Il fatto che i grandi gruppi di investimento, le banche e le multinazionali si stiano improvvisamente riorientando in modo così rapido dimostra che gli elementi predicati, la cosiddetta transizione verde, con tutte le sue implicazioni, alla fine puo essere eliminata e che il mantenimento del sistema di potere può essere garantito anche in altri modi. Le guerre e le pandemie funzionano meglio in questo senso.
Le distruzioni causate dalle guerre dichiarate e occulte dimostrano quanto poco siano presi in considerazione gli aspetti ecologici.
Dall’Ucraina a Gaza agli innumerevoli conflitti nel mondo e alla conquista dello spazio come prossima zona di guerra, non c’è alcun accenno alla preoccupazione per il pianeta e i suoi abitanti; al contrario, sembra non esserci limite alla furia distruttiva. La volontà di guerra significa promuovere la distruzione. Le preoccupazioni per il clima dei grandi giocatori sono quindi solo una farsa.
Forse troppi se ne sono resi conto e il tema della minaccia climatica viene tolto dalla circolazione?
L’articolo che segue è uno degli innumerevoli esempi della completa indifferenza degli autori di quell’atto di guerra nei confronti delle conseguenze ecologiche, una caratteristica principale delle guerre in generale.
Disastro Nord Stream “senza precedenti”, fuoriuscite 465.000 tonnellate di metano: colpite 23 riserve marine
Storia di Andrea Centini
Il rilascio di metano causato dal sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel Mar Baltico, avvenuto nel settembre del 2022, è stato il peggiore nella storia causato dall’essere umano. Secondo i calcoli degli scienziati, che hanno pubblicato tre articoli ad hoc, sono finite in atmosfera ben 465.000 tonnellate di gas. Una parte del gas si è invece disciolta nell’acqua marina. È un quantitativo enorme con un impatto ambientale non ancora ben definito dagli esperti, anche perché siamo innanzi a un’immissione senza precedenti e, di conseguenza, non c’è un metro di paragone. Ciò che sappiamo è che oltre venti aree marine protette del Mar Baltico sono state raggiunte dal metano. In alcune aree i livelli sono schizzati alle stelle. Basti sapere che, nella fase iniziale del disastro e nei pressi della perdita, verificatasi al largo dell’isola danese di Bornholm in Danimarca, le concentrazioni erano addirittura 1.000 volte più elevate di quelle registrate mediamente nell’area. Complessivamente, i ricercatori hanno determinato che il 14 percento del Mar Baltico ha avuto livelli di metano almeno cinque volte superiori di quelli naturalmente presenti. Il metano non è considerato particolarmente tossico, spiegano gli esperti, tuttavia è chiaro che immissioni così significative possono avere avi conseguenze sulla fauna marina e sugli equilibri ecosistemici.
A determinare la catastrofica portata del rilascio di metano dalla distruzione dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel 2022 è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati svedesi dell’Università di Goteborg e della fondazione di ricerca Voice of the Ocean, che hanno collaborato con i colleghi di altri istituti. Fra quelli coinvolti l’International Methane Emissions Observatory (IMEO) del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), il National Centre for Earth Observation di Chilton, l’Istituto di Fisica e Atmosfera di Oberpfaffenhofen, il Leibniz-Institute for Baltic Sea Research e molti altri. Gli studiosi hanno ottenuto i dati precisi sulla fuoriuscita di metano combinando i dati raccolti da più fonti, come i robot sottomarini chiamati alianti, che per mesi hanno viaggiato nella zona di esclusione appena al fuori della perdita “annusando” l’acqua. Sono stati utilizzati anche quelli rilevati da un traghetto dell’istituto di ricerca tedesco IOW e di una nave da ricerca svedese. “È stato gratificante vedere quanto corrispondesse bene ai risultati della spedizione della nave da ricerca dell’Università di Goteborg nell’area di perdita del Nord Stream. Tutto questo insieme ci fa sentire sicuri di avere un quadro davvero buono di come il metano si è diffuso nel Mar Baltico, sia nel tempo che nello spazio”, ha affermato in un comunicato stampa il professor Bastien Queste, oceanografo dell’ateneo svedese e coautore di uno degli studi. Come indicato, dalle rilevazioni è emerso che alla fine di settembre 2022, subito dopo il sabotaggio, nell’area i livelli di metano erano 1.000 volte superiori alla media rilevata normalmente. Gli esperti spiegano che le concentrazioni anomale sono state rilevate anche diversi mesi dopo l’incidente, “prima che venisse diluito, consumato dai batteri o rilasciato nell’atmosfera”. Il metano, come evidenziato dal ricercatore di Voice of the Ocean Martin Mohrmann, si è diffuso in ampie zone del Mar Baltico meridionale, “dalla costa della Zelanda danese a ovest, al Golfo di Danzica polacco a est”. Sono state raggiunte 23 riserve marini. Secondo lo studio “Airborne observations reveal the fate of the methane from the Nord Stream pipelines” pubblicato su Nature Communicatios, il sabotaggio del gasdotto Nord Stream del 26 settembre 2022 ha rilasciato nell’atmosfera 465.000 tonnellate del gas, con un margine di errore di 20.000 tonnellate. “È il più grande evento di emissione di metano antropico transitorio registrato”, hanno spiegato il professor Friedemann Reum e colleghi nell’articolo.
L’impatto sugli ecosistemi non è chiaro perché non sono noti altri eventi di portata simile, proprio per questo gli scienziati continueranno a monitorare le aree coinvolte….
FONTE https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/disastro-nord-stream-senza-precedenti-fuoriuscite-465-000-tonnellate-di-metano-colpite-23-riserve-marine/ar-AA1xnOMm?cvid=c45e4e8fd5b445f38c19945d4613770c&ei=5
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