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Di Nogeoingegneria

è la la BBC che fa questa domanda:“Prendere il Covid è diventato meglio di fare altri vaccini?” Stesso dicasi di Bloomberg che scrive: “C’è una crescente preoccupazione che i vaccinati possano essere più soggetti a malattia grave da variante delta di quanto si pensasse”.  ABC News: “Alcuni esperti consigliano di non oltrepassare la linea nel prendere una terza dose”. In Israele siamo già alla quarta. Daily Beast: “Non voglio spaventarvi ma questi sono i dati. Sfortunatamente i dati non mentono”. Lo dice il dott. Salman Zarka al parlamento israeliano e si riferisce al grande aumento di infezioni nella popolazione ultra vaccinata. Questi articolisti di giornali stranieri sono dei NO-VAX? Un nuovo studio da Israele mostra che  l’immunità naturale è 13 volte più efficace della vaccinazione

Nel caso di una malattia infettiva, bisogna trattarla con rimedi di comprovata efficacia, il COVID, che all’inizio era certamente un motivo di preoccupazione, ha poi mostrato la sua vera natura. Il fatto che il 90% della popolazione sia asintomatica porta alcuni veri esperti a sostenere che esiste già un’immunità incrociata, dato che siamo già stati esposti ai coronavirus in passato. Questa bassa percentuale di individui nella popolazione che ha sviluppato i sintomi di Covid-19 può essere spiegata da cross-immunità con altri coronavirus. 

La corsa infinita per sfuggire alle varianti in continua evoluzione ci trascina in un tunnel scurissimo e senza fine. A parte l’origine del virus e molti altri aspetti che sono stati discussi negli ultimi mesi, la questione qui è se è meglio prendere il COVID o farsi vaccinare. 

L’attuale Sars CV2, come tutti gli altri virus, tende a indebolirsi in condizioni naturali.

La vaccinazione di massa in caso di diffusione epidemico-pandemica del virus è un’assurdità scientificamente nota e le misure sono tutt’altro che una via d’uscita dall’incubo in cui siamo intrappolati oggi. Ma probabilmente è proprio questo l’obiettivo di qualcuno. 

Una prospettiva a lungo termine sull’immunità a COVID

Determinare la durata dell’immunità protettiva all’infezione da SARS-CoV-2 è fondamentale. Gli studi clinici ora indicano che l’immunità sarà di lunga durata. Sappiamo che le persone che si sono ammalate di Covid-19 presentano un minor rischio di reinfezione rispetto a chi non è mai venuto a contatto con il SARS-CoV-2. Addirittura, diversi studi hanno stimato che le persone precedentemente positive hanno un rischio di poco inferiore all’1% di contrarre nuovamente la malattia.  I dati provenienti da tutto il mondo dimostrano che le persone guarite hanno una risposta immunitaria molto migliore ai virus SARS-CoV-2 rispetto alle persone vaccinate.

Il confronto con gli anticorpi da SARS CV1

La pubblicazione di questa ricerca giunge quasi contestualmente all’annuncio di un’altra importante scoperta recente, ovvero che i guariti  dalla SARS, la forma di polmonite atipica causata da un altro tipo di coronavirus, presentano ancora cellule immunitarie 17 anni dopo la loro completa guarigione.

ABBIAMO CURATO TANTISSIMA GENTE, PERCHÉ FATE ANCORA FINTA DI NIENTE?

Immunità naturale contro immunità indotta dal vaccino Covid-19

Nadya Swart: Il Covid-19 ha provocato un’era di disinformazione come mai prima d’ora. Di conseguenza, la responsabilità dei giornalisti di fornire al pubblico notizie documentate, ben studiate e obiettive non è mai stata così importante. Questo articolo di Marc Girardot, un membro di PANDA, è ricco di collegamenti ipertestuali – ognuno dei quali fornisce la fonte di quei fatti affermati nell’articolo. I link e le immagini sono parte integrante di questo articolo, che fa un’immersione profonda nella questione dell’immunità naturale e della vaccinazione Covid-19. Questo articolo non è e non deve essere interpretato come ‘anti-vax’. Piuttosto, fornisce prove dell’immunità naturale. È ricercato in modo impeccabile e vale la pena leggerlo. E è stato approvato spontaneamente dal Prof Michael Levitt, l’unico scienziato sudafricano ancora in vita che ha vinto il premio Nobel … 

