Contrordine compagni: il cambiamento climatico non porterà alla distruzione dell’umanità. Stavolta ad affermarlo non è uno dei tanti scienziati che negli ultimi anni contestavano il catastrofismo climatico, come il premio Nobel per la fisica John Clauser o il maggior climatologo italiano, Franco Prodi. A scrivere che la “visione apocalittica” sul clima “è sbagliata” è Bill Gates, fino a ieri tra i più convinti propugnatori dell’apocalisse climatica. Il clamoroso ripensamento è stato messo nero su bianco in un articolo pubblicato sul suo sito: “Gates Notes”. VEDI QUI

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Nell’era del panico, niente offende come l’ottimismo

Matt Taibbi

 Il miliardario Bill Gates ieri ha rilasciato un’intervista su CNBC e pubblicato un saggio intitolato «Tre dure verità sul clima». Una di queste «dure verità» era — non è uno scherzo — «Il cambiamento climatico è un problema serio, ma non sarà la fine della civiltà». Gates ha messo la sua «verità» in una scatola sotto un campo, probabilmente l’uso più comicamente pretenzioso di immagini verdi dai tempi dello spot UNorth in Michael Clayton. Non è stato chiarito perché la sopravvivenza dovesse essere una notizia «dura», ma Gates ha offerto un riassunto della sua tesi:

C’è una visione apocalittica del cambiamento climatico che suona così:
Tra qualche decennio, un cataclisma climatico decimerà la civiltà. Le prove sono ovunque — basta guardare alle ondate di caldo e alle tempeste causate dall’aumento delle temperature globali. Niente è più importante che limitare l’innalzamento della temperatura. Fortunatamente per tutti noi, questa visione è sbagliata. Sebbene il cambiamento climatico avrà conseguenze serie — in particolare per le persone nei Paesi più poveri — non porterà all’estinzione dell’umanità. Le persone potranno vivere e prosperare nella maggior parte dei luoghi della Terra per il prossimo futuro. Le proiezioni sulle emissioni sono diminuite e, con le politiche e gli investimenti giusti, l’innovazione ci permetterà di ridurle ulteriormente.

La reazione è stata rapida e furiosa. Per dirla con le immortali parole di Greta Thunberg: «COME OSI!». Il New York Times ha pubblicato in fretta un articolo intitolato «Bill Gates dice che il cambiamento climatico “non porterà all’estinzione dell’umanità”». Il giornale ha linkato il patrimonio netto di Gates sull’indice dei miliardari di Bloomberg, i suoi commenti precedenti sui danni ecologici irreversibili e l’impegno da 1,4 miliardi di dollari della Gates Foundation per la ricerca sul clima. Non ha però linkato il nuovo saggio di Gates, citando invece il direttore di Inside Philanthropy, secondo cui «si potrebbe immaginare» che questo fosse il modo di Gates per «non voler essere un bersaglio dell’amministrazione Trump». I social media stanno ancora bruciando di teorie secondo cui Gates starebbe tradendo la causa climatica per sfuggire a un’indagine sul presunto finanziamento della sua fondazione a entità cinesi. Il sogno dell’estinzione imminente muore a fatica.

Alla vigilia del summit COP30 sul clima in Brasile, il passaggio di Gates da «Stiamo per morire!» a «Un problema serio ma gestibile» è stato stracciato come un affronto grave. La narrazione climatica è stata riportata come un panico da estinzione per decenni, diventando una delle storie giornalistiche più influenti di sempre. Il suo impatto è andato ben oltre la politica energetica, arrivando a sfere come la salute mentale, la pianificazione familiare, persino il giornalismo e la libertà accademica. L’apparente uniformità del consenso climatico è stata usata come argomento contro la «diversità di punti di vista» nei campus e contro il reporting oggettivo «da entrambe le parti».

Il riscaldamento globale e la certezza di una «sesta estinzione di massa» sono diventati la religione dei Tempi Finali di questo secolo, con lo schema millerita di ripetuti avvertimenti «finali» e previsioni fallite o «punti di non ritorno» (ne avremmo appena superato uno due settimane fa, perdendo l’occasione di prevenire un «collasso diffuso»). Anche quando gli avvertimenti erano scientificamente accurati, il concetto di catastrofe insormontabile era comunque trattato come articolo di fede, e il rifiuto di entrare in panico poteva essere un’offesa da cancellazione. La negazione dell’emergenza climatica è stata persino elencata nei Twitter Files come l’esempio «canonico» (!) di «contenuto malsano», cioè discorso da shadow-ban anche se non viola le regole:

Negazione climatica, l’offesa «canonica» al discorso

Ora una delle figure più influenti nella lotta al riscaldamento globale, un uomo che solo pochi anni fa ha scritto un libro intitolato Come evitare un disastro climatico, ha essenzialmente borbottato «lascia stare» in un memo che suona come un’ammissione di esagerazione strategica.«Per usare l’espressione britannica, hanno esagerato con la crema pasticcera», dice il professor Steven Koonin, ex sottosegretario per la Scienza nel Dipartimento dell’Energia di Barack Obama e autore di Unsettled. Proprio quando si pensava che il mondo avesse esaurito le ragioni per odiare Gates, persone da tutti i lati della questione climatica stanno ribollendo. Il titano di Microsoft passerà alla storia come la prova divina che nessun patrimonio può comprare la simpatia:

FONTE 

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Qualcun altro aveva già segnalato l’uscita.

I BANCHIERI ESCONO DAL CARTELLO DEL CLIMA

CAMBIAMENTO CLIMATICO – UNA TRUFFA DI DIMENSIONI GLOBALI?

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