Non è una notizia nuova
2018 Salvare file nel DNA, Microsoft compie un altro passo avanti
Dopo aver salvato 200 megabyte di dati in DNA sintetico nel 2016, i ricercatori hanno descritto in un documento pubblicato su Nature Biotechnology il loro sistema per l’accesso casuale, ossia il recupero selettivo di singoli file codificati in oltre 13 milioni di oligonucleotidi di DNA. Anche se non è la prima volta che dei ricercatori ottengono l’accesso casuale al DNA, i due team hanno prodotto la prima dimostrazione di accesso casuale in una scala così grande.
Team mette “Il mago di Oz” (in esperanto) nel DNA: per salvare dati? Il top.
In un solo cucchiaino il contenuto di 10 data center, in una scatola di scarpe tutta internet. E senza dispendio energetico. Ecco i passi avanti nell’uso del DNA per salvare dati.
Il DNA è milioni di volte più efficiente nella memorizzazione dei dati rispetto al disco rigido magnetico di un computer. Perché? Può immagazzinare dati molto più densamente del silicio. Per questo è possibile comprimere tutti i dati nel mondo in pochi grammi di DNA.
Un nuovo metodo di correzione degli errori usa il DNA per salvare dati. I ricercatori sono stati in grado di memorizzare l’intero Mago di Oz, tradotto in esperanto, con una precisione maggiore rispetto ai precedenti metodi di conservazione del DNA.
In un nuovo articolo pubblicato questa settimana sulla rivista Proceedings of National Academy of Sciences, Ilya Finkelstein, professore associato di bioscienze molecolari all’Università di Austin descrive in dettaglio questo metodo. È il caso di dire che siamo sulla strada di mattoni gialli verso il futuro dell’archiviazione dei dati. Non sono i primi, ma di certo sono i migliori
I ricercatori dell’Università del Texas ad Austin non sono certamente i primi ad aver codificato un’opera d’arte su filamenti di DNA per salvare dati.
Un team di ricercatori di Microsoft e dell’Università di Washington ha inserito 200 megabyte di dati su filamenti di DNA, compreso l’intero libro “Guerra e Pace”. Nel marzo 2019, hanno persino ideato il primo sistema automatizzato per l’archiviazione e il recupero dei dati nel materiale genetico prodotto.
Oggi anche altre importanti aziende tecnologiche stanno lavorando alla cosa, tra cui IBM e Google. C’è anche un progetto ultra-segreto degli Stati Uniti in sviluppo da parte della DARPA.
Tutti questi team immaginano un futuro in cui alcuni dei dati più preziosi, ma raramente accessibili, potranno essere archiviati in fiale di DNA, estratte dal freddo, buio magazzino del laboratorio, se necessario.
Come si usa il DNA per salvare i dati
Poiché ci sono quattro elementi costitutivi nel DNA, piuttosto che gli 1 e gli 0 del sistema binario, dischi rigidi magnetici, il metodo di memorizzazione genetica è molto più denso, spiega John Hawkins, un altro coautore del nuovo paper.
“Un cucchiaino di DNA contiene così tanti dati che sarebbero necessari circa 10 data center per archiviarli con la tecnologia attuale. Si potrebbe inserire l’intera Internet in una scatola da scarpe.”
Il DNA è a prova di futuro
Hawkins ricorda quando i CD erano il metodo di archiviazione dominante, negli anni ’90, e promettevano di custodire per sempre i loro dati. Poteva durare per sempre, in effetti, proprio come la plastica. Ma avevano tutti fatto i conti senza i graffi.
I dati memorizzati sul DNA, d’altra parte, possono durare per centinaia di migliaia di anni. In effetti, esiste un intero campo della scienza chiamato archeogenetica che esplora la longevità del DNA per comprendere il passato.
Cosa più importante: lo stoccaggio del DNA non richiede energia. Basta solo un luogo fresco e buio dove attendere finché qualcuno non decide di accedere ai dati.
Archiviazione genetica dei dati. Prospettive gigantesche.
Pro e contro (ci sono dei contro?)
Il più grande vantaggio del DNA per salvare dati, secondo me, è che la nostra capacità di leggere e soprattutto “scrivere” il DNA non diventerà mai fuori moda 😉
Come tutti i metodi di archiviazione dei dati, ovviamente, anche il DNA presenta alcune carenze.
Attualmente l’ostacolo più significativo è il costo: Hawkins afferma che i metodi attuali sono simili al costo di un disco rigido nel 1980. All’epoca, circa 20 megabyte costavano l’equivalente di circa 1.500 euro attuali.
Il tempo e le tecniche consentiranno anche all’uso del DNA per salvare i dati di diventare più accessibile: e allora conserveremo i dati in eterno, e senza dispendio energetico. FONTE https://www.futuroprossimo.it/2020/07/team-mette-il-mago-di-oz-in-esperanto-nel-dna-per-salvare-dati-il-top/
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