VEDI QUI https://www.biznews.com/health/2021/06/28/covid-19-vaccine-immunity

Avere avuto il Covid garantisce un’immunità superiore al vaccino – Ad oltre un anno dalla infezione  ancora una buona protezione immunitaria

I pazienti guariti dalla Covid -19, asintomatici, sintomatici, ospedalizzati, a distanza di oltre un anno dalla infezione possiedono ancora alte cariche di anticorpi (più stabili), capaci di proteggerli dal virus.

Lo dimostra uno studio condotto dall’aprile 2020 all’aprile 2021 sulla popolazione del Comune di Ariano Irpino (Avellino) dall’Istituto Zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, dall’Ospedale Cotugno  e dal Ceinge di Napoli,  per conto della Regione Campania...VEDI QUI 

Massimo Galli, capo del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, è tornato alle basi della medicina. I guariti hanno gli anticorpi ed il vaccino sperimentale è  “Inutile farlo ai guariti”

 

L’Università Rockefeller

ha commissionato uno studio che ha semplicemente confermato ciò che era già noto fin dall’inizio. I pazienti che hanno contratto il coronavirus hanno anticorpi molto più forti e resistenti di quelli forniti dai sieri sperimentali. In altre parole, l’immunità naturale è molto meglio di quella artificiale del vaccino. Tuttavia, l’immunità naturale ha un grande difetto. È gratuita.

Abbiamo già il miglior vaccino. È il nostro sistema immunitario che sa fare il suo lavoro. Oggi sappiamo come aiutare la sua funzione, e sappiamo anche che i governanti bloccano le terapie che hanno dimostrato di funzionare. E sistematicamente propagandano i vaccini di Big Pharma. Perché lo fanno?

Qui lo studio

Leggiamo sul Huffingtonpost

Quell’attenzione in più che i guariti di Covid meritano

Le ultime settimane di discorso pubblico sono state caratterizzate dalla sola attenzione dedicata al Green Pass e ai vaccini; la malattia che si sta cercando di prevenire, così come gli effetti psicologici e fisici che i malati e i guariti hanno patito sulla propria pelle sembrano invece aspetti scomparsi dall’attenzione pubblica.

Sembra che tutta le attenzioni delle pubbliche autorità e della medicina epidemiologica e immunologica siano ormai orientate alle sole possibili strategie di prevenzione, mentre le modalità di possibile risposta terapeutica alle persone che continuano a contrarre la malattia vengono lasciate in subordine. Nessuno si sognerebbe mai di non dedicare la massima attenzione alle strategie terapeutiche per la cura del morbillo, pur favorendo la prevenzione di tale malattia mediante il vaccino. Molti malati Covid ancora oggi vengono invece lasciati nelle mani di clinici che non visitano in diretta ma solo sulla base di valutazioni telefoniche, i medici delle USCA si attivano solo nei casi più gravi, percorsi per i malati lievi sono diffusi ahimè solo a macchia di leopardo, così come i follow-up per i pazienti con esiti polmonari, gastroenterici o psicologici.

