In seguito la recente pubblicazione di John P.A.Ioannidis, definito come “uno degli scienziati viventi più influenti al mondo“ dalla rivista scientifica e culturale statunitense The Atlantic. È tra i dieci scienziati più citati al mondo negli articoli delle riviste scientifiche: vanta più di seimila citazioni al mese.

DI JOHN P.A. IOANNIDIS

Principi scientifici come lo scetticismo e l’altruismo vengono buttati a mare per combattere battaglie politiche che non hanno nulla a che vedere con la metodologia scientifica.

In passato ho spesso desiderato profondamente che un giorno tutti sarebbero stati appassionati ed si entusiasmassero per la ricerca scientifica.. Avrei dovuto fare più attenzione  a ciò che desideravo. La crisi causata dalla letale pandemia COVID-19 e le risposte alla crisi hanno reso miliardi di persone in tutto il mondo fortemente interessate e eccessivamente coinvolte dalla scienza. Le decisioni pronunciate in nome della scienza sono diventate arbitri della vita, della morte e delle libertà fondamentali. Tutto ciò che conta è stato influenzato dalla scienza, dagli scienziati che interpretano la scienza, e da coloro che impongono misure basate sulle loro interpretazioni della scienza in un contesto di guerra politica.

Un problema relativo a questo nuovo impegno di massa con la scienza è che la maggior parte delle persone, inclusa la maggior parte delle persone in Occidente, non sono mai state seriamente in contatto con le norme fondamentali del metodo scientifico. Le norme mertoniane di comunitarismo, universalismo, disinteresse e scetticismo organizzato non sono purtroppo mai state diffuse nell’educazione, oppure nei musei scientifici e nei documentari televisivi sui temi scientifici.

Prima della pandemia, lo scambio gratuito di dati, protocolli e scoperte era limitato, pregiudicando la condivisione su cui si basa il metodo scientifico. Era già ampiamente tollerato che la scienza non fosse universale, bensì il regno di un’élite sempre più gerarchica, ovvero di una minoranza di esperti. Gargantueschi interessi finanziari e di altro tipo e conflitti prosperavano nei dintorni della scienza – e la norma dell’altruismo è andata perduta. 

Per quanto riguarda lo scetticismo sistematico, non ha funzionato molto bene all’interno dei santuari accademici. Anche le migliori riviste peer-reviewed spesso presentavano i risultati con distorsioni e pressioni. La più ampia diffusione pubblica e mediatica delle scoperte scientifiche era in gran parte focalizzata su ciò che poteva essere esaltato della ricerca, piuttosto che il rigore dei suoi metodi e l’intrinseca incertezza dei risultati.

In ogni caso, nonostante la cinica constatazione che le norme metodologiche della scienza erano state trascurate (o forse a causa di questa constatazione), le voci che lottavano per un maggiore comunitarismo, universalismo, disinteresse e scetticismo in maniera organizzata si erano moltiplicate nei circoli scientifici prima della pandemia. Questi riformatori erano spesso visti come moralmente superiori, anche se erano in minoranza nell’occupare posizioni influenti. Le crisi di riproducibilità in molti campi scientifici, che vanno dalla biomedicina alla psicologia, hanno provocato un esame di coscienza e sforzi per migliorare la trasparenza, compresa la condivisione di dati grezzi, protocolli e codici. Le disuguaglianze all’interno dell’accademia sono state riconosciute sempre di più, e sono aumentati gli appelli per porvi rimedio. Molti erano ricettivi alle richieste di riforma.

Gli esperti opinionisti (anche se ancora dominanti in comitati influenti, società professionali, grandi conferenze, organismi di finanziamento e altri centri di potere nel sistema) sono stati spesso sfidati da critiche basate sull’evidenza. Ci sono stati sforzi per una maggiore trasparenza dei conflitti d’interesse e per minimizzare il loro impatto, anche se la maggior parte degli scienziati di spicco – soprattutto in medicina – è rimasta invischiata in tali conflitti.

Una comunità fiorente di scienziati era incentrata su metodi rigorosi, sulla comprensione dei pregiudizi e sulla riduzione del loro impatto. Il campo della metascienza, o ricerca sulla ricerca, era ormai largamente riconosciuto. Si poteva quindi sperare che la crisi pandemica portasse ad un cambiamento. In effetti, c’è stato un cambiamento – ma probabilmente in peggio.

