PADRONI DEI MONDI
LA NASA SOGNA DI CREARE UN EFFETTO SERRA SU MARTE E ELON MUSK DI USARE BOMBE TERMONUCLEARI
La Nasa sogna di colonizzare Marte scatenando un enorme effetto serra
I progetti di “terraforming”
VITTORIO SABADIN
Se, com’è probabile, fra moltissimi anni la Terra diventerà un luogo non più abitabile dall’uomo (ndr: le sperimentazioni intense nel laboratorio terrestre danno ‘buone speranze’ di farcela in breve tempo), rifugiarsi su Marte potrebbe essere una buona idea. Persino con le tecnologie attuali la durata del viaggio è accettabile: solo sei mesi. Il giorno marziano, il Sol, dura quasi come il nostro, appena 39 minuti in più. L’inclinazione dei due pianeti è simile (25,19° contro i 23,44° della Terra) e dunque anche su Marte ci sono le stagioni, che durano quasi il doppio, visto che l’anno marziano equivale a 1,8 anni terrestri.
Prima di partire c’è però un grande lavoro preparatorio da fare: anche se Marte è il pianeta più ospitale del sistema solare, per come stanno le cose adesso un essere umano potrebbe sopravvivere solo un minuto sulla sua desolata superficie. La Nasa è però convinta che sia possibile «terraformare» un pianeta inospitale, rendendo il suo ambiente adatto alla sopravvivenza degli umani. Ci vuole molto tempo e sono necessari così tanti soldi che nessuno Stato da solo li possiede, ma in teoria si può fare.
Su come rendere Marte simile alla Terra sono state fatte molte simulazioni, che partono da una cosa che l’uomo ha dimostrato di saper fare molto bene: riscaldare l’atmosfera del pianeta attraverso gas serra. Le temperature su Marte sono simili a quelle dell’Antartide, ma – spiega Christopher McKay del Nasa Ames Research Center – basterebbe una relativamente modesta immissione di gas a effetto serra per rialzarle di 3 o 4 gradi, sufficienti a liberare anidride carbonica dalle calotte polari, amplificando il riscaldamento. Quasi tutta l’acqua ghiacciata, presente sul pianeta, comincerebbe a sciogliersi, la pressione atmosferica aumenterebbe, trattenendo l’acqua al suolo e l’aria sarebbe composta solo da anidride carbonica: un processo che farebbe salire la temperatura di altre decine di gradi. A questo punto, bisognerebbe fare crescere alghe e piante, preparando prima suolo fertile, che attraverso la fotosintesi trasformerebbero l’anidride carbonica in ossigeno. Per riscaldare Marte occorrerebbero, secondo gli scienziati, solo alcune decine di anni, ma non si sa quanti ce ne vogliano per dotare il pianeta di un’atmosfera respirabile: si pensa migliaia – calcola James Graham, botanico dell’Università del Wisconsin – ma le tecnologie per raggiungere il risultato potrebbero migliorare e ridurre i tempi a qualche secolo.
Dopo avere abbandonato il progetto di un ritorno sulla Luna, Marte è diventato il principale obiettivo non solo della Nasa, ma anche di società private come Mars One, che progetta di realizzare nel 2026 una base sul pianeta. Per i primi coloni non sarà semplice. Sarà come vivere in un deserto con la temperatura del Polo Sud e con la pressione atmosferica che si trova a 34 km di quota. Inoltre Marte non ha una magnetosfera come la Terra ed è dunque privo di difese dal vento solare, un problema serio, ma non insormontabile. Secondo alcuni scienziati che lavorano al progetto, i primi coloni potrebbero rifugiarsi nella Valles Marineris, l’ancora misteriosa «ferita», lunga 3 mila km e profonda 8. Al fondo della valle la pressione atmosferica è più alta e le condizioni sarebbero un po’ meno ostili.
