La notizia dalle conseguenze potenzialmente disastrose è stata largamente ignorata nei giorni scorsi. Il 24 maggio, alcuni missili hanno colpito il sistema radar russo Voronezh nei pressi di Armavir, nella regione di Krasnodar, tra il Mar Nero e il Mar Caspio.

 

Mirko Marchi

Nei giorni scorsi i droni ucraini hanno condotto contro un impianto russo un’azione così particolare e così pericolosa che nessuna delle due parti in causa, né l’Ucraina né la Russia, ne ha parlato. Nè per vantarsene né per lamentarsene. Stiamo parlando dell’incursione con cui è stata colpita la stazione radar “Voronezh DM” di Armavir, nella regione di Krasnodar (si veda la foto). Foto pubblicate sui social network e immagini satellitari mostrano danni ad entrambi gli edifici che ospitano le apparecchiature della stazione. E anche se la scala del danno inflitto non è chiara (potrebbe essere poca cosa, ma gli strumenti sono molto delicati e basta poco per metterli fuori uso), la natura stessa del bersaglio fa squillare tutti i campanelli. Il “Voronezh DM”, infatti, è un impianto radar che copre la Crimea, parte del Sud dell’Ucraina, i Balcani, le zone operative della Nato nel Mediterraneo, parte dell’Asia e il Golfo Persico. Un raggio di rilevamento di più di 6.000 chilometri, che gli consente di rilevare i missili balistici e da crociera e anche, a quel che si dice, eventuali oggetti spaziali. Si tratta, insomma, di uno dei radar che dovrebbero assicurare alla Russia la segnalazione precoce di un attacco nucleare e quindi garantirle la possibilità di una reazione.

Come si diceva, sul lato russo non ci sono state reazioni ufficiali. Tutto è capitato, tra l’altro, mentre al ministero della Difesa era in corso uno dei più radicali repulisti che la storia del Paese ricordi, con il ministro (Sergej Shoigu) trasferito ad altro incarico e quattro viceministri licenziati o processati. E la notizia è trapelata in modo abbastanza strano. L’unico personaggio di un certo rilievo a pronunciarsi è stato Dmitriij Rogozin, senatore della regione di Zaporozhye e, guarda caso, ex vice-premier ed ex direttore generale (silurato nel 2022) di Roskosmos, l’agenzia spaziale russa. Rogozin, nel dare notizia dell’attacco ucraino, ha definito l’impianto “un elemento chiave del sistema di comando e controllo del combattimento per le forze nucleari strategiche”.

Da parte ucraina, al momento, non vi è stata alcuna rivendicazione dell’attacco. Anche se vale la pena notare che poche ore dopo l’attacco al “Voronezh DM” di Armavir, missili ATACMS lanciati dagli ucraini hanno colpito un centro russo per le comunicazioni satellitari vicino alla città di Alushta, occupata dai russi. Due impianti che sono di grande importanza per le forze armate russe. Ma per quale ragione gli ucraini, pressati dall’offensiva russa nella regione di Khar’kiv, sentono la necessità di colpire queste installazioni russe? Secondo alcuni osservatori, l’attacco ai radar segnala che gli ucraini si aspettano di avere presto l’autorizzazione a usare le armi occidentali contro il territorio russo, e gli impianti di Armavir e Alushta sarebbero in grado di rilevare i lanci di missili ATACMS a lungo raggio forniti a Kiev dagli Stati Uniti.

Ma c’è anche un’altra interpretazione sul tappeto. Questa: nel clima di escalation del confronto tra Russia e Occidente, l’Ucraina starebbe lavorando per “conto terzi”, cercando di minare infrastrutture militari critiche per la Russia e di indebolirla non tanto sul fronte dove si combatte ora ma sui fronti dove si potrebbe combattere domani su scala ancora più ampia. Per chi non l’avesse capito, sono ipotesi di guerra nucleare.

Mirko Marchi

FONTE https://it.insideover.com/guerra/ipotesi-di-guerra-atomica-lucraina-prova-ad-accecare-i-radar-della-russia.html

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