La mancanza di comunità durante la pandemia ha alimentato sciocchezze e teorie di cospirazione, che sono state poi trattate come fatti in nome della scienza da gran parte della stampa pubblia e sui social media.  La ritrattazione di un articolo molto evidenziato sull’idrossiclorochina da The Lancet è stato un esempio sorprendente: Una mancanza di compartecipazione e di apertura ha permesso a un’importante rivista medica di pubblicare un articolo in cui 671 ospedali hanno presumibilmente contribuito con dati non esistenti, e nessuno aveva notato questa vera e propria falsificazione prima della pubblicazione.

Il New England Journal of Medicine, un’altra importante rivista medica, è riuscita a pubblicare un articolo simile; molti scienziati continuano a citarlo abbondantemente anche dopo la sua ritrattazione. Il dibattito scientifico attualmente più caldo nel settore pubblico – se il virus COVID-19 sia stato il prodotto dell’evoluzione naturale o un incidente di laboratorio – avrebbe potuto facilmente essere risolto con una minima dimostrazione di comunismo della conoscenza (davvero “comunismo” nel vocabolario originale di Merton) da parte della Cina:

 L’apertura dei libri di laboratorio dell’Istituto di virologia di Wuhan avrebbe alleviato immediatamente le preoccupazioni. Senza una tale apertura su quali esperimenti sono stati fatti, le teorie di fuga dal laboratorio rimangono allettanti e credibili. 

Personalmente, non vorrei che la teoria delle fughe di laboratorio – un grosso danno per la ricerca scientifica – fosse la spiegazione prevalente. Tuttavia, se la piena condivisione pubblica dei dati non può avvenire nemmeno per una questione che riguarda la morte di milioni di persone e la sofferenza di miliardi, che speranza c’è per la trasparenza scientifica e la cultura della condivisione? Qualunque siano le origini del virus,  il rifiuto di rispettare le norme precedentemente accettate ha causato di per sé un danno enorme.

 La pandemia ha portato improvvisamente a una nuova spaventosa forma di universalismo scientifico. Tutti facevano o commentavano la materia scientifica COVID-19.

Fino all’agosto 2021, sono stati pubblicati 330.000 articoli scientifici su COVID-19, coinvolgendo circa un milione di autori diversi. Un’analisi ha mostrato che scienziati di ognuna delle 174 discipline che chiamiamo scienza hanno pubblicato su COVID-19. Entro la fine del 2020, solo l’ingegneria automobilistica non aveva scienziati impegnati in pubblicazioni sul COVID-19. All’inizio del 2021, anche gli ingegneri automobilistici hanno detto la loro.

A prima vista, questa è stata una mobilitazione senza precedenti di talenti interdisciplinari. Tuttavia, la maggior parte di questo lavoro era di bassa qualità, spesso sbagliato, e anche fortemente fuorviante. Molte persone senza competenze tecniche in materia sono diventate esperti da un giorno all’altro, salvando enfaticamente il mondo. Mentre questi esperti fittizi si moltiplicavano, gli approcci basati sull’evidenza – come gli studi randomizzati e la raccolta di dati più accurati e imparziali – venivano spesso liquidati come inappropriati, troppo lenti e dannosi. Questo disprezzo per i studi affidabili è stato addirittura osannato.

Molti scienziati straordinari hanno lavorato su COVID-19. Ammiro il loro lavoro. I loro contributi ci hanno insegnato molto. La mia gratitudine si estende ai molti giovani ricercatori estremamente talentuosi e ben formati che ringiovaniscono la nostra forza lavoro scientifica che sta invecchiando. Tuttavia, insieme a migliaia di solidi scienziati sono arrivati esperti appena sfornati con credenziali discutibili, irrilevanti o inesistenti e dati discutibili, irrilevanti o inesistenti.

I social e i media tradizionali hanno contribuito a produrre questa nuova categoria di esperti. Qualsiasi persona che non era un epidemiologo o uno specialista di politica sanitaria poteva improvvisamente essere citata come un epidemiologo o uno specialista di politica sanitaria da giornalisti che spesso sapevano poco di quei campi, ma sapevano immediatamente quale opinioni erano vere. Al contrario, alcuni dei migliori epidemiologi e specialisti di politica sanitaria in America sono stati spalmati come sprovveduti e pericolosi da persone che si credevano adatte ad arbitrare sommariamente le differenze di opinione scientifica senza capire la metodologia o i dati in questione.

