Tanto per chiarire, la novità è nel metodo, non nei risultati. Un nuovo approccio alla previsione di breve periodo per la scala temporale climatica che gli ideatori definiscono PROCAST, acronimo di probabilistic forecast.

A novel probabilistic forecast system predicting anomalously warm 2018-2022 reinforcing the long-term global warming trend

Per la verità non si parla proprio di clima, ma della sola temperatura media superficiale annuale e, se la temperatura in se non è l’integrale del sistema, la sua media annuale lo è ancora meno, ma tant’è, per i prossimi 5 anni secondo questo paper avremo a che fare con un incremento del trend positivo della temperatura del pianeta. Il metodo, che potete andare a conoscere personalmente perché il paper è liberamente disponibile, ha il pregio di aver bisogno di capacità di calcolo risibili, per non dire praticamente insignificanti, rispetto alle enormi risorse necessarie per far girare i modelli climatici tradizionali: pochi secondi di un laptop rispetto alle due/tre settimane dei supercalcolatori, tale è la differenza. E’ pur vero però che per iniziare a lavorare, questo metodo ha bisogno degli output dei modelli tradizionali, per cui il miglioramento sarà semmai nei risultati, qualora questi, in sede di verifica, dovessero essere migliori di quanto ottenuto finora.

Che non è un gran che, visto che i modelli climatici prevedono un rateo di aumento della temperatura globale ben superiore a quello che si sta verificando dall’inizio di questo secolo. E, proprio con il periodo di stasi (o iato) della temperatura globale giunto inaspettatamente (cioè imprevisto ? e per l’ennesima volta consacrato a livello scientifico nonostante i duri e puri dell’AGW non ne vogliano sentir parlare ) nelle ultime due decadi, è stato condotto l’esperimento di hindcast (cioè la previsione del passato al fine di paragonare gli output con le osservazioni note) di questo nuovo metodo, con risultati che, secondo gli autori, hanno equiparato i sistemi tradizionali, ovvero con approccio non probabilistico.

Come in tutti questi tipi di ricerca, il lavoro si basa tuttavia su assunti piuttosto condizionanti, che sempre gli autori giudicano comunque “ragionevoli”. La risposta, ed è forse questo il vero valore aggiunto di questa previsione, la darà comunque la realtà delle osservazioni e, trattandosi di soli cinque anni di previsione, non ci sarà da aspettare molto. Sarà inoltre piuttosto interessante vedere come questa previsione reggerà al confronto dell’attuale minimo solare e dell’attività ridotta cui sembra stia andando la nostra stella, fattori che invece “tirano” il parametro temperatura nella direzione opposta.

Una curiosità. Nel commento che Science Daily ha dedicato a questo paper, leggiamo che più che all’aumento dei fenomeni di caldo, il rafforzamento del trend delle temperature dovrebbe venire dall’assenza di importanti episodi di freddo, naturalmente tutto spalmato nel tempo e nello spazio. Inoltre, all’origine del riscaldamento dovrebbe esserci una significativa tendenza al riscaldamento dell’Oceano Atlantico, che invece è in significativa anomalia negativa. Del resto su questo bisognerà prima o poi prendere una decisione: o l’Atlantico si raffredda perché si sciolgono i ghiacci artici, e questo ha impatto (freddo) sul clima europeo, oppure si riscalda e questo ha impatto sulla temperatura globale. Le due cose insieme non possono accadere.

Basta così, vi lascio al paper e mi godo i miei primi cinquant’anni 

Guido Guidi

FONTE http://www.climatemonitor.it/?p=49084

 

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