Lo ha reso noto il Pentagono dopo l’uscita unilaterale dal Trattato Inf. L’esperimento e’ stato effettuato domenica scorsa al largo della California. Putin incontra Macron a Parigi e avverte l’Europa: dispiegheremo missili se lo fara’ Washington.

Nucleare, test Usa di missile a medio raggio

Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha annunciato di aver testato un missile da crociera di medio raggio, del genere vietato dal Trattato sulle armi nucleari che ha avuto fine tempo fa dopo il ritiro unilaterale di Washington. Il test è stato effettuato domenica scorsa nell’isola di San Nicolas, al largo della California. “Il missile testato è uscito dal suo lanciatore mobile a terra e ha impattato accuratamente sul suo obiettivo dopo oltre 500 chilometri di volo”, ha dichiarato il Pentagono. Il missile, di “natura convenzionale” e dunque non nucleare, è stato lanciato da una nave americana al largo della costa dell’isola.

“Dopo oltre 500 km di volo, ha centrato l’obiettivo”, ha fatto sapere il Pentagono, rilevando che “i dati raccolti dal test forniranno informazioni alla Difesa sul futuro del potenziale missilistico a medio raggio”. Il Trattato Inf bandiva proprio i missili convenzionali e nucleari in grado di viaggiare in uno spazio tra 500 e 5.500 km, ma il capo del Pentagono, Mark Esper, aveva avvertito che una volta fuori dal Trattato gli Stati Uniti avrebbero sviluppato “i missili terra-aria convenzionali come prima risposta alle azioni di Mosca”. 

L’annuncio del test è stato fatto qualche minuto dopo la dichiarazione con cui Vladimir Putin affermava che la Russia non dispiegherà missili a corto e medio raggio in quelle regioni del mondo in cui non ci saranno armi statunitensi corrispondenti.  Per quanto riguarda i missili a corto e medio raggio, voglio dirlo di nuovo: ci assumiamo unilateralmente una responsabilità. Se tali sistemi di attacco saranno dispiegati dagli Stati Uniti, lo faremo anche noi”, aveva detto il capo del Cremlino nel corso di una conferenza stampa in Francia, dove ha incontrato il presidente francese, Emnmmanuel Macron. “Non li dispiegheremo – aveva aggiunto –  fino a quando non compariranno quelli americani”.

Nucleare, Trattato Inf: simbolo disgelo ma Cina esclusa

Il missile a medio raggio e di “natura convenzionale” testato oggi dal Pentagono ricade tra quelli che erano stati banditi dal Trattato Inf (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), sottoscritto 32 anni fa a Reykjavik da Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov e terminato il 2 agosto scorso “su iniziativa” degli Usa. Fu una delle pietre miliari sulla strada che condusse il mondo alla fine della guerra fredda: firmato l’8 dicembre 1987 da Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov, il Trattato Inf vieta il dispiegamento di missili a testata nucleare del raggio tra i 500 e i 5500 chilometri (quello testato oggi ha fatto un volo di oltre 500 km). L’intesa sottoscritta allo storico vertice Reykjavik portò alla distruzione di ben 2692 missili, 846 americani e 1.846 russi. D’improvviso, quell’inverno di 32 anni fa, sembrò che il mondo potesse lasciarsi alle spalle la grande paura nucleare.

Alla fine dell’anno scorso il presidente americano Donald Trump aveva annunciato l’intenzione degli Usa di uscire dal Trattato, dando alla Russia 60 giorni affinché rispettasse “gli impegni” precedentemente presi, a loro volta scaduti lo scorso 2 febbraio. Da allora erano stati dati 6 mesi entro i quali il Trattato poteva essere salvato. Qualche mese fa anche Putin ha seguito l’esempio di Trump, sospendendo a sua volta l’applicazione dell’intesa.

Al centro della controversia vi sono i missili da crociera russi 9M729, che a detta di Washington sono vietati. Mosca si è sempre rifiutata di disfarsene, accusando di contro gli Usa di mettere in pericolo l’intera “architettura” del controllo degli armamenti strategici con le loro giravolte. I colloqui condotti a Ginevra sul Trattato si sono tutti risolti in un nulla di fatto. Il vero problema, dicono gli esperti, è che rispetto all’accordo del 1987 il mondo ed i suoi contrappesi strategici sono cambiati radicalmente. L’intesa sottoscritta da Usa e Urss non prevedeva solo la riduzione delle armi nucleari, ma in prospettiva la loro completa eliminazione, e in pratica mise fine alla cosiddetta crisi degli euromissili, in sostanza vietando i vettori a raggio intermedio dotati di testata nucleare dispiegati da Usa e dall’Urss in Europa. All’epoca, i missili schierati erano gli SS20 sovietici cui gli Stati Uniti avevano risposto nel 1979 con i Pershing 2 e i Cruise, installati, tra l’altro, anche nella base di Comiso. Oltre trent’anni dopo, a detta degli analisti il vero limite dell’accordo consiste nel fatto che esso escludeva la Cina ed il suo arsenale nucleare. L’ipotesi di allargare l’Inf ad altri Paesi era in discussione da oltre dieci anni, ma Pechino – pur mantenendo un profilo basso – ha sempre ignorato qualsiasi approccio, dato che sarebbe chiamata ad eliminare circa il 95% dei suoi missili balistici e da crociera e può liberamente continuare a sviluppare vettori a raggio medio. In generale, per gli Usa il punto è come arginare, oltre Pechino, anche altri Paesi potenzialmente pericolosi, primi fra tutti Corea del Nord e Iran. FONTE 

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