Il disinteresse ne ha risentito gravemente. In passato, le entità in conflitto cercavano per lo più di nascondere le loro agende. Durante la pandemia, queste stesse entità in conflitto sono state elevate allo status di eroi. Le aziende Big Pharma, per esempio, producevano evidentemente farmaci utili, vaccini e altri interventi che salvavano vite, anche se si sapeva che il profitto era ed è il loro motivo principale. Big Tabacco  sapeva che il tabacco uccideva molti milioni di persone ogni anno e che si ingannava continuamente nel promuovere i propri prodotti vecchi e nuovi, entrambi nocivi.

 In occasione della pandemia in atto, le richieste, in precedenza comuni, di maggiori prove mediche di efficacia o di interrogativi sugli effetti collaterali avversi, sono state improvvisamente bandite.

 Un atteggiamento dispregiativo e autoritario “in difesa della scienza” può purtroppo aver favorito l’esitazione sui vaccini e il movimento anti-vax, sprecando un’opportunità unica che era stata creata dal rapidissimo sviluppo dei vaccini COVID-19. Anche l’industria del tabacco ha migliorato la sua reputazione:  Philip Morris ha donato dei ventilatori per presentarsi come un’azienda responsabile e salvare delle vite, di cui una piccola parte era a rischio di morire per COVID-19 perché aveva malattie pregresse causate dai prodotti del tabacco. 

Altre aziende potenzialmente gravate da conflitti d’interesse sono diventate i nuovi regolatori sociali invece di essere loro stessi regolati. Le grandi compagnie tecnologiche, che hanno ricavato un valore di mercato cumulativo di trilioni di dollari trasformando la vita umana durante il lockdown, hanno sviluppato potenti meccanismi di censura che distorcono l’informazione di

sponibile per gli utenti delle loro piattaforme. Consulenti che guadagnavano milioni di dollari consigliando corporazioni e governi ricevevano posizioni prestigiose, potere e lodi pubbliche, mentre scienziati imparziali che lavoravano gratuitamente e che osavano mettere in discussione le narrazioni imperanti venivano diffamati come se avessero conflitti di interesse. Lo scetticismo organizzato era visto come una minaccia alla salute pubblica. C’è stato uno scontro tra due scuole di pensiero, la sanità pubblica autoritaria e la scienza – e la scienza ha perso.

La messa in discussione continua e onesta e l’esplorazione di percorsi alternativi sono essenziali per una buona scienza. Nella versione autoritaria (al contrario di quella partecipativa) della salute pubblica, queste attività erano viste come tradimento e diserzione. La narrazione prevalente era che “siamo in guerra”. In guerra, tutti hanno ordini da seguire. Se a un plotone viene ordinato di spostarsi a destra e alcuni soldati esplorano la manovra a sinistra, vengono fucilati come disertori. Lo scetticismo scientifico doveva essere abbattuto, senza fare domande. Gli ordini erano chiari.

Chi ha dato questi ordini? Chi ha deciso che la sua opinione, la sua esperienza e i suoi dubbi debbano prendere il comando? Non è stata una singola persona, non un generale pazzo, non un politico spregevole o un dittatore, anche se la politica ha interferito massicciamente con la scienza. Eravamo tutti noi, un conglomerato che non ha nome e non ha volto: una rete e un’accozzaglia di prove a metà; media scandalosi e di parte che promuovono il giornalismo paracadutistico e il giornalismo da branco;  la proliferazione di account pseudonimi ed eponimi sui social media che ha portato anche scienziati seri a diventare sfrenati, avatar selvaggi di se stessi, che sputano fandonie e sciocchezze; industrie mal regolate e aziende tecnologiche che mostrano il loro potere di marketing; e persone comuni colpite dalla crisi prolungata. Tutti nuotano in un miscuglio di alcune buone intenzioni, alcuni pensieri eccellenti e grandi risultati scientifici, ma anche conflitti, polarizzazione politica, paura, panico, odio, divisione, fake news, censura, disuguaglianza, razzismo e una disfunzione sociale cronica e acuta.

