L’articolo è uscito nel luglio 2020, ma non ha perso la sua attualità, anzi!

Di Gianluca Riccio

Le previsioni dell’ONU sulla popolazione mondiale vengono del tutto stravolte da un nuovo report dell’IHME. Per l’Istituto finanziato da Bill Gates nel 2100 il mondo avrà 2 miliardi di persone meno del previsto.

Nel 2100, oltre 20 paesi (tra cui Giappone, Spagna, Italia, Tailandia, Portogallo, Corea del Sud e Polonia) vedranno diminuire la loro popolazione di almeno la metà.

C’erano avvisaglie di bruschi cambiamenti della popolazione mondiale in studi recenti, ma il trend indicava una frenata. Secondo un importante studio pubblicato oggi, nel 2100 la Terra ospiterà 8,8 miliardi di anime. Due miliardi in meno rispetto alle attuali proiezioni delle Nazioni Unite. La causa? Principalmente il calo di fertilità.

Entro la fine del secolo, 183 dei 195 paesi mondiali saranno scesi al di sotto della soglia di sostituzione necessaria per mantenere i livelli della popolazione, secondo un team internazionale di ricercatori su The Lancet.

Il principale crollo, incredibile se letto oggi, sarà per la Cina. Il celeste impero vedrà la sua popolazione scendere di 670 milioni in 80 anni. Equivale a perdere oltre 8 milioni di persone all’anno.

L’Africa sub-sahariana, nel frattempo, triplicherà di dimensioni fino a raggiungere circa tre miliardi di persone, con la sola Nigeria che si espanderà a quasi 800 milioni nel 2100, seconda solo agli 1,1 miliardi dell’India.

Buone notizie? Sicuri?

Queste previsioni suggeriscono buone notizie per l’ambiente,” si legge nel report. “Meno stress sui sistemi di produzione alimentare e minori emissioni di carbonio, nonché significative opportunità economiche per parti dell’Africa sub-sahariana”.

Il principale autore dello studio è Christopher Murray, direttore dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) presso l’Università di Washington.

Tuttavia,” aggiunge, “la maggior parte dei paesi al di fuori dell’Africa vedrà la riduzione della forza lavoro e l’inversione delle piramidi della popolazione, con profonde conseguenze negative per l’economia”. Ecco.

Fondata nel 2007 e supportata dalla Bill e & Melinda Gates Foundation, l’IHME è diventata un riferimento globale per le statistiche sulla salute, in particolare i suoi report annuali sugli effetti globali delle malattie.

Che fare?

Per i paesi ad alto reddito le migliori soluzioni per sostenere i livelli di popolazione e la crescita economica saranno politiche di immigrazione flessibili e sostegno sociale per le famiglie che vogliono figli, conclude lo studio.

Quasi un miliardo di ultraottantenni

I cambiamenti nella demografia mondiale porteranno l’assoluta necessità di rivedere servizi sociali e sistemi sanitari per gestire popolazioni molto più anziane.

La fertilità diminuisce e l’aspettativa di vita aumenta in tutto il mondo. Per questo si prevede che il numero di bambini sotto i cinque anni diminuirà di oltre il 40%.

All’altra estremità dello spettro, 2,37 miliardi di persone (più di un quarto della popolazione mondiale) avranno più di 65 anni. Quelli sopra gli 80 anni saliranno da circa 140 milioni a 866 milioni.

Chi lavorerà?

Il forte calo del numero e delle proporzioni della popolazione in età lavorativa rappresenterà enormi sfide in molti paesi. “Le società faranno fatica a crescere con meno lavoratori e contribuenti”, ha osservato Stein Emil Vollset, professore all’IHME.

Il numero di persone in età lavorativa in Cina, ad esempio, precipiterà da circa 950 milioni di oggi a poco più di 350 milioni entro la fine del secolo. Un calo del 62%. In India il declino sarà meno ripido, da 762 a 578 milioni.

In Nigeria, al contrario, la forza lavoro attiva si espanderà dagli 86 milioni di oggi a oltre 450 milioni nel 2100.

È un terremoto. Questi cambiamenti finiranno per rimescolare anche i rapporti di forza mondiali.

Un nuovo mondo multipolare

Entro il 2050 il PIL cinese supererà quello degli USA, ma per effetto dei cambiamenti oggetto di queste previsioni, dovrebbe tornare al secondo posto entro il 2100. Il PIL indiano salirà al terzo posto mentre Giappone, Germania, Francia e Regno Unito rimarranno tra le 10 maggiori economie del mondo.

Il Brasile scenderà in classifica per abitanti dall’8° posto di oggi al 13 ° posto, la Russia dal 10° al 14 ° posto. Italia e Spagna scenderanno rispettivamente al 25° e 28° posto.

L’Indonesia potrebbe diventare la 12° economia globale, mentre la Nigeria (oggi 28sima) entrerebbe nella top 10.

Entro la fine del secolo, insomma, il mondo sarà multipolare. India, Nigeria, Cina e USA saranno le potenze dominanti in un pianeta che vedrà radicali cambiamenti nel potere geopolitico.

Come si è arrivati a queste previsioni?

Piccola premessa. Fino ad ora, l’ONU (che prevede rispettivamente 8,5, 9,7 e 10,9 miliardi di persone nel 2030, 2050 e 2100) ha praticamente avuto il monopolio sulle proiezioni della popolazione globale.

La differenza tra le cifre ONU e quelle venute fuori dall’IHME dipende essenzialmente dal dato sui tassi di fertilità. Il cosiddetto “tasso di sostituzione” per una popolazione stabile dovrebbe essere di 2,1 figli per donna.

I calcoli dell’ONU presumono che i paesi con bassa fertilità oggi vedranno tali tassi aumentare, in media, a circa 1,8 bambini per donna.

La nostra analisi,” dice Murray, “suggerisce che quando le donne diventano più istruite e hanno più accesso ai servizi sanitari, scelgono di avere in media meno di 1,5 bambini”.

La continua crescita della popolazione globale nel corso del secolo non è più la traiettoria più probabile per la popolazione mondiale.  FONTE

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