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Club di Roma e la loro missione di creare una dittatura scientifica per prevenire attività umane pericolose.
Pubblicato per la prima volta l’11 ottobre 2023
Nel mio ultimo articolo ho scritto della storia e degli obiettivi del Club di Roma. Ho detto che ora è uno dei principali sostenitori della dichiarazione di “emergenza planetaria”. Questo sarà molto probabilmente l’innesco per la creazione di una dittatura scientifica.
L’idea di dichiarare un’emergenza è stata proposta per la prima volta al Club di Roma dal consulente e psicoterapeuta britannico David Wasdell nel 2005.
Wasdell, con la formazione del Tavistock Institute, ha scritto un documento intitolato Global Warning, diffuso durante il vertice del G8 a Gleneagles nel 2005, con l’obiettivo di portare la questione del clima in cima all’agenda politica.
Abbiamo una finestra ristretta (ndr detto anche da Klaus Schwab) per avviare una pianificazione strategica e una mobilitazione globale, seguita da un massimo di cinquant’anni per realizzare la transizione, ridurre l’uso delle risorse, porre fine all’accumulo iniquo di capitale e stabilizzare e avviare la riduzione a lungo termine della popolazione globale.
Wasdell fu poi invitato dal presidente del Club di Roma , il principe El Hassan bin Talal, a tenere un discorso alla loro conferenza annuale a Norfolk, in Virginia.
Per ottenere l’impatto desiderato, Wasdell consigliò loro di:
Riconoscere l’esistenza di uno stato di emergenza globale.
dichiarare che l’eccesso di CO2 è un’eco-tossina [!] con un impatto potenzialmente catastrofico sulla biosfera globale
Sviluppare e rendere operativa una strategia di emergenza per portare la nostra società globale verso un’economia a carbonio zero o negativo nel più breve tempo possibile.
Sviluppare e rendere operativi gli strumenti istituzionali più efficaci per gestire la transizione.
Rockström, agronomo svedese, nel 2004 era stato chiamato dal primo presidente dell’IPCC Bert Bolin a ricoprire il ruolo di direttore dell’Istituto per l’ambiente di Stoccolma e nel 2007 è diventato il primo direttore del Centro di resilienza di Stoccolma.
Quest’ultimo istituto, situato presso l’Università di Stoccolma, era stato creato dalla Fondazione svedese per la ricerca strategica sull’ambiente (MISTRA) con il compito di sviluppare strategie per la governance sostenibile e la gestione dei sistemi ecologici e sociali. Rockström è poi succeduto a Hans Joachim Schellnhuber come condirettore del PIK nel 2018.
Il quadro di riferimento di Planetary Boundaries è stato presentato da Rockström all’Assemblea Globale del Club di Roma, tenutasi ad Amsterdam nell’ottobre 2009, alla presenza della regina Beatrice dei Paesi Bassi , sua patrona reale, e del membro onorario Mikhail Gorbaciov. Gli sponsor erano Philips, Royal Dutch Shell e KLM.[3]
Il quadro è stato incluso nel rapporto del Club di Roma Bankrupting Nature, scritto da Johan Rockström e dall’ex presidente del Club di Roma Anders Wijkman, ed è diventato parte del piano di emergenza planetaria del Club di Roma e del PIKnel 2019. Un anno dopo è stata lanciata la Planetary Emergency Partnership con oltre 300 partner in tutto il mondo.
Questi piani si sono ora concretizzati. Qualche settimana fa, la Commissione per la governance del clima ha rilasciato una dichiarazione in occasione della Settimana di alto livello e della Settimana del clima dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite[4].
La commissione, di cui fanno parte l’attuale presidente del Club di Roma, Sandrine Dixson-Declève, e Johan Rockström, dipinge un quadro desolante del futuro, a meno che non si intervenga in modo decisivo.
