mentre il livello della CO2 in atmosfera continuava a crescere… vedi qui 

 

Il freddo degli anni ‘70

Di Mario Giuliacci

Dopo il riscaldamento della prima parte del XX secolo, e prima del vertiginoso aumento delle temperature iniziato negli anni ’80, la Terra ha vissuto un periodo piuttosto freddo, che toccò il suo apice negli anni ’70, quando nel mondo accademico e fra l’opinione pubblica prese piede la convinzione che la Terra stesse correndo incontro a un’imminente nuova glaciazione. Il consenso attorno all’ipotesi di un futuro gelido fu così ampio che nel 1974 il Time, nel numero con in copertina lo storico viaggio di Nixon in Medio Oriente, pubblicò un dettagliato articolo dal titolo “Another Ice Age?” nel quale si dava grande risalto al rischio di una nuova Era Glaciale. (ndr vedi qui )

In quegli anni gli studiosi additarono come maggiore imputato del crollo delle temperature le emissioni di alcuni agenti inquinanti e soprattutto del pulviscolo prodotto dalle industrie: in particolare Reid Bryson dell’Università del Wisconsin coniò il termine di “Vulcano Umano”, divenuto assai popolare in quegli anni, per descrivere le conseguenze delle attività dell’Uomo sul clima, e soprattutto la loro capacità di rendere l’atmosfera più “opaca” alla radiazione solare incidente e di ridurre quindi la quantità di calore in arrivo sulla superficie terrestre. Ma grande attenzione venne data anche ai fattori astronomici: più di un’ipotesi difatti tirò in ballo quelle stesse periodiche oscillazioni dell’orbita terrestre che spiegano tra l’altro anche l’insorgere delle Grandi Ere Glaciali.

L’idea di un Pianeta più freddo spaventò molto il mondo politico e l’opinione pubblica: si temeva in particolare che l’avanzata del gelo potesse portare a un crollo della produzione sovietica di grano, spingendo il Mondo sull’orlo di un conflitto nucleare. Tra gli scienziati si sparse la convinzione che un Artico meno freddo avrebbe invertito la tendenza e scongiurato la catastrofe, e alcuni studiosi, soprattutto russi, proposero soluzioni quanto meno curiose.

Mikhail Budyko, un noto climatologo sovietico, propose ad esempio di costringere il ghiaccio artico a sciogliersi sporcandolo con grandi quantità di fuliggine da spargere con degli aerei sulla banchisa: in tal modo il ghiaccio, non più bianco, avrebbe riflesso meno luce e di conseguenza assorbito più calore, sciogliendosi maggiormente. Un altro scienziato sovietico caldeggiò invece l’utilizzo di ordigni nucleari per scavare canali e modificare il corso di alcuni grandi fiumi, con l’obiettivo di preservare le risorse idriche e “addolcire” il clima. La più stravagante delle soluzioni però la propose sicuramente Valentin Chernkov, che aveva intenzione di utilizzare dei vettori spaziali per costruire un anello di polvere di potassio tutt’attorno alla Terra: egli difatti sosteneva che ciò avrebbe garantito al nostro Pianeta una perenne estate e quindi un grande progresso agricolo. In realtà la Terra era destinata a una fine di secolo tutt’altro che fredda, e il rischio di un’imminente glaciazione appare oggigiorno quanto meno remoto!

FONTE

http://blog.meteogiuliacci.it/il-freddo-degli-anni-70/

 

 

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PERCHE?

Mikhail Budyko aveva suggerito nel 1974 di far spargere da appositi aerei dell’anidride solforosa (SO2) nell’atmosfera, dove avrebbe reagito con acqua e altre molecole formando particelle di solfato, le medesime che sono presenti nelle ceneri vulcaniche per abbassare la temperatura globale del pianeta.

SVOLTA NEL 1988

1988 Scienziati americani e sovietici uniti nella denuncia dei «rischio enorme» rappresentato dall’aumento della temperatura

ALARME MONDIALE PER L’EFFETTO SERRA

Risultati immagini per NEW YORK TIMES HANSEN 1988

MOSCA – Scienziati sovietici e americani, a conclusione di un seminario sull’«effetto serra», hanno deciso di lavorare congiuntamente per elaborare previsioni sui cambiamenti dei clima sulla terra fino all’anno 2050, dopo che mercoledì, nell’ambito dello stesso seminario è stata inaugurata la prima linea computer permanente Mosca-Washington per scambi di informazioni continue sull’ambiente terresti’e. Si tratta del primo tentativo concreto de^i /scienziati dei due paesi di affrontare congiuntamente uno dei massimi problemi ecologici del nostro tempo, che viene indicato con l’espressione di «effetto serra».

