Il contributo dei meteorologi alleati il 6 giugno 1944: grazie a una magistrale previsione resero possibile lo sbarco in Normandia
Se il D-Day si risolse in un successo per le truppe alleate una fetta del merito sicuramente va attribuita ai meteorologi che seguirono tutta l’operazione. Del resto l’importanza della meteorologia apparve da subito chiara al generale Eisenhower, incaricato di organizzare l’invasione delle truppe anglo-americane sulle coste della Normandia.
La buona riuscita dello sbarco oltremanica, azione indispensabile per dare una svolta al lungo conflitto, dipendeva fortemente difatti dalle condizioni meteorologiche: erano necessari un cielo sereno e un’ottima visibilità in quota, per facilitare le operazioni aeree, ma anche vento debole e mare calmo, per agevolare l’attraversamento dello Stretto della Manica da parte dei mezzi anfibi, e come se non bastasse la “ricetta” del tempo perfetto prevedeva anche la presenza di un po’ di nuvole sulla terraferma, in modo da complicare il compito della contraerea tedesca.
Eisenhower decise perciò di creare un pool di meteorologi con il preciso compito di individuare, con sufficiente anticipo, il giorno ideale per l’operazione militare. Gli scienziati indicarono in giugno il mese più adatto allo sbarco: era difatti quello in cui, con maggiori probabilità, si potevano trovare le condizioni meteorologiche desiderate.
Tuttavia c’era un altro fattore che complicava la scelta del giorno: lo sbarco infatti doveva coincidere con una marea né troppo bassa, che avrebbe costretto le truppe a percorrere allo scoperto un tratto di battigia assai ampio, né troppo alta, che viceversa avrebbe coperto alla vista dei soldati l’ultimo tratto di spiaggia, quello minato. Proprio per tali ragioni gli unici periodi buoni erano quello dal 5 al 7 giugno e quello intorno al 17-18 del mese.
Ed è qui che la bravura dei meteorologi alleati fece la differenza! All’inizio di giugno difatti essi si accorsero che una massa di aria fredda di origine polare si stava dirigendo verso le Isole Britanniche e la Francia, dove avrebbe reso vano ogni tentativo di sbarco. Tuttavia il 5, proprio nel giorno in cui nuvole e piogge si apprestavano a investire la Normandia, i meteorologi annunciarono al generale Eisenhower un probabile breve e provvidenziale intervallo di bel tempo appena dopo il passaggio della perturbazione: la mattina del 6 sembrava poter garantire le condizioni favorevoli. Fu così dato l’ordine per lo sbarco il 6 giugno, il D-day.
E in effetti, come previsto, sotto un cielo sereno, con una marea perfetta e con condizioni ideali di vento, nonostante un mare ancora mosso, quella mattina le truppe alleate attraversarono la Manica, cogliendo di sorpresa i tedeschi: le cattive condizioni del tempo previste dal servizio meteorologico tedesco infatti avevano spinto i comandanti nazisti a non prendere neanche in considerazione uno sbarco per quel giorno!
Fonte Articolo: Col. Mario Giuliacci http://www.meteogiuliacci.it/meteo/articoli/curiosit%C3%A0/lo-sbarco-normandia-un-successo-grazie-ai-meteorologi
La “ricetta” del tempo perfetto prevedeva la presenza di un po’ di nuvole
E le nuvole furono create.
Furono le truppe a completare quel quadro quasi perfetto alzando una cortina di fumo. E’ un dettaglio poco noto, più delle volte tralasciato nei racconti storici dello sbarco in Normandia. La nuvola artificiale, chiamata cortina fumogena (smoke screen) è una tecnica di difesa militare che consiste nello stendere uno schermo di fumo che cela i movimenti di mezzi o uomini al nemico.
Nuove forme di fumogeni schermano lo spettro del visibile a livello più sottile, impediscono la rilevazione dai sensori o dai visori infrarossi; inoltre sono disponibili fumogeni per i veicoli in una forma superdensa usata per impedire ai fasci laser dei designatori nemici di inquadrare l’obiettivo.
All’alba del 6 giugno, quindi, gli aerei creavano ‘la nube’ al momento giusto e nel luogo giusto per mascherare i movimenti di sbarco delle truppe alleate.
Lo sbarco in Normandia è considerato una delle operazioni militari più occultate, spettacolari ed efficaci della letteratura bellica.
APPROFONDIMENTO
Allies Forces Landing On Normandy Beach
Large Area Smoke Screens in the ETO
Chemicals used for smoke generation
3.1 Zinc chloride
3.2 Chlorosulfuric acid
3.3 Titanium tetrachloride
3.4 Phosphorus
3.5 Oil
3.6 Dyes
http://www.combatreform.org/smokescreen.htm
SMOKE
http://www.globalsecurity.org/wmd/library/policy/army/fm/8-285/ch8.pdf
Esercitazioni con fumogeni della flotta aerea statunitense (CinecittaLuce)
BREVETTI
United States Patent and Trademark Office
1338343 – April 27, 1920 – Process And Apparatus For The Production of Intense Artificial Clouds, Fogs, or Mists
1619183 – March 1, 1927 – Process of Producing Smoke Clouds From Moving Aircraft
1665267 – April 10, 1928 – Process of Producing Artificial Fogs
2097581 – November 2, 1937 – Electric Stream Generator – Referenced in 3990987
2409201 – October 15, 1946 – Smoke Producing Mixture
2476171 – July 18, 1945 – Smoke Screen Generator
100 ANNI FA
Usando un mix di solfuro di ammonio e potassio persolfato
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