Se queste righe vi faranno venire la curiosità di conoscere meglio Paul Cudenec, potete approfondire il suo pensiero in un e-book scaricabile gratuitamente.
Un termine basilare utilizzato nel testo che segue è RESSENTANT. Non è facile da tradurre.
Il significato di questa parola è stato per me decodificato durante la lettura come ‘vero sentire’, che a sua volta ha a che fare con la coscienza. Il ‘vero sentire’ è una dimensione che sta sempre più scomparendo per gli esseri umani. Ed è proprio qui che si manifesta la disumanizzazione.
È arrivato l’ora del vero sentire.
Avrò il piacere di incontrare Paul e di condividere i nostri pensieri tra qualche settimana, in occasione di una conferenza a cui siamo entrambi invitati.
Maria Heibel (curatrice del sito Nogeoingegneria)
Una triplice rivoluzione in difesa della vita
Di Paul Cudenec
Dal brutale attacco alla nostra libertà e alla nostra felicità, sferrato con la scusa della “crisi” di Covid, è emerso un enorme aspetto positivo.
Il completo collasso della “sinistra” (compresa gran parte della sua ala anarchica profondamente degradata) ha portato a un vuoto ideologico dalla parte della resistenza al cosiddetto Grande Reset.
Questo vuoto non è stato colmato dall’estrema destra, come sospetto avrebbero preferito i potenti, ma da un nuovo fenomeno che non ha ancora acquisito un nome proprio.
La sua particolare forza e il suo potenziale derivano dal modo in cui è riuscito a reintrodurre il senso dello spirituale e il sentimento per la natura nel regno del radicalismo politico, dal quale erano stati banditi da tempo.
Sono stato molto incoraggiato dall’incontrare, sia nella parola scritta che nella vita reale, un numero crescente di voci che parlano partendo da un luogo filosofico di ispirazione.
L’ultimo esempio di questo Zeitgeist neo-rivoluzionario del 2020 che mi è capitato tra le mani è un breve testo del filosofo e scrittore di fantascienza Léafar Izen, per molti versi simile al mio libro del 2022 The Withway.
Scritto in Cile e pubblicato in Francia, si intitola La Révolte du Ressentant, che si traduce come La rivolta di… Beh, di cosa esattamente? La parola significa “sentimento”, ma non sembra la traduzione giusta.
Fortunatamente, l’autore precisa il significato del suo termine, descrivendo il ressentant come “la capacità di sentire che qualcosa esiste, anche se questa sensazione non è accompagnata da alcun pensiero complesso, nemmeno dall’idea che esista un ‘io’, un mondo o un tempo… Il ressentant è la sensazione dell’essere nel suo stato spoglio, essenziale, fondamentale”. (1)
Il punto chiave qui è che il ressentant (potremmo dire “consapevolezza” in inglese?) non è affatto lo stesso tipo di coscienza individuale umana del tipo “penso quindi sono” come presentato da René Descartes.
Il ressentant fondamentale è invece “un tutto indivisibile, una base comune per ogni manifestazione” (2) la cui natura è “misteriosa e quindi sacra”. (3)
Questo senso vitale di presenza è condiviso da tutti coloro che appartengono a questo universo vivente; persino, dice Izen, da un umile lombrico.
Con le poche centinaia di neuroni di cui la natura lo ha dotato, tutto ciò che sente – il sapore della terra, l’umidità circostante, le vibrazioni del terreno, il suo stesso sistema digestivo – fa probabilmente parte di una stessa esperienza dell’essere”.
“Gli ingredienti che compongono questo cocktail di ressentant possono certamente apparire rudimentali, ma non possiamo comunque essere sicuri che il lombrico sia escluso dal ressentant o addirittura che senta l’esistenza in modo meno intenso?”. (4)
La prospettiva espressa qui è chiaramente quella che a volte viene chiamata panteismo, ma che, in assenza di qualsiasi menzione di Dio, potrebbe essere meglio definita “panenenismo”, o “tutto-uno-ismo”. (5)
Izen osserva che: “Non c’è nulla di nuovo in questa idea di ressentant fondamentale; è vecchia come il mondo”. (6)
Citando nel suo libro i pensatori radicali Mohandas Gandhi e Carl Jung, Izen condivide il mio personale punto di vista secondo cui esiste un enorme potenziale nel basare una filosofia politica contemporanea su questa antica gnosi metafisica.
Questa antica saggezza rappresenta un antidoto cruciale alla mentalità tecno-scientifica ottusa che domina il mondo moderno.
L’ultra-materialismo, che ha una mentalità chiusa almeno quanto il dogma religioso da cui sostiene di averci liberato, è la radice di tutti i mali del nostro mondo, come il produttivismo, la crescita economica e il consumismo, afferma Izen.
Ora si sta cercando di indirizzarci verso un mondo di transumanesimo “che potrebbe portare all’obsolescenza di parte dell’umanità”. (7)
“Questa tendenza ultramaterialista, che nega la sacralità del ressente, sta creando un pericolo senza precedenti, quello di considerare la specie umana come una mandria di bestiame la cui redditività deve essere massimizzata e i cui anelli deboli devono essere gradualmente sostituiti dalle macchine”. (8)
Contrapporre a questo pensiero ultramaterialista l’idea di ressentant non è quindi una sorta di gioco filosofico, insiste, ma “la spina dorsale di una guerra in cui la posta in gioco è niente meno che la Vita e il suo possibile annientamento”. (9)
Un “male profondo” sta “rosicchiando” (10) le nostre società più che mai, scrive Izen, e mette in guardia dalle gravi conseguenze che derivano dall’aver dimenticato “il carattere sacro che il ressentant conferisce alla Vita” (11) e i nostri doveri reciproci come parte di questo Tutto condiviso.
