Dopo aver preso un granchio, vorrei comunque riprendere l’argomento del motore ad acqua, di cui si discute da molto tempo.
Il fatto che si stiano sviluppando sistemi energetici ad aria e ad acqua per i motori nello spazio indica che non si tratta solo di una chimera.
Un pieno d’acqua e via. I propulsori dei nanosatelliti del prossimo futuro potrebbero funzionare proprio così, ad acqua. Molecole d’acqua scisse in idrogeno e ossigeno attraverso l’elettrolisi, così da ottenere un propellente a chilometro zero, direttamente nello spazio. LEGGI QUI https://www.nogeoingegneria.com/altro-mondo-ce/propulsione-ad-acqua-e-ad-aria-nello-spazio/
Ciò che mi colpisce, durante la ricerca, è che importanti indagini e sviluppi hanno avuto luogo soprattutto durante il periodo del fascismo e del nazismo. Tornerò su questo punto. Gli interessi dell’industria petrolifera avevano certamente voce in capitolo, come abbiamo visto anche nel campo della canapa, così perfetta e così scomoda per qualcuno.
Era il 1987 quando scoppiò la polemica legata alla nascita del prototipo di vettura denominata Dune Buggy con un’alimentazione totalmente diversa dal solito. Si trattava di un motore che avrebbe funzionato unicamente con l’acqua. L’inventore era Stanley Meyer. Stan Meyer, un inventore dell’Ohio, nel 1995 annunciò in televisione di aver costruito un’auto alimentata ad acqua, che con 4 litri d’acqua può percorrere circa 184 km: si tratta di una tecnologia che produce una miscela di idrogeno e ossigeno con un minimo utilizzo di energia. Il 20 marzo del 1998 Stan Meyer fu trovato morto in un parcheggio di un centro commerciale a Grove City.
L’articolo che segue mi sembra abbastanza accurato. Parla anche dell’ingegnere spagnolo Arturo Estévez Varela.
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Motore ad acqua, tra utopia e realtà
Un motore che funziona completamente ad acqua è un’utopia o potrebbe essere presto realtà? Per ora, gli studi e i brevetti confermano la prima opzione, a meno che non venga integrato in un sistema ibrido. L’unico motore che attualmente permette di consumare meno carburante − e, di conseguenza, inquinare meno − è quello che prevede un’iniezione ad acqua, che raffredda le componenti meccaniche al posto della benzina. Ma a che punto siamo con l’utilizzo di questa tecnologia? È veramente utile o sarà più conveniente dirottare su altro? In questo articolo ripercorriamo la travagliata storia dei primi ideatori del motore ad acqua, scoprendo come funziona realmente questa invenzione e qual è la situazione attuale del mercato, soffermandoci sui pro e i contro scaturiti dagli studi più recenti.
Un motore che funziona completamente ad acqua, senza bisogno di combustibili fossili e che non emette scarichi nocivi: è sicuramente questo il desiderio più grande di chi ha a cuore l’ambiente e vuole contribuire alla sua salvaguardia, prediligendo anche i mezzi di micromobilità elettrica o adottando la filosofia della mobilità dolce.
Questo era anche l’obiettivo di alcuni ingegneri del passato che, come vedremo tra poco, dichiararono di aver progettato un motore che funzionava completamente ad acqua, senza bisogno di carburante, promettendo prestazioni elevate. Ma la loro invenzione non ebbe seguito, un po’ per inesattezze e omissioni nelle componenti di progettazione, e un po’ per il conflitto di interessi che si stava instaurando con l’élite petrolifera in quegli anni.
Rimanete con noi, perché stiamo per ripercorrere le storie di Arturo Estévez Varela e Stanley Allen Meyer, i primi ideatori del motore ad acqua, soffermandoci anche sull’evoluzione e sulle considerazioni dei loro progetti fino ai giorni nostri.
Chi ha inventato il motore ad acqua?
