By Danilo Bologna

droni diventano sempre più piccoli e accessibili. È quindi sempre più facile che vengano usati per scopi immorali. Per questo motivo la DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency) sta lavorando a una soluzione. Questa soluzione è descritta nel programma Aerial Dragnet.

Nel programma viene proposto un futuro sistema di sorveglianza urbana dei droni. Un sistema che potrà rilevare, tracciare e classificare i droni che solcano i cieli delle città. Vediamo di che si tratta e quali potrebbero essere le conseguenze della sua applicazione.

Aerial Dragnet: droni monitorati

Il sistema ideato dalla DARPA prevede una rete nodi di sorveglianza. Ogni nodo sarà assegnato a un’area specifica del territorio. Il sistema fornirà aggiornamenti sullo spazio aereo a bassa quota (circa 300 metri di altezza). Questi aggiornamenti riguarderanno i percorsi dei droni, amici o nemici, all’interno dell’area di copertura.

La DARPA afferma che Aerial Dragnet verrà applicato principalmente in ambito militare. Ma non esclude eventuali usi a scopo civile. Ovvero, per proteggere i cittadini dai terroristi che adottano droni. Il responsabile del programma, Jeff Krolik, ha spiegato fin dove vuole spingersi la DARPA.

I siti web commerciali esistenti mostrano in tempo reale i percorsi di velivoli che vanno in alto e sono veloci, dai piccoli aerei di aviazione fino ai grandi aerei di linea, tutti sovrapposti a mappe geografiche mentre volano nel paese e nel mondo. Vogliamo una capacità simile nell’identificare e tracciare droni più lenti che volano a bassa quota, in particolare in ambienti urbani.

Qui l’uso civile si traduce in vera e propria sorveglianza del territorio. Prima di vedere quali potrebbero essere le conseguenze di Aerial Dragnet, diamo un’occhiata ad alcuni aspetti tecnici. 

Le fasi del programma

Aerial Dragnet si svilupperà per un periodo di 3 anni e mezzo. Sarà diviso in 3 fasi.

1) Fase 1 (15 mesi). Verrà sviluppato un sistema di sorveglianza dove uno o due sensori verranno installati su una singola piattaforma aerea. Il sistema comprenderà algoritmi per il rilevamento, il monitoraggio e la classificazione dei droni nel territorio urbano. Queste operazioni non avverranno in più di 10 secondi a partire dall’ingresso di un drone nell’area di copertura. Quest’ultima sarà di 20 km². L’obiettivo sarà dimostrare una percentuale di probabilità nei rilevamenti maggiore del 95%, senza errori, entro 24 ore.

2) Fase 2 (15 mesi). Verrà sviluppato un sistema di 3 nodi di sorveglianza capaci di coprire 60 km² di territorio urbano. Il sistema di nodi dovrà anche tracciare il lancio di 10 droni nel corso di 1 ora. L’obiettivo sarà dimostrare di poter associare in modo autonomo i percorsi effettuati nell’area di copertura dei 3 nodi.

3) Fase 3. L’obiettivo sarà dimostrare la possibilità di scalare la copertura e la persistenza dei nodi di sorveglianza multipli. L’area di copertura sarà di 180 km², percorsa da 20 droni in un periodo di 24 ore.

A ogni fase ci sarà un potenziamento dei nodi e un aumento dell’area e dei droni da monitorare. Aerial Dragnet è un programma di sorveglianza che probabilmente contribuirà anche al miglioramento delle tecnologie. Un miglioramento che riguarderà soprattutto algoritmi, sensori e design dei sistemi di monitoraggio.

Ma sarà davvero utile per proteggere i cittadini dal terrorismo?

Controlleranno solo i droni?

L’incremento della sorveglianza a causa del terrorismo non mi ha mai convinto. I controlli possono esserci, ma nella giusta misura. Il programma Aerial Dragnet in ambito pubblico sembra un po’ eccessivo. Molto dipende dai dati che raccoglieranno.

Oltre all’altezza di volo, alla velocità e alla tipologia di drone, risaliranno al suo percorso. Riusciranno ad ottenere informazioni anche sul proprietario? Molto probabilmente sì. Su quali basi un drone verrà considerato come sospetto? E se sarà sospetto, quale misure adotteranno?

