capitolo 7) alla tecnica dell’SRM mediante irrorazione di «Nuvole e Aerosol», pratica di cui non vi è certezza scientifica circa gli effetti sull’ecosistema e, indirettamente, sull’uomo;
l’uso di aerosol diffondenti in quota allo scopo di aumentare la riflettività (albedo) della Terra, richiama con forza il tema dell’ATRMF (
active technical management of radioactive forcing), progetto di cui fu protagonista lo scienziato Edward Teller (E. Teller, R. Hyde e L. Wood «Global Warming and Ice Ages», 1997. E. Teller, R. Hyde e L. Wood «Active Climate Stabilization: Practical Physics-Based Approaches to Prevention of Climate Change», 2002) ed i cui studi risultano essere stati presentati a Erice, al «22-esimo seminario internazionale delle Emergenze Planetarie» ed a Washington, in occasione del Simposio dell’Accademia Nazionale d’Ingegneria;
da un recente studio condotto presso l’aeroporto di Zurigo dall’
Institute for Atmospheric and Climate Science, ETH Zurich, al fine di stabilire la composizione chimica dei gas di scarico delle turbine dei velivoli, è stato possibile riscontrare composti metallici tutti internamente mescolati con le particelle di fuliggine, tra cui cromo, ferro, molibdeno, vanadio, alluminio, bario, rame, piombo, nickel, manganese, titanio, zirconio, calcio, sodio, silicio, condizione anomala e impropria alla combustione;
quanto precede parrebbe pertanto già smentire la circostanza che saremmo soltanto ad una fase di studio in laboratorio della tecnica dell’SRM, condizione peraltro non chiarita dal rapporto IPCC laddove si legge in modo contraddittorio che: «Fintantoché le concentrazioni di gas serra continuassero ad aumentare, si richiederebbe un aumento proporzionale di SRM, esacerbandone gli effetti collaterali». Con il chiaro riferimento ad un «aumento proporzionale», che confermerebbe viceversa il fatto di trovarsi ad una fase avanzata del progetto SRM e ad effetti collaterali che nel seguito il rapporto così sintetizza: «Inoltre, con grande probabilità, un aumento del SRM a livelli considerevoli comporterebbe il rischio che un’interruzione delle stesse, per qualsiasi motivo, risulti in un rapido aumento (entro un decennio o due) delle temperature superficiali a valori coerenti con la concentrazione di gas serra, il che sottoporrebbe a forte sollecitazione i sistemi sensibili ai cambiamenti climatici. Infine, l’SRM non sarebbe in grado di compensare l’acidificazione degli oceani dovuta all’aumento di CO
2.»;
la cooperazione tra lo Stato Italiano ed il Governo degli Stati Uniti sul tema del riscaldamento globale ha visto un’importante accelerazione a seguito della firma dell’accordo Italia-U.S.A. del 2002 definito «Piano dettaglio accordo Italia U.S.A. sul clima»;
tale accordo non esclude l’applicazione della tecnica geoingegneristica dell’SRM, che pare invece contemplarla nel WORKPACKAGE 10 dal titolo «Esperimenti di manipolazione degli ecosistemi terrestri» (pag. 38);
i recenti accordi di Parigi, volti a stabilizzare l’aumento della temperatura al di sotto dei 2
oC, non mitigano le preoccupazioni ed i dubbi sulle applicazioni delle scienze geoingegneristiche al clima, posto che solo una drastica ed immediata riduzione della CO2 attraverso l’abbandono del fossile e un immediato processo di conversione alle fonti di energie rinnovabili potranno consentire di raggiungere l’ambizioso traguardo che è la salvaguardia del pianeta dal rischio della sua autodistruzione a causa dell’aumento della sua temperatura;

a tutt’oggi non è dato sapere agli interroganti in che modo o forma il Governo italiano è impegnato nell’applicazione delle scienze geoingegneristiche in forza del richiamato trattato e degli atti successivi –:

alla luce di quanto esposto in premessa, al fine di tutelare l’ambiente dall’applicazione delle tecniche geoingegneristiche, quali accertamenti ed eventuali riscontri si siano avuti riguardo agli effetti collaterali sull’ecosistema ed il loro grado di inquinamento per l’uomo, l’ambiente e la biodiversità. (5-09432)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 8 settembre 2016
nell’allegato al bollettino in Commissione VIII (Ambiente)
5-09432

Con riferimento alle questioni poste dagli Onorevoli Interroganti, in via preliminare, si fa presente che, nel quinto rapporto dell’IPCC (AR5) del 2013, viene riportato che le tecniche di geoingegneria e dei metodi di gestione della radiazione solare, citate nella interrogazione, non sono al momento implementati né testati, anche in virtù della incertezza e mancanza di conoscenza su eventuali effetti sull’ambiente e sulla salute. In particolare è ancora incerto quale sia la quantità di aerosol necessaria per ottenere un risultato efficace.
Al riguardo, si evidenzia che al momento ci sono pochi studi scientifici in cui si sono affrontate le tematiche dei metodi di gestione della radiazione solare e le implicazioni sul clima con particolare riferimento alle precipitazioni. Ciò nonostante, tali studi hanno evidenziato numerosi effetti collaterali e rischi derivanti dall’implementazione di tali metodi. Inoltre sono stati evidenziati potenziali effetti avversi che potrebbero vanificare l’applicazione di tali metodi per l’obiettivo di ridurre l’effetto serra.
Si sottolinea, infine, come la geoingegneria e i metodi di gestione della radiazione solare (SRM) sono ancora ad uno stadio embrionale e pertanto non considerati negli accordi internazionali come strumento di riduzione dell’effetto serra.
Infatti, l’accordo di Parigi prevede l’impegno volontario dei Paesi firmatari, alla riduzione delle emissioni di gas serra in atmosfera attraverso l’implementazione di politiche e misure di mitigazione di gas serra, incluse politiche di sviluppo delle energie sostenibili, a livello nazionale, e non prevede l’utilizzo delle tecniche riportate nell’interrogazione parlamentare.
Infine, con riferimento all’accordo del 2002 definito «Piano dettaglio accordo Italia-USA sul clima», ed in particolare al WORKPACKAGE 10 dal titolo «Esperimenti di manipolazione degli ecosistemi terrestri», si precisa come tali attività sono state focalizzate sulla ricerca eco fisiologica, al fine di simulare e verificare i meccanismi di risposta delle piante in atmosfera a concentrazione di CO
2 arricchita in termini di produttività e di vulnerabilità con esplicito riferimento al futuro ruolo dei sequestri di carbonio da parte dei sistemi agroforestali. FONTE http://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=5/09432&ramo=C&leg=17

 

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