Articolo Nogeoingegneria 

C’è già chi l’ha chiamato ‘il grande fratello della Sanità’ prima ancora di nascere. Sull’area alle porte di Milano, che ha ospitato EXPO 2015, IBM realizzerà l’Hub europeo ‘Watson Health’, un centro di eccellenza nel campo della genomica, dei big data, dell’invecchiamento della popolazione e dell’alimentazione. Il cervellone di Ibm sarà in grado di memorizzare e analizzare milioni  e milioni di referti diventando un punto di riferimento per l’informatizzazione del settore sanitario. L’iniziativa si baserà su forti sinergie tra pubblico e privato, con il coinvolgimento di vari atenei, tra i quali l’Università Statale e il Politecnico di Milano, e di diversi partner internazionali. Oltre a IBM, al progetto parteciperanno Google, lo European Molecular Biology Laboratory, il Weizmann Institute, ma interesse è stato espresso anche da multinazionali tra cui Nestlè, Bayer e Novartis.

L’efficienza dell’IBM è stata provata in un tempo storico buio e di grande ispirazione per Orwell. Ne parla un saggio di Edvin Black uscito nel  2001, saggio che accusa la multinazionale di aver favorito  l’organizzazione dei campi di concentramento nella Germania nazista. 

Il libro di Black intitolato “L’IBM e l’olocausto descrive il ruolo svolto dall’IBM nel censimento e nelle deportazioni e mostra come le tecnologie informatiche possono avere un supporto rilevante nei sistemi totalitari. 

Secondo Black l’azienda americana IBM ha fornito le macchine e le schede perforate per il trattamento automatico dei dati riguardanti l’Olocausto. Black è esperto di informatica e giornalista investigativo. L’azienda americana fornì consapevolmente ai nazisti quello che oggi si direbbe il know how, sfidando le leggi statunitensi che dal 1941 in poi vietarono rapporti commerciali con il Reich e con le industrie ad esso collegate. Edwin Black scrive: “La IBM era per molti versi peggiore della guerra”. 

Per nessuno sarebbe stato possibile procedere senza la tecnologia assolutamente essenziale della compagnia. “Hitler aveva necessità della IBM. Questo valeva anche per gli Alleati” (Black, p.333, 348) (1).

Edwin Black quindi documenta la stretta collaborazione fra la grande Corporation americana e la Germania di Hitler e prova che l’allora presidente dell’International Business MachinesThomas Watson, collaborò col governo nazista fin dall’inizio. Le gerarchie naziste decisero di mappare nel minor tempo possibile l’intera popolazione tedesca (oggi è l’IBM stessa a reclamare dati e in tempi brevi – vedi articolo).

La filiale tedesca dell’IBM prese il nome tedesco di Dehomag (Deutsche Hollerith Maschinen Gesellschaft) per poter operare anche durante la guerra. Watson, nel 1933, forniva la tecnologia necessaria per il primo censimento del nazismo, a cui ne seguiranno altri più perfezionati, anche negli anni di guerra.

...L’intera popolazione sarà schedata, in modo da poter identificare gli ebrei e differenziare anche altre categorie, ad esempio, i soggetti che avevano sposato ebrei, gli ebrei che avevano combattuto durante la Prima guerra mondiale, la percentuale di sangue ebraico, ecc. La tecnologia dell’Ibm permetterà una maggiore efficienza dell’industria bellica, e una migliore organizzazione dei trasporti. Black sostiene che l’aiuto della Ibm fu fondamentale per realizzare l’olocausto degli ebrei e per ottenere i migliori risultati nello sterminio dei soggetti ritenuti indegni di vivere (zingari, disabili, mendicanti, ecc.). Watson era talmente vicino ai nazisti che, nel 1936, ricevette la “Croce al merito dell’aquila tedesca”, la più alta onorificenza nazista che si poteva offrire ad uno straniero.

Dopo lo scoppio della guerra, la Dehomag aprì nuove filiali nei territori conquistati (Austria, Polonia, Cecoslovacchia ecc.), per attuare nuovi censimenti. Addirittura, l’Ibm, con rapidità ed efficienza, istituì nuove filiali nei territori che verranno occupati in seguito, anticipando le mosse della Wehrmacht. In tal modo i governi nazisti locali potevano da subito smascherare gli ebrei e deportarli. Questa realtà agghiacciante è stata inoppugnabilmente provata da Black.
Alla fine della guerra, l’Ibm potrà festeggiare una doppia vittoria: oltre agli enormi profitti maturati prima e durante la guerra, sarà considerata dagli Alleati una vittima dell’esproprio nazista, e potrà recuperare tutte le proprie macchine. Secondo Black il movente principale della Ibm era il profitto:

