Il documento intitolato Weather Modification: The Ultimate Weapon è stato pubblicato nel 1993 dall’Air War College dell’Air University. Il titolo suona davvero forte. Di cosa si tratta.
L’analisi si concentra sul potenziale militare della modifica artificiale del clima, esaminando sia le tecniche storiche che le possibilità future di utilizzo del controllo meteorologico come strumento strategico e tattico in ambito militare.
L’uso offensivo della modifica meteorologica viene descritto come una possibile arma per ostacolare il nemico, ma viene anche evidenziato come le tecnologie disponibili siano incerte e i risultati imprevedibili, rendendo rischioso l’uso operativo su larga scala.
Mi ha sorpreso la menzione nel testo documento la catastrofica inondazione causata dalla semina delle nuvole nel 1972 in South Dakota. Scrivono: “Un esempio meno ipotetico si è verificato nel 1972 a Rapid City, nel Sud Dakota. Il Project Skywatch, sotto il patrocinio del Bureau of the Interior, inseminò alcune nuvole a nord della città con oltre 500 libbre di sale nucleante. Seguì una tremenda tempesta che causò un’alluvione improvvisa che fece traboccare la diga di Canyon Lake. Il risultato fu di 238 morti e centinaia di milioni di dollari di danni.” (pag 14)
Le tecniche difensive, invece, sono considerate più affidabili e già parzialmente implementate. Il documento affronta le questioni etiche e morali legate all’uso militare della modifica del clima, sottolineando i rischi di effetti collaterali non intenzionali e la difficoltà di prevedere le conseguenze di interventi su sistemi complessi e poco compresi-
IL DOCUMENTO https://apps.dtic.mil/sti/pdfs/ADA283033.pdf
C’è una differenza significativa nell’approccio e nell’ottimismo tra il documento del 1993 (Weather Modification: The Ultimate Weapon) e quello molto più noto di un altro del 1996 (Owning the Weather in 2025: Weather as a Force Multiplier).
Weather Modification: The Ultimate Weapon (1993 Il documento del 1993 è molto più prudente e scettico riguardo alle possibilità di utilizzare la modifica del clima come arma offensiva. Sottolinea i limiti tecnologici, la difficoltà di prevedere gli effetti e i rischi di conseguenze indesiderate. Ritiene che solo le applicazioni difensive (come la dissipazione della nebbia) siano realisticamente utilizzabili in ambito militare nel breve termine.
Owning the Weather in 2025 (1996)
Questo studio, prodotto dall’USAF Air University come esercizio di “futurologia strategica”, è molto più ambizioso. Immagina che entro il 2025 la tecnologia permetterà un controllo molto più preciso e su larga scala del clima, tanto da renderlo un vero e proprio “force multiplier” (moltiplicatore di forza) militare. Il documento del 1996 ipotizza scenari in cui la modifica del clima può essere usata attivamente per influenzare il campo di battaglia, ostacolare il nemico o favorire le proprie truppe, e suggerisce che investimenti e ricerca potrebbero rendere queste capacità realizzabili.
Mentre nel 1993 l’ approccio è più scientifico e basato sulle conoscenze storiche e tecnologie realmente disponibili all’epoca, nel 1996 l’ approccio è più strategico e speculativo, volto a stimolare il dibattito e la pianificazione a lungo termine, anche se le tecnologie descritte non erano ancora disponibili. Nel 1993 si sottolinea i rischi e i limiti, invita alla cautela, invece 3 anni dopo si spinge per la ricerca e l’innovazione, suggerendo che la supremazia militare futura potrebbe dipendere anche dalla capacità di “possedere” il tempo atmosferico.
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1996: POSSEDERE IL TEMPO NEL 2025 – LA TRADUZIONE COMPLETA E UNA SINTESI DEL DOCUMENTO
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