Nel 1971 l’ingegnere spagnolo Arturo Estévez Varela rese pubblico il primo progetto di un motore alimentato ad acqua, che produceva l’energia necessaria alla trazione del veicolo tramite generazione di idrogeno. Il motore di Estévez Varela aveva, infatti, al suo interno, un generatore di energia che produceva idrogeno e lo mescolava con l’ossigeno. Quello che non rese mai pubblico, però, fu il terzo elemento, probabilmente un minerale, che doveva reagire insieme all’acqua per produrre l’idrogeno che permettesse la combustione. Per dimostrare l’efficacia della sua invenzione, Estévez Varela creò un piccolo veicolo, che non era un’auto vera e propria ma riusciva ugualmente a far comprendere il funzionamento della sua creazione. Non sapeva ancora, però, che il suo progetto potesse essere d’intralcio agli interessi economici delle élite petrolifere, che vedevano il motore ad acqua come una minaccia ai propri interessi. Dopo la presentazione del suo progetto, Estévez Varela fu processato con l’accusa di aver omesso informazioni importanti sul reale funzionamento del motore ad acqua, per poi scomparire misteriosamente. Della sua invenzione non si parlò più per qualche tempo.
Nel 1987, sedici anni dopo la presentazione del primo motore ad acqua di Estévez Varela, l’americano Stanley Allen Meyer presentò il progetto della pila a combustibile ad acqua, una macchina che utilizzava acqua come combustibile al posto della benzina. Per l’occasione creò un prototipo di veicolo, il Dune Buggy, capace di percorrere 184 km con 4 litri di acqua. La tecnologia creata da Meyer voleva essere un’alternativa più economica e meno inquinante del petrolio, prevedendo un motore a elettrolisi capace di scindere l’idrogeno dall’ossigeno con poca energia. Alla fine di questo processo si generava l’ossidrogeno (HHO), che faceva muovere il veicolo. Secondo la sua opinione, qualsiasi automobile esistente poteva essere riadattata sulla base della sua nuova tecnologia ecologica, senza più bisogno di utilizzare benzina.
Meyer riuscì a brevettare la sua tecnologia, che fece presto il giro del mondo anche grazie alla campagna pubblicitaria creata per l’occasione, nella quale si dichiarava che chiunque avrebbe potuto installare nella propria vettura il motore ad acqua per soli 1500 dollari. Paragonato al costo della benzina, fu subito chiaro che questa spesa si sarebbe velocemente ammortizzata e il risparmio nel lungo tempo sarebbe stato notevole. Anche questa volta le grandi compagnie petrolifere fecero i propri conti e si attivarono, offrendo a Stanley cifre da capogiro per acquistare il suo brevetto. Ma l’inventore era più ligio alla sua morale che al denaro, e le rifiutò tutte: il suo desiderio era, infatti, che la sua tecnologia fosse alla portata di tutti. Ma questo, purtroppo, non si realizzò. Dopo essere stato processato dal tribunale dell’Ohio per presunte false dichiarazioni sulla sua invenzione (fu accusato di aver violato il primo e il secondo principio della termodinamica), Stanley venne trovato morto nel 1996 in circostanze misteriose, nel parcheggio di un centro commerciale. Come per la tragica fine di Estévez Varela, anche sulla triste sorte di Meyer aleggiano molti dubbi, ma nessuna certezza.
Anche dopo la morte di Meyer l’idea di un motore ad acqua venne riposta nel dimenticatoio per qualche tempo, precisamente fino al 2008, quando l’azienda giapponese Genepax realizzò un veicolo sul prototipo di Meyer, dichiarando che funzionasse “ad aria e acqua”, senza fornire – come i suoi predecessori – ulteriori dettagli. Si scoprì in seguito che era dotato di un generatore di corrente interno: era in grado di estrarre l’idrogeno dall’acqua tramite una serie di elettrodi a membrana che, miscelato con l’ossigeno, generava ossidrogeno. Ma anche questo progetto finì nel dimenticatoio, perché, di nuovo, fu bollato come truffa.
