L’occhio di Melissa: quando la ricerca sugli uragani incontra la realtà
Le immagini scattate dalla cabina di pilotaggio degli Hurricane Hunters durante l’uragano Melissa in Giamaica e poi pubblicate sollevano interrogativi tra coloro che si occupano di questo argomento. Ho quindi fatto delle ricerche, interrogando l’IA, e dallo scambio sono emerse le seguenti informazioni, che sono estremamente interessanti.
Scrive il New York Times: “L’uragano Melissa sta riscrivendo i registri meteorologici.” Lo fa più di quanto si pensi.
Quelle foto e video, condivisi in tempo reale su social e media, non erano solo spettacolo: documentavano lavori operativi in corso, con aerei che penetravano la tempesta per raccogliere dati vitali, misurare venti fino a 185 mph (298 km/h) e una pressione minima di 892 mb, prima del landfall catastrofico del 28 ottobre 2025 sulla costa meridionale dell’isola. Melissa, il terzo uragano di categoria 5 del 2025 nell’Atlantico, ha causato inondazioni pesanti, frane e blackout totali in Jamaica, con almeno 20 vittime confermate e danni stimati in miliardi. Melissa ha poi devastato Santiago de Cuba con venti fino a 195 km/h, piogge torrenziali e frane. Migliaia di persone sono state evacuate.
Ma dietro quelle immagini, c’è il National Hurricane Operations Plan (NHOP) del maggio 2025: un piano federale che autorizza non solo osservazioni, ma interventi fisici mirati su tempeste reali, per capire se si può ridurre l’intensità prima che colpiscano la costa. Melissa ne è un esempio vivido, con i suoi voli multipli interrotti da turbolenze estreme – un “caso studio reale” che collega teoria e campo.
Nel maggio 2025 il governo federale americano ha pubblicato il National Hurricane Operations Plan (NHOP), un documento ufficiale che, per la prima volta con questa chiarezza, descrive i programmi di ricerca attivi sugli uragani per la stagione in corso
**FCM-P12-2025, ICAMS Portal**.
Non si tratta più solo di osservare: il piano autorizza interventi di manipolazione reale. Quando un uragano di categoria 2 o 3 è ancora lontano dalla terraferma (almeno 370 km), un aereo WC-130J della 53ª squadriglia “Hurricane Hunters” entra in una delle bande di pioggia esterne e rilascia, lungo un tratto di 50 km, una dozzina di flare contenenti particelle igroscopiche – sale finissimo o ioduro d’argento **NHOP 2025, Cap. 5.2, p. 5-6**. L’idea è far crescere più velocemente le gocce d’acqua, farle cadere prima e sottrarre energia alla struttura della tempesta. Mezz’ora dopo arriva un secondo aereo, il WP-3D della NOAA, che misura con radar e sonde se il vento massimo è calato nel settore trattato. Sono previste solo tre missioni di questo tipo nel 2025, tutte nel Golfo del Messico o nell’Atlantico occidentale [NHOP 2025, Tabella 5-1, p. 5-8].
La 53rd WRS gestisce 10 aerei del tipo WC-130J dalla base aerea di Keesler nel Mississippi ed è l’unica unità operativa al mondo che vola regolarmente nelle tempeste per scopi di ricognizione meteorologica.
Le sperimentazioni storiche di inseminazione degli uragani (il famoso Progetto STORMFURY, 1962-1983) avvenivano volando dentro l’occhio del ciclone, proprio come fanno oggi i Hurricane Hunters.
VOLARE DENTRO L’OCCHIO DELL’URAGANO – LA PRIMA VOLTA NEL 1943
Si potrebbe proprio dire che STORMFURY IS BACK. Quel progetto sembrava sepolto da decenni di fallimenti scientifici e scetticismo. Eppure, sfogliando il National Hurricane Operations Plan (NHOP) del 2025, emerge un’eco inconfondibile. La NOAA non lo chiama “Stormfury 2.0” – ma è la stessa logica, aggiornata con droni, AI.
Accanto a tutto questo, la NASA e la NOAA stanno testando sciami di droni: da un C-130 a 5.500 metri vengono lanciati 12-20 piccoli velivoli autonomi (ALTIUS o Black Swift) che entrano nell’occhio del ciclone, volano per 4-6 ore formando una rete di sensori e trasmettono in tempo reale temperatura, umidità e vento tridimensionale **NOAA UAS Program, 2025 Update**. È la prima stagione in cui questi sciami operano su tempeste reali; l’obiettivo è mappare l’interno dell’uragano con una risoluzione mai raggiunta prima.
