Articolo Nogeoingegneria
Dal 1° settembre del 2012 sono state vietate in tutta Europa le lampadine ad incandescenza, per essere sostituite con lampadine eco e sostenibili. Abbiamo scoperto in seguito che queste lampadine contevenano mercurio (circa 5 milligrammi), elemento tossico per le persone e per l’ambiente. Perciò, se una lampadina si rompeva, era importante adottare alcuni accorgimenti: areare la stanza, riporre i frammenti in contenitori ermetici (ad es. un vaso di vetro col coperchio) usando i guanti e portarla all‘isola ecologica del proprio comune, affinché venga smaltita correttamente, oppure – se previsto dal negoziante – riportarla al punto vendita in cui è stata acquistata. Vedi qui
Queste sopravvalutate lampadine, distribuite a destra e manca da associazioni ambientaliste e da fornitori di energia elettrica (già questo dovrebbe far pensare), presentavano e presentano purtroppo tre principali problemi: le radiazioni elettromagnetiche, il mercurio e le radiazioni UV. Vedi qui
Dal 1° settembre del 2018 sono vietate le lampadine alogene.
Questa volta è la svolta buona?
In nome della CO2 siamo costretti alla ‘LEDification’ radicale del nostro mondo. Vantaggi proclamati: si tratta di una tecnologia luminosa che fonde in un unico prodotto un risparmio energetico pari all’85% ed una durata impressionante che si aggira fra i 15 e i 17 anni circa. L’eco-nomia fa presa, si sa.
La eco-logica però pare che zoppichi. Scrive Dario Tamburrano: “La fabbricazione delle lampadine a LED richiede alcune delle cosiddette terre rare, come l’ittrio, l’indio , l’europio ed il gallio. Ne servono quantità minime, ma queste minime quantità sono assolutamente indispensabili. Ne avremo abbastanza? Il riciclo è possibile ma poco praticato, anche per la difficoltà a recuperare masse così esigue di materiale: eppure solo il riciclo può essere un antidoto contro la dipendenza dalla Cina, che produce il 95% delle terre rare. La loro estrazione oltretutto è molto inquinante”. Vedi qui
LED E SALUTE?
Il Ministero della Salute sulla pericolosità Led nel 2011: “…Sulla base delle considerazioni esposte (ndr vedi qui), il Ministero ritiene che la problematica emergente legata alla diffusione delle lampade LED, in relazione ai possibili rischi per la salute e la sicurezza delle persone, sia rilevante, e pertanto intende promuovere un approfondimento tecnico-regolatorio affinché in Italia vengano applicate raccomandazioni analoghe a quelle contenute nel rapporto dell’ANSES”. Il Ministro della Salute Fazio
Gli approfondimenti nel frattempo sono stati fatti? Cosa dicono? Altro qui
La LEDification però va oltre, avvia una vera e propria rivoluzione. La tecnologia LED con i sistemi di gestione della luce va oltre la semplice illuminazione. L’obiettivo è riplasmare il rapporto con le nostre città e con gli spazi di lavoro, per guidarci verso un futuro smart. Il sistema di illuminazione avrà funzionalità integrate, sensori, connettività wireless e la regolazione di temperatura, colore e intensità. La luce sarà “IoT ready” e “Digital light”. Saranno integrati sistemi di controllo. Il controllo si baserà su Bluetooth o Wi-fi. Nei termostati funzionano già algoritmi di “autoapprendimento”, sarà così anche per il controllo dell’illuminazione. Quindi da un unico punto si potranno regolare temperatura dell’ambiente, illuminazione e altro ancora…
“La luce non è più soltanto luce, è molto di più. Oggi, tutti gli apparecchi che si installano devono poter parlano tra di loro. Possono attivare profumi o essere collegati a emettitori di suono, possono fare cose un tempo impensabili… Siamo stati sempre dei convinti sostenitori della tecnologia LED per poter controllare, gestire e pensare. Se puoi aggiungere un pensiero a un oggetto, allora non ci sono limiti all’immaginazione… Di certo, dietro a un’idea ci deve essere il progetto di un professionista perchè nulla di questo si può improvvisare”.
Lighting designer Francesco Iannone
A ILLUMINOTRONICA 2018, dal 29 novembre all’1 dicembre 2018 a Bologna, potrete conoscere questo cambiamento del mondo del lighting.
Luce intelligente a base di dati
Di Elena Comelli
Funziona da sensore, da connessione o da laboratorio: la fotonica porta la luce nel flusso di big data, come spina dorsale della smart city.
Dopo la smart city e la smart grid, anche la luce sta diventando intelligente. Con la rivoluzione dei Led, per illuminare non c’è più bisogno dell’incandescenza: grazie ai semiconduttori, possiamo tramettere fotoni come dati. La luce connessa entra così nel flusso dei big data e diventa un servizio digitale da fornire in maniera puntuale e mirata, per aiutare gli abitanti a navigare le città in piena autonomia, per indirizzarli alle vie d’uscita in casi di emergenza, per guidarli a destinazione nel labirinto delle strade, senza sprecare energia e senza inquinare la notte di bagliori inutili.
