Già il 18 settembre usciva la notizia che «il Johns Hopkins Center for Health Security è stato incaricato dal Global Preparedness Monitoring Board (GPMB) di valutare lo stato di prontezza per una pandemia patogena respiratoria ad alto impatto».
In molti hanno avanzato dubbi sulla casualità dell’esercitazione, tanto che il Johns Hopkins Center for Health Security ha rilasciato una dichiarazione in cui affermano che la simulazione non era una previsione. – Foto dal trailer Contagion Vedi qui
La profezia di Bill Gates sul coronavirus
Il 18 ottobre 2019 a New York andava in scena una simulazione che nel giro di poche settimane sarebbe diventata reale: «Event 201 simula un’epidemia di un nuovo coronavirus zoonotico trasmesso dai pipistrelli ai maiali alle persone, che alla fine diventa efficacemente trasmissibile da persona a persona, portando a una grave pandemia. L’agente patogeno e la malattia che provoca sono modellati in gran parte sulla SARS, ma è più trasmissibile nel contesto comunitario da persone con sintomi lievi».
Déjà-vu? Sì. La stiamo vivendo in questo momento quella grave pandemia da coronavirus. Ma cos’è l’Event 201? Una simulazione organizzata dal Johns Hopkins Center for Health Security in collaborazione con il World Economic Forum e la Bill and Melinda Gates Foundation.
Un lavoro sulle pandemie che dura da anni
Sul tema della pandemia, Bill Gates sta lavorando da molto tempo. Lo dimostra anche un video, che in questi giorni sta diventando virale, di una conferenza tenuta dal fondatore di Microsoft (che proprio alcuni giorni fa ha lasciato i vertici dell’azienda) nel 2015.
«Quando ero un ragazzo, il disastro di cui ci preoccupavamo era la guerra nucleare. Oggi la più grande catastrofe possibile non è più quella. Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone nelle prossime decadi, è più probabile che sia un virus molto contagioso e non una guerra. Non missili ma microbi». Queste le parole pronunciate da Bill Gates, durante quella conferenza.
L’esercitazione prima del contagio reale
L’esercitazione andata in scena a New York il 18 ottobre scorso, mirava ad illustrare le aree in cui saranno necessarie partnership pubblico/privato per rendere efficiente la risposta a una grave pandemia e ridurre le conseguenze economiche e sociali su larga scala. È poi del 31 dicembre l’allarme lanciato dalla Cina, che informava l’Organizzazione mondiale della sanità di una serie di casi di una malattia simile alla polmonite, la cui causa era però sconosciuta. Da lì a poco si sarebbe poi individuato il focolaio di Wuhan, e il resto della storia è, purtroppo, noto.
Lo scenario: una pandemia nata da un allevamento di maiali in Brasile
Sul sito dedicato ad Event 201, si legge che «negli ultimi anni, il mondo ha visto un numero crescente di eventi epidemici, pari a circa 200 eventi all’anno. Questi eventi sono in aumento e perturbano la salute, l’economia e la società. La gestione di questi eventi mette già a dura prova la capacità globale, anche in assenza di una minaccia pandemica. Gli esperti concordano sul fatto che è solo questione di tempo prima che una di queste epidemie diventi globale: una pandemia con conseguenze potenzialmente catastrofiche. Una pandemia grave, che diventa «Evento 201», richiederebbe una cooperazione affidabile tra diversi settori, governi nazionali e le principali istituzioni internazionali».
Ma per Event 201 è stato immaginato uno scenario reale e molto ben dettagliato, che è il seguente: la malattia inizia a svilupparsi in alcuni allevamenti di suini in Brasile, all’inizio in modo tranquillo e lento, per poi diffondersi più rapidamente. Quando inizia il contagio da persona a persona nei quartieri a basso reddito e densamente popolati di alcune delle megalopoli del Sud America, l’epidemia esplode. Viene esportata prima in aereo verso il Portogallo, gli Stati Uniti e la Cina e poi in molti altri paesi. Anche se all’inizio alcuni paesi sono in grado di controllarla, continua a diffondersi e ad essere ritrasmessa, e alla fine nessun paese riesce a mantenere il controllo. Non c’è alcuna possibilità che il vaccino sia disponibile prima dell’anno. Esiste un farmaco antivirale fittizio che può aiutare i malati, ma non limita in modo significativo la diffusione della malattia. Poiché l’intera popolazione umana è suscettibile, durante i primi mesi della pandemia, il numero cumulativo di casi aumenta in modo esponenziale, raddoppiando ogni settimana. E man mano che i casi e i decessi si accumulano, le conseguenze economiche e sociali diventano sempre più gravi.
Lo scenario ipotizzato per Event 201 si conclude a 18 mesi, con 65 milioni di morti. La pandemia comincia a rallentare a causa della diminuzione del numero di persone suscettibili: la pandemia continuerà a propagarsi fino a quando non ci sarà un vaccino efficace o fino a quando l’80-90 % della popolazione mondiale non sarà stata esposta. Da quel momento in poi, è probabile che si tramuti in una malattia infantile endemica.
Questa era l’ipotesi. Ora stiamo a vedere la realtà quale è.
FONTE https://www.cdt.ch/mondo/la-profezia-di-bill-gates-sul-coronavirus-LI2468683
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