Il 30% dei giacimenti di gas non ancora scoperti ed il 10% di quelli di petrolio. In aggiunta risorse ittiche ancora inesplorate e la possibilità di ridurre del 40% i tempi di percorrenza ed i costi delle rotte commerciali Asia-Europa (che tuttora transitano per il canale di Suez). L’Artico è una miniera che fa gola a molti. Anche alla Danimarca.
È notizia del 16 dicembre, infatti, la rivendicazione danese di un territorio nel Mar Glaciale Artico di circa 895.541 km2 (quasi 3 volte l’Italia), che include tra le altre cose anche il Polo nord. La rivendicazione è stata presentata alla UNCLCS (United Nations Commission on the Limits of the Continental Shelf) e si basa sull’art. 4 della UNCLOS (United Nations Convention on the Law of the Sea) che attribuisce ad un Paese il diritto a rivendicare diritti esclusivi sulla zona di mare compresa tra il proprio confine e 200 miglia nautiche (estendibili a 350 in caso si dimostri che la zona rivendicata sia il prolungamento della stessa piattaforma continentale di cui fa parte il territorio del Paese stesso). Diritto rivendicabile entro 10 anni dalla ratifica della UNCLOS (la Danimarca l’ha ratificata infatti il 16 dicembre 2004).
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