L’illuminazione oggi è un elemento essenziale degli spazi pubblici: ci sono circa 500 milioni di lampioni installati in tutto il mondo. Meno dell’1% di questi apparecchi, però, è collegato a un sistema digitale: «Con la digitalizzazione della luce, si apre un nuovo capitolo, che porterà i vecchi lampioni oltre l’illuminazione, con nuove funzioni intelligenti, per rendere le città più vivibili, più divertenti, più sicure, ma anche più sostenibili», prevede Kees van der Klauw, responsabile della ricerca di Philips Lighting ed esperto di smart cities.
La trasformazione è già in atto: se non altro per motivi di risparmio energetico, gli enti pubblici stanno riconvertendo a Led i loro sistemi di illuminazione. Ma questo è solo il primo passo. «Una digitalizzazione completa della rete consentirà il taglio delle spese di manutenzione, grazie all’auto-diagnosi dei singoli punti luce, e l’introduzione di una serie di funzionalità nuove», ragiona van der Klauw.
Già oggi si possono integrare nelle infrastrutture d’illuminazione dei sensori, per il rilevamento della qualità dell’aria. Si può fornire connettività per offrire Wifi pubblici nelle piazze o nei parchi. Si possono allacciare telecamere per la tele-gestione del traffico o la sorveglianza dei parcheggi. Si possono integrare le colonnine di ricarica per l’auto elettrica. Si può collaborare con l’operatore di rete per correggere gli sbilanciamenti tra domanda e offerta di energia. «Si può perfino interagire con le persone, per aiutarle a rintracciare l’auto o la bici rubata, attraverso un’app che accoglie i dati immessi dai cittadini e li confronta in tempo reale con le registrazioni delle telecamente», fa notare van der Klauw. Sono tutte tecnologie già esistenti, ma ancora poco diffuse, sia per motivi economici che di barriere normative correlate alla difesa della privacy.
Esempi pionieristici non mancano. A Los Angeles oltre 200mila lampioni sono connessi con il sistema CityTouch, che consente l’auto-diagnosi dei guasti e con una serie di sensori permette di aumentare l’intensità della luce quando passa qualcuno, per dare un senso di maggiore sicurezza. Sistemi analoghi sono impiegati in altre città in giro per il mondo, da Buenos Aires a Delft. Poi ci sono i progetti d’illuminazione intelligente dei monumenti, il recupero dei tunnel e dei ponti (da Tenerife a Milano), la luce connessa negli uffici e nei magazzini, nei musei e nei centri commerciali, negli aeroporti e negli ospedali, che si comanda con un’app senza più bisogno d’interruttori.
In questo grande cantiere globale, però, i pionieri della digitalizzazione della luce hanno bisogno del contributo dei cittadini. «Se vogliamo andare oltre l’illuminazione, le opportunità sono infinite e dobbiamo iniziare a sperimentarle con i cittadini stessi. Invece che chiuderci in laboratorio, vogliamo spostare il laboratorio per le strade della città e lavorare insieme con i sindaci, con le imprese e con i cittadini. Abbiamo bisogno di sperimentare, per scoprire quali sono le pratiche utili e quelle inutili, cosa sarebbe opportuno siviluppare di più, in quale direzione indirizzare la ricerca», spiega van der Klauw, che sta studiando una piattaforma ad hoc.
L’obiettivo è creare un’infrastruttura dove le persone possano sperimentare: «Potremo offrire a singoli cittadini o a gruppi o agli abitanti di una strada l’accesso ai dati e sviluppare con loro possibilità di usi interattivi, che cambiano a seconda delle situazioni, sia che si voglia illuminare la strada per una festa o renderla più sicura o portare maggiore comfort modificando i colori. Una piattaforma di questo tipo sarebbe molto importante per capire meglio le esigenze della gente».
Un ecosistema di open innovation, del resto, sarebbe utile per un confronto con i cittadini su tutti gli sviluppi della smart city e molte città si stanno già orientando in questa direzione, con piattaforme online di consultazione, come ad esempio quella del “bilancio partecipato” di Parigi (budgetparticipatif.paris.fr). I sistemi d’illuminazione intelligente, infatti, potrebbero svolgere il ruolo di spina dorsale per tutte le autostrade informatiche che percorreranno le città del futuro: da qui a una ventina d’anni i lampioni interconnessi potrebbero veicolare il flusso di dati fra migliaia di altri dispositivi, in una gigantesca rete di internet delle cose che abbraccerebbe la città intera, rendendo gli spazi pubblici interattivi. I sistemi d’illuminazione potrebbero, ad esempio, inviare dati di geolocalizzazione per aiutare i droni a navigare le strade e consegnare la posta. Potrebbero alimentare on-demand le luci a led utilizzate dalle fattorie urbane a seconda dei raccolti in corso e delle loro esigenze di illuminazione. Potrebbero sincronizzare con il tempo atmosferico l’illuminazione domestica, rendendola ancora più efficiente e sostenibile. È la luce 2.0, siamo solo all’inizio
FONTE http://nova.ilsole24ore.com/frontiere/luce-intelligente-a-base-di-dati/
VEDI ANCHE
E LUCE FU, MA RIGOROSAMENTE A LED – OBBLIGATORIO DA SETTEMBRE
LE SMART CITY: IL PROSSIMO OBIETTIVO DELLA RETE DI SORVEGLIANZA DEL XXI SECOLO
INTERNET OF THINGS PER SORVEGLIARE, IDENTIFICARE, MONITORARE E INDIVIDUARE PERSONE E COSE
LA CO2 COME CAPRO ESPIATORIO E LA VIA VERSO UN ‘MONDO NUOVO’ (1)
FUTURO?
IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.