Ucraina, l’espansione dell’industria nucleare sotto le bombe russe
Né il fuoco ancora acceso sotto Chernobyl, né la centrale di Zaporizhzhia sempre più a rischio, sembrano frenare le ambizioni dell’industria nucleare in Ucraina, che cresce in partnership con aziende americane
Cari colleghi e amici, oggi è un giorno indimenticabile nella collaborazione tra Westinghouse e Energoatom». Il pullman per i giornalisti arriva alla centrale nucleare di Khmelnytsky, cinque ore a ovest di Kyiv, proprio all’inizio del discorso di Patrick Fragman, direttore esecutivo della nota azienda nucleare statunitense.
Davanti a lui, c’è una platea di addetti ai lavori in abiti formali e, in fondo, una fitta schiera di telecamere. Dietro, giganteschi poster patinati mostrano come la centrale, attualmente la più piccola delle quattro in funzione sul territorio ucraino, potrebbe trasformarsi in futuro.
«Questo progetto creerà migliaia di posti di lavoro. Il nostro è un matrimonio che garantirà prosperità all’Ucraina per molti decenni a venire».
A poche ore dall’ennesimo attacco missilistico russo contro le infrastrutture energetiche ucraine, l’ottimismo di Fragman risulta poco spontaneo ma, non per questo, meno vincente.
A marzo 2022 la centrale nucleare di Zaporizhzhia viene occupata dalle forze armate russe e passa sotto il controllo dell’Agenzia atomica russa Rosatom. La più grande centrale d’Europa, da allora, si trova sulla linea del fronte ed è oggetto di vari incidenti
La centrale entra a essere a tutti gli effetti parte in gioco nel conflitto. Oltre alla presenza di armamenti e personale militare in alcune delle sue aree più sensibili, i dipendenti non allineati alla nuova dirigenza imposta da Rosatom sono trattati al pari di prigionieri di guerra
La preoccupazione cresce perché, oltre a Rosatom, l’unico organo a conoscere le reali condizioni all’interno della centrale di Zaporizhzhia è l’Agenzia atomica internazionale (AIEA). AIEA è a sua volta accusata di essere influenzata dal ruolo cheRosatom svolge sul mercato nucleare globale
Proprio l’Ucraina, che oltre a scontare il prezzo per la catastrofe nucleare di Chernobyl, è teatro di guerra da oltre due anni, dice di voler ampliare – tramite Energoatom – la sua industria nucleare e stringe accordi con l’azienda americana Westinghouse
Il nucleare è prima di tutto uno strumento politico ed economico, e gli attori in gioco (Rosatom, AIEA, Westinghouse ed Energoatom) sembrano in contrapposizione ma, in realtà, concorrono al medesimo obiettivo
Anche se spesso non è riuscita a mettere in pratica ciò che prometteva, e si è dovuta confrontare con spese superiori ai profitti, Westinghouse sta accelerando la sua scalata tra le big dell’industria nucleare grazie, soprattutto, alla rapidità con cui sta stringendo accordi con i partner esteri.
«In un paio d’anni, quando i quattro nuovi reattori saranno completati, la centrale di Khmelnytsky diventerà la più potente d’Europa», afferma con tono deciso Peter Kotin, direttore dell’Agenzia atomica ucraina Energoatom, anche se, in divisa, assomiglia di più a un comandante delle forze armate. «Non appena il primo metro cubo di cemento sarà versato, potremo dare avvio a una nuova era per il settore nucleare del nostro Paese», conclude magistralmente, mentre il pubblico lo accoglie con uno scroscio di applausi.
Come nella più tipica delle commedie teatrali, la scena cambia e pochi metri più in là una betoniera comincia a riversare il liquido grigio sul terreno. Mentre i fotografi scattano a raffica, i rappresentanti dei due Paesi si congratulano tra loro, con vigorose pacche sulle spalle. Chiunque stia assistendo all’incontro sa che quello sposalizio poco ha a che fare con motivi di ordine energetico.
«L’invasione su larga scala dell’Ucraina ha accelerato la missione della propaganda nucleare, perché ha contribuito alla crisi energetica», così riassume le contraddizioni attuali l’esperto di nucleare di Greenpeace Germania, Shaun Burnie. Mentre i russi tagliavano gli approvvigionamenti di gas all’Europa, e questa reagiva con sanzioni contro i combustibili fossili russi, c’è chi ai piani alti ne approfittava per riaprire una partita che sembrava chiusa per sempre.
«In termini di sicurezza nucleare e politiche a suo favore, sembra che la catastrofe di Fukushima non sia mai avvenuta. L’industria nucleare sta riuscendo in maniera molto efficace a tenere separata la questione securitaria, relativa a possibili nuovi catastrofici incidenti, dai piani per la costruzione di nuovi reattori», prosegue Burnie, che ha trascorso l’ultimo decennio a studiare il caso Fukushima. «Parlare di nucleare come soluzione al problema climatico è una distrazione pericolosa».
La presenza dell’Ambasciatrice statunitense Bridget Brink all’inaugurazione di Khmelnytsky è l’ennesima dimostrazione di quanto il nucleare svolga un ruolo politico e diplomatico fondamentale.
«Ho avuto il privilegio di essere ambasciatrice in Slovacchia prima di essere trasferita qui e ho assistito a come Westinghouse abbia contribuito ad allentare la dipendenza di tanti Paesi dal combustibile nucleare russo», ha affermato di fronte a un pubblico compiaciuto. «L’Ucraina è un esempio lampante».
FONTE https://irpimedia.irpi.eu/minaccianucleare-ucraina-zaporizhzhia-chernobyl-investimenti-usa/
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