Il mondo si trova di fronte a un’emergenza planetaria sempre più grave e sta percorrendo un cammino sconsiderato verso un cambiamento climatico catastrofico, avendo già superato sei dei nove limiti planetari scientificamente identificati. L’incapacità di affrontare le cause alla base di questa emergenza – come le economie basate sui combustibili fossili, lo spreco/eccesso di risorse e la distruzione della natura – avrà ulteriori effetti devastanti per tutta l’umanità, innescando punti di svolta potenzialmente irreversibili, con conseguenze pericolose per la stabilità planetaria, sia sociale che ecologica. È necessario un approccio sistemico per risolvere la crisi climatica, che garantisca una governance affidabile del clima e dei confini planetari per la Terra nel suo complesso.
A causa di queste presunte crisi, la commissione raccomanda “passi coraggiosi e concreti per catalizzare un cambiamento nella governance globale” nel suo prossimo rapporto Governing Our Planetary Emergency, che sarà pubblicato in concomitanza con il vertice sul clima di Dubai(COP28) nel novembre 2023.
La Commissione per la governance del clima è stata fondata dalla Swedish Global Challenges Foundation in occasione del Forum sulla governance globale dell’ONU 75, il 16 e 17 settembre 2020, ed è guidata dall’ex presidente irlandese Mary Robinson di The Elders e dal Club di Madrid, con Johan Rockström e l’ex presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite María Fernanda Espinosa come co-presidenti. Tra i sostenitori figurano il Club di Madrid, lo StimsonCenter e laFondazione Rockefeller.
L’ex presidente del Club di Roma che è intervenuto per impedire l’approvazione della mia tesi di laurea è un “esperto che contribuisce”.
Il CGC afferma che “il sistema di governance globale non è attrezzato per affrontare la nostra emergenza planetaria, che ora comprende la “policrisi” che include, ad esempio, i conflitti internazionali, l’instabilità finanziaria, la disuguaglianza globale, il rischio di pandemie e il recupero”. Il nuovo termine “policrisi” è stato spesso utilizzato nelle discussioni del Forum economico mondiale di Davos nel gennaio 2023.[5]
Per gestire questa “policrisi”, la CGC chiede una leadership di crisi “competente”.
Dotate di nuove autorità, le attuali e nuove istituzioni di governance internazionale devono esercitare una leadership di crisi competente, sviluppando e mettendo in atto piani di emergenza e una nuova generazione di politiche efficaci, perseguendo al contempo una più equa allocazione delle risorse. Inoltre, i confini scientifici non sono negoziabili, ma devono guidare e informare fondamentalmente la nostra azione collettiva e i nostri sistemi di gestione.
Per mettere in moto queste “nuove autorità e capacità”, la commissione propone che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite dichiari un’emergenza planetaria in occasione del Vertice del futuro che si terrà il 22-23 settembre del prossimo anno.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dovrebbe dichiarare un’emergenza planetaria globale al Vertice del Futuro del 2024, rafforzata da dichiarazioni analoghe da parte di agenzie ONU, organismi regionali e governi nazionali e locali.
La commissione suggerisce poi di elaborare la piattaforma di emergenza proposta dal Segretario generale delle Nazioni Unite “per progettare e convocare una piattaforma di emergenza planetaria inter-agenzie e intergovernativa per riunire le frammentate strutture istituzionali internazionali e sviluppare un piano di emergenza planetaria per un’azione urgente e coordinata, con piani di emergenza nazionali collegati”.
Descrivo qui la Piattaforma di emergenza .
Questa piattaforma, composta da attori intergovernativi, statali e non statali, “pianificherebbe e coopererebbe su azioni urgenti a tutti i livelli di governance, compreso un pacchetto globale di decarbonizzazione”.
La Commissione sottolinea che il superamento dei confini planetari deve avere delle conseguenze.
Le norme di sicurezza globale dovrebbero essere ampliate per riflettere le gravi implicazioni del superamento dei confini climatici e planetari, comprese le pratiche del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per riflettere meglio le sfide e le priorità di politica climatica del Sud globale e di tutti i popoli.
Per questo chiedono “una coraggiosa leadership “dall’alto verso il basso” a tutti i livelli di governo, combinata con la pressione e l’impegno generalizzato “dal basso verso l’alto” dei cittadini, per catalizzare trasformazioni fondamentali”.
