UNO STUDIO DEL 2015 METTEVA IN GUARDIA:

LA VACCINAZIONE PUO’ POTENZIARE IL CONTAGIO DEI PATOGENI ALTAMENTE VIRULENTI

ARTICOLO DEL 2015

La ricerca pubblicata sulla rivista PLoS Biology lo scorso 27 luglio 2015, mette in guardia sulla pericolosità di alcuni vaccini imperfetti…

Di Cinzia Marchigiani

Si parla spesso come i vaccini abbiamo cambiato la sanità e la tutela della salute nel mondo. Vengono descritti come sicuri, efficaci e necessari, mentre in realtà sono farmaci che trascinano con loro tutte le problematiche legate agli eventi avversi e spesso neanche studiati a lungo termine, non sono sempre efficaci, visto che perdono il loro effetto immunizzante nel tempo. Il dato oggettivo riguarda il fatto che si vaccina ad oltranza l’intera popolazione, mentre non si effettuano i controlli sugli anticorpi, quindi non si conoscono le stime reali nazionali e mondiali riguardo l’efficienza dei vaccini somministrati. Il vaccino è una sorta di scatola chiusa, un dogma a cui credere e affidarsi, in cui nulla ci è dato sapere.

SCOPERTA INQUIETANTE SUI VACCINI E LA PROFILASSI

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica PLoS Biology, riguardo esperimenti scientifici con il ceppo dell’herpes che causa la malattia di Marek nel pollame, per la prima volta, ha confermato la teoria molto controversa che alcuni tipi di vaccini consentono per l’evoluzione e la sopravvivenza di versioni sempre più virulenti di un virus, mettendo gli individui non vaccinati più a rischio malattia grave. La ricerca ha implicazioni importanti per l’economia della sicurezza della catena alimentare e delle catene alimentari, così come per altre malattie che colpiscono l’uomo e gli animali agricoli. Questa scoperta apre scenari devastanti riguardo soprattutto quei virus patogeni e altamente virulenti come l’Ebola, di cui si stanno eseguendo ricerche per la progettazione dei vaccini da dare all’intera popolazione. Sarebbe devastante per l’intera comunità mondiale un vaccino che trasmette il virus più letale e patogeno ad un altro uomo. Una reazione a catena senza via d’uscita.

La nuova ricerca, ha indagato su come l’uso di vaccini fallimentari o imperfetti possono influenzare l’evoluzione della virulenza di virus. Il lavoro è stato svolto da un gruppo internazionale guidato dal Prof. Andrew Read, il Evan Pugh Professore di Biologia e Entomologia e Eberly Professore di Biotecnologie presso la Penn State University, USA e dal Prof. Venugopal Nair, il capo del programma di aviaria Malattie virali a L’Istituto Pirbright, Regno Unito.
I vaccini Imperfetti, o fallimentari, sono conosciuti come tali perché impediscono l’host vaccinati di ammalarsi, ma non impediscono la trasmissione del virus, in tal modo il virus è in grado di sopravvivere e diffondersi in tutta una popolazione. “Nei nostri test del virus della malattia di Marek sono stati esguieguiti in gruppi di polli vaccinati e non vaccinati. I non vaccinati sono morti mentre quelli che sono stati vaccinati sono sopravvissuti e trasmesso il virus ad altri uccelli lasciati in contatto. -nel dettaglio spiega il Prof. Nair – 
La nostra ricerca dimostra che l’uso di vaccini imperfetti può favorire l’evoluzione di ceppi virali ‘hot’ più cattivi che mettono gli individui non vaccinati più a rischio”.

La vaccinazione e il suo segreto. 

Il Professor Near avverte sulla nuova scoperta: “Quando un vaccino funziona perfettamente, impedisce soggetti vaccinati di prendere la malattia, e impedisce loro anche di trasmettere il virus ad altri. Questi vaccini sono ‘perfetti’, perché sono progettati per simulare la forte immunità che gli esseri umani sviluppano naturalmente dopo essere stati esposti ad una di queste malattie. La nostra ricerca dimostra che un altro tipo di vaccino permette forme estremamente virulente di un virus di sopravvivere – come quella per la malattia di Marek nel pollame, contro la quale l’industria del pollame è fortemente dipendente sulla vaccinazione per il controllo della malattia. Questi vaccini consentono anche il virus virulento di continuare in evoluzione proprio perché permettono ai soggetti vaccinati, e quindi se stessi, per sopravvivere”.

Quando vaccinare diventa pericolosissimo. 

I vaccini per le malattie umane sono i meno costosi interventi di sanità pubblica, più efficaci che mai abbiamo avuto, spiega il Prof. Read, ma avverte: “Ma la preoccupazione ora per i vaccini di nuova generazione. Se i vaccini di nuova generazione sono imperfetti, essi potrebbero guidare l’evoluzione di ceppi più virulenti del virus. Ora serve determinare più rapidamente possibile i vaccini contro il virus Ebola che ora sono in sperimentazione clinica non siano leaky, cioè fallimentare, capaci di  trasmettere il virus Ebola tra le persone. Non vogliamo che l’evoluzione di malattie virali come mortali come Ebola evolversi nella direzione che la nostra ricerca ha dimostrato è possibile con i vaccini, imperfetti o fallimentari” – conclude preoccupato il Professor Read.


Potrebbero alcuni vaccini guidare l’evoluzione dei patogeni più virulenti?

