Scorie nucleari, Greenpeace denuncia: “Siamo di fronte ad una crisi mondial
250mila tonnellate di scorie nucleari nel mondo
Lo studio – intitolato “La crise mondiale des déchets nucléaires” (La crisi mondiale dei rifiuti nucleari) e redatto da un gruppo di esperti della materia – ha analizzato la situazione di sette paesi: Belgio, Francia, Giappone, Svezia, Finlandia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Prendendo in considerazione i diversi rifiuti che vengono prodotti lungo l’intera “catena” del nucleare.
Visualizza l’immagine su Twitter Sur les 7 pays analysés dans le rapport sur “la crise mondiale des déchets nucléaires”, aucun ne dispose dʼune estimation crédible de la totalité des coûts qui devront être supportés pendant des décennies, voire des siècles #RisqueNucléairehttps://www.greenpeace.fr/dechets-nucleaires-sommes-face-a-crise-mondiale/ …
Si è perciò partiti dalle attività di estrazione dell’uranioe si è terminato con “i materiali più pericolosi”, ovvero le scorie nucleari che vengono prodotte dai reattori. Ebbene, secondo Greenpeace attualmente nel mondo sono già presenti “250mila tonnellate di combustibili esausti altamente radioattivi”. Essi sono ripartiti attualmente in un totale di quindici paesi. E la maggior parte “è stoccata in piscine di raffreddamento” presso le stesse centrali.
Un quantitativo gigantesco, se si considera che tali rifiuti non possono, ovviamente essere trattati, né custoditi, senza enormi precauzioni. Il che comporta inevitabilmente anche costi molto elevati. Eppure, lo studio spiega che sui sette paesi analizzati, “nessuno dispone di una stima credibile della spesa totale che dovrà essere affrontata in questo senso nei prossimi decenni”.
In Francia il nodo del sito di ritrattamento di La Hague
Il dito di Greenpeace è puntato in particolare contro la Francia. L’Istituto per la radioprotezione e la sicurezza nucleare di Parigi ha già sottolineato come le piscine di La Hague, sulla Manica, siano al limite della saturazione. È qui infatti che vengono depositati a raffreddare i combustibili utilizzati dai reattori transalpini. La compagnia Orano (ex Areva) ha tuttavia gettato acqua sul fuoco, spiegano che “fino al 2030” non ci saranno problemi.
Ciò che è chiaro, però, è che il sito prima o poi si riempirà. Così come quelli presenti in altre nazioni. Nonostante ciò, Pete Roche – uno degli autori del rapporto – spiega che “nessun paese al mondo dispone di una soluzione per i rifiuti ad alta radioattività”.
“Lo stoccaggio geologico sicuro e sostenibile non esiste”
Il documento di Greenpeace aggiunge che “l’industria nucleare, con il sostegno dei governi a diversi livelli, continua a scegliere la strada dello stoccaggio geologico”, il che consiste semplicemente nel sotterrare in profondità le scorie. “Tuttavia, in alcun luogo al mondo esiste un sistema di conservazione nel sottosuolo che sia sostenibile e sicuro sul lungo termine”, aggiungono gli esperti. Questi ultimi citano anche i casi di Svezia e Finlandia, nei quali sono state introdotte le tecniche più avanzate: “Anche in questi casi l’incertezza resta grande”.
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C’è qualche cosa che sfugge in questa questione. Non pare che la scienza abbia impiegato in questi anni i sforzi necessari per rendere innocue le scorie. Di tanto in tanto invece leggiamo di possibili soluzioni, almeno in parte, poi silenzio.
Un rapporto molto interessante del 2009
Nuclear Waste Recycling
Scorie nucleari e uso ‘civile’
Sono state incentivate negli anni cinquanta invece gli studi per l’uso civile delle scorie.
Un articolo in tema
GLI ALIMENTI RADIO-ZOMBIE
E interessante questo articolo sul Guardian
Fifty years ago, on 28 May 1959, the World Health Organisation‘s assembly voted into force an obscure but important agreement with the International Atomic Energy Agency – the United Nations “Atoms for Peace” organisation, founded just two years before in 1957. The effect of this agreement has been to give the IAEA an effective veto on any actions by the WHO that relate in any way to nuclear power – and so prevent the WHO from playing its proper role in investigating and warning of the dangers of nuclear radiation on human health.
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