La sede di New York era pienamente a conoscenza di quanto stava accadendo nel Terzo Reich… che i macchinari erano abitualmente utilizzati nei campi di concentramento, e sapevano anche dello sterminio degli ebrei… non ebbe mai nulla a che vedere con il nazismo… ma solo e sempre con il profitto” (1) .[15]…..  FONTE

                                                           

ARTICOLO CORRIERE (2001)

L’Ibm , che assunse vari nomi prima di quello definiivo, fu inventata da un tedesco: Herman Hollerith, nato nel 1860 e ben presto emigrato nello stato di New York. È lui a ideare una scheda con fori standardizzati, ciascuno dei quali rappresenta un tratto diverso: sesso, nazionalità, ecc. È ancora lui nel 1910 a conferire i suoi brevetti per la Germania a Willy Heidinger, un commerciante di macchine addizionatrici che fonda la Deutsche Hollerith Maschinen Gesellschaft, in breve Dehomag, collegata strettamente con l’America. Poi Hollerith vende l’intera attività a Charles Flint e questi passa il testimone a Thomas J. Watson, che trasformerà il vecchio nome dell’azienda americana in Ibm. Rimarranno però «sistema Hollerith» e la tedesca Dehomag, che importerà le continue innovazioni tecnologiche dagli Usa. Rimarrà anche la medaglia che Watson riceve nel 1937 da Hitler.
Ora, tutto ciò entra in una storia terribile: quella della Shoah ebraica.
Edwin Black (figlio di ebrei polacchi che vive a Washington) in un saggio in uscita, intitolato «L’Ibm e l’Olocausto» (Rizzoli, pp. 606, lire 36.000), la racconta. Noi, in anteprima per l’Italia, offriamo due estratti della ricerca dal libro: dal capitolo sull’incontro tra l’Ibm e Hitler e da quello sull’uso della tecnologia ideata da Hollerith nei campi di concentramento. Già si annunciano richieste miliardarie di indennizzo con denuncie collettive al tribunale di New York di ex lavoratori forzati.

SHOAH Le schede della morte compilate dall’Ibm
di Edwin Black
Selezionatrici, tabulatrici e stampanti stavano dentro i Lager 

Ciascun sistema Hollerith doveva essere personalizzato dagli ingegneri della Dehomag. Questi ultimi progettavano i sistemi per inventariare i pezzi di ricambio degli aerei della Luftwaffe, controllare gli orari ferroviari per la Reichsbahn e registrare gli ebrei all’interno della popolazione per l’Ufficio di statistica del Reich in modo che fossero del tutto diversi tra loro. Naturalmente, le punzonature non potevano essere eseguite a caso. Ciascuna scheda doveva essere personalizzata con colonne e campi di dati studiati appositamente per i lettori. I dipendenti del Reich dovevano essere addestrati a utilizzarle. La Dehomag doveva conoscere i dettagli più segreti della destinazione d’uso, progettare le schede e quindi creare i codici. Per via dell’esigenza quasi illimitata di tabulatrici che caratterizzava le guerre razziali e geopolitiche di Hitler, l’Ibm New York reagì con entusiasmo alle promesse del nazismo. 

Mentre altri uomini d’affari americani, spaventati o umiliati, riducevano o annullavano i rapporti con la Germania, Watson diede il via a un’espansione storica della Dehomag. Solo qualche settimana dopo la salita al potere di Hitler, l’Ibm New York investì oltre sette milioni di Reichsmark (più di un milione di dollari) per incrementare drasticamente la capacità della filiale tedesca di fabbricare macchine. I dirigenti della Dehomag erano devoti al movimento nazista quanto i soldati scientifici di Hitler. L’Ibm New York lo comprese sin dall’inizio. Heidigner, un fanatico del nazismo, considerava quasi una vocazione divina la capacità unica della Dehomag di saturare il Reich di informazioni demografiche. Il suo trasporto rapito per il nuovo ruolo che la Dehomag avrebbe svolto si manifestò durante l’inaugurazione di uno stabilimento dell’Ibm a Berlino. «La considero quasi una missione sacra – dichiarò enfatico – e prego affinché la benedizione del cielo scenda su questo luogo». 

Quel giorno, mentre stava accanto al rappresentante personale di Watson e dell’Ibm, in presenza di numerosi funzionari del partito nazista, Heidinger annunciò pubblicamente quanto lui e la Dehomag si trovassero d’accordo con gli scienziati nazisti della razza, che consideravano le statistiche demografiche come lo strumento fondamentale per sradicare i segmenti contaminati e inferiori della società: «Il medico esamina il corpo e verifica che tutti gli organi funzionino in modo da garantire il benessere dell’intero organismo. Noi (della Dehomag, ndr ) siamo molto simili a medici perché sezioniamo, cellula dopo cellula, il corpo della cultura tedesca. Indichiamo ogni singola caratteristica su una piccola scheda. Non si tratta di schede morte. Al contrario, si risvegliano alla vita più tardi, quando vengono selezionate alla velocità di 25.000 l’ora in base a determinate caratteristiche. Siamo orgogliosi di poter contribuire a tale compito, un compito che fornisce al Medico della nostra nazione (Hitler, ndr ) il materiale necessario ai suoi accertamenti. Egli potrà allora stabilire se i valori calcolati sono tali da garantire la salute del nostro popolo. In caso contrario, potrà prendere misure correttive per guarire il male». 