C’è anche un forte impulso all’intelligenza artificiale: i dati raccolti da aerei, droni e satelliti alimentano modelli ibridi (HMON + reti neurali) che devono prevedere, entro 6-12 ore, se un uragano subirà un’improvvisa intensificazione. Il miglioramento atteso è del 20 % sull’errore di previsione a 24 ore **NHC Verification Report 2024, p. 12**.
Tutto è regolato da protocolli rigidi: niente seeding su uragani oltre categoria 3, niente interventi vicino alla costa, durata massima di due ore per missione, stop immediato se i modelli indicano effetti indesiderati [NHOP 2025, Cap. 5.4, p. 5-12]. Ogni operazione è notificata al National Weather Service e al Congresso; i dati grezzi finiscono online entro 90 giorni **15 U.S.C. § 8542, Weather Act 2017**.
Perché ora parlano di tutto questo?
Fino a pochi anni fa, queste attività erano menzionate in documenti vaghi o classificati. Il cambiamento non è casuale: è il risultato diretto di pressioni pubbliche, legali e legislative che hanno costretto le agenzie federali a uscire allo scoperto.
Nel 2017, il Weather Research and Forecasting Innovation Act (Public Law 115-25) ha imposto a NOAA e al Dipartimento della Difesa di pubblicare piani annuali, notificare ogni attività di modifica del tempo e rendere pubblici i dati grezzi **Public Law 115-25, Sec. 402**. È stata una vittoria legislativa, in parte spinta da anni di petizioni e audizioni al Congresso.
Dal 2020 in poi, attivisti come Dane Wigington (Geoengineering Watch), Jolie Diane (ZeroGeoengineering), e gruppi locali hanno sommerso NOAA di richieste FOIA su voli sospetti, contratti per flare igroscopici e test con droni **FOIA Log NOAA 2020–2024, #2021-00123**. Invece di negare tutto la NOAA ha scelto di includere una versione “ufficiale” e controllata nel NHOP:
“Sì, facciamo seeding. Ecco come. Ecco perché.”
Ma senza dosaggi chimici, risultati precedenti o budget.Il NHOP non è un rapporto scientifico, è un manuale operativo: deve dire ai piloti dove volare, ai meteorologi cosa misurare, alla FAA quali corridoi chiudere **MOU FAA-NOAA 2024, p. 3*
In sintesi
Il 2025 è l’anno in cui la ricerca sugli uragani passa di nuovo e ufficialmente dalla teoria al campo: si vola dentro la tempesta, si rilascia materiale, si misura subito l’effetto. Si tratta di testare – su scala di ore e decine di chilometri – se è possibile indebolire un uragano quel tanto che basta a ridurre i danni quando arriverà a terra.
E Melissa, con le sue immagini degli Hunters che hanno catturato l’attenzione globale, ne è la prova vivente che questi “lavori” non sono astratti, ma operazioni reali. E se oggi sappiamo di più, lo dobbiamo in buona parte a chi ha insistito per anni: attivisti, richieste FOIA, leggi federali.
Hanno costretto le agenzie a parlare – anche se, come sempre, non dicono tutto.
Riferimenti (per approfondimento)
Federal Coordinating Meteorological Committee. (2025). National Hurricane Operations Plan (NHOP). ICAMS Portal. https://www.icams-portal.gov/resources/ofcm/nhop/nhop2.htm
National Oceanic and Atmospheric Administration. (2025). NOAA UAS Hurricane Program – 2025 Update. https://uas.noaa.gov/Projects/Hurricane
National Hurricane Center. (2024). Verification Report. https://www.nhc.noaa.gov/verification/verify5.shtml
United States Congress. (2017). Weather Research and Forecasting Innovation Act, Public Law 115-25, Sec. 402. https://www.congress.gov/115/plaws/publ25/PLAW-115publ25.pdf
U.S. Congress. (2017). Weather Act 2017, 15 U.S.C. § 8542. https://www.congress.gov/bill/115th-congress/house-bill/353/text
Federal Aviation Administration & NOAA. (2024). Memorandum of Understanding FAA-NOAA. https://www.faa.gov/about/office_org/headquarters_offices/avs/offices/aam/cami/library/online_libraries/aerospace_medicine/tutorial/hurricane
National Hurricane Center. (2025, October 28). Hurricane Melissa updates and aftermath photos. New York Times. https://www.nytimes.com/2025/10/28/weather/hurricane-melissa-caribbean-photos-video.html
Se volete essere aggiornati sulle ultime novità, iscrivetevi al CANALE TELEGRAM https://t.me/NogeoingegneriaNews
IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.
