Nel suo libro La scomparsa del pensiero il filosofo Ermanno Bencivenga descrive la nostra disabitudine alla logica e alla riflessione indotta dall’uso delle tecnologie contemporanee (e future)

Ermanno Bencivenga è un filosofo e professore universitario stimato e noto, che si è occupato molto di logica e di linguaggio, e insegna in un’universiità californiana avendo vissuto ormai per molto tempo negli Stati Uniti. Feltrinelli ha da poco pubblicato un suo nuovo libro, La scomparsa del pensiero, dedicato a spiegare – con argomenti ed esempi familiari e immediati alternati a lezioni più erudite di logica – la tendenza verso un sempre minore uso del ragionamento e della logica da parte degli umani che stanno appaltando sempre più le operazioni intellettuali alle macchine: «Qualcun altro, qualcos’altro, ragionerà per noi; non ci rimane che accettare tanta benevola assistenza ed evitare fatiche ormai rivelatesi inutili. Se non fosse per il fatto che l’offerta ha una coda velenosa: le fatiche ormai inutili che siamo felici di evitare sono indispensabili per sviluppare la pratica del ragionamento; demandare tale pratica significa perderne il controllo». Queste sono alcune pagine del capitolo dedicato da Bencivenga a come affrontare la questione nell’insegnamento scolastico. VEDI QUI

INTERVISTA

Prof. Ermanno Bencivenga, Lei è autore del libro La scomparsa del pensiero. Perché non possiamo rinunciare a ragionare con la nostra testa, pubblicato da Feltrinelli: come appare il mondo contemporaneo a un docente di logica?


Paradossale, perché allo stesso tempo sembra di assistere al trionfo della logica e alla sua rovina. La logica formale contemporanea fu fondata da Gottlob Frege e poi sviluppata da Bertrand Russell, Rudolf Carnap, Kurt Gödel, Alfred Tarski e molti altri. Fra questi altri c’era Alan Turing, che concepì la sua macchina e poi, per esigenze belliche (per decifrare il codice nazista Enigma), la realizzò. Il computer moderno è una macchina di Turing: ne siamo circondati e ha cambiato il nostro mondo. E i linguaggi di programmazione sono discendenti dei linguaggi formali elaborati dai grandi logici del XIX e XX secolo. Quindi in un certo senso la logica ha vinto la sua battaglia ed è diventata la disciplina dominante. D’altra parte, però, la logica è sempre più assente dalla conversazione pubblica e quotidiana, che si svolge mediante appelli alla «pancia» degli ascoltatori: alle loro emozioni, non al loro ragionamento….

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Ermanno Bencivenga censurato nel suo ultimo libro dai grandi editori per le sue tesi considerate “pericolose”. Per capire perché “La grande paura” – il titolo del suo nuovo saggio, pubblicato per un piccolo editore dopo il rifiuto di tutti i marchi d’élite – ha così “spaventato” il mainstream culturale italiano basta sentire le sue spiegazioni. All’inizio del suo saggio chiarisce il suo pensiero circa il sorgere del Sars-CoV-2: «Credo che, nella sua primissima fase, sia stata poco capita e per questo motivo sia stata più letale; ma credo che quel che è successo dopo sia stato causato da scelte politiche arroganti e dissennate» Bencivenga elenca nel dettaglio queste assurdità, e si può ben intuire perché abbia dato fastidio al “mainstream”: la presa di posizione contro le autopsie fatta dal Ministero della Salute, l’insistenza sul protocollo di vigile attesa e la sfiducia dissennata contro le cure precoci e domiciliari e infine «la propaganda a tappeto per i vaccini che tali non sono, sono invece terapie geniche sperimentali approntate in fretta e furia in violazione di ogni parametro di ricerca scientifica e destinare a risultare un rimedio peggiore del male».

VEDI È UNO STATO DI PAURA – Ermanno Bencivenga su Byoblu

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Non sarà trascorso molto tempo da che sul calendario sarà passato l’anno 2000, che si manifesterà – a partire dall’America – un divieto, non diretto, ma comunque un divieto di ogni tipo di pensare, una legge che avrà lo scopo di soffocare ogni pensiero individuale.

Da un certo punto di vista l’inizio di ciò si può ravvisare in ciò che oggi fa la medicina puramente materialistica, dove l’anima non trova più posto, dove l’uomo viene trattato come una macchina solo sulla base di esperimenti esteriori.

Rudolf Steiner (O.O.167) Anno 1916

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