Il termine guerra cognitiva appare per la prima volta nel 2017 per mano del generale David Goldfein (Capo di Stato Maggiore dell’Aereonautica degli Stati Uniti), e da allora è entrato nel linguaggio di politologi, militari, analisti e neuroscienziati. Anche l’Alleanza Atlantica ha cominciato a interessarsi a questo aspetto a mano a mano che aumentava la competizione tra grandi potenze. Tanto che afferma che la mente umana diventerà il nuovo campo di battaglia con  l’obiettivo di cambiare non soltanto ciò che le persone pensano, ma anche come lo fanno e agiscono. Il fine è agire sulle rappresentazioni mentali delle persone circa gli eventi accaduti o che dovranno accadere, diffondere determinate emozioni (ansia, paura, rabbia ecc.) in modo che le persone agiscano nel modo desiderato, rendendo più difficile il raggiungimento degli obiettivi tattici o strategici dell’avversario…

Anche se assomiglia alla guerra di informazione o alla propaganda, lo strumento di diffusione non è più la stampa tradizionale, ma canali come i socialmedia globali – Facebook, Instagram, TikTok, Twitter – e i siti di controinformazione che sono più propensi a rilanciare contenuti eclatanti.

Attori di questa nuova guerra possono essere molteplici: istituzioni (es. governi, agenzie governative, servizi di intelligence), imprese, gruppi di interesse, singoli cittadini, i quali entrano in conflitto con altre istituzioni, imprese, gruppi di interesse, singoli cittadini, creando gruppi fittizi con opinioni polarizzate. Tutti contro tutti…

VEDI QUI https://serenoregis.org/2023/02/17/la-guerra-cognitiva-verso-nuove-guerre-prima-parte/  E QUI https://serenoregis.org/2023/03/03/la-guerra-cognitiva-verso-nuove-forme-di-guerra-seconda-parte/

LA GUERRA COGNITIVA

LA NATO SPIEGA SULLA SUA PAGINA WEB:  

La guerra cognitiva comprende attività condotte in sincronia con altri strumenti di potere, per influenzare atteggiamenti e comportamenti, influenzando, proteggendo o interrompendo la cognizione individuale, di gruppo o di popolazione, per ottenere un vantaggio su un avversario. Progettata per modificare la percezione della realtà, la manipolazione dell’intera società è diventata una nuova norma e la cognizione umana si sta trasformando in un ambito critico della guerra.

La guerra cognitiva si concentra sull’attacco e sulla degradazione della razionalità, che può portare allo sfruttamento delle vulnerabilità e all’indebolimento del sistema. Tuttavia, questo diventa sempre più complesso quando vengono coinvolti obiettivi non militari. Un esempio: I social media e le operazioni di informazione pubblica russi hanno preso di mira gran parte della comunità internazionale nel tentativo di etichettare l’Ucraina come colpevole. Attraverso una combinazione di tecnologie di comunicazione, notizie false e manipolazione delle percezioni, la Russia mira a influenzare l’opinione pubblica e a far decadere la fiducia del pubblico verso le fonti di informazione aperte. Queste narrazioni hanno un’ampia portata e spesso comportano una postura sia offensiva che difensiva.

La Cina, come concorrente strategico della NATO, descrive la guerra cognitiva come l’uso dell’opinione pubblica, delle operazioni psicologiche e dell’influenza legale per ottenere la vittoria. La psicologia di combattimento ha un impatto significativo sulla capacità di funzionamento dei combattenti; l’Intelligent Psychological Monitoring System, un recente braccialetto con sensore intelligente sviluppato dalla Cina, si concentra sulla registrazione delle informazioni facciali, dei cambiamenti emotivi e degli stati psicologici dei soldati per determinare il loro stato di combattimento. Al di fuori del campo di battaglia, l’influenza può anche influenzare la legge, le regole dell’ordine e i costrutti civili. L’inclusione della “Lawfare” e la presa di mira dei sentimenti di una comunità più ampia hanno un impatto significativo, poiché molti civili e non combattenti sono potenzialmente esposti.

L’Allied Command Transformation

gestisce il Cognitive Warfare Exploratory Concept, che fa parte della più ampia Warfare Development Agenda. La sincronizzazione degli effetti avversari contro i domini emotivi e subconsci è in aumento; la comprensione dei quadri, delle definizioni, degli impatti e dei rischi consente di migliorare il processo decisionale politico, lo sviluppo delle capacità militari e la sicurezza generale dell’Alleanza. L’Allied Command Transformation educa, collabora, protegge e modella le forze della NATO sul tema della guerra cognitiva, fornendo indicazioni sulla consapevolezza, la cooperazione civile-militare, la resilienza della società e la condivisione dei dati per le considerazioni di sicurezza attuali e future dell’Alleanza.