Il discorso di Heidinger e la lista dei funzionari nazisti invitati furono trasmessi in tutta fretta a Manhattan e tradotti immediatamente per Watson. Il leader dell’Ibm telegrafò a Heidinger un sollecito messaggio di congratulazioni per la qualità del suo lavoro e la chiarezza con cui aveva espresso i propri sentimenti. In quasi tutti i campi di concentramento nazisti operava un dipartimento Hollerith noto come Hollerith Abteilung . In certi campi, come Dachau e Storkow, erano installate non meno di due dozzine di selezionatrici, tabulatrici e stampanti Ibm. Altri campi effettuavano solo la perforazione e mandavano le schede in centri come Mauthausen o Berlino. Il macchinario Ibm era quasi sempre sistemato all’interno dello stesso campo, affidato a un ufficio speciale addetto all’assegnazione del lavoro, in tedesco Arbeitseinsatz . Dall’Arbeitseinsatz uscivano quotidianamente le importantissime assegnazioni ai posti di lavoro e l’ufficio era anche incaricato dell’elaborazione delle schede di tutti i prigionieri e dei ruolini dei turni di trasferimento. Necessitava quindi di un continuo traffico di elenchi, schede perforate e documenti codificabili dal momento che ogni gesto dei prigionieri era controllato e seguito con cura maniacale. 

Il Reich creò campi in tutta Europa, ma non erano tutti uguali. Alcuni, come Flossenbürg in Germania, erano campi di lavoro in cui i prigionieri dovevano lavorare fino alla morte per spossatezza. Altri, come Westerbork in Olanda, erano campi di transito, cioè tappe sulla strada della destinazione finale. Un certo numero, come per esempio Treblinka in Polonia, erano stati creati unicamente allo scopo di eliminare immediatamente i prigionieri nelle camere a gas. Infine campi come quello di Auschwitz univano tutti e tre gli elementi. Senza i macchinari dell’Ibm, la manutenzione continua e il rifornimento di schede perforate, i campi di Hitler non avrebbero mai potuto eseguire i loro terrificanti compiti come invece fecero. Ai campi più grandi era stato assegnato un numero in codice Hollerith per il lavoro d’ufficio: Auschwitz 001, Buchenwald 002, Dachau 003, Flossenbürg 004, Gross-Rosen 005, Herzogenbusch 006, Mauthausen 007, Natzweiler 008, Neuengamme 009, Ravensbrück 010, Sachsenhausen 011, Stutthof 012. Auschwitz, codice 001, non era solo un campo, ma un immenso complesso comprendente posti di transito, fabbriche e fattorie in cui lavoravano schiavi, camere a gas e crematori. Nella maggior parte dei campi l’Arbeitseinsatz non si limitava a classificare i posti di lavoro, ma anche gli elenchi dell’ospedale del campo e le statistiche delle morti e dei reclusi da consegnare alla Sezione politica. È però possibile che ad Auschwitz le attrezzature Hollerith fossero utilizzate, e pertanto collocate, in altri uffici. 

Nell’agosto 1943 un commerciante di legname di Bendzin in Polonia arrivò con un gruppo di quattrocento reclusi, per la maggior parte ebrei. Un medico polacco lo visitò rapidamente per stabilire se fosse adatto al lavoro. Il suo stato fisico fu annotato su un registro medico per l’«indice dell’ospedale del campo». Poi la sua registrazione di prigioniero fu completata con tutti i particolari personali. Il suo nome fu controllato sugli indici della Sezione politica per vedere se fosse stato sottoposto a particolari efferatezze. Infine fu registrato su un’attrezzatura Hollerith nell’indice della manodopera per l’Arbeitseinsatz e gli fu assegnato un tipico numero Hollerith a cinque cifre, il 44673. Questo numero lo avrebbe seguito in assegnazione mentre il sistema Hollerith reperiva la sua disponibilità ai vari lavori e la riportava nell’archivio centrale dei reclusi conservato dal dipartimento DII. Il Dipartimento DII dell’ufficio di economia delle SS di Oranienburg dirigeva tutte le assegnazioni di lavori per gli schiavi. Più tardi lo stesso numero Hollerith a cinque cifre del commerciante di legname gli fu tatuato sull’avambraccio. Alla fine, quella stessa estate, tutti i non tedeschi di Auschwitz furono tatuati con i numeri Hollerith. Ma i numeri tatuati si svilupparono rapidamente ad Auschwitz. Ben presto non ebbero più alcuna relazione con la compatibilità Hollerith per un semplice motivo: il numero Hollerith era destinato a individuare un recluso che lavorasse, non un recluso morto. 

