Puntualmente è uscito uno studio e ci mostra LA MAPPA DELLE CITTÀ CHE SARANNO ALLAGATE ENTRO IL 2050. Questo studio americano rimette in discussione tutte le previsioni. E traccia uno scenario molto, molto peggiore VEDI QUI
LE CAUSE SEGNALATE ( ALTRE TACCIUTE) PER GLI ALLAGAMENTI A VENEZIA SONO DIVERSE
Sul sito del CPSM è possibile consultare i dati relativi all’acqua alta a Venezia a partire dal 1872, dedotti da varie fonti esistenti prima dell’istituzione del Centro nel 1983.
Storicamente le alte maree che superavano il livello di 110 centimetri erano piuttosto rare, ma si sono intensificate negli ultimi 50-60 anni: tra il 1870 e il 1949 furono registrate 30 occorrenze di alta marea superiore ai 110 centimetri, mentre solo negli ultimi 9 anni ce ne sono state 76. VEDI QUI
In cento anni Venezia si è abbassata 20 centimetri (oggi si parla di 25cm) più di Trieste, soprattutto per colpa delle industrie di Marghera. Secondo i dati dell’Ufficio maree, dall’Ottocento ad oggi Venezia è sprofondata di 34 centimetri, dal 1920 il livello medio delle acque cresce ininterrottamente
Articolo del 2000 Leggi qui
I cambiamenti climatici degli ultimi anni (chiamamoli manipolazioni metorologiche e climatiche) certamente non aiutano.Tra le cause ci sono anche il MOSE, le grandi navi da crociera che sfilano come soubrette a ridosso di Dorsoduro, i pompaggi dell’acqua a Marghera (deteriore cittadina vicino a Venezia) per lo svuotamento delle falde ma, soprattutto, a far sprofondare la città è la “monocultura del turismo.” Leggi qui
Trivelle, Porto Marghera e ambiente. Intervista a Michele Boato
Realizzata da Luca Cardin, Zeroviolenza
11 febbraio 2016
Michele Boato, Venezia e l’Alto Adriatico sono da sempre alle prese con un problema di subsidenza. Qual’è oggi la situazione e quali sono i danni che potrebbero provocare le trivellazioni?
Boato: E’ dal 1987 che, assieme al prof. Mario Zambon della facoltà di Ingegneria a Padova, denunciamo l’abbassamento del suolo causato, non solo a Venezia, ma a Ravenna e nel Delta del Po, a causa di emungimenti dal sottosuolo sia di acqua che di metano.
Il suolo di Venezia si è abbassato di 13 cm. nei 40 anni successivi al 1930, a causa della fondazione di Porto Marghera, che ha comportato enormi emungimenti di acqua per le sue industrie. Questa subsidenza è cessata con la cessazione delle estrazioni, decretata, con la Legge Speciale, dopo l’alluvione disastrosa del 4 novembre 1966. Da allora si discute di come “salvare Venezia” dalle acque alte, ma i progetti di trivellazioni al largo della laguna e di Chioggia andavano esattamente nel senso opposto.
Il prof. Zambon aveva studiato e denunciato -del tutto inascoltato- la subsidenza causata dall’estrazione di metano nel Delta del Po e nell’area di Ravenna: nel Delta, l’enorme alluvione del 14 novembre 1951 -84 morti e 180mila sfollati, la maggior parte dei quali mai più tornati nelle loro case- non aveva insegnato niente. Negli anni successivi era arrivata l’Eni di Mattei ad estrarre enormi quantità di metano misto ad acqua, provocando abbassamenti superiori anche ai due metri nell’area di Porto Tolle. Poi finalmente furono interrotte le trivellazioni.
Non sono state fermate, invece, le perforazioni nella provincia di Ravenna, nonostante si siano verificati abbassamenti superiori ai 120 cm. con “imbuti” attorno ai pozzi di Alfonsine, Ravenna e Cotignola. Ma si verificano notevoli abbassamenti anche a distanze di 20-30 km dai pozzi: a Porto Garibaldi (vicino a Comacchio), per esempio, distante ben 25 Km dal pozzo di Alfonsine,si verifica un abbassamento di 60 cm.
La Regione Veneto, guidata dal leghista Zaia, è una delle Regioni capofila nella promozione del referendum. Come mai la Lega Nord ha sposato in pieno la causa No Triv?
E’ sulla base di questi precedenti, che, negli anni ’90, ci opponiamo totalmente alla richiesta di Eni-Agip di estrarre metano al largo di Venezia. La prima denuncia è un’interpellanza parlamentare presentata col collega deputato socialista ing. Vazzoler del CNR veneziano, addirittura nel 1987. Poi negli anni ’90 riusciamo a portare il Consiglio regionale del Veneto, assolutamente unanime, ad una opposizione nettissima, sostenuta anche dalla Giunta Galan e da un paio di ministri del governo Prodi (Ronchi e Bindi) ma osteggiata da vari altri.
La battaglia è stata fatta allora assieme al Comitato No Agip, e l’abbiamo vinta anche in tribunale nel 1998 quando alcuni “esperti” nominati dal governo, da me accusati di non essere super partes – ma in busta paga dell’Eni, volevano la bellezza di due miliardi di lire per danni.
I Consigli e le Giunte regionali successive, compresa quest’ultima di Zaia, hanno continuato su questa linea senza tentennamenti -una sola voce stonata, di un consigliere nella scorsa legislatura- come dimostra il recentissimo voto del Consiglio che all’unanimità impegna la Giunta a ricorrere in Corte Costituzionale sui due Referendum No Triv ingiustamente non convalidati.