FONTE https://www.act.nato.int/activities/cognitive-warfare/ 

DAL CANALE YOUTUBE NATO ALLIED COMMAND TRANSFORMATION

Guerra cognitiva, una battaglia per il cervello
Francois du Cluzel
Norfolk, Virginia
STATI UNITI D’AMERICA
[email protected]

ABSTRACT

Con il crescente ruolo della tecnologia e il sovraccarico di informazioni, le capacità cognitive individuali non saranno più sufficienti a garantire un processo decisionale informato e tempestivo, portando al nuovo concetto di Guerra Cognitiva, che negli ultimi anni è diventato un termine ricorrente nella terminologia militare.
La guerra cognitiva è una sfida insidiosa. Disturba le normali comprensioni e reazioni agli eventi in modo graduale e sottile, ma con effetti dannosi significativi nel tempo. La guerra cognitiva ha una portata universale, dal singolo individuo agli Stati e alle organizzazioni multinazionali. Si nutre delle tecniche di disinformazione e propaganda che mirano ad esaurire psicologicamente i recettori di informazioni. Tutti vi contribuiscono, in varia misura, in modo consapevole o inconsapevole, e questo fornisce una conoscenza inestimabile della società, in particolare delle società aperte, come quelle occidentali. Questa conoscenza può essere facilmente utilizzata come arma. Offre agli avversari della NATO un mezzo per aggirare il campo di battaglia tradizionale con risultati strategici significativi, che possono essere utilizzati per trasformare radicalmente le società occidentali.

Gli strumenti della guerra dell’informazione, insieme all’aggiunta delle “neuro-armi”, si aggiungono alle prospettive tecnologiche future, suggerendo che il campo cognitivo sarà uno dei campi di battaglia di domani. Questa prospettiva è ulteriormente rafforzata dai rapidi progressi delle NBIC (nanotecnologie, biotecnologie, tecnologie dell’informazione e scienze cognitive) e dalla comprensione del cervello. Gli avversari della NATO stanno già investendo molto in queste nuove tecnologie.
Pertanto, l’avvento del concetto di “guerra cognitiva” porta una terza importante dimensione di combattimento al campo di battaglia moderno: alle dimensioni fisiche e informative si aggiunge ora una dimensione cognitiva. Quest’ultima crea così un nuovo spazio di competizione, al di là dei domini terrestre, marittimo, aereo, cibernetico e spaziale, che i nostri avversari hanno compreso e talvolta già integrato. La guerra nel dominio cognitivo mobilita una gamma più ampia di spazi di battaglia rispetto alle dimensioni fisiche e informative. Il suo campo d’azione è globale e mira a prendere il controllo di esseri umani (civili e militari), organizzazioni, nazioni, ma anche di idee, psicologia, soprattutto comportamentale, pensieri e ambiente.
DOCUMENTO INTEGRALE Cognitive Warfare, a Battle for the Brain

VEDI ANCHE NATO INNOVATION HUB E Weaponization of neurosciences

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GUERRA COGNITIVA E DOMINIO UMANO

Studio della NATO sull'”armamento delle scienze del cervello” ai fini della “guerra cognitiva


16.3.2022
Risposta scritta

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-001093/2022/rev.1
alla Commissione
Articolo 138
Sandra Pereira (La Sinistra)

 

Nel 2020 è stato pubblicato uno studio sostenuto dalla NATO intitolato “Guerra cognitiva”, commissionato attraverso l’Allied Command Transformation (ACT) a François du Cluzel, ex ufficiale militare francese e capo dell’Innovation Hub (iHub), che gestisce dalla sua base di Norfolk, in Virginia, negli Stati Uniti.

Questo è identificato come il sesto dominio operativo della NATO insieme agli altri cinque – terra, mare, aria, spazio e cyber. Il documento afferma che “il cervello sarà il campo di battaglia del XXI secolo”. Gli esseri umani sono il dominio conteso” e la “guerra cognitiva” comporterà “la militarizzazione delle scienze del cervello” in una “guerra al nostro processore individuale, il nostro cervello”.

Si tratta di una questione seria con implicazioni a vari livelli.

La Commissione può fornire informazioni specifiche e dettagliate su qualsiasi collaborazione dell’UE con la ricerca e lo sviluppo della “guerra cognitiva” della NATO? Qual è la sua valutazione in merito? La Commissione è coinvolta o è mai stata coinvolta in progetti correlati?

FONTE https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-9-2022-001093_EN.html

STUDIO DELLA NATO SULL’”ARMAMENTO DELLE SCIENZE CEREBRALI” AI FINI DELLA “GUERRA COGNITIVA

 

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