L’idea di base dei primi inventori di un motore completamente ad acqua era, quindi, quella di prevedere una produzione dell’idrogeno che serviva alla combustione direttamente nel motore dell’auto, ma questo portava a un problema non indifferente: per scindere l’idrogeno dall’ossigeno, serviva maggiore energia di quella che si ottiene dal successivo step della combustione. Tale fatto va contro ai principi della termodinamica, ed è anche svantaggioso in termini di praticità e costi. Per cui, i vari inventori del motore ad acqua che si sono succeduti nel corso del tempo si sono trovati a dover omettere alcune informazioni sul reale funzionamento del motore, e anche a rispondere di frode. Per questo motivo, ma anche a causa del conflitto di interessi con le grandi compagnie petrolifere, i loro progetti sono finiti per molto tempo nel dimenticatoio e sono stati ripresi solo di recente per la realizzazione di un motore ad iniezione di acqua.
Qual è la differenza tra un motore ad acqua e un motore ad iniezione di acqua?
Se è vero che realizzare un motore completamente ad acqua non è ancora possibile, perché non si tratta di un combustibile, la scienza sta comunque facendo passi avanti, per cui mai dire mai. Mettendo da parte quindi il motore che funziona solo con acqua, parliamo adesso del motore con iniezione di acqua, ideato sulla base dei progetti di Estévez Varela e Meyer. È diverso dal motore completamente ad acqua, perché utilizza una miscela di ossigeno e idrogeno da aggregare alla benzina. Quindi, in questo caso, il combustibile è la benzina e non l’acqua.
Anche se il motore con iniezione ad acqua utilizza la benzina come combustibile, permette comunque di ridurre le emissioni nocive e risparmiare carburante. Forse non tutti sapranno, infatti, che circa ⅕ della benzina con cui riforniamo l’auto viene utilizzata per raffreddare alcune parti del motore. Per evitare di utilizzare carburante per questo scopo, che sarebbe invece utile per percorrere più chilometri, ogni automobile che utilizza benzina, diesel o gas potrebbe sostituire il motore ordinario con uno a iniezione ad acqua.
Come funziona il motore con iniezione ad acqua?
Ma partiamo dall’inizio, in modo da capire bene il procedimento fisico che avviene all’interno del motore con iniezione ad acqua, avvalendoci di quanto dichiarato da Bosch, che è stato il primo fornitore di motori basati su questa tecnologia.
L’acqua, come noto, si produce dalla combustione di composti che contengono ossigeno, che a loro volta producono una certa quantità di energia. Nel motore ad iniezione d’acqua è necessario l’intervento dell’elettricità, tramite il processo dell’elettrolisi. L’elettricità scinde le molecole di ossigeno e idrogeno contenute nell’acqua per ottenere, alla fine, un combustibile (l’ossigeno: la sostanza che brucia e produce energia termica) e un comburente (l’idrogeno: una sostanza gassosa che agisce insieme al combustibile e rende possibile la combustione). In questa maniera si genera l’ossidrogeno (HHO) che viene inviato nel cilindro del motore e qui viene bruciato, producendo l’energia che fa muovere l’auto. In questo modo si brucia solo l’ossigeno, un’ottima soluzione per l’ambiente.
Poco prima della combustione, nel condotto di aspirazione viene iniettata acqua distillata che raffredda le parti del motore prima del carburante. Per ogni raffreddamento servono pochi millilitri di acqua, e il processo viene effettuato automaticamente ogni 100 km. Il serbatoio dell’acqua dovrà essere rifornito ogni 3000 km circa, al contrario di quello del carburante. Nessun timore nel caso in cui ci si dimentichi di riempirlo: l’auto tornerà ad utilizzare autonomamente il carburante per il raffreddamento.
Quali sono i vantaggi del motore con iniezione ad acqua?
Il motore con iniezione ad acqua risulta vantaggioso in termini di potenza erogata e raffreddamento dei gas entranti, oltre a rendere possibile una maggior durata delle componenti e dell’olio. Si tratta anche di un motore molto più eco-friendly, perché l’iniezione di acqua sviluppa meno ossidi di azoto e riduce la detonazione tipica dei motori a benzina.
