Gli alberi potrebbero salvare il pianeta ripristinando il suolo degradato. Tuttavia, la maggior parte delle piantumazioni è vana, poiché le radici non riescono a crescere nelle zone aride. Ora è stato trovato un metodo per creare foreste senza piantare, attivando i sistemi radicali sotterranei della vegetazione precedente, del “bosco sotterraneo”. FANTASTICO!
Riforestare il pianeta
Tony Rinaudo è un agronomo australiano che ha sperimentato con successo un metodo di rigenerazione naturale e a basso costo delle piante. Nel solo Niger, in 20 anni, ha fatto ricrescere 200 milioni di alberi su una superficie di 50 mila chilometri quadrati. La sua storia.
Lavora da decenni nel cuore dell’Africa, lontano dai riflettori, l’agronomo australiano Tony Rinaudo, soprannominato “il fabbricante di boschi”. Grazie al suo metodo di rigenerazione naturale a basso costo – 20 dollari per ettaro – attuato da migliaia di agricoltori, in alcune delle zone più aride del Sahara è riuscito a bloccare la deforestazione e la desertificazione. Nel solo Niger, in 20 anni, Rinaudo ha fatto ricrescere 200 milioni di alberi su una superficie di 50 mila km2, contribuendo in modo decisivo alla sopravvivenza quotidiana di almeno 2,5 milioni di abitanti.
Rinaudo, classe 1957, è nato e cresciuto nella regione agricola australiana di Ovens Valley, nella Northern Victoria. Sin dall’infanzia osservava con grande preoccupazione le conseguenze ambientali delle pratiche agricole intensive nella terra di origine e le difficili condizioni di vita nei paesi più poveri del mondo. Dopo aver concluso gli studi in Scienze rurali all’Università di New England, nel 1981 è partito per il Niger con l’organizzazione missionaria “Serving in Mission”, mettendo le proprie conoscenze a servizio delle popolazioni locali.
Come molti altri prima di lui, in un primo momento ha aiutato i contadini che piantavano semi e curavano gli alberi, ma con scarsi risultati. Due anni dopo è arrivato un cambiamento radicale di approccio, osservando con attenzione i cespugli, spesso secchi, dell’arido Sahel. L’agronomo ha capito che la deforestazione era causata più dallo stile di vita della popolazione che da fattori ambientali e climatici. Rami secchi di milioni di cespugli venivano tagliati in grande quantità dai residenti per accendere fuochi utili allo svolgimento delle attività quotidiane. In realtà quei cespugli erano alberi che non andavano più tagliati ma tutelati e curati. E siccome, oltre alla mano dell’uomo anche la natura è in grado di fare miracoli, presto dai cespugli secchi e dalle radici sono nati veri e propri alberi.
Così Rinaudo è diventato il pioniere della tecnica nota come “bosco sotterraneo”. Un insieme di pratiche di gestione semplici e a basso costo di protezione e rigenerazione naturale della vegetazione, partendo dalla cura giornaliera delle radici esistenti, sopravvissute al diboscamento e in minima parte alle difficili condizioni climatiche del deserto del Sahara. Chiave del successo della rinascita dei boschi in remote zone del Niger, apparentemente sterili, è stato il coinvolgimento diretto dei residenti da parte dell’agronomo australiano. Cambiare i comportamenti umani è stato il fulcro del suo impegno in Niger e in altri 22 paesi africani che hanno gradualmente applicato il suo metodo.
Dal 1983 al 1999 sono entrati a far parte dell’ ‘esercito dei boschi’ di Rinaudo più di 70 mila persone tra contadini, gruppi della società civile, ong, esponenti di governo e volontari, che hanno partecipato a corsi di formazione e scambi di buone pratiche. Dal 2000 Rinaudo lavora per conto dell’organizzazione per lo sviluppo ‘World Vision’ che ha messo a disposizione una piattaforma e ingenti risorse per poter attuare il suo metodo innovativo su vasta scala. Entro il 2020 (ndr articolo non recentissimo, ma attuale) dovrebbero essere rimboscati fino a 300 milioni di ettari in 100 paesi.
“Ha dimostrato su vasta scala la possibilità di rimboscare terre aride a costo minimo, migliorando la qualità di vita di milioni di persone”, si legge nella motivazione del Right Livelihood Award, assegnato a Rinaudo il mese scorso, ultimo di una serie di prestigiosi riconoscimenti. Il Nobel alternativo è stato istituito nel 1980 da Jakob von Uexkull, scrittore, filatelico ed ex membro del Parlamento europeo, cittadino svedese e tedesco, per ricompensare l’impegno sociale di individui ed istituzioni in tutto il mondo.
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Il regista tedesco Volker Schlöndorff ha prodotto un documentario
Dovevamo finire in un mese, poi è scoppiata la pandemia. Alla fine le riprese sono durate tre anni, in cui ho conosciuto il coraggio, la bellezza dei contadini africani, cui il metodo assicura il sostentamento. Rinaudo ha lavorato nella regione del Sahel per 40 anni, parla diversi dialetti, ha assistito alla disperazione e alla carestia. Imporre le sue idee non è stato semplice. Seguirlo per me è stato un viaggio di iniziazione: attraverso gli alberi ho cominciato a scoprire gli uomini, 350 milioni di piccoli coltivatori che lavorano in meno di un ettaro di terreno. Più che un documentario è una battaglia civile e un’opera letteraria» Fonte
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