“Faccio questo lavoro di monitoraggio da 27 anni _ ha dichirato Motzka al Guardian_ e questa è la cosa più sorprendente che abbia mai visto”, ha detto. “Ne sono rimasto scioccato“. Perchè sta succedendo? Apparentemente non ci sono cambiamenti nella dinamica dell’atmosfera, che può aver contato ma da sola non spiega quanto sta accadendo, e non pare che si neppure un aumento della distruzione di edifici o di vecchi condizionatori che contengano il gas. Anche l’ipotesi che il gas sia un sottoprodotto di una altra lavorazione (sottoprodotto non riciclato come dovrebbe) viene scartata da Montzka perchè le quantità sono troppo grandi. “E quindi, osserva Montzka, l’ipotesi più probabile è che qualcuno stia davvero emettendo CFC11 in atmosfera LEGGI QUI
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Qualcuno distrugge lo strato dell’ozono. Ma gli scienziati non capiscono chi sia
I gas inquinanti erano stati banditi con successo dal Protocollo di Montreal. Ma ora tornano a crescere, denuncia la Noaa. C’è un mistero nell’atmosfera che nessuno riesce a sbrogliare
di ELENA DUSI
C’E’ un giallo nell’atmosfera. I gas che distruggono l’ozono erano stati messi al bando dal Protocollo di Montreal, nel 1987. Praticamente nessuna fonte nota di clorofluorocarburi esiste sulla Terra dal 2010. Eppure dal 2013 le misurazioni registrano una nuova, misteriosa, sorgente di questo gas. Nessuno capisce quale sia la sua origine, né perché i clorofluorocarburi debbano essere ancora fabbricati, dal momento che esistono validi sostituti dei gas distruggi-ozono. Eppure la nuova minaccia per l’atmosfera è stata descritta oggi dalla Noaa, la National Oceanic and Atmospheric Administration degli Stati Uniti. I dati, insieme a un editoriale, sono pubblicati dalla rivista Nature.
I clorofluorocarburi sono usati dagli anni ’40 con una miriade di funzioni: dalle bombolette spray ai frigoriferi agli isolanti degli edifici. Nel 1985, quando fu scoperto il buco nello strato di ozono sopra l’Antartide, questi gas furono subito individuati come i responsabili della reazione chimica che avviene nella stratosfera (all’incirca tra 10 e 50 chilometri di altitudine), distruggendo lo scudo protettivo della Terra contro i raggi ultravioletti del Sole. Due anni più tardi il Protocollo di Montreal, firmato da circa 200 paesi, bandì la fabbricazione di clorofluorocarburi. L’industria non faticò a trovare prodotti alternativi. Il trattato viene considerato oggi uno degli esempi virtuosi di diplomazia salva-ambiente.
L’impennata di Cfc
Da allora, i clorofluorocarburi nella stratosfera sono passati da 270 a 240 parti per trilione di volume. Il buco dell’ozono sembrava sulla via della guarigione. Entro la fine del secolo o poco oltre – si stimava – la situazione sarebbe tornata nella normalità. Oggi le misurazioni della Noaa rimettono in dubbio l’ottimismo. Misteriosamente, sembra infatti che nell’atmosfera si siano riversate 13mila tonnellate di Cfc-11 o triclorofluorometano, il gas con più alto potenziale distruttivo per l’ozono. Pur non avendo i mezzi per risalire alla fonte, i ricercatori americani puntano il dito contro qualche “fabbrica segreta” tra Cina e Mongolia.
Se bloccata subito, l’emissione può ritardare la “ricucitura” del buco dell’ozono di una decina di anni. Un danno considerato limitato: la presenza dei clorofluorocarburi in atmosfera è comunque in diminuzione, anche se a un tasso ridotto del 50% rispetto al periodo 2010-2012. Riuscire a inchiodare il colpevole alle sue responsabilità non sarà facile. Neppure è escluso che le emissioni siano in realtà frutto di qualche reazione chimica sconosciuta. Quel che è certo è che la caccia ai clorofluorocarburi clandestini si sta delineando come una vera e propria indagine poliziesca.
“In 27 anni di studio del buco dell’ozono non avevo mai visto niente di simile” ha raccontato il coordinatore della raccolta dati, lo scienziato della Noaa Stephen Montzka. “Ora il nostro compito sarà trasformarci in detective dell’atmosfera”.
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