Vanguard e BlackRock. Il potere di queste due aziende va oltre la vostra immaginazione. Blackrock anche Vanguard fanno parte della coalizione di fondi a zero emissioni. I colossi sono tra le 43 entità finanziarie aderenti a Net Zero Asset Managers: i fondi mobilitati si impegnano a sostenere gli sforzi per limitare il surriscaldamento globale del Pianeta a 1,5 gradi centigradi, puntando a emissioni nette pari allo zero entro il 2050 in tutte le loro partecipazioni Ma inevitabilmente BlackRock, Vanguard e StateStreet finiscono sotto accusa.

Con le loro scelte di investimento i colossi finanziari stanno favorendo il disastro ecologico, la criminalizzazione delle migrazioni (Vanguard, BlackRock e StateStreet finanziano, ad esempio, aziende che gestiscono carceri private e centri di detenzione per migranti) e la militarizzazione (finanziamenti armi – La guerra fa ancora più ricchi i big della finanza. La mappa degli azionisti dei grandi produttori di armi).

Una  denuncia è stata fatta in questi giorni da Friends of the Earth  nel rapporto Cashing in on crisi 

BlackRock Inc e  Vanguard Group sono tra i principali gestori di società finanziarie sanzionate per l’incursione russa in Ucraina. https://www.bnnbloomberg.ca/blackrock-vanguard-grapple-with-sanctions-on-russian-securities-1.1729053

Sono tra i primi interessati all’intesa Stati Uniti-Commissione Ue per costruire una rete di stoccaggio del Gnl in tutto il continente e le infrastrutture di distribuzione.

Gli Stati Uniti possiedono sette terminali per l’esportazione di Gnl. Ecco i nomi delle aziende principali e dei loro azionisti (in prima fila spesso il fondo Blackrock)

Venerdì scorso gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo con l’Unione europea per fornirle, in collaborazione con i loro “partner internazionali”, 15 miliardi di metri cubi di gas liquefatto (GNL) nel 2022. Il Gnl dovrebbe servire ad allentare la dipendenza energetica di Bruxelles dalla Russia – che vale quasi il 40 per cento delle importazioni comunitarie di gas – e quindi a ridurre i rischi sociali ed economici in caso di un’interruzione delle forniture. Si tratta però di un volume insufficiente a rimpiazzare la grande quantità di gas che l’Europa acquista da Mosca: 155 miliardi di metri cubi all’anno.

La fattibilità concreta dell’accordo è inoltre dubbia. I problemi, relativamente agli Stati Uniti, sono due. La capacità di esportazione del paese è praticamente già satura, e non crescerà in maniera significativa prima di qualche anno. E non è detto, inoltre, che le società energetiche americane abbiano interesse a vendere il loro Gnl in Europa: fanno affari dove è più conveniente, dove i prezzi sono più alti (in Asia, generalmente) e le opportunità di profitto sono maggiori. Il governo non può dare ordini alle aziende private, che non rispondono alla Casa Bianca ma agli azionisti.

TUTTI I DATI SUL GNL NEGLI STATI UNITI

A dicembre 2021 gli Stati Uniti sono diventati i più grandi esportatori di gas liquefatto al mondo, sorpassando il Qatar e l’Australia. A febbraio 2022 le loro esportazioni hanno toccato il record di 13,3 miliardi di piedi cubi al giorno.

Di norma le metaniere statunitensi si dirigono verso l’Asia nord-orientale, perché la domanda dei paesi dell’area (come il Giappone e la Corea del sud) è forte e i prezzi alti. La crisi energetica europea, che ha fatto crescere enormemente il costo del gas naturale e dell’elettricità anche a causa delle forniture limitate dalla Russia, ha però indotto le società energetiche americane a inviare il loro GNL in Europa. Lo scorso febbraio, ad esempio, il gas sul mercato europeo aveva un costo di 56 dollari per milione di Btu, contro i 44 dollari in Asia. Come scrive il New York Times, nei primi tre mesi del 2022 quasi i tre quarti del GNL americano si sono diretti in Europa, contro il 34 per cento registrato nell’intero 2021.

Non è detto che la situazione resterà immutata, però, perché lo scorso inverno è stato mite in Asia; i paesi della regione si preparano ora a rimpinguare le scorte in previsione della prossima stagione fredda e potrebbero attirare verso di loro il GNL disponibile sul mercato.