“Nelle narrazioni che tengono insieme le società umane, il sacro scompare gradualmente dal mondo, permettendo all’homo sapiens di presentare come un passo necessario del progresso pratiche che, senza questo allontanamento del sacro, sarebbero considerate sacrilegio”. (12)
Le ombre del Covid si stendono inevitabilmente sulle pagine del suo libro ed egli affronta in particolare l’effetto invalidante della paura della morte su individui che hanno dimenticato di essere parte di qualcosa di molto più grande.
Per chi sente la propria appartenenza al Tutto, la morte non è più il nero e l’oblio, ma “una trasformazione del ressentant”, dice, paragonando le nostre vite individuali alle onde dell’oceano che alla fine si infrangono sulla spiaggia “senza che l’oceano del ressentant perda una sola goccia”. (13)
Questi ultimi anni hanno rivelato “fino a che punto la paura della morte è uno strumento di governo assoluto” (14), osserva Izen.
“Non è forse la paura che ci impedisce di vivere pienamente, di trovare la gioia nel momento, di essere liberi, di amare, di ribellarci? Nessun potere su di noi è possibile senza una certa dose di paura”. (15)
“Chi avrebbe mai creduto che le società democratiche avrebbero accettato senza discutere tali sospensioni delle libertà e misure di tale incoerenza? Chi avrebbe mai creduto che un governo democratico avrebbe mai vietato, senza discussione, una cosa di per sé così banale come andare a trovare amici o parenti o comprare un libro in libreria? Ma siamo disposti a rinunciare a questa libertà, e a numerose attività che erano il sale della nostra vita, anziché affrontare il tema della morte”. (16)
Di fronte a questa tirannia, egli invoca una “triplice rivoluzione” che deve essere personale, locale e globale.
A livello personale, tutti noi dobbiamo riscoprire il senso del ri-sentirsi universale (universal withness, nella mia terminologia), che può permetterci di affrontare e sconfiggere le forze robotiche di una oscurità disumanizzante.
“Bisogna avere almeno l’intuizione di qualcosa di superiore alla propria esistenza per scegliere di rischiare la vita” (17), sottolinea Izen.
“Abbiamo un profondo bisogno di questo spirito (ressent) per combattere la battaglia sugli altri fronti. È questo che può darci la forza e il coraggio di alzare la testa e riprendere il controllo delle nostre vite agendo a livello locale e globale.
“Perché essere a contatto con questo elemento essenziale ci dà il coraggio di agire per una certa idea di umanità e di vita”. (18)
A livello locale dobbiamo ricreare le connessioni sociali che sono state “distrutte da decenni di individualismo, dalla virtualizzazione degli scambi e, più recentemente, dai successivi lockdown”. (19)
Riscoprendo il sapere-fare dei nostri predecessori, possiamo diventare indipendenti dal sistema e imparare a nutrirci, a prenderci cura l’uno dell’altro e a produrre la nostra cultura e le nostre attività ricreative senza il controllo manipolativo del potere.
Scrive Izen: “In verità, questa rivoluzione locale è già iniziata. Ovunque stiamo assistendo al fiorire di iniziative che vanno in questa direzione. Tutte queste iniziative smentiscono l’idea disfattista secondo cui l’homo sapiens è una creatura fondamentalmente egoista, condannata a distruggersi a vicenda”. (20)
Su scala più ampia, egli vede un grande potenziale di rivolta contro il sistema, in particolare in Francia, il cui movimento dei Gilets Jaunes ha rappresentato una seria sfida popolare alle autorità.
“Se la crisi di Covid ha dato un po’ di tregua, sono perfettamente consapevoli di essere seduti su una polveriera ed è per questo che stanno stringendo le viti”. (21)
La rivoluzione su scala globale richiederà una netta rottura unilaterale di tutte le infrastrutture internazionali di dominio con cui i popoli sono stati incatenati ovunque.
Scrive Izen: “A nostro nome sono stati firmati numerosi accordi e trattati che non sono nell’interesse generale e rendono impossibile una riforma profonda. Solo con uno stravolgimento potremo liberarci da questi trattati firmati con il nostro sangue ma senza il nostro consenso”. (22)
“Non abbiamo mai visto una classe dirigente rinunciare spontaneamente ai propri privilegi, non abbiamo mai visto un sistema in decadenza allontanarsi pacificamente.
Il processo per la creazione di nuove fondamenta aiuta loro a farlo. (23)
NOTE
1. Léafar Izen, La Révolte du Ressentant (Mézigue Editions, 2021), p. 33.
2. Izen, p. 113.
3. Izen, p. 50.
4. Izen, p. 34.
5. See Paul Cudenec, The Stifled Soul of Humankind (Sussex: Winter Oak, 2014), p. 104.
6. Izen, p. 102.
7. Izen, p. 10.
8. Izen, pp. 126-27.
9. Izen, p. 10.
10. Izen, p. 63.
11. Izen, p. 63.
12. Izen, p. 61.
13. Izen, p. 99.
14. Izen, p. 120.
15. Izen, p. 120.
16. Izen, pp. 120-21.
17. Izen, p. 121.
18. Izen, p. 136.
19. Izen, p. 136.
20. Izen, p. 138.
21. Izen, p. 143.
22. Izen, p. 143.
23. Izen, p. 144.
https://network23.org/paulcudenec/2022/05/23/a-triple-revolution-in-defence-of-life/
TRADUZIONE A CURA DI NOGEOINGEGNERIA – CANALE TELEGRAM https://t.me/NogeoingegneriaNews
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