A causa dell’immissione dell’atmosfera terrestre di gas di scarico, come l’anidride carbonica, il metano ed altri gas che impediscono lo scambio di calore tra l’atmosfera e lo spazio cosmico, la temperatura dell’atmosfera terrestre tende a d aumentare, come appunto avviene in una serra. Per effetto di questo riscaldamento progressivo, di riscalda anche la superficie del pianeta, rischiando di provocare sempre più frequenti ed intensi scioglimenti dei ghiacciai e del ghiaccio dei poli ed incrementando pericolosamente il livello dei mari.

«Un aumento della temperatura di soli uno o due gradi può portare allo scioglimento di calotte di ghiaccio nelle vicinanze dei poli ed all’inondamento di zone costiere continentali» ha detto lo scienziato o sovietico Mikhail Budyko uno dei primi al mondo ad aver studiato il problema. Lo stesso Budyko ha poi affermato che il riscaldamento dell’atmosfera porta anche fenomeni positivi in alcune aree, come l’aumento dei sedimenti per effetto della maggiore evaporazione delle acque, che si sta già osservando in alcune regioni dell’Asia centrale sovietica sulle rive del mar Caspio e che porterà con il tempo alla trasformazione di zone desertiche in steppe. Questi effetti marginali positivi non possono comunque far dimenticare il rischio enorme rappresentato daU’«effetto serra». Uno dei vicepresidenti della accademia sovietica delle scienze, Alexander Yanshin ha ricordato che «la prima ragione del riscaldamento del pianeta sono le attività industriali» e che, a differenza, dei cambiamenti millenari di clima avvenuti sul pianeta nel passato, quello derivante «dall’ effetto serra» può produrre i suoi effetti catastrofici «nel giro di alcune decine di anni». Yanshin ha fornito una proporzione per misurare l’attuale impatto sull’ambiente delle attività umane; «Mentre i vulcani eruttano ogni anno nell’insieme quasi 16 chilometri cubi di lava e cenere, l’ammontare di minerali estratti ogni anno dall’uomo alle varie profondità ammonta a più di 60 chilometri cubi. Di conseguenza – ha aggiunto – l’influenza delle attività umane sul clima è altrettanto imponente». Il presidente onorario della associazione delle università americane per le ricerche sull’atmosfera, Walter Roberta ha condiviso le preoccupazioni per gli effetti delle attività industriali sul clima, «in una misura – ha detto – senza precedenti per la storia della terra».

Un elemento di ottimismo è stato portato dalla realizzazione della linea di comunicazione permanente tra gli specialisti americani e sovietici. Già nel corso dell’anno vi saranno scambi di informazioni sui problemi legati all’ «effetto-serra», controlli congiunti sui cambiamenti climatici, e dati sull’adattamento umano alle nuove condizioni di esistenza.

Una proposta è venuta da Andrei Kokoshin, esperto di problemi del disarmo; «Occorre pensare – ha detto – ad un trattato internazionale per la cooperazione nell’ecologia, proprio come si è fatto per i missili a medio e corto raggio. Ogni stato dovrebbe impegnarsi a ridurre i propri scarichi industriali. Le verifiche e i controlli dovrebbero essere fatti sulla base multilaterale di un trattato». FONTE ARTICOLO VEDI  PDF 

 

Ci fu un primissimo statement a livello governativo nel rapporto della Casa Bianca del 1965

U.S. President Lyndon B. Johnson’s Science Advisory Committee issues a landmark report, “Restoring the Quality of Our Environment,” that warns of the potentially harmful effects of fossil fuel emissions. Considered the first high-level government statement on global warming, the report also raises the possibility of “deliberately bringing about countervailing climatic changes,” including by “raising the albedo, or reflectivity, of the Earth.” 

Restoring the Quality of Our Environment: Report

Copertina anteriore

United States. President’s Science Advisory Committee. Environmental Pollution Panel

The White House, 1965 – 317 pagine

STORIA della Geoingegneria

https://foreignpolicy.com/2013/09/03/geoengineering-a-short-history/

 

LBJ nel 1962

Control of space means control of the world and he who controls the weather will control the world”

LBJ nel 1966 IT’S TIME TO CHANGE THE WEATHER

VEDI ANCHE


1960: LA CIA VUOLE CONTROLLARE IL CLIMA

IL RAPPORTO DELLA CIA DEL 1974 SUL RAFFREDDAMENTO GLOBALE

SOVIET DEVELOPMENTS IN WEATHER MODIFICATION, CLIMATE MODIFICATION AND CLIMATOLOGY

 

CALDO FREDDO CALDO FREDDO CALDO….???

 

 

 

 

 

 

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