Ci si sveglia la mattina, si fa colazione con i figli, si taglia l’erba in giardino. Un bacio alla moglie e si va a lavoro. Una stanza da impiegato per ammazzare afghani sospetti, un drone come un videogioco, prendi la mira e «pam», quelli laggiù dei quali si è arrivati persino a vedere il volto, sono saltati per aria. Bravi, perfetto, «Unico rischio, quello di rovesciarsi il caffé sui pantaloni». Good Kill è l’ultimo film in concorso alla Mostra del Cinema, con Ethan Hawke nei panni del maggiore Tommy Egan, pilota di F16, reduce dall’Iraq, che ora comanda droni da una cabina di pilotaggio in Nevada, nel deserto, perché lì si ricreano le condizioni ottimali dei luoghi nei quali si finge di essere e di combattere. Lui amava volare, si sentiva quasi in pace con se stesso, uccideva ma rischiava di essere ucciso, un buon compromesso.

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