Quali sono le auto attualmente sul mercato che hanno il motore con iniezione ad acqua?
Dal momento che il motore ad iniezione ad acqua è ancora in fase di studio e valutazione, non esiste attualmente in commercio un’ampia scelta di auto che lo contemplano.
Abbiamo accennato appena sopra che Bosch è stato il primo a fornire una tecnologia basata sull’iniezione di acqua: i suoi ingegneri hanno progettato, infatti, il motore ad acqua della BMW M4 GTS, che garantisce il 13% di risparmio sul carburante e una riduzione di emissioni di circa il 4%.
Nel 2018, inoltre, la Nissan presentò il prototipo e-Bio Fuel-Cell, un’auto che utilizza l’energia elettrica prodotta da un generatore alimentato da bio-etanolo, acqua e alcol. Tramite la reazione tra le componenti, si genera l’elettricità necessaria che attiva il movimento della vettura.
E per quanto riguarda l’Italia, a che punto siamo? Il progetto Hydromoving dell’ingegnere Lorenzo Errico prevede l’utilizzo di acqua per alimentare le auto a idrogeno. Errico ha creato, infatti, un estrattore istantaneo che strappa all’acqua le molecole di idrogeno per inviarle alla camera di combustione del motore. Il sistema, già brevettato, si avvale di un serbatoio contenente acqua collocato nel cofano dell’auto, che viene trasformata in idrogeno pronto per la combustione tramite l’elettrolisi. Anche in questo caso, comunque, il carburante non è l’acqua perché il sistema è ibrido, in quanto è necessaria la presenza di benzina per attivare la tecnologia Hydromoving. Però, come nel caso della Nissan, è sicuramente un buon punto di partenza per ridurre l’utilizzo di carburante, e sicuramente destinato a ulteriori sviluppi.
Dall’idea di Estévez e Meyer, nel 2017 è stata presentata ufficialmente anche la Quantino 48 Volt, un’auto elettrica che ha lo stesso funzionamento base dei progetti dei suoi predecessori, ma con una differenza nel liquido che la alimenta. Qui viene infatti utilizzata acqua salata, che aumenta la capacità conduttiva e accelera il processo di elettrolisi. L’acqua salata di Quantino 48 Volt altro non è che una soluzione elettrolitica ideata dalla ditta nanoFlowcell, contenuta in due serbatoi e spinta attraverso delle membrane che la trasformano in energia elettrica utile a muovere l’auto. Non si hanno, però, molte informazioni su questo modello, però: dai pochi dati in nostro possesso, scaturisce solo che i consumi durante la fase di prova sono stati molto bassi e che i chilometri percorsi erano oltre 350.000.
A che punto siamo arrivati con la tecnologia del motore ad acqua?
Come è stato già ampiamente spiegato, e come poteva facilmente immaginare anche chi non possiede una laurea in fisica, l’acqua nella forma in cui la conosciamo tutti non è un combustibile, quindi non può generare una reazione per produrre l’energia necessaria che consente di far muovere un’automobile. Parlare di un motore alimentato totalmente ad acqua, senza un sistema di combustione ibrido, almeno per il momento, è per adesso un’utopia.
Per i motori con iniezione ad acqua, invece, la cosa è un po’ diversa. Abbiamo visto che sul mercato esistono già auto dotate di questa tecnologia, anche se non è ancora molto diffusa per gli elevati costi di produzione. Sicuramente si tratta di un grande passo in avanti in termini di riduzione delle emissioni nocive, ma è abbastanza improbabile che in un prossimo futuro vedremo un’impennata di vendite. Soprattutto se consideriamo anche la recente normativa UE sullo stop delle immatricolazioni di auto a motore termico a partire dal 2035, forse non è azzardato pensare che il futuro sarà sempre più rivolto verso le auto con motore elettrico, che non inquinano e si ricaricano in maniera facile e veloce, invece che a quelle con motore ad iniezione ad acqua.
FONTE https://moveo.telepass.com/motore-ad-acqua/
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