Tempo fa, la Nasa aveva diramato un’immagine di come doveva essere Marte nel momento migliore: aveva un oceano che copriva un quinto della superficie, un’atmosfera e un habitat che probabilmente ospitava forme di vita. Speriamo non sia quello che diranno in futuro i nostri discendenti marziani, guardando da un telescopio l’arida Terra.
Altro che atomiche: meglio bombardare Marte con i meteoriti
L’idea di Elon Musk per scaldare Marte è parzialmente sbagliata: ecco cosa funzionerebbe e cosa no, e un’alternativa plausibile per rendere abitabile il Pianeta
Di Elena Re Garbagnati
(Fonte Business Insider)
L’idea di Elon Musk di bombardare Marte con testate nucleari sarebbe un disastro. Quando abbiamo dato la notizia … avevamo già espresso qualche perplessità, adesso è tornato sulla questione Christopher Impey, astronomo dell’Università dell’Arizona, e autore e co-autore di molti libri di divulgazione scientifica. Oltre a spiegare i motivi per i quali sganciare bombe termonucleari sui poli marziani sarebbe una pessima idea, Impey ha anche esposto una tattica alternativa per rendere Marte un pianeta abitabile. Non ci crederete, ma è ancora più pazza di quella di Musk.
Andiamo per ordine e partiamo da Musk. Impey concorda sul fatto che i poli ghiacciati siano la chiave per la colonizzazione marziana. Contengono grandi quantità di biossido di carbonio ghiacciato, quindi se vogliamo sperare di riscaldare Marte dobbiamo liberarlo e portarlo allo stato gassoso, ottenendo così un gas serra efficace.
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Il secondo punto che Impey condivide è che per raggiungere il risultato desiderato occorre un’energia adeguata. Purtroppo per Musk però secondo lo scienziato né il nucleare né l’irroramento con gas serra prodotti in loco sono pratici o plausibili. Il secondo semplicemente richiede troppi anni, il primo ha controindicazioni maggiori dei vantaggi che apporterebbe.
Se riuscissimo a lanciare migliaia di testate termonucleari su Marte (il che sarebbe da vedere, come sottolineava Jonathan O’Callaghan nella notizia precedente) creeremmo una nube tossica globale su Marte paragonabile a quella di Chernobyl. La conseguenza è che la temperatura in superficie sarebbe più calda, ma al contempo avremmo “distrutto ogni speranza di colonizzare Marte“.
Non ci vuole uno scienziato per capirne il motivo: “la nube radioattiva si diffonderebbe rapidamente tutto intorno a Marte … che diventerebbe un pianeta pericoloso per chiunque dovesse andare lì”. Certo, gli esseri umani potrebbero vivere rinchiusi all’interno di cupole isolate, ma non è quello lo scopo…
In più con il tempo le radiazioni penetrerebbero nel primo strato di terreno, che è la risorsa critica di cui avremo bisogno per la colonizzazione. Insomma ci ritroveremmo con un pianeta in cui ci sono “acqua, ossigeno e materiali da costruzione, ma tutti in quello strato superficiale di terreno che sarebbe contaminato dalle radiazioni”. Il risultato sarebbe che “chiunque abbia intenzione di vivere su Marte in futuro dovrà scavare per trovare materiale non contaminato”.
Come fare quindi? Facile: catturare un grosso asteroide vicino alla Terra, reindirizzarlo verso Marte e mandarlo a sbattere contro uno dei poli di Marte – o, meglio ancora, due asteroidi, uno per ciascun polo marziano. Secondo Impey l’impatto di un asteroide massiccio avrebbe la stessa potenza di migliaia di testate nucleari, con il vantaggio che non ci sarebbero radiazioni e che la tecnologia per una missione del genere è già allo studio per altri scopi (estrazione mineraria, indagini scientifiche, estrazione di acqua e via dicendo).
FONTE https://www.tomshw.it/altro-che-atomiche-meglio-bombardare-marte-con-i-meteoriti-70290
DARPA’s Grand Plan To Make Mars Hospitable: Terraform Planet With Genetically Engineered Organisms
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