Gli Stati Uniti sono i maggiori produttori di gas naturale al mondo, grazie alle abbondanti riserve contenute nei giacimenti di shale sparsi per la nazione, dalla Pennsylvania al Texas. La produzione non può però trovare sfogo sui mercati perché i terminali per l’esportazione di GNL – sette in tutto – stanno operando quasi al massimo delle loro capacità. Per aumentarla, attraverso il potenziamento degli impianti o la costruzione di nuovi, serve tempo: due-tre anni, in media. Un terminale di grandi dimensioni può costare anche 1 miliardo di dollari, ma ottenere finanziamenti dalle banche può essere complicato in un momento di transizione verso le energie a zero emissioni.

I 15 miliardi di metri cubi che l’America e i partner vorrebbero inviare all’Unione europea quest’anno equivalgono a 1,5 miliardi di piedi cubi al giorno. Attualmente, la capacità di liquefazione degli Stati Uniti è di 12,7 miliardi di piedi cubi di gas al mondo.

I TERMINAL DI GNL NEGLI USA

Negli Stati Uniti ci sono sette terminali per l’esportazione di GNL: a Kenai, in Alaska; a Sabine, in Louisiana; a Cove Point, in Maryland; a Corpus Christi, in Texas; ad Hackberry, in Louisiana; ad Elba Island, in Georgia; a Freeport, in Texas.

Il più importante, per volumi gestiti, è quello di Sabine, di proprietà di Cheniere Energy.

A marzo Venture Global LNG ha spedito i primi carichi di gas liquefatto dal suo impianto di Calcasieu Pass (a Cameron Parish, in Louisiana), che raggiungerà la piena capacità nel 2023. Altre aziende – ad esempio Tellurian, sempre in Lousiana – stanno pianificando la realizzazione di terminali per l’export.

LE AZIENDE AMERICANE CHE ESPORTANO GNL

Le principali aziende americane che esportano GNL sono Cheniere Energy, Venture Global LNG, Tellurian, Sempra, Freeport LNG e Dominion Energy. Non tutte sono quotate.

I maggiori azionisti di Cheniere Energy sono i fondi Vanguard Group (8,3%) e BlackRock (6,8%), l’imprenditore Carl Icahn (6,3 per cento) e Blackstone (4,6%).

Tra gli azionisti di Tellurian figurano la società di servizi finanziari State Street Corporation (6,5%), il fondo BlackRock (5,9%), Vanguard Group (5%) e la compagnia petrolifera francese TotalEnergies.

BlackRock (9,2%), Vanguard Group (8,5%) e State Street (5,5%) sono azionisti di Sempra. E possiedono quote anche di Dominion Energy: rispettivamente del 6,8 per cento, dell’8,6 per cento e del 5,2 per cento.

La società energetica giapponese JERA, l’azienda che acquista più GNL al mondo, ha una quota del 25,7 per cento di Freeport LNG.

FONTE https://www.startmag.it/energia/gnl-usa-aziende-azionisti/

Gas, la Ue guarda a Washington per ridurre la dipendenza da Mosca: “Dagli Usa 50 miliardi di metri cubi di Gnl l’anno entro il 2030”

 Ma il piano è fattibile?

Tre fondi, BlackRock, Vanguard e Ssga controllano tutte le corporation Usa: In dieci anni, di tutti i capitali confluiti nei vari fondi d’investimento, l’80% è finito nei tre colossi. In venti anni la loro partecipazione azionaria nelle grandi corporation americane, che fanno parte dello S&P 500, è quadruplicata, passando dal 5,2% al 20,7% ...https://www.italiaoggi.it/news/tre-fondi-blackrock-vanguard-e-ssga-controllano-tutte-le-corporation-usa-2384258

Jp Morgan, State Street, Fidelity, Vanguard, Capital Research, Blackrock sono anche i grandi azionisti dei principali produttori di armi al mondo.

Possiedono Big Pharma ei Media

Cosa hanno in comune il New York Times e la maggior parte degli altri media tradizionali con Big Pharma? Risposta: Sono in gran parte di proprietà di BlackRock e del Vanguard Group, le due più grandi società di gestione patrimoniale del mondo. Inoltre, si scopre che queste due società formano un monopolio segreto che possiede quasi tutto il resto che si può pensare. Come riportato nel video in evidenza.

VIDEO

https://www.bitchute.com/embed/asaiyXHQFvrp/

Le azioni delle più grandi società del mondo sono possedute dagli stessi investitori istituzionali. Sono tutti proprietari l’uno dell’altro. Questo significa che marchi ‘concorrenti’, come Coca Cola e Pepsi non sono realmente concorrenti, poiché le loro azioni sono possedute esattamente dalle stesse società di investimento, fondi di investimento, compagnie di assicurazione, banche e in alcuni casi, governi.

 

Gas Run Aground

https://globalenergymonitor.org/wp-content/uploads/2022/03/Gas-Run-Aground-2022.pdf

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