A Porto Marghera dopo le battaglie ambientaliste degli anni ’80 e ’90 sembrava si fosse imboccata la strada della rigenerazione economica e occupazionale dell’area. Da quando è scoppiato lo scandalo Mose tutto si è fermato (Porto Marghera, la bonifica incompiuta). Quali sono per te i passi necessari per far ripartire il processo?
Accanto e parallele alle ruberie del Mose, ci sono quelle sulle bonifiche di Porto Marghera, che dopo quasi 30 anni, non sono che all’inizio, nonostante enormi fondi stanziati e “spesi”.
Una generale e trasversale connivenza ha coperto incredibili avvelenamenti di operai: le centinaia di morti da tumore da veleni al cloro tra gli operai chimici hanno provocato tre leggere condanne di dirigenti secondari; decine di morti accertati per amianto nei cantieri navali, aspettano giustizia da decenni; ecc.
Poi c’è la popolazione di Mestre, Marghera e Mira, mai tutelata seriamente: l’unica indagine seria, fatta dopo il 2000 -grazie a un fondo regionale, ottenuto con una sofferta “vertenza” portata avanti soprattutto da Paolo Cacciari e pochissimi altri consiglieri regionali- ha verificato l’aumento notevole di vari tumori nelle popolazioni che abitano in Comune di Mira “sotto vento” ai fumi degli inceneritori e impianti di Porto Marghera.
Ora le priorità sono:
Per primo, completare la bonifica delle decine di ettari solo in parte trattati e che continuano perciò a inquinare la laguna e ad avvelenare la sua fauna, compreso il pesce pescato più o meno legalmente.
Poi smettere l’avvelenamento di massa e l’emissione di gas serra dalla centrale Enel di Fusina, che brucia carbone e rifiuti.
E infine Rendere disponibili le aree per attività manifatturiere a basso impatto ambientale (l’impatto zero non esiste) e alta intensità di lavoro. Purtroppo il soggetto principale di questo progetto, il Comune di Venezia, non è mai stato all’altezza della situazione. E non sembra che lo sia neanche ora…
Tanto meno lo sono le associazioni degli industriali e i sindacati dei lavoratori, attente quasi solo al loro particolare. Lo stesso vale per la regione Veneto, che non è andata oltre al co-finanziamento delle strutture del Vega, che negli anni, da incubatore di nuove attività, soprattutto giovanili, si è trasformata in banale immobiliare per precipitare ora col fallimento delle Nano-tecnologie e il disastro dell’Expo Aquae, dettato da totale assenza di idee e di umile apertura alla collaborazione dell’intelligenza collettiva, diffusa tra la popolazione e delle vicine Università.
Alex Langer fu tra i primi a lanciare un grido d’allarme contro il “demone dello sviluppo” e a parlare di “conversione ecologica” non solo dal punto di vista capitalistico, ma pensando a un processo di trasformazione personale ed esistenziale prima di tutto. Cosa ci resta della sua lezione oggi?
Alex è una delle persone che, in Italia e non solo, più si sono spese sia per l’ambiente che per la giustizia sociale: la Campagna Nord-sud, che tanto positivamente ha condizionato la Conferenza di Rio del 1992, metteva sullo stesso piano, per esempio, la difesa della foresta Amazzonica e quella dei suoi abitanti minacciati ugualmente dalle multinazionali e dai governi loro amici.
Questa linea, da allora è diventata sempre più condivisa nei movimenti sia ecologisti che di solidarietà, fino a diventare un asse portante dell’enciclica Laudato sì di Papa Francesco, che in molte parti sembra la trascrizione di interi passi di Alex Langer.
leggi anche su:http://www.zeroviolenza.it/editoriali/item/73825-trivelle-porto-marghera-e-ambiente-intervista-a-michele-boato
Venezia che affonda, le grandi navi e i canali
I canali, in larghezza hanno le stesse dimensioni di prima, le fondamenta sono sempre le stesse, ma per permettere il passaggio di certe navi che cosa può essere successo? Sicuramente avranno dragato i canali per adeguarli al pescaggio di questi giganti del mare. Bene, anzi male. Dragare a profondità importante i canali di Venezia sicuramente ha effetti collaterali per una citta che ha le sue fondamenta su palafitte. Più si scava e più le fondamenta rischiano di indebolirsi. Permettere a questi giganti del mare di entrare a Venezia è una scelta che non condivido. Mi auguro che, dopo averne sentito parlare per decenni, qualcuno abbia il coraggio di affrontare la questione per risolverla. Leggi qui
LAST BUT NOT LEAST
Non si parla delle manipolazioni meteorologiche praticate da 70 anni.
4/11/1966: NON SOLO FIRENZE – ALLUVIONE DRAMMATICA ANCHE A VENEZIA
La cosa sorprendente è di trovare prove di operazioni di cloud seeding in atto in quei anni. Nei brevetti di ‘weathermodification’ risultano i nomi di Henry M. Papee, Alberto C. Montefinale e Gianna L. Petriconi di un laboratorio del CNR di Roma, nella zona di Montesacro.
PDF A Biennial Systematic Test of Some Newly-Developed Cloud-Seeding
DATI DI APPROFONDIMENTO
The 1966 ‘‘century’’ flood in Italy: A meteorological and hydrological revisitation
http://people.dicea.unifi.it/luca.solari/Firenze2016/Malguzzi_et_al_2006.pdf
FIRENZE ALLUVIONE DEL 1966: CATASTROFE NATURALE O “INNATURALE”?
INTERVENIRE SUL TEMPO CON LE NUVOLE SINTETICHE.
Dal 1947 – Piogge artificiali
1966-1968 Piogge artificiali
Progetto Pioggia in Puglia
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