“Il Golpe del litio”: la Bolivia era rappresentata come una sorta di Cina latinoamericana, con una crescita attorno al 7%. Un paese fino a pochi giorni fa retto da un governo progressista che aveva saputo assicurare stabilità e progresso, usando le materie prime per finanziare programmi sociali, garantendo i diritti delle popolazioni indigene ma anche gli interessi di una borghesia che – secondo i progetti di Morales – doveva acquisire caratteristiche sempre più nazionali. Far fallire questa sorta di socialismo vincente era necessario per riportare in America latina l’ordine imperiale. LEGGI QUI
Il paese disporrebbe di riserve stimati per 9 milioni di tonnellate di litio, davanti alle 8 milioni del Cile. Lo sfruttamento delle immense riserve sarebbe in sé capace di spostare gli equilibri dalla Cina, dove si addensa la maggiore produzione, all’America Latina, dove le estrazioni annue complessive si attestano già a oltre un quarto del totale nel mondo tra Bolivia, Cile e Argentina.
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In Bolivia si concentrano la maggior parte delle riserve mondiali di litio: Evo Morales di recente aveva firmato un accordo di cooperazione con la Cina, ma adesso con la destra al potere “l’oro bianco” potrebbe finire in mani occidentali.
Nel gran caos che si è venuto a creare in Bolivia c’è una sola certezza: chiunque in futuro sarà al potere nel paese sudamericano, dovrà decidere come gestire al meglio la più grande riserva di litio esistente al mondo.
Per capire al meglio l’importanza di questo metallo alcalino, basti pensare che i nostri cellulari o tablet funzionano grazie alle batterie agli ioni di litio. Ma non solo. Anche le auto elettriche sfruttano lo stesso sistema.
Quando nei prossimi anni le auto elettriche andranno a sostituire, anche parzialmente, quelle a benzina, il litio di conseguenza andrà ad avere la stessa importanza strategica che al momento ha il petrolio, senza contare poi il suo fondamentale utilizzo per i vari dispositivi mobili.
Non è un caso che Evo Morales pochi mesi fa dichiarava come la Bolivia fosse pronta a diventare l’Arabia Saudita del litio, ma adesso l’ormai ex presidente si trova in Messico dove si è rifugiato a seguito dell’appoggio dell’esercito all’opposizione di destra.
Tutta colpa delle ultime elezioni dove ci sarebbero stati dei brogli elettorali, con la senatrice Jeanine Áñez che si è autoproclamata nuova presidente della Bolivia con la benedizione dell’esercito e il plauso di Donald Trump….
La questione litio
Nonostante il periodo altalenante del mercato degli smartphone e la diffusione a rilento dell auto elettriche, tutti gli analisti economici con Bloomberg in testa sono d’accordo nel definire il litio come uno dei protagonisti della prossima decade.
Allungando ancora di più lo sguardo, si potrebbe dire che questo metallo alcalino sarà il petrolio del futuro. In tutto il mondo le riserve di litio abbondano, ma si trovano in larga parte in Bolivia e in Cile.
Proprio in Bolivia è presente il maggior giacimento del pianeta ovvero quello di Salar de Ujuni, una distesa di 10.000 chilometri quadrati dove si stimano ci siano 9 milioni di tonnellate del prezioso metallo. In totale nel Paese sono 21 milioni le tonnellate presenti.
Ogni anno al mondo si consumano quasi 50.000 tonnellate di litio per produrre principalmente le batterie, con il prezzo “dell’oro bianco” che nell’ultimo lustro è aumentato in maniera sensibile.
L’idea di Evo Morales era di quello di fare come con il gas, ovvero nazionalizzare tutto per cercare di trarre il massimo profitto per la nazione. Estrarre e lavorare il litio però non è molto facile, sia per i costi che per le competenze necessarie.
Nel 2018 l’ex presidente ha deciso così di firmare un accordo con i tedeschi di ACISA, che forniscono le batterie a Tesla, intesa però stoppata dal governo boliviano a causa delle proteste della popolazione indigena viste le problematiche ambientali e i pochi vantaggi economici per loro.
Il vecchio governo ha così ha siglato poi un altro accordo questa volta con la Cina da 2,3 miliardi di dollari, con Pechino che così è diventato il partner strategico della Bolivia per l’estrazione del litio.
“Perché la Cina? C’è un mercato garantito in Cina per la produzione delle batterie” aveva detto entusiasta Evo Morales dopo l’accordo, il cui sogno era quello di poter controllare l’intera filiera per realizzare così delle batterie 100% made in Bolivia.
Adesso che Morales si trova in esilio in Messico e in Bolivia sembrerebbe essere tornata al potere la destra filo-occidentale, resta da capire cosa ne sarà degli accordi per lo sfruttamento di un metallo come il Litio che sarà fondamentale per l’economia futura dell’interno globo. Articolo integrale
LA GUERRA DEI METALLI RARI, IL LATO OSCURO DELLE ENERGIE VERDI
ORO, ARGENTO, RAME, LITIO (E GLI ALTRI): IL TESORO ‘NASCOSTO’ DELL’ARGENTINA
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The Strategic Battle for Lithium. Huge Reserves in Bolivia, Argentina, Chile
On March 15, 2018, Maurizio Stefanini, reporter of an italian right think-tank, complained that the huge reserve of Lithium present in Bolivia was in the hands of the State“” and of the bad example“” of Evo Morales. (1) In the same article it was pointed out that, on the contrary, Chile and Argentina, the other two Saudi Arabian”of Lithium, had generated a real race for lithium”, as in romantic Yukon era.
In Chile, according to 2016 data, 68,874 metric tons ™ of lithium carbonate equivalent (cle) were extracted by private companies Albemarle and Sociedad Química de Minerales de Chile (SGM). The latter is owned 29 percent by billionaire Julio Ponce Lerou, who ranked 422 on the Forbes chart of the rich planetary planets, thanks to the Lithium boom. At that time, Chile had a 33% share of the Lithium world market. Read more…
LITIO NEL MONDO
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