Alcuni degli altri suggerimenti contenuti nella dichiarazione includono:
Un’Agenzia mondiale per l’ambiente
Una Corte internazionale per l’ambiente
Riforma istituzionale del sistema finanziario globale
Alleanza dei Commons globali dei Rockefeller Philanthropy Advisors
Sullo sfondo, un’altra iniziativa strettamente correlata è stata sviluppata per eseguire la trasformazione prescritta. Nel 2019 la Global Commons Alliance è stata lanciata a Singapore da Rockefeller Philanthropy Advisors con la missione di “mobilitare cittadini, aziende, città e Paesi per accelerare il cambiamento dei sistemi e diventare migliori custodi dei beni comuni globali”.[6]
Le loro priorità strategiche sono cambiare le menti, le azioni e i sistemi per salvaguardare i beni comuni globali e “riconquistare la stabilità planetaria”. Sono pronti ad agire rapidamente quando viene dichiarata un’emergenza.
Entro il 2025, la vera portata delle trasformazioni multiformi di cui abbiamo bisogno per salvaguardare i beni comuni globali sarà ben compresa. Gli attori chiave sapranno cosa devono fare, dove le cose sono più urgenti e agiranno in modo da innescare e sostenere un cambiamento trasformazionale per proteggere i beni comuni globali.
La loro filosofia si basa sulla struttura dei confini planetari di Rockström.
Tra gli oltre 70 partner figurano Club di Roma, PIK, WEF e WRI, con il sostegno di una “Investor Collaborative” composta, tra gli altri, dalla Fondazionesvizzera MAVA, dalla fondazione olandese Porticus e dalla Global Environment Facility delle Nazioni Unite.
Rockström è membro del comitato direttivo della Global Commons Alliance e guida la “componente dell’Alleanza” The Earth Commission con la missione di definire “confini sicuri e giusti per le persone e il pianeta”.
Questo è un grafico tratto dal mio libro The Digital World Brain (in corso di traduzione in inglese), che illustra la loro formula per la “trasformazione dei sistemi”.
È una ricetta per una dittatura scientifica. Per citare il “decimo comandamento” sulle ormai demolite Georgia Guidestones:
Non essere un cancro per la Terra – Lascia spazio alla natura.
Mi ricorda anche un documento del Segretariato dell’Ordine Mondiale che George Hunt ha scoperto durante una “Conferenza UNA sull’ambiente e lo sviluppo per fornire un ampio dibattito pubblico e sostegno al Vertice della Terra delle Nazioni Unite” a Des Moines, il 22 settembre 1991[7].
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, guidato dalle grandi potenze anglosassoni, deciderà che d’ora in poi il Consiglio di Sicurezza informerà tutte le nazioni che la sua influenza sulla popolazione è terminata, che tutte le nazioni hanno quote di RIDUZIONE su base annua, che saranno applicate dal Consiglio di Sicurezza” con l’embargo selettivo o totale di crediti, articoli di commercio, compresi cibo e medicine, o con la forza militare, quando necessario.
Ora questo è stato ribattezzato come riduzione dell’impronta di carbonio.
Approfondirò il tema della Global Commons Alliance in un prossimo articolo. Ho anche menzionato la loro influenza nella mia presentazione “Shaping the Future Agenda – The Digital World Brain” da Stavanger.
Traduzione a cura di Nogeoingegneria
Note
[1] www.apollo-gaia.org/A-GProjectDevelopment.pdf
[2] Rockström, J., Steffen, W., Noone, K. et al. A safe operating space for humanity. Nature 461, 472–475 (2009). https://doi.org/10.1038/461472a
[3] www.slideshare.net/Eurotopia/assembly-programme
[5] www.weforum.org/agenda/2023/01/polycrisis-global-risks-report-cost-of-living/
[6] globalcommonsalliance.org/about/
Featured image is from SHTFplan.com
The original source of this article is The Pharos Chronicle – Jacob Nordangård, PhD
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