Il drone della Nasa in volo nell’uragano Edouard
Si tratta di un Global Hawk, che è servito per monitorare l’evoluzione del ciclone. L’esperimento apre un interessante scenario per l’uso degli Apr
Un drone nell’occhio del ciclone. E no, non parliamo di risonanza mediatica. L’esperimento è stato condotto di recente dalla Nasa, che ha lanciato un UAV Global Hawk nell’uragano Edouard, il primo, grande, ciclone formatosi nell’Atlantico dopo il passaggio di Sandy sulle coste degli Usa e del Canada nel 2012.
L’obiettivo del lancio è stato monitorare l’uragano che, sviluppatosi nell’Oceano, rischiava di minacciare la costa Est degli Stati Uniti. Durante il volo, il Global Hawk ha lanciato oltre 50 sonde, che hanno permesso di prevedere lo sviluppo di Edouard.
IL GLOBAL HAWK, LA SENTINELLA DELL’ARIA
Il drone utilizzato dalla Nasa è una vecchia conoscenza della US Army. Si tratta del Global Hawk, un UAV già utilizzato in un’ampia serie di scenari operativi per operazioni di monitoraggio.
Dal punto di vista tecnico, si tratta di un drone monomotore alimentato da una turbina Rolls-Royce F137-RR-100, lungo circa 14 metri e alto quasi 5, con un’apertura alare di 40 metri. Può raggiungere una velocità massima di 575 km/h, con range di oltre 28 ore.
DRONI E URAGANI: IL PROGETTO DELLA NOAA
L’esperimento della Nasa è la prima concretizzazione di un’idea che già da tempo circola negli Stati Uniti. A giugno, infatti, la Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration), aveva rilevato l’intenzione di lanciare un drone Coyote per monitorare lo sviluppo degli uragani. FONTE
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A vederlo così sembra un bel giocattolo con il quale divertirsi insieme ai bambini in un campo erboso, godendosi il sole e l’aria di Primavera. In realtà dentro questo aeroplanino radiocomandato si nasconde una tecnologia senza precedenti utilizzata dai cacciatori di tornado per studiare le caratteristiche di questi devastanti fenomeni atmosferici capaci di causare morte e distruzione. ”Quando li utilizziamo – spiega questo ricercatore – grazie a centinaia di piccoli sensori, economici ma molto efficienti, riusciamo a ottenere risultati ben più accurati e utili di quelli che otterremmo se usassimo sensori di dimensioni maggiori. ”Il drone è stato sviluppato dall’Università della Florida e grazie alle dimensioni ridotte e alla facilità d’uso si sta gradualmente affiancando agli aerei tradizionali che da decenni sono utilizzati per sfidare gli uragani allo scopo di scoprirne i segreti, spesso mettendo in pericolo la vita dei loro equipaggi. Decine di droni vengono liberati nel ciclone e mentre sono sballottati dalla forza dei venti, trasmettono dati ai computer dei ricercatori. Sb00.01.21 ”In realtà – continua lo scienziato – per la maggior parte del volo vengono strapazzati come se fossero detriti. Solo ogni tanto proviamo a indirizzarli, se possibile, da qualche parte”. La loro massa esigua gli consente, nella maggior parte dei casi, di non essere distrutti dalla furia dell’uragano e sopravvivere alla missione. Così, una volta a terra verranno recuperati e approntati per una nuova missione… nell’occhio del ciclone.
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