IL CILE SI TROVA AD AFFRONTARE UNA DELLE PIÙ GRAVI CRISI AMBIENTALI DELLA SUA STORIA A CAUSA DI UN’ALGA ROSSA
L’Arcipelago di Chiloé è un posto meraviglioso, dove la natura la fa da padrone e i suoi abitanti la rispettano. Qui non ci sono grandi industrie. L’economia del luogo è sorretta dalla pesca, dove gli allevamenti di salmone hanno la precedenza, rappresentando uno dei business più floridi di tutto il Cile. Ma da qualche mese la situazione è cambiata. Sempre più spesso le coste di quest’arcipelago sono invase da tonnellate di carcasse di specie marine di ogni tipo, dalle balene alle vongole. Una cosa simile è accaduta anche in Vietnam poco tempo fa, ma i due eventi hanno cause ben diverse.
Un’alga rossa sta devastando l’intero ecosistema marino dell’arcipelago di Chiloé. L’ipotesi maggiormente accreditata spiega che l’aumento delle temperature degli oceani ha provocato una reazione dell’alga rossa tale da produrre una tossina in grado di bloccare il sistema nervoso degli animali che la circondano.
El Niño è probabilmente una delle cause principali dell’innalzamento delle temperature. El Niño è il nome che indica l’oscillazione meridionale (ENSO) che provoca un fenomeno climatico naturale che ha una cadenza variabile tra i 2 e i 7 anni. Il fenomeno El Niño che ha avuto luogo tra il 2014 e il 2016 è stato il più violento mai registrato dal 1950, cioè da quando esistono i rilevamenti, comportando un aumento delle temperature degli oceani, nella zona equatoriale, di 3,4°C.
L’economia di Chiloé è ormai in ginocchio. 20 milioni di salmoni sono morti, pari al 12% della produzione cilena annuale. 10mila tonnellate di totani sono stati rimossi dalle coste dell’arcipelago 4 mesi fa, mentre migliaia di tonnellate di sardine si spiaggiano con frequenza. Nel pieno del fenomeno El Niño, lo scorso gennaio, si sono state trovate 330 carcasse di balena sulle coste della Patagonia cilena.
I disastri ambientali stanno dilaniando i Paesi poveri del mondo, come quello che è accaduto in Brasile lo scorso novembre, dove le cause sono diverse ma le ricadute molto simili.
I pescatori sono disperati, non hanno più soldi per comprare il cibo, l’economia del luogo si è fermata e le proteste, iniziate questo mese, impediscono l’approvvigionamento anche dei beni primari. Il Governo non sa come fermare questa crisi ambientale e, dopo una lunga trattativa con la popolazione, concederà $441 ad ogni famiglia che è stata colpita da questo disastro, almeno per provvedere ai beni di prima necessità.
Gli esperti dicono che la situazione si normalizzerà nel 2018. Tempi lunghissimi che la popolazione cilena è costretta a subire inerme, perché ad oggi non esiste un modo per combattere l’alga rossa, le cui tossine prodotte sono dannose anche per l’uomo e rendono il pesce inquinato non commestibile.
Se nulla cambierà ci troveremo, probabilmente, dinanzi a nuovi rifugiati climatici, costretti a scappare dalle proprie isole per arrivare sul continente, abbandonando le proprie vite e i propri ricordi in cerca di un futuro, si spera, diverso. Una situazione sempre più frequente che ha già colpito anche gli Stati Uniti.
Questa crisi potrebbe produrre degli scompensi nell’intero ecosistema marino, poiché una morte così massiccia di specie permette ad altre di proliferare, rompendo gli equilibri di ampie zone d’oceano. FONTE
GENNAIO 2016
L’ORRIBILE SPETTACOLO DEI 10.000 CALAMARI GIGANTI SPIAGGIATI IN CILE
Un danno enorme per l’ambiente e l’ecosistema marino, ma anche per l’uomo. La popolazione locale per giorni ha avvertito la presenza di un odore rivoltante e ha dato una mano a rimuovere le povere creature dalle spiagge prima che andassero totalmente in decomposizione. Impresa molto difficile, vista la quantità di carcasse sulla riva.
Tanti, tantissimi calamari giganti spiaggiati sulle coste del Cile. Una moria di massa ha colpito la specie Dosidicus gigas nota anche come calamaro di Humboldt. Queste creature, di grandi dimensioni, vivono nelle acque sudamericane. Almeno fino a quando la loro esistenza non viene brutalmente interrotta.
Secondo le prime ipotesi, il fenomeno di El Niño potrebbe avere un collegamento con questa ‘marea’ di cefalopodi, sull’isola di Santa Maria, in Cile. Qui, gli abitanti hanno trovato enormi quantità di cadaveri di calamari. Una visione raccapricciante oltre che dura.
I corpi di circa 10.000 di questi grandi cefalopodi hanno invaso una delle spiagge di questa piccola isola provocando un allarme sanitario, oltre alla preoccupazione della popolazione. Gli esperti che si sono recati sul posto non sono ancora stati in grado di determinare con certezza le cause della morte e dello spiaggiamento dei calamari…….
VEDI ANCHE
La misteriosa strage delle antilopi asiatiche
IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.