Aerial Dragnet nei primi 3 anni verrà testato proprio per verificare potenzialità e limiti. Ma il limite evidente in una sua applicazione civile è quello alla libertà degli individui. Supponiamo che il programma superi tutti i test e venga approvato per essere adottato in alcune città. La sorveglianza territoriale diventerà man mano sorveglianza di massa. E la sorveglianza di massa per combattere il terrorismo non serve a nulla.

Il motivo è semplice. Le agenzie di sicurezza nazionale non riescono ad elaborare una certa quantità di dati per combattere il terrorismo. E allora cosa fanno? Applicano tecniche di sorveglianza di massa dove verranno raccolte enormi quantità di dati. Ha senso? No. Ci si ritrova in una situazione peggiore rispetto a quella di partenza.

Alcune tecnologie della DARPA ci lasciano a bocca aperta. Abbiamo visto i droni del futuro, quelli sottomarini, il programma Gremlins. Ma i motivi e i modi in cui verranno adotatte dovrebbero farci riflettere.

Aerial Dragnet potrebbe essere interessante in situazioni di difesa in zone militarizzate. Ma per combattere il terrorismo nelle zone urbane dei paesi non funzionerà.

Fonte: DARPA  

Pubblicato su www.controcorrenteblog.com/2016/11/04/aerial-dragnet-programma-darpa-sorvegliare-droni/

 

DARPA sta costruendo un drone per fornire una sorveglianza ‘persistente’ praticamente in tutto il mondo

Si chiama TERN ed è un programma congiunto della DARPA e l’Office of Naval Research della U.S. Navy (ONR), per la realizzazione di un UAS in grado di decollare ed atterrare dai ponti di prua delle cacciatorpediniere e fregate statunitensi.

Tern è un drone che sfrutta la configurazione posacoda, già testata con scarso successo negli anni ’50, come ad esempio con il Convair XFY-1 ed il Lockheed XFV. Tern, acronimo per Tactically Exploited Reconnaissance Node, è un’ala volante a forma di delta, con alette ad angolo retto rispetto all’ala. Le ruote sono collocate sui bordi d’uscita, mentre le due eliche contro-rotanti sono installate sul naso. Tale configurazione permette al velivolo di completare l’intera sequenza di decollo verticale, la transizione orizzontale convenzionale, il volo e la rotazione finale per l’atterraggio verticale.

La DARPA e l’Office of Naval Research coprono circa il 73 per cento dei 150 milioni di dollari necessari per la realizzazione di due prototipi. Il primo drone, alimentato da un convenzionale motore di elicottero a turbina General Electric, volerà nel 2018 nello Yuma Proving Grounds dell’Esercito.

Attualmente, il TERN si trova nella fase 3 del suo sviluppo con cellula, componenti principali e sistema di propulsione contro-rotante pronti per l’assemblaggio finale previsto entro il primo trimestre del prossimo anno. Il motore è già stato testato nelle prime due fasi dello sviluppo, con numerose modifiche apportate per poter operare alle diverse configurazioni ed orientamenti verticale ed orizzontali della cellula. L’integrazione software è stata completata la scorsa estate con l’entrata in funzione della Software Integration Test Station, stazione di prova che include il sistema di gestione del drone ed i test di simulazione.

Un terza versione del TERN, in scala ridotta, è attualmente testata nella galleria del vento della NASA Ames Research Center’s National Full-Scale Aerodynamics Complex. I dati raccolti durante i test saranno utilizzati per meglio caratterizzare le prestazioni aerodinamiche e validare gli attuali modelli.

I test a terra inizieranno nel 2018 con prove di volo in mare per la fine dello stesso anno.

La DARPA e la Marina hanno siglato un Memorandum of Agreement (MOA) per la condivisione dello fase dei test.

Il Marine Corps Warfighting Laboratory (MCWL) ha espresso interesse per le potenziali capacità del TERN e sta fornendo supporto al programma.

FONTE http://www.difesaonline.it/mondo-militare/difesa-usa-configurazione-posacoda-il-nuovo-drone-della-darpa

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