Sul fronte del Green Pass e degli anticorpi, inoltre, si sta assistendo ad un vero e proprio paradosso burocratico-giuridico che colpisce i guariti Covid, colpiti due volte: dalla malattia in primo luogo, e dal mancato riconoscimento del permanere degli anticorpi naturali che chi abbia sviluppato la malattia tende ad avere nella straordinaria maggioranza dei casi per lunghi periodi. La Circolare a firma del Dipartimento Prevenzione del Ministero della Salutenella figura del Dottor Rezza del 21 luglio 2021 ha stabilito che i guariti Covid possono avere la possibilità di vaccinarsi entro 12 mesi dall’avvenuta guarigione, senonché il Green Pass viene invece rilasciato ai guariti per sei mesi e retrodatato alla fine del periodo di quarantena, quasi 4 milioni di italiani guariti sono in una condizione in cui si possono vaccinare entro un anno dal Covid ma possono fruire del Green Pass per poche settimane. Massimo Galli, immunologo del Sacco di Milano, ha messo in luce in ormai innumerevoli interviste come la vaccinazione per i malati possa configurare un aumento di possibile rischio di effetti avversi al vaccino, oltre ad essere controproducente sul piano della finanza pubblica nel momento in cui si cerca di andare a “coprire” chi sostanzialmente sia già stato immunizzato naturalmente. Già nel maggio scorso era stato pubblicato su Nature uno studio coordinato dall’Università di Washington sulla lunga risposta anticorpale nei guariti dell’anno precedente, uno studio poi ribadito dall’evidenza scientifica (Evidence Based Medicine) dello studio coordinato successivamente da Andrea Crisanti dell’Università di Padova e dell’Imperial College a Vo’ Euganeo, che ha determinato come un ragguardevole titolo anticorpale perduri anche a nove mesi dall’infezione; il Professor Galli stesso è in uscita con un nuovo studio sulla popolazione brianzola coordinato dal Sacco di Milano e dall’Università di Milano che va nel verso di una riconferma dello stesso principio immunologico secondo cui chi abbia passato la malattia mostri una immunità che perdura, acquisita mediante la fatica del sistema immunitario di guarire dal virus.

Ampia parte del personale scolastico, sportivi, professionisti pubblici e privati si trovano in questa situazione, se è vero che la malattia è stata superata ormai da almeno sei milioni di italiani. Come si comporterà il Ministero dell’Istruzione con riguardo al personale guarito che – nella fase attuale – non prende e non trasmette la malattia? Per quale motivo questi lavoratori hanno la possibilità secondo il Ministero della Salute di vaccinarsi entro 12 mesi dalla guarigione, ma si nega loro il Green Pass? Questo irrigidimento su un approccio meramente burocratico rappresenta un franco nonsenso giuridico e persino immunologico perché non tiene conto del titolo anticorpale che il paziente guarito può dimostrare con un semplice esame del sangue sierologico quantitativo.

Facciamo un esempio: sono di ritorno dalla Francia con il cane che in famiglia portiamo sempre con noi, sul passaporto vaccinale è indicata la presenza del vaccino antirabbico oppure la dimostrabilità certificata da un veterinario che il cane abbia memoria immunitaria mediata dalle immunoglobuline (le cosiddette IgG) che rappresentano la memoria del sistema immunitario dopo che un animale è stato vaccinato. La rabbia, peraltro, è un virus in cui la mortalità arriva fino al 100% in coloro che contraggano il virus, come è possibile che per un cane che morde un altro cane o un uomo valga il conteggio anticorpale, mentre per i guariti che possano dimostrare alti anticorpi (le IgG in immunologia diminuiscono, sì, ma fino a stabilizzarsi), non possano usufruire di una esenzione vaccinale temporanea al variare del tasso sanguigno anticorpale, dato che per questa platea di individui la vaccinazione, come ha sottolineato ancora Massimo Galli, non è esente da un aumento di “rischi avversi”?

I guariti al Covid attendono risposte chiare e circostanziate dai Ministeri competenti, e specificamente dal Ministero della Salute e dal Ministero dell’Istruzione. Nel merito è stata presentata un’istanza al Sottosegretario delegato alla Prevenzione On. Andrea Costa, protocollata al numero di protocollo SSS.AOP.MM.0211 (con il sottoscritto come primo firmatario) che ad oggi non ha ricevuto se non parziale risposta.

I guariti Covid e gli attuali malati meritano un’attenzione ulteriore alla propria salute, anche alla luce delle numerose problematiche cliniche e politico-sanitarie di cui sono stati testimoni sulla propria pelle.

FONTE https://www.huffingtonpost.it/entry/quellattenzione-in-piu-che-i-guariti-di-covid-meritano_it_6123d588e4b0ee6469b8240f?utm_hp_ref=it-homepage

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