 E’ questa la domanda che si sono posti gli scienziati. La saggezza convenzionale è che la selezione naturale rimuoverà gli agenti patogeni altamente letali se la morte ospite riduce notevolmente la trasmissione. I vaccini che mantengono gli host vivo ma ancora permettono la trasmissione potrebbe quindi consentire ceppi molto virulenti di circolare in una popolazione. Qui mostriamo sperimentalmente che l’immunizzazione dei polli contro il virus della malattia di Marek migliora l’idoneità dei ceppi più virulenti, rendendo possibile per i ceppi hyperpathogenic a trasmettereL’immunità suscitata dalla vaccinazione diretta o con la vaccinazione materna prolunga la sopravvivenza di accoglienza, ma non previene l’infezione, la replicazione virale o la trasmissione, estendendo così i periodi di ceppi infettivi altrimenti troppo letali a persistere. I nostri dati mostrano che i vaccini contro la malattia che non impediscono la trasmissione in grado di creare le condizioni che favoriscono l’emergere di ceppi patogeni che causano la malattia più grave in ospiti non vaccinati.

C’è una aspettativa teorica che alcuni tipi di vaccini potrebbero indurre l’evoluzione di più virulenti patogeni. Questa idea deriva dalla nozione che la selezione naturale elimina ceppi patogeni che sono così virulenti che uccidono i loro ospiti e, di conseguenza, se stessi. I vaccini che consentono “i padroni di casa” a sopravvivere, ma non impediscono la diffusione del patogeno rilassarsi questa selezione, consente l’evoluzione dei patogeni più virulenti a verificarsi. Questo tipo di vaccino è spesso chiamato un vaccino che perde. Quando vaccini prevenire la trasmissione, come è il caso per quasi tutti i vaccini utilizzati negli esseri umani, questo tipo di evoluzione verso una maggiore virulenza è bloccato. Ma quando i vaccini perdite, consentendo almeno un po’di trasmissione di agenti patogeni, potrebbero creare le condizioni ecologiche che permetterebbero ceppi calde di emergere e persistere. Questa teoria si è rivelata molto controverso quando è stato proposto per la prima oltre un decennio fa, ma qui riportiamo esperimenti con virus della malattia di Marek nel pollame che mostrano che i moderni vaccini che perde commerciali possono avere proprio questo effetto: consentono la ritrasmissione di ceppi altrimenti troppo letale per persistono. Pertanto, l’uso di vaccini che falliscono può facilitare l’evoluzione di ceppi patogeni che mettono gli host non vaccinati a maggior rischio di malattia grave. La sfida del futuro è quella di identificare se ci sono altri tipi di vaccini utilizzati negli animali e nell’uomo che potrebbe anche generare tali rischi evolutivi.

Una scoperta allarmante che pone dei paletti all’uomo e allo scienziato, troppo teso a raggiungere la perfezione dell’immunità non naturale, potrebbe invero aprire quella porta inquietante che condurrebbe ad uno scenario da contagio mondiale senza via d’uscita. Ecco perchè sui vaccini ancora si sa poco, le ricerche e gli studi poco o nulla vanno in favore nella direzione di studi a lungo termine, troppe variabili e incognite non sono state messe nell’equazione dell’imprevidibilità della natura dei virus e della stessa natura degli essere viventi.

FONTE https://www.osservatoreitalia.eu/studio-inedito-avverte-la-vaccinazione-puo-migliorare-il-contagio-dei-patogeni-altamente-virulenti/

15/3/2021 MILANO

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Covid: esperta Gb, i primi vaccini saranno imperfetti(10/2020)

(ANSA) I vaccini della prima generazione contro il Covid-19 “saranno probabilmente imperfetti, e potrebbero non funzionare per tutti”. Lo afferma in una lettera pubblicata dalla rivista Lancet Kate Bingham, che presiede la Vaccine Task Force del governo britannico…. FONTE 

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Sono appena uscite, le Indicazioni ad interim sulle misure di prevenzione e controllo delle infezioni da SARS-CoV-2 in tema di varianti e vaccinazione anti-COVID-19 del Gruppo di Lavoro ISS Prevenzione e Controllo delle Infezioni – Versione del 13 marzo 2021

Un piccolo estratto: …Relativamente al distanziamento fisico, non vi sono evidenze scientifiche che dimostrino la necessità di un incremento della distanza di sicurezza a seguito della comparsa delle nuove varianti virali; tuttavia, si ritiene che un metro rimanga la distanza minima da adottare e che sarebbe opportuno aumentare il distanziamento fisico fino a due metri, laddove possibile e specialmente in tutte le situazioni nelle quali venga rimossa la protezione respiratoria (come, ad esempio, in occasione del consumo di bevande e cibo) …Una persona vaccinata con una o due dosi deve continuare a osservare tutte le misure di prevenzione quali il distanziamento fisico, l’uso delle mascherine e l’igiene delle mani, poiché, come sopra riportato, non è ancora noto se la vaccinazione sia efficace anche nella prevenzione dell’acquisizione dell’infezione e/o della sua trasmissione ad altre persone. Questo ancor più alla luce dell’attuale situazione epidemiologica che vede la comparsa e la circolazione di nuove varianti virali, c …, non è ancora noto se le persone vaccinate possano comunque acquisire l’infezione da SARS-CoV-2 ed eventualmente trasmetterla ad altri soggett ...e i vaccini anti-COVID-19 attualmente disponibili, come riportato nelle rispettive schede tecniche, sono autorizzati per la prevenzione di malattia COVID-19 sintomatica e non per la prevenzione dell’infezione asintomatica (e di conseguenza la possibilità di avere un risultato positivo al tampone …

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