Tra cooperazione e rivalità: l’interesse di Russia e Cina per l’Artico
La via Artica, nuova frontiera della geopolitica
Con il restringimento dei ghiacci al Polo Nord, dovuto al riscaldamento della terra, (ndr:cause da definire) si prospettano nuove vie commerciali marittime tra l’Asia e l’Europa. Il Mar glaciale artico si estende su una superficie di circa 14milioni di km quadrati che rientrano nelle giurisdizioni di Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti. Il 2018 potrebbe essere l’anno dell’assalto al petrolio, al gas e alle risorse ittiche del Polo Nord da parte di Russia, Cina e Stati Uniti.
L’Artico è considerato lo scrigno dove è custodito un quarto delle risorse naturali fossili del pianeta non ancora sfruttate.
La Russia
La Russia che rivendica i propri diritti sull’Artico con le Nazioni Unite (la dorsale sottomarina Lomonosov, cioè il Polo Nord, è direttamente collegata alla piattaforma continentale russa), si ritiene autorizzata a sfruttare i diritti sulla rotta artica incluse la trivellazione e l’utilizzo del greggio, del gas naturale e la pesca delle risorse ittiche. Per Putin la rotta mercantile del Nord è necessaria per sviluppare l’industria cantieristica navale e dei trasporti ed ha bisogno di partner affidabili con i quali sviluppare progetti a lunga scadenza, e a causa delle sanzioni americane ed europee del 2014 cerca di aprire nuove rotte commerciali con alleati alternativi a Europa e Stati Uniti. Di recente Putin ha anche annunciato il varo di una flotta di rompighiaccio atomici capaci di affrontare qualunque tipo di ghiaccio. Una competenza questa che garantirebbe un futuro roseo alla Russia che intende costruire anche tre linee di gas naturale liquefatto.
Gli Stai Uniti d’America
Il Presidente Trump disattende il piano ambientalista di Obama e spiana la strada ai petrolieri americani concedendo autorizzazioni per l’estrazione del greggio e del gas permettendo di trivellare il 90% della piattaforma subacquea disponibile offshore al largo delle coste dell’Alaska e dal New England alla baia di Chesapeake. Anche l’ENI è stata autorizzata ad iniziare le perforazioni esplorative nei pressi della baia di Prudhoe. La società italiana è stata la prima (dal 2015) ad essere autorizzata a cercare l’oro nero nelle acque dell’Alaska.
La Cina
I cinesi sono molto attratti dallo sfruttamento delle risorse ittiche e naturali del Polo Nord ed è loro interesse crearsi una futura autonomia energetica, forte di investimenti miliardari il Presidente cinese Xi cerca una soluzione alla dipendenza dal carbone ed ha annunciato attraverso la pubblicazione ufficiale di un libro bianco, il suo interesse ad aprire una nuova via marittima nel Polo Nord e su come intende muoversi per facilitare gli scambi commerciali internazionali. E’ stato provato che la rotta nordica offre grandi vantaggi in termini di minore distanza e tempi minori di navigazione: un cargo che parte da Shanghai verso Rotterdam percorrendo la nuova via marittima artica, nei mesi da luglio a ottobre potrebbe risparmiare 20 giorni di navigazione rispetto al percorso tradizionale che congiunge l’Oriente all’Europa da Sud attraversando il Canale di Suez fino al Mediterraneo, un viaggio questo che dura 48 giorni.
Intanto Russia e Cina insieme
La Russia e la Cina non si sono lasciate scappare l’opportunità di poter sfruttare questa parte del pianeta ed hanno costituito una partnership energetica La Yamal Lng, controllata dalla russa Novateck al 50,1% (sotto sanzioni americane), e poi divisa tra la francese Total 20%, la Chinese National Energy company 20% e il Fondo Via della Seta con il 9%, che mira a produrre 16.5 milioni di tonnellate di gas metano raffreddato entro il 2019. Il progetto prevede un finanziamento di 27miliardi di dollari in buona parte sovvenzionato dalle banche cinesi. Dei 16.5 milioni di tonnellate di gas metano raffreddato prodotto 4.5 milioni andranno alla Cina. L’obiettivo della Russia è quello di eludere le sanzioni USA e diventare leader nel mercato del gas naturale liquefatto, e di avere il controllo del pedaggio delle navi che dall’Asia passano sulla rotta nordica per arrivare a Rotterdam. L’Obiettivo della Cina è quello di migliorare la qualità del suo ambiente inquinato e contaminato da emissioni nocive e il gas, che dovrà sostituire il carbone, è fondamentale.
Il riscaldamento climatico e le nuove tecnologie con le quali sono state costruite navi cisterna-rompighiaccio che non hanno bisogno di scorta per affrontare il viaggio rendono la rotta artica molto competitiva per l’abbattimento delle spese di trasporto.
A dicembre dello scorso anno la prima nave cisterna cinese ha caricato gas naturale liquido ed ha impiegato 15 giorni di viaggio per raggiungere la sua destinazione. Il costo giornaliero di una porta container varia dai 70 ai 120 mila dollari, diminuendo i giorni di percorrenza di 10/15 giorni i costi operativi diminuiscono di più di un milione di dollari a tratta.
Già dal 2012 i cinesi avevano effettuano prove di navigazione su rotte alternative mostrando interesse per porti i porti nordici quali Arkhangel’sk (Russia), Klaipeda (Lituania), Kirkenes (Norvegia). Ma i cinesi, che sono attenti pianificatori, sanno benissimo che una drastica riduzione degli scambi da una rotta ad un’altra potrebbe mettere a rischio i corridoi commerciali già strutturati da anni, quindi stabili e sotto controllo. In aggiunta la rotta nordica, di fatto è controllata dalla Russia (la navigazione si svolge a ridosso delle coste russe), che nonostante il grande avvicinamento al Dragone, resta sempre una potenza economica e militare che potrebbe mettere in qualche modo a rischio i suoi approvvigionamenti.
Nell’estate del 2010 furono quattro i mercantili che attraversarono la rotta nordica con un carico complessivo di 110 tonnellate, ma nel 2017 la via polare è stata attraversata da 46 navi, che hanno trasportato 1,26 milioni di tonnellate di prodotti. Tra quei cargo c’era una petroliera cinese che ha trasportato petrolio dalla Norvegia alla Corea del Sud impiegando soltanto 19 giorni.
L’Italia Osservatore nel Consiglio Artico
Italia e Cina sono tra i 13 Paesi che siedono nel Consiglio Artico con lo stato Osservatori, ed entrambe sono molto coinvolte rispetto agli sviluppi della nuova rotta marittima con destinazione Nord Europa, poiché, attraverso il porto di Rotterdam, le navi cinesi potrebbero avere una riduzione dei tempi di navigazione del 30% rispetto alla rotta Mediterranea. Ma l’Italia, che ha come punto di arrivo della “Nuova via della seta marittima” i porti di Trieste e Vado ligure potrebbe perdere ingenti volumi di traffico.
Ci troviamo nel mezzo di una guerra fredda che si gioca su vari fronti e l’Italia se non provvede ad investire in infrastrutture, ammesso che riesca a rimanere nei giochi, potrebbe perdere quella centralità che fino ad oggi ha detenuto nel Mediterraneo.
FONTE http://www.futuroquotidiano.com/la-via-artica-nuova-frontiera-della-geopolitica/
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