Il discorso del “siamo in guerra”

Dibattiti scientifici accesi ma sani sono i benvenuti. I critici seri sono i nostri più grandi benefattori. John Tukey disse una volta che il denominatore comune di un gruppo di statistici è la discussione. Questo vale anche per altri scienziati. Ma il discorso del “siamo in guerra” ha portato ad un passo oltre: questa è una guerra sporca, una guerra senza dignità. Gli oppositori sono stati minacciati, insultati e molestati, attraverso campagne di “cancellazione culturale” sui social media, titoli luridi nei me e libri best-seller scritti da fanatici. Le affermazioni sono state distorte, trasformate in fantocci e ridicolizzate. Le pagine di Wikipedia sono state volutamente compromesse. Le reputazioni sono state sistematicamente danneggiate e distrutte. Molti brillanti scienziati sono stati insultati e hanno ricevuto minacce durante la pandemia per rendere infelici loro e le loro famiglie.

Le offese anonime e pseudonime hanno un effetto intimidatorio; è ancora peggio quando le persone che le fanno  sono molto importanti. Le uniche risposte possibili al bigottismo e all’ipocrisia sono la gentilezza, la cortesia, l’empatia e la dignità. Tuttavia, essendo tenuti fuori dalla comunicazione faccia a faccia nell’isolamento sociale, lo stile di vita virtuale e i social media non sono in grado di trasmettere queste virtù.

La politica ha avuto un’influenza dannosa sulla scienza della pandemia. Qualsiasi cosa detta o scritta da uno scienziato che non è un politico poteva essere usata come un’arma per fini politici. Collegare misure di salute pubblica come mascherine e vaccini a un partito, politico o altro, accontenta i sostenitori di quel raggruppamento ma fa arrabbiare il raggruppamento opposto. Questo processo pregiudica un’ ampia accettazione necessaria per rendere efficaci tali politiche. La politica sotto le spoglie della salute pubblica non ha danneggiato solo la scienza. Ha anche distrutto la salute pubblica basata sulla partecipazione, dove le persone sono responsabilizzate, non obbligate e umiliate.

Uno scienziato non può e non deve provare a cambiare i suoi dati e le sue conclusioni in base alla dottrina corrente dei partiti politici o della attuale valutazione dell’umore nei social media. In un ambiente in cui la tradizionale divisione politica in destra e sinistra non sembra avere più molto senso, dati, frasi e interpretazioni vengono presi fuori contesto e usati come armi. Si può attaccare lo stesso scienziato apolitico da commentatori di sinistra in un certo momento e da commentatori di destra in un altro. Molti eccellenti scienziati sono stati costretti al silenzio in questo caos. La loro autocensura è stata una grande perdita per la ricerca scientifica e la salute pubblica. Per me gli eroi sono i molti scienziati ben intenzionati che sono stati maltrattati, diffamati e minacciati durante la pandemia. Li rispetto tutti e soffro per quello che hanno dovuto affrontare, indipendentemente dal fatto che le loro posizioni scientifiche siano in accordo con le mie o meno. Per coloro le cui posizioni non erano d’accordo con le mie, soffro ancora di più e li apprezzo ancora di più.

Non c’è assolutamente nessuna cospirazione o pianificazione globale dietro questo sviluppo precipitoso. È semplicemente che in tempi di crisi, i potenti prosperano e i deboli diventano ancora più svantaggiati. In mezzo alla confusione della pandemia, i potenti e quelli con conflitti d’interesse sono diventati ancora più potenti e con conflitti d’interesse ancora più gravi, mentre milioni di persone svantaggiate morivano e miliardi soffrivano.

Temo che la scienza e le sue leggi abbiano condiviso il destino degli svantaggiati. Questo è un peccato, perché la scienza è ancora in grado di aiutare tutti. La scienza è ancora la cosa migliore che possa capitare agli esseri umani, a condizione che possa essere tollerante e tollerata.

Traduzione a cura di Nogeoingegneria

La versione originale in inglese può essere trovata qui https://www.tabletmag.com/sections/science/articles/pandemic-scie

John P. A. Ioannidis è Professore di Medicina e Professore di Epidemiologia e Sanità Pubblica e Professore ( a titolo di cortesia) di Scienze Biomediche e Statistiche alla Stanford University. Le sue pubblicazioni complete su COVID-19 possono essere trovate qui https://profiles.stanford.edu/john-ioannidis?tab=research-and-scholarship

STUDIO DELLA STANFORD UNIVERSITY SULLE RESTRIZIONI: “NON HANNO ALCUN EFFETTO CHIARO E SIGNIFICATIVO”

 

IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.