L’autore smonta le paure sull’effetto serra in una trama che mescola suspense e climatologia

Prima pubblicazione novembre 2015

FONTE https://www.nogeoingegneria.com/librifilms/stato-di-paura/


Ecoterroristi pronti a tutto si aggirano per il pianeta. Con esplosivi a tempo e onde d’urto, minirazzi e microfilamenti, onde sonore e macchine cavitazionali, provocano il distacco dei ghiacci in Antartide, piogge tropicali in Nord America e un maremoto al largo delle isole Salomone. Pur di far credere che l’effetto serra produce catastrofi incontrollabili gli ambientalisti, inconsapevoli bracci armati di politici senza scrupoli, producono quello che gli scienziati teorizzano.
«Stato di paura» era il libro di Michael Crichton. Una profezia se non già un atto di accusa contro la strumentalizzazione della scienza, lo strapotere dei media nel creare opinioni che fatalmente diventano pubbliche, e il cinismo di industriali e politici. Due milioni di americani hanno già acquistato l’ultima fatica del padre di «Jurassic Park», «Sol Levante», «Rivelazioni» e della fortunata serie televisiva «E.R. Medici in prima linea», conquistati dall’abilità narrativa e dalla trama avvincente più che dalle polemiche scatenate dalla posizione del suo autore.
Incuriosito dai ripetuti allarmi circa le conseguenze dell’effetto serra, Michael Crichton aveva raccolto per tre anni dati e studi scientifici sulle variazioni di temperatura e sulle possibili cause.
Nella «lecture» tenuta a Milano al Museo della Scienza e della Tecnica ha illustrato con grande rigore il frutto delle sue fatiche. Grafici, analisi e citazioni dalle più importanti riviste scientifiche per dimostrare che ci stanno prendendo in giro. In barba al protocollo di Kyoto e agli studi di autorevoli climatologi Crichton non teme di sostenere che non è affatto vero che stiamo andando verso una tropicalizzazione del clima.
Ambientalisti sclerotizzati sulle ideologie degli anni Settanta, industriali avidi e organizzazioni governative malate di potere sarebbero coalizzati per tenerci in un costante stato di paura. E dalla paura nasce nella gente il bisogno di essere protetti, la richiesta di governi totalitari.
Seicento pagine di suspence e climatologia ben mescolati come l’abile Crichton sa fare ormai da trent’anni. Promessa del basket statunitense – è alto due metri e dieci – medico, antropologo e poi scrittore a tempo pieno, l’autore di Chicago si è compromesso con un tema di grande attualità.
Come è nato il suo scetticismo ecologista?
«Ricordo che da piccolo, studiando geografia, avevo notato la strana coincidenza tra la linea di costa dell’Africa occidentale e quella del Sud America. Ma erano gli anni Cinquanta e la teoria della deriva dei continenti non era ancora stata divulgata. Presi un brutto voto e il professore mi considerò uno sciocco a pensare che i continenti si muovessero. Quell’esperienza mi insegnò che spesso quello che la maggior parte della gente considera vero può essere frutto della superficialità o di conoscenze imperfette. Così anche le previsioni climatiche prodotte negli anni Settanta circa il pericolo di una nuova era glaciale si rivelano oggi errate. Per tre anni ho compiuto ricerche sull’effetto serra e ho verificato che gli allarmismi sono del tutto infondati».
Non sarebbe comunque più saggio scatenare una «guerra preventiva» al surriscaldamento terrestre piuttosto che rischiare l’estinzione?
«Purtroppo, come per la guerra in Iraq, se nel campo dell’ambiente si va a fare una guerra preventiva, si rischia di provocare morti innocenti?».
In «Preda» e «Jurassic Park» i temi sollevati la avvicinavano agli ambientalisti. Oggi il suo pensiero è cambiato?
«Penso ai miei libri in modo diverso. Nei romanzi che ho scritto prevale l’avvertimento contro le persone che pensano di avere ragione e non si mettono mai in discussione. Penso ai disastri generati dalla teoria eugenetica d’inizio secolo, che ebbe tanti sostenitori, da Roosvelt a Churchill, a famosi scienziati e opinionisti, e portò dritto ai forni crematori. Oppure alle teorie pseudoscientifiche del russo Lysenko, appoggiato da Stalin, che manipolava i semi per accelerare il ciclo biologico delle specie vegetali. Risultato: milioni di persone morirono per le carestie e gli scienziati che si opponevano alle teorie di Lysenko finirono nei gulag. Spero che tra trent’anni si guarderà a ”Stato di paura” come a un libro che ha inaugurato un nuovo modo di investigare la scienza».
Oltre a molti nemici con questo libro si è procurato anche amici non graditi?
«Ammetto che dopo l’uscita del libro negli Stati Uniti molte organizzazioni di conservatori mi hanno invitato per tenere delle conferenze. Ma ho rifiutato perché questo non mi interessava?».
E ora si sente un attivista?
«Non direi proprio di essere un attivista. E per quanto riguarda la politica non sono schierato. Anzi nella scheda elettorale specifico la voce ”non partisan” che viene scelta dal 30% degli americani per sottolineare che il non voto è una dichiarazione di sfiducia nei confronti di entrambi i principali schieramenti?».
Cosa pensa della politica ambientalista di Bush?
«Se guardiamo ai fatti trovo che la politica di Bush non sia molto diversa da quella di Clinton. Certo, se ascoltiamo quello che dicono sembra tutta un’altra cosa, ma in America c’è un detto che recita: Parlare costa poco».
Il tema del prossimo libro?
«Sono molto interessato alla psicologia. Vorrei parlare dei comportamenti dell’essere umano in un mondo in cui abbiamo sempre meno privacy. Siamo costantemente osservati. In molte aziende vengono persino conservate tracce delle parole scritte sui computer dai dipendenti. Non so perché mi occupo sempre di scenari catastrofici. Mi considero un ottimista e ho una visione positiva del futuro».
Elena Dragan 

Michael Crichton è nato a Chicago nel 1942 e morto a Novembre del 2008 Michael Crichton – Official Site

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“Stato di Paura” di Michael Crichton: una storia di fanatismo e allarmismo che sembra parlare dei nostri giorni

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