Quando il tasso di mortalità ad Auschwitz aumentò, i numeri basati sulle Hollerith semplicemente non servirono più. Ai cadaveri venivano subito tolti gli abiti, rendendo difficile l’identificazione per gli elenchi dei decessi basati sulle Hollerith. Perciò i numeri furono scritti con l’inchiostro sul torace dei reclusi. Ma siccome era difficile scorgerli tra i mucchi sempre più grandi di cadaveri, si decise che gli avambracci fossero più visibili. Furono subito inaugurati sistemi di numerazione ad hoc. Diverse serie di numeri, spesso anche con lettere, furono assegnate ai reclusi in ordine crescente. Il dottor Josef Mengele, che eseguiva orribili esperimenti, tatuava il suo personale numero di serie sui suoi pazienti. La numerazione con i tatuaggi continuò con una sua caotica incongruenza come sistema d’identificazione specifico di Auschwitz. Ma i numeri Hollerith rimasero il metodo principale per identificare e rintracciare i prigionieri ad Auschwitz, in particolare quando il campo doveva rispondere agli ordini di Berlino. Per esempio, alla fine del 1943, le SS ordinarono di gassare circa seimilacinquecento ebrei in salute e in grado di lavorare. Ma l’uccisione fu rimandata di due giorni quando la Sezione politica controllò meticolosamente ogni numero con il suo stesso indice delle schede. La Sezione aveva ricevuto l’ordine di risparmiare momentaneamente gli ebrei che avessero tracce di discendenza ariana. 

© Corriere della Sera – Cultura   http://www.schiavidihitler.it/Pagine_documenti/archivio/IBM.htm

Qui il documento di repertorio tratto dal film “The Corporation”. (vedi link al film integrale) IBM ha sempre negato ogni coinvolgimento diretto, giustificandosi con il fatto che la sua filiale tedesca venne praticamente requisita dai nazisti…

 Il campo di concentramento e il potere totalitario

Secondo Hannah Arendt, autrice di uno dei testi classici sul tema dei totalitarismo, i campi di concentramento nazisti – come del resto quelli sovietici – più che strumenti e luoghi di repressione furono l’incarnazione del «dominio totale» perseguito dai regimi totalitari, laboratori sperimentali di un progetto di completa sottomissione degli esseri umani .  Leggi qui  

Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale”

FILM  The Corporation [ITA]

DALLA VACCINAZIONE OBBLIGATORIA ALLA SORVEGLIANZA DI MASSA 

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NEWS IBM

Air Force e IBM insieme per un supercomputer

 

The Weather Company propone nuovi modelli per la metereologia grazie ai supercomputer

 

In occasione della International Supercomputing Conference, The Weather Company, società ora del gruppo IBM, ha presentato un piano per migliorare le previsioni metereologiche grazie a una nuova collaborazione con la University Corporation for Atmospheric Research (UCAR) e il National Center for Atmospheric Research (NCAR), un centro di ricerca e sviluppo finanziato a livello federale per lo studio del sistema atmosfera-Terra-geospazio… vedi qui 

IBM non è certo impreparata in materia: con  l’acquisto di The Weather Company, dall’anno scorso è entrata in possesso di un ricchissimo patrimonio di informazioni, derivante da tre miliardi di punti di rilevazione del meteo, da oltre quaranta milioni di smartphone e da 50mila tragitti aerei monitorati quotidianamente. E ha potuto sviluppare un’offerta di soluzioni eterogenea, che va dai servizi meteo consumer (venduti a broadcaster, società di servizi, sviluppatori di applicazioni per smartphone) alle soluzioni verticali per i settori dell’aviazione, del turismo, dell’energia, del retail, delle assicurazioni.

La disponibilità e il possesso di dati sempre più dettagliati e sempre più affidabili rappresenta un aspetto basilare per il controllo e dominio in ogni settore della nostra vita. E’ la componente centrale della Smart Grid e delle cose interconnesse (umani inclusi) – INTERNET OF THINGS – che permette di avere una lettura precisa di moltissimi fattori che possono incidere direttamente sull’evoluzione i tutti i settori permettendo di intervenire e pilotare gli eventi.

L’IBM ha in questo scenario un ruolo da protagonista. . IBM ha infatti acquisito The Weather Company, Weather Underground e Weather.com. Nel 2016, è entrato nella Renewable Energy Buyers Alliance, ed è diventato un socio fondatore della Smarter2030 Action Coalition. Inoltre, a inizio di quest’anno, ha fatto il suo ingresso nella US Water Partnership. 

 

 

 

 

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