«Lo scorso trimestre la bolletta elettrica è aumentata del 20%, il prossimo trimestre aumenta del 40%, queste cose vanno dette, abbiamo il dovere di affrontarle». Lo prevede il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani a Genova durante un convegno organizzato dalla Cgil.«Nessuno mette in discussione che la transizione ecologica vada fatta il prima possibile, senza indugi e con sacrifici enormi.” 

Le parole del Ministro della ‘Transizione Ecologica’ pesano come macigni. Motivo principale di questa impennata  è la crescita dei prezzi dei permessi di emissione di CO2, chiamati con un acronimo Ets (Emission Trading Scheme).

Cingolani ha poi precisato di essersi già attivato per disinnescare la bomba che potrebbe esplodere dal prossimo 1 ottobre. Cosa farà? Nella commissione Ambiente della Camera, verrà incardinato il Piano nazionale per la transizione ecologica (PNIEC). Stefania Pezzopane, della presidenza del Gruppo Pd alla Camera: “L’intervento deve essere rapido, così come seri ed efficaci devono essere le azioni per attuare il PNIEC, strumento fondamentale per cambiare la politica energetica del nostro paese verso la decarbonizzazione.” Pezzapane vede il PNIEC, di cui  è relatrice, “strumento importante per il raggiungimento della neutralità climatica al 2050 e di conseguenza della riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030”.

Vogliamo coinvolgere i cittadini nel plasmare il futuro dell’Europa” aveva detto David Sassoli.

La partecipazione dei cittadini è evidente, e segue il modello collaudato. Ci saranno pochi vincitori e molti perdenti. Chi vince, in base a cosa vince? Il seguente articolo fa un po’ di luce su questa domanda.

La CO2 come strumento di trasformazione è tornato alla ribalta.

IL MERCATO DELLE EMISSIONI DI CO2 POTREBBE SUPERARE IL MERCATO DEL PETROLIO?

by  ALESSANDRO SPERANDIO

Secondo alcuni analisti il mercato della CO2 potrebbe superare le dimensioni del mercato petrolifero entro il 2030 o anche entro il 2025 se le normative arriveranno abbastanza velocemente e saranno abbastanza rigide

A luglio di quest’anno, un gruppo di gestori di patrimoni con 6 trilioni di dollari di asset ha chiesto di riconoscere un prezzo globale per le emissioni di carbonio, secondo quanto si legge su Reuters. Ancora prima, lo scorso dicembre, un altro gruppo di asset manager ha lanciato l’iniziativa Net Zero Asset Managers, impegnandosi a raggiungere l’obiettivo net zero. Ad oggi, i firmatari dell’iniziativa controllano circa 43 trilioni di dollari di asset. E ora i commercianti di materie prime si stanno rivolgendo al commercio della CO2.

LA CO2 COME UNA MERCE

Con così tanta attenzione rivolta alla riduzione delle emissioni di carbonio da parte di governi, autorità di regolamentazione, investitori attivisti e gruppi ambientalisti era solo questione di tempo prima che le emissioni diventassero un vero e proprio business. Il sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione europea, ETS, è stato il primo. Ora, anche la Cina ha il suo mercato delle emissioni di carbonio. Altri paesi, come l’Australia, stanno impiegando approcci diversi ma che finiscono ugualmente per trasformare l’anidride carbonica in merce.

OPPORTUNITÀ DI GUADAGNO

Le opportunità di guadagno sono notevoli. Secondo l’Ocse, le emissioni di carbonio, attualmente scambiate a circa 60 dollari per tonnellata sull’ETS, che è già un livello record, saliranno a 147 dollari per tonnellata per rendere raggiungibili gli obiettivi di zero, si legge sul Financial Times.

SHELL E BP SONO GIA’ NEL BUSINESS

Il Wall Street Journal ha riferito questa settimana che Shell e BP, oltre ad essere grandi major petrolifere, sono anche tra i maggiori commercianti di materie prime energetiche al mondo, e hanno già creato importanti divisioni commerciali per il commercio del carbonio. La loro attività è attualmente focalizzata sull’Ue grazie al fatto che si tratta del mercato delle emissioni più sviluppato al momento.

NEL 2020 MERCATO DA 280 MLD DI DOLLARI

Il mercato europeo delle emissioni, insieme ai mercati regionali più piccoli per le emissioni in California e Nuova Zelanda, ha avuto una dimensione di oltre 280 miliardi l’anno scorso, secondo i dati di Refinitiv citati dal WSJ. Si è trattato di un aumento del 23% rispetto all’anno precedente e le prospettive sono rosee. Gli analisti di Wood Mackenzie hanno calcolato che il mercato globale delle emissioni di carbonio potrebbe raggiungere i 22 trilioni di dollari entro il 2050.

IL MERCATO DEL CARBONIO POTREBBE SUPERARE LE DIMENSIONI DEL MERCATO PETROLIFERO ENTRO IL 2030

E non è tutto. Secondo l’ex trader di petrolio che ora guida il trading desk del carbonio di Trafigura, il mercato del carbonio potrebbe superare le dimensioni del mercato petrolifero entro il 2030 o anche entro il 2025 se le normative arriveranno abbastanza velocemente e saranno abbastanza rigide, si legge su Nasdaq. L’Unione europea è già in procinto di espandere l’ETS per coprire più industrie, facendo sì che più aziende acquistino permessi di emissione e li scambino.

AUMENTO PREZZI DELLA CO2 QUEST’INVERNO A CAUSA DELLA SCARSE FORNITURE DI GAS

Nel frattempo, è probabile che il prezzo del carbonio aumenti ulteriormente, soprattutto quest’inverno, quando le scarse forniture di gas naturale potrebbero rendere l’Europa più dipendente dalla produzione di energia a carbone, spingendo i gestori di centrali ad acquistare più permessi di emissione.

A lungo termine, tuttavia, l’impennata del prezzo dei permessi per il rilascio di anidride carbonica dovrebbe aiutare le aziende a investire di più in tecnologie a basse emissioni di carbonio per ridurre la propria impronta. Ed è così che si otterrà il net-zero”, ha sottolineato Oilprice.

FONTE https://energiaoltre.it/il-mercato-delle-emissioni-di-co2-potrebbe-superare-il-mercato-del-petrolio/

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